ORSI ITALIANI MAGAZINE




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Uno di famiglia

Un racconto di Bicio


I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


Erano giorni che gli stavo dietro, da quando per la prima volta l’ho visto seduto in aula poche file piu' avanti.

Frequentiamo entrambi il corso di economia al secondo semestre e lo vedo arrivare sempre da solo, mentre sono alla finestra a fumare in attesa che inizi la lezione.

Non so perche' mi attragga tanto, ha un aspetto comune e dimesso, ma forse e' per quei determinati occhi verdi, nel cui sguardo magnetico brilla una scintilla di malizia, o forse per l’espressione indecifrabile che rende il suo volto enigmatico, coperto da folte sopracciglia virili e da una curata barba nera che lo fa apparire piu' elegante e maturo.

Ormai da tempo non ero piu' un novellino e sapevo come conoscere e far colpo su qualcuno, ma con lui qualcosa mi tratteneva, quasi fossi certo non solo di un suo rifiuto.

Ci ho messo un po’ ad avvicinarlo, inizialmente con pretesti futili riguardanti l’esame e la vita universitaria, poi cercando di far breccia nel suo privato indagandone passioni e interessi, soppesando le parole che diceva e soprattutto quelle che non diceva per adeguarmi al suo carattere e comportarmi da perfetto amico, ma alla fine ce l’ho fatta e sono riuscito a farmi accettare come confidente.

Sentivo di aver ottenuto cio' che volevo, un legame intimo, quindi era arrivato il momento di andare oltre e attirarlo verso di me.

Gli inviti a uscire, le serate a bere, le visite a casa, ogni incontro lo faceva avvicinare sempre di piu' e aumentava la sottile e inconfessata tensione erotica tra di noi.

Un giorno, dopo la fine delle lezioni, capisco di dover approfittare di un insperato colpo di fortuna:
'Senti Bicio, questo fine settimana sono solo a casa perche' i miei vanno al mare. Che dici, prepariamo l’esame insieme? Magari resti a dormire da me la sera, se non e' un problema.'
Mentre diceva quasi distrattamente queste parole vedevo accendersi quella scintilla nei suoi occhi, ed era come se anche loro parlassero, chiedendomi ben altro.

Senza tradire l’entusiasmo che provavo per la proposta, gli rispondo che non ci sarebbero stati problemi.

Arrivo da lui la mattina di sabato, mentre i genitori – una coppia di mezz’eta' – stanno ancora predisponendo le ultime cose prima della partenza: 'Buongiorno signora Anna e signor Bruno, allora, e' tutto pronto?'

'Si', ormai dovremmo esserci' risponde il padre. 'Ci dispiace che Gianni non possa venire a causa dello studio, ma almeno starete un po’ in compagnia.

E mi raccomando con tutti e due, mentre noi siamo fuori non fate niente che non farei io stesso!' conclude con una risata molto meno amichevole di quanto non voglia apparire.

Finalmente se ne vanno e noi restiamo soli.

Le prime ore trascorrono normalmente, tra fotocopie, chiacchiere e ripetizioni di appunti, poi pranziamo e dopo il caffe' lui mi dice: 'Io mi devo riposare un po’, vado a stendermi sul letto. Tu se vuoi puoi usare il divano. Metto la sveglia alle 16.00 e poi riprendiamo.'

La situazione e' perfetta.

Fingo noncuranza e dico che va bene, lui si dilegua in corridoio e aspetto che prenda sonno.

Dopo circa mezz’ora mi alzo dal divano e silenziosamente mi avvicino alla sua camera, che ha la porta aperta per far circolare una leggera corrente d’aria.

Si e' addormentato e vedo che per il gran caldo si e' lasciato addosso soltanto i boxer: il suo corpo e' magnifico, con una pancia e un petto sodi e delle cosce da atleta, ricoperto ovunque di una soffice peluria nera, sudato per l’alta temperatura estiva. e' steso su un fianco, cosi' posso vedere la rotondita' compatta del suo culo, con la biancheria leggermente calata a mostrare l’incavo delle natiche.

Non resisto, ho subito un’erezione e inizio a toccarmi, ma non mi basta, voglio sentire l’odore del suo corpo sudato, cosi' molto lentamente e senza far rumore per non svegliarlo mi avvicino ancora di piu' e mi inginocchio davanti ai suoi grossi piedi, desiderando quasi in preda alla follia di leccarglieli e di prendere in bocca quegli alluci prominenti.

Ma so di dovermi contenere, di dover aspettare ancora con la pazienza di un predatore in agguato, quindi mi limito ad annusare profondamente gli ormoni di maschio che saturano l’aria e poi esco, col cazzo bagnato e cosi' duro da farmi male.

Volevo segarmi, avevo le palle gonfie e indolenzite, ma ho fatto violenza contro me stesso per evitarlo, pensando a quando le avrei svuotate sul suo petto, in un’esplosione ritmica di bianche ondate calde.

L’attesa avrebbe reso ancora piu' sublime il momento dello sfogo.

Suona la sveglia ed entrambi entriamo in cucina: lui ancora sudato e in boxer si siede al tavolo, io, ormai calmo, davanti al fornello a preparare un caffe'.

Mentre e' sulla sedia ha le cosce allargate e si tocca il pacco per aggiustarselo, lo vedo con la coda dell’occhio dissimulando la mia voglia, ma e' subito chiaro che anche li' la natura e' stata generosa con lui.

Non so cosa mi trattenesse dal violentarlo subito cosi' com’era, contro il tavolo, sbattendolo da una parte all’altra della stanza e facendolo gemere come una bestia.

Ma ero paziente, ferocemente paziente.

Dopo il caffe' dice di aver bisogno di una doccia veloce e che se voglio posso farne una anch’io. Detto, fatto. Quando lui finisce, uscendo con un semplice asciugamano legato in vita, e' il mio turno di usare il bagno.

Chiudo la porta e noto che ha lasciato i boxer appena tolti in una cesta d’angolo. Una manna dal cielo!

Li raccolgo e inizio a premerli contro il viso, aspirandone avidamente l’odore, e subito il cazzo mi diventa nuovamente duro e pulsante, cosi' alto e in tiro da toccare l’ombelico, reso umido dalle gocce di precum che scorrevano sulla cappella turgida.

Controllo, dovevo avere controllo. Forse sarei impazzito, ma la vittoria finale mi avrebbe dato ragione.

Esco dalla doccia, mi asciugo, mi rivesto e torno ad avere il mio solito contegno.

Lui e' in cucina col capo chino su un libro. Appena entro alza il viso e mi fa: 'Senti, Bicio, prima di riprendere devo dirti una cosa...' – Ecco, – penso, ‒ ci siamo! ‒ 'Sai che mi stai simpatico e tutto il resto, pero' da quando ci conosciamo c’e' una cosa che avrei sempre voluto chiederti e che mi sono tenuto dentro finora.'

Mi siedo di fronte a lui: 'Eh, Gianni, dimmi.'

'Sai, sono un po’ imbarazzato, ma non voglio girarci troppo attorno...'

'Allora?'

'Hai presente quella tua amica, quella che vedevo con te a fumare nello spacco tra una lezione e l’altra? Mi piace parecchio, e speravo che conoscendoti magari avresti potuto presentarmela e metterci una buona parola.'

'Puoi ripetere, scusa?'

'Ma dai che hai capito, quella rossa con le lentiggini, com’e' che si chiama? Miriam, mi pare. Le muoio dietro ma non ho le palle per presentarmi da solo, mi devi dare una mano.'

Qualcosa mi crolla dentro e cerco di non pensare alla goccia di sudore che dalla tempia mi scivola lungo il collo.

Stronzo maledetto! E io li' a sbavare mentre lui pensa alle mie amiche. Mi rendo conto di essermi pietrificato all’istante, ma non gli avrei dato la soddisfazione di sapere quello che ho provato per lui nelle ultime settimane, le notti passate a sborrare immaginandomi dentro il suo culo, in tutti i modi, con tutti gli scenari possibili.

Mi ricompongo in una frazione di secondo: 'Ah, si', scusa, Miriam, sul momento non avevo capito! E che problema c’e'? Anzi, guarda, ti lascio il suo numero, ma lei e' fidanzatissima, dubito che ti dara' retta.

Senti, io non credo di stare molto bene, all’improvviso mi e' venuta un’emicrania pazzesca.

Se non ti dispiace prendo le mie cose e torno a casa, non voglio darti impiccio.'

Prima che lui possa aprire bocca e dire qualunque cosa mi alzo e inizio a raccattare quaderni, fogli ed evidenziatori. In meno di cinque minuti sono sulla porta con la tracolla in spalla. 'Allora ciao Gianni, il numero te l’ho scritto su quel post-it, se la chiami dille pure che te l’ho dato io. Forse ci vediamo domani.'

Lui ha appena il tempo di dire: 'Be’, ciao Bicio, grazie ancora, eh...' che io gia' mi sono sbattuto la porta alle spalle e sono sulle scale.

Con lo sguardo fisso sugli scalini per la rabbia corro e non mi accorgo che qualcuno sta salendo in quel momento, finendogli addosso: 'Ah, mi scusi, ma vado di fretta e non ho visto...'

'Bicio! Ma che succede, hai un’aria stravolta!'

Alzo gli occhi e vedo il padre di Gianni davanti a me, con un’espressione tanto perplessa e preoccupata quanto la mia doveva apparire sinceramente incredula: 'Signor Bruno, salve, e lei cosa ci fa qui? Pensavo che lei e sua moglie sareste stati al mare fino a domani.'

'Si', l’idea era questa, ma ho dimenticato il telefono qui a casa e quando me ne sono accorto sono tornato a riprenderlo. Poi, a dirla tutta, volevo pure vedere cosa combinavate, per questo non ho avvertito. Tu invece dove te ne vai cosi' di corsa?'

'Ehhh... un mal di testa pazzesco, mi sono scusato con Gianni e adesso stavo tornando a casa a riposare.'

'Ah, mi spiace, ma mica vuoi tornare a piedi cosi' combinato? Aspetta che prendo il telefono e ti do un passaggio.'

Effettivamente un passaggio mi avrebbe fatto comodo, adesso il mal di testa mi era venuto davvero.

'Ma no, non si disturbi...'

'Nessun disturbo. Aspettami davanti all’auto, e' parcheggiata qui di fronte.'

Non volendo apparire scortese ringrazio e lo aspetto davanti all’auto. In pochi minuti torna e prendiamo entrambi posto.

'Quando sono salito pure Gianni mi e' sembrato un po’ sorpreso della tua ‘fuga’, sicuro che va tutto bene? Mica avete litigato?'

'Ma no, e' che quando mi vengono questi mal di testa divento nervoso e sono intrattabile, tutto normale, non si preoccupi...'

'Ok... E lo studio? Come va?'

'Lo studio va bene...'

'Mi fa piacere, ma ogni tanto bisogna pure avere delle distrazioni, divertirsi, insomma. Tu ce l’hai la ragazza?'

Se qualcuno avesse nominato ancora una ragazza credo che avrei urlato a squarciagola in strada di essere un frocio, un ricchione, un finocchio, un culattone, una checca e qualunque altro termine a disposizione per parlare di quelli come me!

'No, alle ragazze penso poco, ho un carattere abbastanza solitario.'

'Mi ricordi me quand’ero giovane, pure io ero cosi'. Poi si cresce e si pensa alle responsabilita', la famiglia, il lavoro... ma ogni tanto sento ancora di essere quel ragazzo, in lotta contro tutto e tutti.'
Si volta e mi sorride dandomi una pacca sulla spalla.

Sorrido anch’io, ma sento che la sua mano resta dov’e', arrivando a sfiorare con un dito la pelle del mio collo nudo. In preda al frastornamento generale non mi sono accorto della strada che stavamo facendo fino a quando non siamo entrati nel parcheggio di un grande magazzino abbandonato e ci fermiamo.

'Signor Bruno, guardi che ha sbagliato...' Ma lui mi interrompe voltansi: 'No, non ho sbagliato affatto...'
In quel momento mi prende la testa da dietro la nuca e spinge le mie labbra contro le sue, facendomele spalancare per infilarci la lingua.

L’altra mano la fa scorrere fra le cosce e stringe il mio cazzo ormai gonfio da un’intera giornata di eccitazione.

I suoi baffi bagnati di saliva mi solleticano il viso e sento il sapore della sua lingua unirsi al mio.

Poi mi fa allontanare di scatto e mi dice, con gli occhi grigi resi lucidi dal vizio:

'L’ho capito subito, la prima volta che ti ho visto a casa, che facevi il filo a Gianni come una cagnetta in calore. Non posso neanche darti torto, pure io me lo fotterei se non fosse mio figlio. Non sai quante notti, vedendolo crescere, ho dovuto segarmi o scopare con mia moglie pensando di spaccare il suo, di culo. Ma lui non l’ho mai sfiorato nemmeno per scherzo. Invece con te... con te e' diverso, ti ho studiato mentre venivi a casa nostra, sai, l’ho capito che sei un porco che non riesce a tenersi il cazzo nelle mutande, proprio come me da giovane, quando andavo nelle aree di servizio a farmi pisciare in culo dai camionisti arrapati. Lo vuoi? Lo vuoi il mio culo aperto Bicio? Mettici la mano, senti quanto e' caldo e bagnato il buco.'

Cosi' dicendo mi prende con forza una mano e se la mette fra le cosce.

Non so piu' cosa pensare, e' tutto assurdo, ma su una cosa quel vecchio ha ragione: sono un porco che non sa tenersi il cazzo nelle mutande.

Attraverso la tela dei pantaloncini corti inizio a massaggiargli il buco e sento che a ogni spinta del mio dito si contrae di fame e piacere. Si vede che lo vuole disperatamente. Mi accorgo che Gianni assomiglia molto al padre e penso a quest’uomo perverso come a una sua versione piu' vecchia di trent’anni. E piu' troia.

Non ci penso due volte e mi calo i pantaloni, ma senza nemmeno aspettare un secondo la bocca di Bruno gia' affonda vorace sul mio cazzo, spingendoselo fino in gola.

Lo vuole tutto, non se ne lascia sfuggire un solo millimetro e se potesse ingoierebbe insieme anche le palle.

Dopo avermelo lavorato per bene si stacca e inizia a spogliarsi.

Quanto bendidio in quel corpo duro, da uomo maturo, ricoperto di peli grigi e ricci ovunque, ma pure cosi' disposto a concedersi ‒ e a prendere ‒ quanto quello di una squallida puttana.

Abbassiamo i sedili e mi spoglio anch’io, dopodiche' gli tiro su le cosce e inizio a leccargli il buco, facendo entrare la lingua il piu' possibile per lubrificarlo bene.

Si vede che lo apprezza perche' i muscoli si contraggono attorno alla mia lingua, mentre dalla sua gola arrivano guaiti di piacere, e dopo un po’ quasi mi implora di metterci il cazzo dentro.

Non me lo faccio ripetere due volte e inizio a sbatterlo con violenza e risentimento, per sfogare la frustrazione di non aver potuto sfondare suo figlio.

Mentre gli tengo le cosce alzate per le caviglie mi avvicino un piede alla bocca e inizio a leccare il tallone, la pianta e fra le dita, dando poi dei piccoli morsi alla carne sui lati.

A quel punto non ce la fa piu' e mentre lancia un grido di dolore ed estasi dal suo cazzetto esce un getto di sborra che gli arriva in faccia.

Allora accelero il ritmo e vengo anch’io, ma nel suo culo, per umiliarlo e ribadire che lui e' soltanto un animale sottomesso al mio volere.

Col cazzo ancora duro esco di colpo, facendogli male di proposito, e vedo che dal suo buco spalacato e livido cola un piccolo rivolo di liquido lattiginoso.

Raccolgo quel che posso con le dita e gliele avvicino alla bocca per fargliele leccare.

Lui e' avido e prende il mio seme con il suo, che aveva finito per gocciolargli sui baffi, e poi spossato si abbandona soddisfatto e beato.

Ma non gli do il tempo di rilassarsi, perche' sono gia' su di lui e gli avvicino il cazzo alle labbra per fargli ripulire per bene quello che e' rimasto del mio sperma.

Abbasso lo sguardo e intercetto il suo.

So cosa mi sta chiedendo, e non mi faccio attendere.

Con una mano gli tengo fermo il viso mentre con l’altra mi stringo il cazzo e prendo la mira: ecco, gli faccio gocciolare in gola il mio piscio e lui si disseta con gratitudine di questo aperitivo fuori programma.

Santo cielo, che scopata!

Il giorno dopo sono tornato a studiare da Gianni, ormai libero dalla sua ossessione, ed era come se fossimo piu' amici di prima, quasi due fratelli.

Adesso mi sentivo uno di famiglia...


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