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Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto
omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni
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Vatti
a fidar dei preti!
Un racconto di Gigiotto
I
racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non
sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale
praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.
The stories published in this section may contain descriptions of
unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice
Safe Sex by using condoms.
Sono
sdraiato su una panchina del parco sotto un grande ippocastano dalle
foglie ampie e dai fiori biancoverdi.
Ogni tanto un raggio di sole riesce a farsi strada tra le foglie che un alito di vento agita e mi dà un bacio in viso… accanto a me il cellulare. Muto. Tutto è silenzio, solo il continuo cinguettio dei passeri e il gorgogliare di qualche piccione in amore.
Ripenso alle mie ultime ore, a ciò che è avvenuto, alle mie possibili colpe… ma non ne vengo fuori.
Dopo un intenso scambiarci messaggi,
durato due settimane, ieri ho incontrato Marco, anzi don Marco, come
lui, titubante, m’aveva detto di chiamarsi.
Aveva risposto a un mio annuncio: “Per
vivere bisogna amare: ma non quell’amore esclusivamente fatto di sesso,
ma un amore colmo di sorrisi, comprensione, rispetto, un amore maturo,
colmo di gioia. Allora è vita. Allora si puo’ continuare con serenita’
la strada.”
E subito il suo tono dolce, la serenità, i
dubbi malcelati e le incertezze mi avevano affascinato.
Mi aveva confessato, come fosse un
problema, perchè era sacerdote e, anche questo, mi piaceva perché
finalmente avrei conosciuto qualcuno che era sincero, qualcuno che
avrebbe riposto la sua fiducia in me e che sarebbe stato ricambiato.
Faceva l’infermiere e si dedicava ai malati anziani: anche questo un punto a suo favore! Insomma non c’era proprio nulla che non mi andasse di lui e anche la foto che, dopo qualche ritrosia, mi aveva inviato mi piaceva.
Tutto, quindi era pronto per il nostro incontro e, così, ieri sera, quando son sceso alla stazione di Desenzano e me lo sono visto parare dinnanzi m’è parso ancor più bello di come me l’ero immaginato: sul metro e novanta, robusto, capelli e barba corti e neri, due grandi, grandissime mani e la camicia, abbottonata fino al collo, che lasciava sortire un ciuffo birichino di peli...
Montiamo subito in macchina e, mentre guida, mi riversa addosso tutti i suoi dubbi, le incertezze di chi non ha mai avuto un rapporto sessuale e ora ne è alla vigilia.
Mai, neppure con le donne prima di
prendere i voti!
Tento di sapere se, allora, si fosse
masturbato, ma no perché era peccato…
Di famiglia “cattolica e cristiana” s’era
accorto sui dodicianni delle sue tendenze omofile. Appena possibile
entrò in convento e, sempre senza mai aver conosciuto il sesso, aveva
preso i voti.
Tutto era filato bene, la fede lo aveva aiutato, ma, da qualche tempo sentiva una strana solitudine, un desiderio di raccontarsi a qualcuno, una voglia di accarezzare uno che lo accarezzava.
Ogni
tanto mi guarda di sottecchi per vedere le mie reazioni, ma io sono teso
nell’ascolto e nel guardarmelo tutto.
Gli avambracci torniti son coperti da una
folta peluria che continua sul dorso delle mani; il ricciolo birichino
continua a spuntargli dall’allacciatura della camicia, le coscie che ora
si vedono fasciate dal goffo pantalone sono di tutto rispetto.
Per me è un meraviglioso uomo che ha fatto
una sua scelta di vita, e nulla più.
Lui, invece, spesso mi chiede cosa penso di un suo desiderio, di una sua aspettativa: è terribilmente insicuro, umile, timido e il tutto contrasta con la sua splendida presenza fisica.
Arrivati all’hotel, che avevo scelto
accuratamente perché fosse cornice a questo momento, mi lascia salire da
solo in camera, poi andiamo a cena, un tavolino per due, proprio in riva
al lago, illuminato dai bagliori dell’occaso.
Durante il pasto cerco di sapere un po’ quello che si aspetta dal nostro incontro e così come non mi aveva mai risposto a questa domanda, posta per internet, ancora non risponde, tergiversa …forse non sa cosa dire... forse non sa come dire.
Quando, finalmente, giunge il momento di
andare in camera, trova tutte le scuse per non salire; ma io non demordo
e eccoci qui.
Io, che non so come comportarmi per non spaventarlo, per non offenderlo, lui che non sa proprio cosa fare!
Lo faccio sedere, gli slaccio un po’ la
camicia, mentre lui, rigido, ha brividi di freddo.
Quando gliela tolgo il suo grande petto
peloso, in cui occhieggiano due rosei capezzoli, mi provoca una
sostanziosa erezione, che cerco di non far vedere, ma, nell’accarezzarlo
lo sfioro, lui si stacca velocemente per, poi, curioso allungare una
mano a sfiorare, a toccare e a stringere il mio membro.
E’ un bambino che scopre il turbamento del sesso.
Non oso muovermi, ho paura di rompere
un’incantesimo… così sempre tremante, mi fa scivolare la cerniera.
Ormai non mi guarda più in faccia, è come se la vergogna sia più forte del piacere che sta provando: ormai, seppure i pantaloni siano ampi, si vede benissimo che è eccitato.
Quando me lo sfila dagli slip gli dà un bacio sulla punta, come si fa sulla fronte di un bambino.
Gli dico che voglio ricambiare e dopo aver
superato tutta una serie di no e di sì, riesco a togliergli pantaloni e
mutande.
E’ bellissimo, appena un po’ appesantito
sul ventre e sui fianchi, ma ha braccia e gambe muscolose e nel
complesso è una meraviglia.
Naturalmente non lo vuol sentir dire e
cerca di distrarmi con delle buffe palpatine che mi fa alle spalle, alle
braccia, al viso.
Devo
proprio prender io l’iniziativa, lo faccio sdraiare sul letto e mi
stendo vicino al suo corpo rigido che mi sembra un baccalà.
Comincio a carezzarlo, a titillargli i
capezzoli, a baciargli i lobi mentre lui vibra tutto: finalmente mi
abbraccia, ma così forte che ho paura che mi stritoli.
E’ il suo modo di esprimere tutto il suo
desiderio, allora mi butto sui capezzoli, li lecco, li mordicchio, godo
dei suoi mugolii.
Poi seguo la foresta di peli e introduco la lingua nell’ombelico: non son più mugolii, ora son gridolini che giungono ad essere muggiti quando gli prendo in bocca la cappella, gli lecco l’asta, glielo prendo in bocca tutto e lui viene.
Viene come mai qualcuno aveva fatto!
Litri, ettolitri di sperma in fusione sono entrati nella mia bocca e a fatica ho trangugiato.
"L’hai bevuta?!?"
"Certo, è il tuo nettare!"
E’ sorpreso, non sapeva si potesse fare.
"Quante cose non sai, caro!"
Si avvicina con le labbra al mio glande,
tira fuori una titubante linguina che non riesce neppure a umettare il
mio uccello; quando poi tenta di prenderlo in bocca mi par di essere un
ghiacciolo tra le labbra di uno che non sa come mangiarlo.
Delicatamente metto le mani tra i riccioli
e comincio a sospingere la testa in su e giù: capisce subito, inizia a
ritmarsi bene, improvvisamente sento che comincia a insalivarmi, a
succhiarmi e, quando gli dico “sta attento che vengo” continua a
pomparmi e riceve in bocca tutto, tossisce un po’, ma vedo che
inghiotte: allora lo bacio ed è il bacio del naufrago che t’ha trovato e
non vuol mollarti più.
L’ho gia detto che Marco per me è una meraviglia?
Sdraiati a riposare, le nostre mani
continuano a esplorarsi l’un l’altro, lui segue le curve pesanti del mio
corpo, io quelle tornite dei suoi muscoli.
E’ bello anche star così, senza far
niente.
Ma le mani corrono e dallo scroto, son
passato a quel solco che raggiunge il buco del sedere: questo glielo fa
diventar duro e quando poi gli titillo l’ano, gode proprio.
Glielo bacio e lui incomincia a gridare
sommessamente, gli infilo un dito e i gridolini non sono più sommessi.
Mi appoggio le sue gambe sulle spalle,
glielo punto contro, poi inizio a spingere … e c’è un lungo silenzio, ma
quando finalmente entro dentro di lui, il grido diventa un
ringraziamento al suo dio.
Nel pomparlo lo guardo e vedo che arrovescia gli occhi, sorride, va in estasi.
Lo sperma caldo lo trova impreparato, il piacere che prova dev’essere grandissimo perché di nuovo esprime il suo ringraziamento con quell’abbraccio che mi spacca in due.
E, poi, parla e parla e mi racconta come
da sempre lo avesse sognato, desiderato!, come mai avrebbe immaginato
che il corpo umano potesse donare un simile piacere!, come mai si
sarebbe aspettato di godere così.
Anche per me è stato bellissimo e mentre ci sussurriamo all’orecchio queste parole, ci addormentiamo abbracciati.
Le prime luci dell’alba e un continuo
cinguettare l’annuncio del giorno, m’hanno destato; Marco non c’è.
Sarà in bagno, sarà in terrazzo, sarà sceso. Ma dove cavolo è? Il portiere dice che il “mio” amico aveva dovuto partire di corsa perché aveva ricevuto una chiamata urgente. Ma se non ha neppure il cellulare?!
Non capisco! Non capisco più niente.
Chissà quali turbamenti, quali rimorsi sono giunti in lui?
Decido di andar subito a casa per aprire il computer e vedere se m’ha scritto un messaggio.
In taxi, fino a Desenzano, e poi in treno, continuo a pensare a lui, alla sua bellezza, alla sua affascinante imbranataggine e alle parole che ci siamo scambiati. Nulla aveva dato l’impressione che il tutto poteva avere un simile epilogo. Ma il messaggio, ora mi spiegherà tutto.
Febbrilmente cerco nella posta, ma non c'è nessun e-mail. Vado alla casella postale dove c’eravamo incontrati e un assurdo, arido “l’utente si è cancellato!” mi riempie la vista!
S’è cancellato! Quando s’è cancellato e perché!
Qui, sdraiato sulla panchina del parco, aspetto. Non so che cosa. Forse una sua telefonata, che sicuramente non verrà! Forse un messaggio che, scritto da lui nel cielo, una buona nuvola ora mi vorrà portare.
Ma nulla. Un profondo nulla.
Ed un altro Marco, che come mill’altri, fa parte del mio passato!