Cinema, cinema

Riflessioni a posteriori sull'ultima mostra del cinema di Venezia

di Emilio Campanella

 

Ora che, da tempo, le luci delle Biennali si sono spente, - ed in questi ultimi mesi le abbiamo avute quasi tutte a diaposizione, mancava solo l'architettura, ma abbiamo subito il piacevolissimo bombardamento di Arti Figurative che praticamente hanno invaso tutta la città; musica, teatro e danza, ultima sezione nata, e sotto ottimi auspici - mi fermo a riflettere sui molti film (riferirò solo di alcuni) visti golosamente durante la Mostra del Cinema di Venezia e sulle scelte fatte oculatamente privilegiando opere che avranno difficile o nulla distribuzione in confronto ad altre che già avevano molte probabilità, quando non certezze di essere acquistate.

Inevitabilmente mi ero scelto un certo tipo di percorso orientandomi nella, come sempre, molto vasta proposta, seppure, quest'anno un po' meno del solito, grazie al nuovo direttore, Barbera, un po'orso, bisogna dirlo e con il suo sorriso siinpatico, che dopo le avventure del Torino Festival, ha preso le redini della Mostra riuscendo quasi a renderla una manifestazione organizzata (quasi!) che ha suscitato polemiche, ha interessato, annoiato, divertito, etc.

L'atmosfera più distesa, ed anche quando c'erano problemi (che peraltro non mancano mai!) sono stati affrontati con spirito molto piu'disponibile in confronto agli altri anni: meno code, meglio distribuite; ufficio stampa ineccepibile, materiali facilmente reperibili, vero è che ci siamo anche"meritati"un posto al casellario; abbiamo avuto le foto senza difficoltà etc.

Ma i film, e gli orsi?

Orsi ce n'erano ovunque, e specialmente nei momenti di affollamento: belli grandi e grossi e cortesi, quelli del servizio di sicurezza che garantivano ingressi sicuri, infatti!

I film, eccoli: l'ultimo Kubrick del quale ormai tutti sanno come sia un'opera mancata; "Una settirnana nella vita di un uomo'' di J.Stuhr che non si libererà ormai più - temo - di Kieslowski del quale sembra destinato a rimanere un epigono: peccato, sa costruire bene un film, dirigere gli attori oltre ad essere egli stesso un ottimo interprete; "With or Without you di M. Winterbottom: una bella commedia sinpatica ed accattivante; " Soseiji"(Gemelli) d.i S.Tsukemoto, 84' d' inquietudini e spettri che fanno pensare a Vampyr, i Nô di fantasmi, il teatro di Suzuki, e' tratto da un racconto di E. Rampo, uno specialista del genere; "Tìpota" di Fabrizio Bentivoglio: un corto delizioso fra Ioseliani e Kusturika abbinato poi dai distributori al bellissimo Juha di Kaurismaki; una rara occasione: "Death of a composer"di Greenaway, visto per miracolo in una calca d'attesa incredibile: videotape di un' opera musicale cui il nostro ha partecipato anche come regista scenico, oltreche' alla stesura del libretto ed ha tutte le sue tipiche ossessioni al meglio: il corpo, il numero, le immagini composite; "Buddy boy" di M. Hanlon bechettiano, cupo, claustrofobico, ossessivo, fa pensare anche a Pinter, e con una E. Seigner bravissima ed inquietante....l'abbiamo appena ritrovata, fascinosissima streghina nel divertente "La nona porta" di Polanski in cui abbiamo riscontrato una scena molto simile a quella della setta del film di Kutrick.... omaggio? ironia? nell'un caso come nell'altro, godibilissima!

"Le vent nous emportera" di Kiarostami film fatto di"niente" di una leggerezza, e di un sottile divertirtimento che avrebbe meritato un bel leone ed invece no!

"A Texas funeral" di W. B. Herron: una commedia nera dalla critica acida e graffiante; "Sweet and Lowdown"un "inutile'', ottimo, abilissimo prodotto di W. Allen; " Non uno di meno" di Z.Yimou ritornato al mondo rurale con grande felicità e con la solita stupefacente capacità di direttore d' attori, qui nella maggioranza non professionisti e bambini! Opera solo apparentemente omologata, ma invece ferocemenente polemica...lui, si', ha avuto il leone d'oro."

"Rien à faire" di M. Vernoux: le solite"palle francesi" con la"solita" Bruni Tedeschi coerentemente uguale a se stessa ed un Sergi Lopez di contorno, barbutissimo e bellissimo di cui piu' avanti..."Crazy in Alabama" opera prima di A. Banderas regista che si rivela abilissimo, per quanto senza personalita' e che confeziona un prodotto che strizza l'occhio in tutte le direzioni, anche al cinema, con una certa cultura proponendo Melanie Griffith che la fa meritatamente da padrona, come faccia "eventualmente" hitchicockiana ovviamente, essendo figlia di Tippy Hedren ! ! !

"Seventeen years" di Z. Yuan premiato a sua volta ed invitato ufficiosamente, a piccolo rischio d'incidente diplomatico con il governo cinese; un film interessante pur se con delle cadute.

Ma uno spazio speciale merita "Une liaison pornographique": vera rivelazione della Mostra confermata in questi giorni al botteghino, nonostante il prudente e limitativo titolo italiano: "Una relazione privata" bah! . E' il "solito"film" alla francese dialettico e brillante, ma che ha dalla sua una struttura particolarmente asciutta tanto per il montaggio che per la sceneggiatura ed oltre ad una durata rara: 80' (quest' anno si e' notata una generale lodevole contrazione delle durate) espone con i modi di un'intervista alternata ai due protagonisti e relatitivi flashbacks la vicenda di un annuncio messo da lei cercando un lui disposto a soddisfare una sua fantasia sessuale, immaginamio "molto speciale": quale? non lo .sapremo mai ed é giusto così poiché l'anonimato anche reciproco dei due protagonisti (N. Baye giustamente premiata e Sergi Lopez) si lega al segreto tenuto gelosissimamente verso l'intervistatore ed ovviamente verso di noi. Siamo indubbiamente dalle parti dei geniali libertini settecenteschi francesi e della loro scintillante dialettica filosofica: da Crébillon fils a Voltaire a Sade dove tutti sappiamo di che cosa si parli senza che occorra specificare l'oggetto della conversazione... Decisamente imperdibile anche per Sergi Lopez, un' orsacchiotto di rara bellezza e qui di grandissimo fascino, non si sa se piu' arrapante con il pizzo che ne mette in risalto gli occhi o senza con il gioco dei muscoli facciali scoperto a mostrarne la mobilità espressiva... da innamorarsene, e questo appunto accade a lei che per questo fugge e lo lascia per paura( ma anche lui scappa velocemente per la medesima ragione!) ... e poi lo reincontra da lontano, non vista e ci dirà che era sempre molto bello, ma come hai ragione, cara Nathalie! L'ottima regia é di Frédéric Fonteyne.

 

Emilio Campanella

 


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