ORSI ITALIANI MAGAZINE




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Storie di chihuahua, della peculiarità del numero due e di una confessione

S01E02 - La peculiarità del numero due

Un racconto di kikiM


I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


Avevo iniziato a lavorare sul progetto di Mattia già il giorno seguente.

Era notte fonda quando, dopo il pisolo insieme, dissi a Mattia che sarei tornato a casa. Ci alzammo, presi le mie cose e le chiavi dell'alloggio di sopra (stavolta non le persi!) e mi accompagnò fino all'ingresso.

Prima di un bacio di arrivederci” dissi, “ma fatto bene e senza chihuahua... dammi il tuo numero”. Composi e feci uno squillo. Salutai Mattia con la promessa di aggiornarci.

La mattina mi ritrovai di nuovo in quel palazzo, ma non lo avvertii che ero là, altrimenti la professionalità sarebbe andata subito a scatafascio... e per non concedermi distrazioni, mi portai dietro Anna, stagista che mi aiutò con il rilievo dell'appartamento della zia.

Inviai comunque un messaggio a Mattia a lavoro finito. Lui rispose che era in studio (ma non so di cosa) e aspettava di vedere cosa gli proponevo.

Il rilievo non fu particolarmente impegnativo (stanze ampie e regolari) per cui per la sera avevo già riportato in digitale la planimetria dello stato attuale, dalla quale partire per dividere l'alloggio in 2 più piccoli.

Tullio, dopo alcuni dettagli su come intervenire sull’ingresso affinché fosse funzionale ad entrambi gli alloggi, mi lasciò carta bianca per la disposizione interna dei locali.

Quella sera, forse a causa della stupenda scopata del giorno prima, ero talmente lanciato nella progettazione che ignorai del tutto lo scorrere del tempo, la fame ed il cellulare.

I colleghi man mano finivano la giornata di lavoro ed io restavo lì ad armeggiare sulle planimetrie. Tullio ad un certo punto disse “ehi, Gian! Siamo gli ultimi, vieni o resti qua a far straordinari?”

Tu vai pure” risposi “finisco una cosa e poi chiudo tutto io!”

Arrivarono e passarono le 21, quando mi decisi a chiudere davvero.

Oltre a un paio di chiamate perse e una decina di messaggi dai gruppi/chat, avevo anche un messaggio da Mattia. Mi proponeva di andare a mangiare fuori ma, a causa mia, l'invito era scaduto da un bel pezzo......

Per scusarmi, gli inviai le foto delle 2 proposte, dicendo che – testimone Tullio - avevo lavorato fino ad allora per lui.

Il tempo di spegnere il computer, che mi arriva la chiamata di Mattia.

Ciao stakanovista!” mi salutò. Parlammo un attimo dei progetti, concludendo che avrei dovuto farli vedere a Tullio che poi avrebbe scelto lui il migliore e che oramai la cena era saltata, ma ci sarebbe stata un’altra occasione.

La giornata era stata lunga, e alla fine sentivo addosso una giusta stanchezza. Il tempo di arrivare a casa, un boccone leggero, doccia (con prorompente erezione al ricordo della doccia condivisa della sera prima) e poi a nanna.

La mattina seguente, appena arrivato in ufficio, Tullio mi chiama. Aveva in mano le stampe delle 2 proposte fatte.

Ottimo lavoro... stare fino a tardi è produttivo!” disse.

Spiegai che quelli erano dei parziali, e feci vedere i definitivi. “Ancora meglio!” declamò. Poi disse “Ho saputo che ci sarà una commissione edilizia straordinaria a fine prossima settimana. Ho già detto ad Anna di preparare le scartoffie. Tu fai la bella copia del progetto n.2 cosi al massimo dopodomani possiamo depositare.”

Lavorai tutta la mattina per impaginazione, quotatura ecc. del progetto.

Al rientro dalla pausa pranzo, mi trovo per la seconda volta in una settimana Mattia in ufficio.

Quando lo vidi, feci un gran sorriso, ricambiato dal suo sguardo furbo. Anche lui stava pensando a quando 2 giorni fa ci eravamo visti nudi...

Buongiorno” mi avvicinai proponendo la stampa del progetto a lui e Tullio, con cui stava parlando. Vista l'urgenza e dato che si fidava ciecamente del mio capo, era stato chiamato dal mio responsabile solo per le firme del caso, vista la previsione di depositare tutto in tempi brevissimi.

2 firme sulle doppie copie, e poi Mattia propose un caffè per tutti.

Tullio declinò l'offerta, ma io accettai il suo secondo invito; “Grazie, non ho avuto tempo di prenderlo oggi...”

Mattia, rivolgendosi a Tullio “Ma come... lo fai lavorare troppo!”. E questo scherzosamente rispose “Può essere... ma -mostrando il progetto - visto i risultati?”

Su, andate pure senza di me...” aggiunse con un sorriso.

Così mi ritrovai di nuovo solo (se pur nella confusione del bar) a chiacchierare e bere qualcosa con lui. Improvvisamente, ordinando 2 macchiati e un bicchiere d'acqua (“...anzi fanne 2 ” si accodò Mattia) mi resi conto di quanti numeri DUE ci fossero stati in questi giorni:

Condividendo l'idea, inizia a snocciolare: “L'appartamento al secondo piano da dividere in 2, le doppie chiavi, le 2 proposte di progetto, le scelta del secondo, secondo incontro in ufficio, secondo tuo invito...”

E Mattia proseguì “... due macchiati più l'acqua, doppie firme.....tutti e 2 venuti 2 volte...” dicendolo abbassando il tono e con un lieve arrossamento (mi parve), probabilmente considerato il luogo pubblico.

Prendendo la palla al balzo per cambiare un po' argomento mentre pagavamo dissi “siccome non c'è due senza 3, il terzo invito lo faccio io. Ti va di andare a mangiare thai stasera? C'è un ottimo locale in zona T… dove abito”

Si, d’accordo. Conosco quella zona. Ci troviamo al bar che fa angolo, va bene??”

Quella sera, trafelato - perché ero corso a casa dopo lavoro per “farmi bello” per l'appuntamento – ma puntualissimo arrivai all'angolo. Poco dopo arrivò anche Mattia.

Un breve tratto a piedi e arrivammo al ristorante thai. Seduti al tavolo cominciammo a scoprire un po' di più uno dell'altro.

Ammirai i bei denti, la camicia sbottonata che faceva intravedere la peluria del petto e lui più volte mi toccò la gamba con la mano.

Lui era un medico di famiglia, sempre presente in studio, ma guai a chi sgarra l'appuntamento... i suoi pazienti lo hanno imparato e sanno che oltre i 15 min di visita ordinaria non si può andare. Anche perché, racconta “Le signore, non vedendo la fede, iniziavano a propormi figlie e nipoti come brave mogli!”

Così scoprii che aveva un fratello (che sa di lui come gay), una madre adorata ma che non ci sta più con la testa e la zia che aveva lasciato a loro l'alloggio perché unici nipoti del loro ramo genealogico.

Da parte mia, raccontai della mia famiglia comune, un fratello e una sorella. Nessuno tranne lei, sa della mia passione per gli uomini e anzi, fu sempre lei la mia prima spalla per i primi approcci ai ragazzi.

Per chiudere la piacevole serata proposi, dopo un sorso di Maekong di fare 2 passi. Girammo nel quartiere, continuando a parlare, poi – a metà strada tra il parcheggio dove aveva lasciato l'auto e casa mia – gli chiesi a bruciapelo mettendo una mano sul suo braccio: “Senti, vorrei almeno darti il bacio della buona notte... vuoi venire da me?”

Con un sorriso e mettendomi il suo braccio attorno la spalla, disse “certo!” e poi in un sussurro “andiamo, che voglio infilarti tutta la lingua in bocca!” cominciando ad incamminarsi verso il parcheggio.

Veramente casa mia è dall'altra parte...” dissi sogghignando e prontamente cambiammo direzione.

Il tempo di aprire il portone, che Mattia mise in atto il suo piano. Nell'androne del palazzo mi prese da parte e iniziò a baciarmi. Un bacio semplice ma che pian piano si trasformò in un focoso lavoro tra labbra e lingue.

Sentivo in lui ancora un leggero sapore di liquore thai. E anche che il resto del corpo si risvegliava. Inarcai la schiena per stare più vicino a lui, il suo abbraccio si fece più fermo pur continuando a limonare con passione e non nascondendo affatto ciò che accadeva nei suoi pantaloni.

D'un tratto, un rumore che ci spaventò.

Restammo stretti ma senza più baciarci. Era l'ascensore che stava scendendo. Il tempo di sistemarsi che arrivò la signora del 5 che scendeva col cane.

Lasciata passare, entrammo noi in ascensore e Mattia disse divertito: “è sempre colpa di un cane se ci baciamo o non ci baciamo....”

Non è vero, guarda...” e lo baciai di nuovo, ma stavolta andai con la mano sul suo pacco. Era decisamente sotto tono rispetto a pochi momenti prima.

Ti sei spaventato” gli dissi. “Si” ammise ghignando “ma anche tu hai preso un colpo laggiù, o no?”.

Ora non ci disturberà nessuno” dissi a Mattia entrando nel mio monolocale.

Accesi le luci e per galateo presi la sua giaccia e l'appesi vicino alla porta, ma poi ricomincio il vortice di passione.

Mi prese le mani, ci guardammo e 2 secondi dopo sentii la sua barba sul collo. Mi solleticava al punto giusto ed io tiravo fuori la sua camicia dai pantaloni per poter infilare le mie mani sotto, in cerca della sua pelle calda.

Da lì a trovarci quasi nudi non ci volle molto. Le scarpe furono le prime a sparire chissà dove, poi camicie e pantaloni le seguirono. Rimanemmo solo in mutande e calze. Io contro la mia cucina a vista, lui addosso a me.

Mi fece sedere sul ripiano in modo che potessi metter le mie gambe attorno la sua vita e appoggiarmi contro il suo petto con lo slip.

Mattia tese la testa all’insù per baciarmi, perché così seduto ero più in alto. Questa nuova prospettiva mi consentiva di appoggiare una mano sul collo, sentire i suoi muscoli al lavoro e poi la feci scendere sul capezzolo, che era diventato liscio e turgido.

E non era la sola cosa dura, in quella situazione. Rimasi lì seduto mentre Mattia si staccava e si inginocchiava. Mi abbassò le mutande quel tanto che bastava per liberare la mia asta. Ebbi solo il tempo di intuire quanto ero bagnato, che Mattia la assaporò.

Dalla mia posizione, misi le gambe sulle sue spalle. In questo modo vedevo solo la testa che si muoveva lentamente contro di me. Mi piaceva come con ogni affondo scappellava sempre un po' di più il glande.

Poi scesi dal ripiano e feci alzare Mattia e la sua asta che era già alzata da tempo. Abbassai le sue mutande del tutto e mi dedicai al suo piacere. Con bocca, lingua, mano e mento sentii i suoi respiri farsi più goduriosi.

Con la mano scesi giù, lungo l'interno coscia e poi risalii tra le chiappe e iniziai a stimolare anche il posteriore. La reazione di Mattia fu immediata: dopo una contrazione che strinse in mio dito, si rilassò e lasciò proseguire la dilatazione/stimolazione mentre lo succhiavo davanti.

Mi prese e mi fece rimettere in piedi. Con un bacio avido mi disse “Ti prego, prendimi... voglio scopare con te!”

Lo condussi dietro la libreria che divideva la cucina dalla zona notte del monolocale. Un mezzo inciampo (ecco trovata almeno una scarpa!) e fummo vicini al letto.

Ci togliemmo gli ultimi indumenti che avevamo e ci sdraiammo nudi uno di fronte all'altro. Accoccolati insieme, i nostri cazzi erano appiccicati tra loro, la mia mano scorreva sul suo fianco graffiandolo con leggerezza, mentre lo guardavo negli occhi e gli leccavo le labbra, finché non mi girò e mi trovai sotto di lui.

A questo punto, tenendomi le braccia ferme contro il cuscino, e il suo pisello dritto verso la mia faccia disse “i preservativi, li tieni nel comodino?”.

ah-ha” dissi annuendo sereno.

E vedendo gli interruttori, chiese “Lascio la luce accesa?”

ah-ha” ripetei annuendo ancora sentendomi l’uomo più fortunato del mondo.

Mattia si allungò verso il comodino, apri il cassetto e anziché metterlo a lui, incappucciò il mio pisello. Trovò anche il lubrificante, che lo usò per se stesso e poi si sedette su di me, facendosi penetrare con dolcezza.

Una volta in fondo, si fermò un attimo e disse malizioso “Sei sorpreso? Te lo dicevo che volevo trombare con te...”.

Cominciò la cavalcata.

Era stupendo vedere un uomo come Mattia, muoversi per darmi piacere ... il movimento dei muscoli, le palpebre che si socchiudevano le sue mani intrecciate alle mie... e poi poter toccalo e ricambiare il piacere che mi dava. Il pisello era sempre in tiro tanto che dopo un po' inizio a menarselo.

Poi fece una cosa strana. Si fermo, chiese 2 cuscini che sistemò dietro e allargandomi le gambe si fece scivolare all'indietro, sempre con il mio cazzo dentro lui. Sentivo il cazzo un po' tirato, ma riuscivo a tenerlo dentro lui, che si muoveva ancora per me.

Questa posizione mi consentiva di metter i piedi sulle sue braccia e arrivare fino al petto. Mattia continuava a segarsi, e ben presto con un grido soffocato e roco diresse il suo getto verso di me.

Il primo schizzo mi arrivò quasi al capezzolo, poi man mano gli altri mi riempirono la pancia fino al pube. Mentre si godeva gli ultimi scampoli di orgasmo, io usci da Mattia per cambiare posizione.

Mi misi le sue gambe sulle spalle e lo presi dal davanti. Ora ero io a condurre il gioco e guidavo con il mio ritmo. Mattia pareva apprezzarlo.

In quella posizione, vide fino dove era arrivato il suo getto e lo toccò e lo uso come crema da spalmare sul mio petto.

Ti ho sporcato tutto... aspetta che ti pulisco” disse mentre la sua mano forte sul petto giocava con il suo seme e trovava il capezzolo destro da premere come un bottone con la giusta intensità

Mi feci più vicino, per cercale la sua bocca e baciarlo. Con tutta quella eccitazione nell'aria, sentii che il momento si avvicinava e mi lasciai travolgere dal godimento.

Le mani di Mattia erano passate sulla mia nuca, le sue cosce strusciavano sui miei capezzoli e le nostre lingue erano distanti solo pochi millimetri, pronte ad assaporare ogni singolo atomo di piacere reciproco.

Ci mettemmo più comodi, distesi vicini per recuparere un po' di energie. La pelle di entrambi era madida di sudore e aiutava a percepire la frescura del locale.

Mattia si mise di nuovo a cavalcioni su di me e dissi “No,dai…... avrei bisogno di ancora un po' di riposo” accarezzando il suo petto peloso sudato. “No” rispose “pensavo solo che anche oggi ci tocca proprio fare una doccia insieme.... ”

La doccia fu l'apoteosi delle dolcezze.

Non avevo una doccia grande come la sua, ma c'era la vasca. Ci lavammo a vicenda, gli insaponai la barba e pomiciammo sotto l'acqua in un abbraccio che risultava essere anche un massaggio leggero e continuo.

Il relax della doccia fu immediato, prima lui e subito a ruota io, fummo di nuovo in erezione.

Ma durò, poco. Il tempo di uscire ed asciugarci e la miccia era già spenta. Forse avevamo dato troppo prima, a letto.

Un bacio e tornammo a letto nudi, togliemmo il copriletto e infilandoci tra le lenzuola diedi uno sguardo all'orologio: vidi che mancavano 2 minuti a mezzanotte. Considerato che la signora del quinto porta sempre fuori il cane alle 9.... sono state quasi tre ore di sesso!!

vedi”, rispose Mattia “la peculiarità del 2 è quasi finita....”

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale;

Per qualsiasi nota o commento potete scrivere a ouat4891@yahoo.com

Continua: S01E03 La reazione alla confessione