ORSI ITALIANI MAGAZINE




ATTENZIONE / NOTICE

Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni

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Vent'anni fa

Un racconto di kikiM


I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


Il primo lavoro, non si scorda mai.

Se poi è il primo a 18 anni, subito dopo la maturità, con la patente in tasca ed a un po' di distanza da casa, si trasforma nell'estate più incredibile.

Tramite un'agenzia, avevo trovato il posto in un villaggio turistico sulla costa pugliese come figura jolly; probabilmente grazie a un quasi brevetto da bagnino, talento con la chitarra e il diploma dell'alberghiero. Così, finii a fare l'assistente agli animatori, aiuto in cucina e sala ecc... quindi, con la valigia fatta, partii per questa avventura.

Ma si sa, i villaggi turistici offrono tanti altri aspetti che esulano dal lavoro. Chi non ha mai sentito di qualche storiella di corna avvenute in questi centri?

Fin dal primo giorno, i miei compagni di stanza con qualche anno in più di esperienza di lavoro nei villaggi, raccontavano di storie (forse un po' esagerate) di trombate con giovani gnocche o anche di focose mogli desiderose di ricevere le giuste attenzioni, cose che a casa erano oramai un lontano ricordo.

Con questo clima di entusiasmo generale, anche io iniziai a presto a guardarmi attorno... ma i miei interessi riguardavano l'altra metà del talamo nuziale. E non dovetti nemmeno faticar molto, già nel secondo giorno, un marito, con la scusa di chiedere una mano con le valigie, in camera si spogliò nudo e disse “ti ho visto ieri in piscina che mi guardavi.... eccomi, sono tutto tuo. Fammi un pompino, ti prego!”

Inutile dire che mi misi in ginocchio, mani sul suo segno del costume e iniziai a succhiare. Poi chiese di farmelo lui e, quando era il momento, di venirgli sul petto. Fu un bel inizio lavorativo, direi.

Nelle serate fiacche, quando si era in vena di spettegolare sui clienti, i miei compagni raccontavano le loro avventure ed io le mie. Ma i miei racconti delle porcate fatte nelle cabine della piscina si trasformavano tutti sistematicamente in racconti etero.

Perché in realtà si trattava sempre di maschi arrapati che non vedevano l'ora di farsi toccare da un ragazzo o di succhiare un cazzo nella loro unica possibilità di evasione da una vita quasi sempre volta a reprimere la loro vera natura.

In genere le mie conquiste venivano consumate nelle stanze o comunque in zone appartate sia per il riserbo chiesto dai ragazzi, sia per mantenere il mio.

Il massimo dell'azzardo fu quando mi imboscai nei bagni vicini alla sala blu, quella dell'edificio principale del villaggio, la sera della festa in maschera.

Facendo tesoro di ciò che avevamo trovato nel guardaroba degli animatori, anche noi dipendenti non lavoranti in quella notte, potemmo prender parte. Io rimediai un kilt e con una maglietta stracciata e qualche di colore sul viso, per quella serata fui Braveheart (un po' sfisicato, in realtà).

Mentre cercavo di andare a prendere da bere, causa buio e luci da disco, urtai uno e feci rovesciare parte della sua birra per terra. In verità, il tipo era palesemente ubriaco, perchè disse “Ehi brunetta, hai visto che hai combinato? Vieni qui e fatti perdonare con un bacio...” Gonnellino e capelli di media lunghezza avevano confuso chi già era abbastanza confuso di far suo.

Forse complici le 2 birre già in corpo, fui così sfacciato da rispondere, con fare da ragazza, “se mi segui, ti posso dar ben altro....”

Un minuto dopo, eravamo in uno dei cubicoli del bagno dei maschi. Quello meno illuminato.

Un paio di slinguazzate, e mentre disse “mi piace che sai da birra”, io slacciai i pantaloni e glielo tirai fuori.

Che ne dici del mio cannone”, disse tutto fiero. In realtà era normodotato, ma la voglia di spompinarlo era così forte che iniziai a lavorarmelo senza dir nulla. Apprezzava che gli stringessi le palle, ma anche che le mie mani corressero sul suo petto così gli aprii la camicia, per a giocare col suo capezzolo. Fu in uno di questi momenti in cui mordicchiavo un capezzolo, che con un “si, ohh...”molto profondo, venne improvvisamente.

Solo un paio di schizzi ma con una potenza tale da arrivare alla sommità della paratia del cubicolo.

Lo presi ancora in mano e prolungai la sua estasi con un seghino sulla cappella.

In quel momento, arrivò la stanchezza della sua sbornia, e lo feci sedere sul cesso.

Lui cercava di vincere lo stato di torpore dicendo “dai, voglio ancora trombare ….sei fantastica, sono ancora in tiro per te,vedi....” e in effetti era così. Dopo la breve sborrata, la sua asta era lì ancora bella in tensione.

Non sapendo bene quanto tempo fosse passato e con la paura che qualcuno entrasse, con la scusa di andare a cercare un goldone per poi scopare, me ne andai.

Lo lascia lì seduto, in una mezza trance ma eccitato, mezzo nudo e con le braghe calate. Non seppi più nulla di lui.

Il resto dell'estate, proseguì con le storielle rubate qua e là (tranne per la cotta con un 18enne valtellinese, 10 giorni -e un'altra settimana per riprendermi- dedicati solo a lui, preso dal suo corpo e il suo spirito.... ma poi non mi lasciò manco mezzo numero di telefono per rintracciarlo.... che coglione!)

La penultima sera, strana perchè piovosa, prima di chiudere la struttura (clienti già tutti a casa da tempo, e noi avevamo finito le pulizie/manutenzioni) fu fatta una festicciola nella sala blu tra i dipendenti, per salutarci e tirare le somme della stagione.

Per i miei compagni, fu principalmente fare il confronto delle trombate (uno ne aveva tenuto il conto su un libricino!) o decretare chi si era fatto la più figa.

Io mi son fatto la più maiala” esordì il pistoiese “ho fatto certi numeri con quella tardona...” (che ripensandoci, oggi si direbbe milf ).

Mentre loro tiravano tardi io, forse per la malinconia del fine stagione, mi allontanai da loro e andai verso la camerata.

Per non fare il tragitto sotto la pioggia, passai per i corridoi sotterranei delle cucine per raggiungere l'edificio dove c'erano le stanze dei dipendenti.

Un tuono tremendo, e la luce saltò.

Mi trovai nel buio più totale. Manco una luce di emergenza funzionò là sotto (che avessero staccato il circuito, considerando la struttura praticamente vuota? Boh....).

Sapevo di essere in prossimità della porta del giro scala per poi salire alle camere così, tenendomi vicino alla parete, attraversai il primo varco che incontrai.

Nulla, non vidi nulla. Non era la porta giusta.

Riprovai altre volte, ma senza risolvere. Ero lì, nella totale oscurità , da solo e iniziai ad andare nel panico. Pensai “....nessuno sa che ho fatto questa strada... e se la corrente non tornasse più …” e via di seguito con i pensieri negativi della situazione.

All'improvviso, una luce che si muove e urlai “EHI AIUTO!! sono qui, mi son perso!”

Un uomo si avvicinò puntandomi la torcia in faccia. Con voce un filo preoccupata ma calma mi chiese “ma che ci fai qui sotto?”. Io risposi “stavo andando alle camerate, quando è saltato tutto … e non trovavo più la strada”.

Strano, qui ci dovrebbero essere quelle di emergenza” disse lui. “Va bene, dai. Vieni con me così mi aiuti a far partire i generatori. Meno male che ti ho trovato, chiassa per quanto avresti girato nei meandri delle cucine” aggiunse con un tono divertito nella voce.

Lo seguii al piano inferiore, rincuorato dal aver trovato qualcuno e dalla “missione” di accendere i generatori tanto che i pensieri negativi (nonché stupidi) svanirono presto.

Nella sala dei generatori, l'uomo notò che era scattato solo l'interruttore generale che comandava tutta la struttura perciò, dopo averlo sistemato, non ci fu bisogno di altro e la corrente tornò. E finalmente vidi il mio ”salvatore”.

Lo avevo visto girare nel villaggio, era uno di quelli chiamati “capi”; forse l'ultimo rimasto insieme a noi dipendenti, considerando la chiusura.

Un tipo alto,proporzionato sui 35/40 anni, pizzetto sottilissimo attorno alla bocca, capelli a caschetto e- come tutti nel villaggio- una belle pelle abbronzata. Portava una camicia col colletto sbottonato, da cui si intravedeva una discreta peluria. Ma la camicia nei pantaloni, con la cintura stretta tradiva un poco di pancetta (omo de panza....).

Dopo 2 secondi di completa squadratura di questo bel esemplare di maschio, tornammo indietro e al momento di prendere la strada per la mia camera, mi disse “Dove vai? Dai sali su e prendi qualcosa di caldo prima di andare in stanza. Sei stato qua sotto un bel po'!”. Così salii con lui.

Nel tragitto mi chiese “Ma tu sei quello che ha preso il posto del chitarrista quando non sapevamo come rimpiazzarlo?”

Si, ero io” risposi

Però.... sei davvero bravo....mi ricordi Kim Thayil dei Soundgarden, come stile...” e da lì fino al bar, poi durante il mio the caldo chiesto a un barista dubbioso (di solito prendevo una birretta, a qualsiasi ora ) e per molto dopo non facemmo che parlare di musica. Come me, gli piaceva parecchio il rock, ma non sopportava l'heavy.

Senti” mi disse “quando vuoi vieni che ti faccio sentire quella canzone uscita solo per il mercato giapponese ….

si, d'accordo... ma domani finisco qui e nel pome rientro a casa” dissi con un filo di sarcasmo

Cazzo … è vero che chiudiamo. Che scemo ahah!! Facciamo adesso allora.... no, forse è tardi. Sono gìà quasi le 2. È andato via anche Franco (il barista) siamo solo noi e la luce del bancone”

beh... se il mio capo non mi fa prendere servizio troppo presto.....” feci io con fare fintamente disinvolto e allusivo.

Si, dai...concesso! Spegni le luci qui e io lascio un appunto alla Loredana che domani sei con me. Così non ti tolgono l'ultimo giorno di paga” disse facendo l'occhiolino.

Salimmo in ascensore, su fino al penultimo piano. Il piano delle suite. Evidentemente essere uno dei capi porta almeno il vantaggio di non dormire nelle camerate, pensai divertito.

Mi fece strada fino alla sua porta, la aprì e disse “Dopo di te!” e mentre entravo continuò “...e da quando è che ti piacciono (e la mia mente correva già a tutte le band di cui abbiamo parlato al bar) gli uomini pelosi?”

Mi gelai sul posto.

Lui mi superò, si girò verso di me e io chiesi “C-come scusa?”

Fece un sorriso sereno e disse “Stai calmo... anche io sono gay. Il mio radar è abbastanza preciso, ma tu mi eri sfuggito, questa estate.”

Davvero? Sai, sono discreto....con certi colleghi” dissi.

Forse... ma sapessi ahah! “ disse con sguardo reminescente ”Comunque a tradirti è stata l'emozione giù in sala generatori. Quando è tornata la luce non mi toglievi gli occhi di dosso. Soprattutto dalla zona collo” disse mettendo 2 dita nel colletto sbottonato.

E così hai capito che mi piacciono i maschietti...quelli veri!”

Già, ahah!” “Dai vieni e siediti sul divano che i faccio davvero sentire quel cd...”

Mentre andava in camera da letto a cercarlo, io guardai la sua collezione.

Tornò con il cd e delle cuffie collegate a un lungo filo e gli chiesi mostrando un cd “Il trio Lescano?!?”

E rispose serenamente, “è dallo swing che parte il rock'n roll di Elvis ahah...... su, ascolta questo!” piazzandomi le cuffie sulle orecchie e facendo partire la musica dallo stereo a me vicino (in effetti il filo delle cuffie partiva da lì. Era così lungo per ascoltare la musica anche in camera!).


Ascoltai con avidità, poi togliendomi le cuffie mi sentii dire “Ohh.. quella voglia a forma di 8 dietro l'orecchio...ma allora sei tu che ti sei fatto il Buozzi nel bagno!!”

Lì per lì non capii...l'unico con cui ho fatto qualcosa in bagno quello della festa in maschera. Ma come faceva a saperlo....non c'era nessun altro. Quindi gli chiesi spiegazioni.

è stato lui a dirmelo. Anche se era convinto che fosse una ragazza ahah...ben gli sta a quel coglione!”

Venne fuori che era il venditore della pasta, che quella sera rimase al villaggio.

Dato che non guidava, aveva esagerato col bere e, sbronzo, aveva visto una brunetta che parlava con camerieri che conosceva. Con il mix di kilt, capelli lunghi (che mi sono tagliato il giorno seguente per sviare i sospetti) e alcool mi considerò una ragazza. Si ricordava poco; solo che ci ha dato dentro per ore, che fa pompini da dio e mentre gli succhiava l'uccellone ha spostato i capelli e ha visto la voglia a “infinito”.

Non era per niente un uccellone...normale... riuscivo a prenderlo tutto senza fatica. E poi non c'e stato altro, è inutile che racconti balle. L'ho lasciato mezzo nudo seduto sulla tazza e ubriaco” dissi

...e poi hai tagliato i capelli” mi disse con fare di chi la sa lunga.

Poi continuo “Ti credo sai...Si, ingigantisce sempre i suoi aneddoti. È un esageratore. E anche un po' contro i gay...ma se sapesse che il miglior pompino della sua vita – testuali parole - gli è stato fatto da un uomo ahah! Ben gli stà!

Poi aggiunse “Allora è grazie a te che era beato e mi a concesso uno scontro extra! Ottimo lavoro! Ahah! Ti meriti un bacio...”. Detto fatto! Le sue labbra e un accenno di lingua furono sulle mie.

uhm...sai di buono” dissi io.

anche tu. “ rispose ”E soprattutto non sai di fumo.... Te ne meriti un altro”.

Stavolta non fui impreparato e schiusi la bocca per assaggiare, prima fugacemente e poi più in profondità la sua lingua. Mi staccai da lui per riprendere fiato e con le labbra sentii pungere leggermente il sottile filo di barba del pizzetto.

Mi appoggi le cuffie prima che cadano?” chiese

Certo, così ho le mani libere....” misi le cuffie sul tavolino e poi lo presi e lo avvicinai per un'altra sessione di limoni.

Entrambi i nostri corpi reagivano ai baci. La schiena che si inarcava per stare a più stretto contatto, il pacco che si gonfiava, le mani che cercavano di superare gli strati di tessuto per liberare la pelle dai vestiti.

Mi trovai dopo poco disteso sul divano, con lui sopra ansimante (come me), le mie gambe attorno a lui, senza una scarpa e la sua mano sotto la maglietta.

che dici, ci mettiamo più comodi?” chiese

se significa farti togliere anche questa cintura che mi punge in pancia....ben volentieri!”

Oh....si si, ahah!”

Si alzò e porse una mano anche me, per alzarmi. E io lo aiutai a spogliarsi. In primis via la cintura, poi il resto. Quando fu in boxer, disse “in quanto uomo abbastanza peloso, ti piaccio?”

Feci un mezzo passo indietro e lo guardai con sguardo indagatore per un attimo, tastai il suo pelo che copriva il suo petto ma non continuava su fianchi e schiena e dissi semi-serio “si, puoi continuare a spogliarmi!” e con un sol gesto, prendendo la maglietta all'altezza dell'ombelico e tirando verso l'alto, fui a petto nudo anch'io.

Bene bene, qui abbiamo un altro uomo pelosetto” disse appoggiando una mano sul mio pettorale e stuzzicando il capezzolo.

Feci un lungo sospiro. Quel gesto mi piaceva parecchio e lo percepì. Lo fece anche con l'altra mano e misi le mie braccia attorno al suo collo.

Lo attirai a me, lo baciai sul collo, e poi giu fino a dove iniziava la sua villosità.

Lui aveva slacciato i jeans e con due dita era andato oltre l'elastico delle mutande e aveva trovato il mio pisello. Ero fradicio, non bagnato.

Togliti tutto, come me.....”

Non ero il solo che gocciolava, anche il suo uccello era sveglio e lo sentii che premeva voglioso contro la mia pancia.

Nudi, ci spostammo in camera. Lo feci sedere e io, inginocchiato davanti a lui, iniziai a pompare il suo pisello. Prima solo la parte della cappella poi sempre più giù...giù...giù fino alla base della sua bella asta.

Mi staccai da lui per guardarlo dalla prospettiva delle palle. La sua spada, la pancia e il petto irsuto in cui affondai le dita e poi la sua faccia che borbottava “Cazzo quanto è bello....su questo non esagerava il Buozzi... ancora ti prego....”

Ricominciai. Ma stavolta mi misi a 69 sopra lui e anche lui iniziò con le sue magie.

Con la testa fra le mie cosce, mi leccava le palle e con una mano sul mio cazzo (l'altra scorreva nel mio interno gamba) faceva ruotare il dito dentro il prepuzio sfruttando la lubrificazione del mio stesso pre-cum.

Mi spostò di lato e fummo entrambi distesi sul fianco, a letto.E da allora fu un vero 69 in piena regola. Oltre alla mia pompa ci metteva pure dei piccoli movimenti di bacino. Lo imitai...e la mia goduria nella sua bocca raddoppiò di colpo. Tanto che non riuscii più a continuare a succhiare il suo cazzo.

Mi mossi e anche lui smise. Ora volevamo solo baciarci. Avvinghiati e con le lingue guizzanti, ci rotolammo più volte sul letto. La pelle si imperlava di sudore che faceva correre le nostre mani da un capo all'altro dei nostri corpi senza fatica alcuna. Far passare le mani sul suo petto bagnato creava disegni ogni volta nuovi, e i suoi capezzoli risultavano freschi al contatto con la lingua.

In un momento di pausa, mi chiese “Sei bravissimo di bocca...ma non lo hai mai fatto vero??”

in tutta sincerità, no.....come hai fatto...?”

Lascia perdere ahah! Tranquillo non è un problema....se ti va, è facile....inizia tu... apri quel cassetto e tira fuori lubrificante e preservativi.”

Gli passai il goldone e, con sorpresa, lo mise a me. Anticipando la mia parola disse “ti faccio sentire cosa succede e poi tocca a te ahah”

Si mise sul fianco e lurificandomi le dita mi disse “metti dentro”. Scesi tra le chiappe e trovai il bucchetto. Inizia a inserire e sentii che lui spingeva fuori....capii come funzionava... così era più semplice.

Mossi prima uno poi due dita e lo sentii fremere. Con l'altra mano tenevo alta la gamba e toccai il suo cazzo, sempre in tiro. Tenendolo dal bacino, iniziai a penetrarlo.

si ...si così, vai bello... siiii”. Un SI profondo e passionale.

Era il via libera per scopare.

La mia faccia schiacchiata alla sua spalla, nell'atto quasi di mordere la sua carne. Il suo respiro che andava a tempo con i miei movimenti …..un suo braccio si allungò alla mia schiena e artigliò le dita nei miei muscoli.

Sentivo scorrere il mio cazzo dentro di lui e mi piaceva un casino. Cercai il suo e lo menai per dare anche a lui lo stesso piacere. Con gentiliezza allontanò la mia mano e disse,”non ora”.

Risposi “voglio averti davanti....baciarti....”

Cambiammo posizione. Lui sotto di me con le gambe aperte e pisello duro, pronto per ricevere il mio di nuovo. Lo guardai per poco, volevo solo baciarlo. Lo impalai con calma e poi mi stesi sopra di lui....finalmente trovai di nuovo la sua lingua, la sua bocca.

Con le sue braccia al collo, in questa posizione affondai la faccia nel suo petto. L'estasi cresceva, le mia lingua restava fuori come quella di una biscia, sensibile agli ormoni in circolo.

I suoi polpacci erano sulle mie reni per tenermi vicino a se e mormorava “vieni dai...ti voglio.... si...ti voglio”.

Un orgasmo unico mi pervase. Senza fiato, fuori dal tempo.

Ritornai e fui ancora lì, stretto a lui. Ci baciammo, percepii un movimento e mi ritirai da lui.

Via il mio preservativo, ne presi uno per lui e dissi “fammi vedere l'altra metà del cielo...”

Seguii le stesse procedure: entrò piano con le dita (e nel frattempo mi coccolava un po'), poi il suo pisello che entrò senza mia riluttanza...lo volevo (ma il lubrificante aiutò parecchio, ahah!) e poi lo sentii con tutto il suo peso su e dentro di me.

Le sue braccia mi abbracciavano, il suo petto contro la mia schiena, i suoi movimenti che si facevano più energici. Si tirò su e mi mise “a pecorina”, con le sue mani hai miei fianchi, si godette ogni affondo dentro di me.

Poi si piegò, la sua bocca sulla mia schiena. Come me prima di lui, l'orgasmo èsi avvicinava. Vorrebbe mordere la mia pelle. E io dissi “si.. fallo... sono tuo....vieni...voglio sentirti venire.....si...”

Mi spinse giù sul letto, lui si irrigidì sopra di me e fu il momento in cui il piacere invase il suo corpo.

Come me, dopo pochi attimi si riprese. Si tolse da sopra e tolse la protezione e, ancora con il fiato corto, si mise alla mia altezza per slinguazzare teneramente.

I nostri cazzi, dopo averci fatto tanto godere giacevano immobili e soddisfatti. Il resto di noi, madido di sudore voleva solo riposare, ma l'uno accanto all'altro.

L'alba faceva capolino lontano. Avevamo fatto mattina, ma poco ci importava; la stagione era finita e il tempo era dalla nostra parte. Quel giorno la struttura si sarebbe svuotata e sarebbe rimasto solo lui 4/5 giorni in più per gli ultimi controlli.

Pietro sarebbe rimasto solo... ma decisi di rimanere con lui.

Di giorno si portavano a termine i compiti, ma si andava anche a fare gli ultimi bagni a mare.

La sera in suite, si ascoltava musica e si faceva allammore. E prima di dormire, assiema al bacio della buonanotte mi diceva “Grazie Alessio per questo giorno!”

Il primo “amore” non si scorda mai!


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