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Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto
omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni
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Tutta
la forza del mondo
Un
racconto di Dorian Grey
I
racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non
sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale
praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.
The stories published in this section may contain descriptions of
unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice
Safe Sex by using condoms.
Parte 1: Due anni esatti
Che
caldo che faceva quel pomeriggio.
Continuava
a stare sdraiato sul letto, in mutande, incapace di decidere di
alzarsi.
Mentre
guardava distrattamente il soffitto, venne riportato alla realtà dal
trillo del suo smartphone; si sporse leggermente per prenderlo e
lesse l'anteprima del messaggio: "Ciao Marco, sono quasi arrivato,
posso citofonare?", "Si certo, sono da solo".
Si
alzò velocemente dal letto e si guardò intorno: la stanza andava
bene, un po' in disordine, ma sicuramente non sarebbe stato un
problema.
Prima
di
vestirsi si guardò allo specchio; si concentrava sempre sui dettagli
del suo corpo che non gli piacevano; avrebbe voluto delle braccia
più grosse, così come le spalle.
Purtroppo,
il fatto di avere un fisico da giocatore di rugby senza aver mai
giocato una partita in vita sua non lo aiutava ad iscriversi in
palestra.
Aveva
un
petto ampio e bello gonfio, sicuramente più grazie alla buona tavola
che all’esercizio fisico, e una bella pancia rotonda e soda; i chili
di troppo non gli dispiacevano.
Scese
con lo sguardo fino alle gambe, due bei tronchi grossi, queste però
frutto degli anni di nuoto; era una bella bestia insomma, dall’alto
dei suoi 180 cm per 115 chili di peso.
Tutto
il corpo era coperto da una folta peluria scura, che si faceva più
rada sulla pancia e si infoltiva all’altezza del pube, per scendere
sulle cosce.
Si
avvicinò di più allo specchio e con le mani tentò di pettinare la
folta barba nera, ma lasciò subito perdere, era una causa persa.
Suonò il citofono, così percorse il corridoio di casa per andare a rispondere: "Si?", "Marco? Sono io, Gabriele",
"Sali pure, quinto piano".
Era
ancora in mutande.
"Vabbè,
tanto per quello che dobbiamo fare" pensò maliziosamente, e aprì di
poco la porta di casa, in tempo per vedere un ragazzotto sui 35 anni
uscire dall'ascensore.
Marco
avvertì una scarica di emozione attraversagli il corpo; "Cazzo che
bono" pensò, e lo era davvero.
I
capelli rasati quasi a zero facevano sembrare ancora più folta la
sua barba rossiccia, e il sudore gli aveva incollato la maglietta
addosso, facendo chiaramente vedere un petto molto muscoloso che
lasciava spazio ad un bella pancia, tipica di chi va in palestra ma
mangia quello che gli pare.
"Caldo
eh?" disse mentre apriva di più la porta e ricambiava il sorriso di
Gabriele, invitandolo ad entrare.
Si
rese immediatamente conto di sembrare quasi un adolescente
paragonato a lui; Gabriele era ben più alto e molto più grosso.
Questo
pensiero provocò immediatamente una violenta erezione che cercò di
nascondere il più possibile.
Gabriele
lo guardò divertito, era evidente che nascondere quell’erezione non
gli era riuscito bene, e ridendo disse "Abbastanza, e vedo che hai
adottato una buona soluzione", la sua risata era profonda e buona
allo stesso tempo.
"Si
ehm, mi hai colto impreparato, pensavo facessi più tardi" si scusò
Marco, ma si rese subito conto di quanto fosse una pessima scusa e
si limitò a sorridere, mentre faceva accomodare Gabriele in cucina.
"Allora,
vuoi...qualcosa da bere? Un po' di acqua?", non sapeva bene come
comportarsi, e sperava tanto che fosse lui a prendere l'iniziativa,
desiderio che venne ben presto esaudito.
"No,
ti
ringrazio, magari dopo", nella sua voce c'era un misto di desiderio
e trepidazione, si avvertiva chiaramente.
Si
alzò dalla sedia e con passo deciso si diresse verso Marco, che era
rimasto in piedi, appoggiandosi alla credenza.
Spinse il corpo verso di lui e lo cinse intorno alla vita, guardandolo intensamente. "Oddio" pensò.
L'emozione
di
prima lasciò immediatamente spazio al desiderio; Gabriele prese a
dargli dei piccoli baci sul collo, sulle labbra, giocava con la
lingua infilandola lentamente nella bocca di Marco, che vinse
l'emozione iniziale e infilò le mani sotto la maglietta sudata.
Iniziò
ad accarezzargli la pancia soda e lentamente passò al petto,
indugiando sui capezzoli già turgidi per l'eccitazione.
Senza
smettere
di toccarlo lo spinse dolcemente indietro, allontanandolo per
togliergli la maglietta; era perfetto. Il petto era grosso, tanto
grosso e ricoperto di una sottile peluria rossiccia, che si faceva
più rada su quella bella pancia prominente per unirsi ai peli pubici
che uscivano fuori dai pantaloncini di lino.
Le
gambe erano talmente grosse che sembrava indossasse una calzamaglia.
Gabriele
si rese conto dell'eccitazione di Marco e tornò a premere il corpo
contro di lui, iniziando a spingere il bacino avanti e indietro.
"Sei
durissimo"
sussurrò Marco.
"Anche
tu" rispose Gabriele, che in un impeto lo afferrò per le natiche e
lo mise a sedere sulla credenza, togliendogli le mutande, "Ah però!"
esclamò guardandolo nudo.
Marco
rise un po' imbarazzato, le sue mutande erano completamente bagnate.
"Eh,
mi sono fatto prendere".
Lo
sguardo di Gabriele era cambiato, si era fatto duro e voglioso.
Con
una mano gli afferrò il pene e iniziò lentamente ad andare su e giù,
fermandosi ogni tanto per stuzzicargli il glande con il pollice.
Mentre
continuava, con l'altra mano si slacciò i pantaloncini e li spinse
giù insieme alle mutande; aveva un pene veramente grosso,
leggermente ricurvo e in completa erezione, sembrava sul punto di
esplodere.
Iniziò
a masturbarsi, rivelando un glande gonfio e violaceo, completamente
bagnato.
"Madonna
quanto sei grosso", Marco ansimava.
"Ti
piace
eh? Lo vuoi?" mentre diceva così si avvicinò, cinse di nuovo Marco e
lo attirò verso di sé posizionando il pene nell'incavo dell'inguine
tra la coscia e il pene di lui, e iniziò a simulare un rapporto
sessuale.
"Sto
impazzendo" pensò Marco, che sentiva chiaramente tutto il pene di
Gabriele premergli contro il corpo e fare su e giù, lubrificato dal
precum di entrambi.
"Dove
lo vuoi?" gli sussurrò all'orecchio.
La
sua voce era carica di desiderio, talmente potente che Marco lo
avrebbe voluto dentro di lui per ore, senza fermarsi mai.
"Dovunque"
ansimò,
e gli sfuggì una piccola risata perché si rese conto di sembrare in
trance.
Anche
Gabriele rise, si scostò lentamente e, sempre sorridendo mentre si
accucciava, disse "Vediamo se riesco a farti stare ancora meglio di
così”.
Iniziò
a passare la punta della lingua su tutta l'asta partendo dal basso,
e poi si concentrò sul glande, disegnando dei piccoli cerchi e
rallentando ogni volta che arrivava vicino al prepuzio.
Alzò
lo sguardo verso Marco," Sai di buono", e nel frattempo continuava a
leccare.
Marco
non ce la faceva più, "Ti prego, prendilo in bocca", e per tutta
risposta Gabriele lo fece in una volta sola.
Era
in estasi, la sua bocca era calda e lo avvolgeva, la sua barba gli
graffiava leggermente i testicoli gonfi e aumentava a dismisura il
piacere.
Gabriele
aveva poggiato le braccia sulle cosce di lui tenendosi ancorato con
le mani; guardandolo con quella prospettiva le sue braccia
sembravano ancora più grosse e muscolose, perciò decise di chiudere
gli occhi, quella vista lo avrebbe fatto venire subito.
Smetteva
di pompare solo qualche secondo per succhiargli i testicoli e poi
riprendeva, prendendolo tutto in bocca, sempre più veloce.
"Basta,
sto per venire" ansimò Marco, e Gabriele iniziò a pompare più forte
e con più voracità.
Non
riuscì a trattenersi, e con un gemito iniziò a riversargli lo sperma
in bocca, sembrava non finire più.
Gabriele non batté ciglio e ingoiò ogni singola goccia.
Quando capì che i getti erano finiti, si alzò in piedi e iniziò a
masturbarsi forte, "Adesso ti vengo addosso", disse mentre
schizzarono fuori i primi getti.
"Oddio"
pensò Marco mentre guardava il pene di Gabriele schizzargli addosso
uno, due, tre, quattro getti uno più potente dell'altro, seguiti da
altrettanti gemiti.
Rapito
da quella visione avvicinò una mano e lo afferrò; era enorme, caldo
e pulsava in maniera incontrollabile mentre riversava gli ultimi
fiotti di sperma sul pavimento.
Si
guardarono
per un secondo, poi Gabriele scoppiò a ridere "Oddio scusa, ti sono
venuto anche su un piede", disse dandogli un bacio su una guancia.
La
sua risata era decisamente contagiosa pensò Marco, che nel frattempo
aveva strappato alcuni fogli di carta per pulire il pavimento.
"Non
preoccuparti, tanto una doccia me la sarei fatta lo stesso, sono
pieno di svariati liquidi" ironizzò, gli sorrise e lo prese per
mano, "E direi che anche tu non sei tanto più pulito di me".
Uscirono
dalla cucina ed entrarono in bagno per fare una doccia insieme,
durante la quale non mancarono palpatine e allusioni di vario
genere; avrebbero tutti e due voluto il secondo round, ma faceva
decisamente troppo caldo e a nessuno sembrava una buona idea svenire
nella doccia.
Una volta puliti, Marco invitò Gabriele a rimanere per bere qualcosa in terrazzo: “Sai che ti dico, volentieri, non ho nessuna voglia di uscire con questo caldo”.
“Allora mettiti comodo in terrazzo, io prendo da bere, e anche qualcosa da mangiare dai”.
Quando uscì, lo trovò affacciato a guardare il panorama; Roma ad agosto esercitava sempre un forte fascino, così silenziosa e tranquilla mentre riprendeva fiato dal troppo caos e dalle troppe persone.
“Coca-Cola e patatine vanno bene? O sono contro la filosofia del palestrato?” scherzò Marco.
“Ma mi
hai visto?” Disse Gabriele ridendo mentre si portava tutte e due la
mani intorno alla pancia.
Marco
si limitò a ridere per non rischiare di sembrare un malato e si mise
a sedere su una delle due sdraio vicino al tavolo, anche se si
sarebbe voluto dilungare a lungo su quella meravigliosa pancia.
Gabriele prese posto vicino a lui, “A proposito, hai proprio una bella casa”
“Ti ringrazio” rispose “Ma io non vivo qui, o meglio, non vivo più qui. È casa dei miei genitori, sono fuori per le vacanze e ogni tanto vengo ad innaffiare le piante e ad aprire alla signora delle pulizie” “E ad organizzare pomeriggi di relax” Gabriele finì la frase al posto suo.
“Vero” rispose Marco ridendo, poi prese coraggio “Sai, iniziavo a non sperarci più che mi avresti risposto” “Ma come?” era sinceramente sorpreso “Ti ho risposto non appena ho letto il messaggio!”
“Appunto, il messaggio, saranno due mesi che ti scrivo, non ci speravo più”
“Eh ma tu mi hai scritto su Instagram, guarda che ho anche un profilo su Growlr”
“Ahahahah, ma ormai chi lo usa più? Se vuoi veramente rimorchiare devi usare Instagram”
“Ma su Instagram mi scrive tantissima gente, ti giuro che non me la volevo tirare!” fingeva imbarazzo, ma si capiva che quella conversazione lo divertiva.
“Ah scusa tanto, INFLUENCER, mi sono dimenticato dei tuoi mille mila followerz” incalzò Marco, ponendo attentamente l’accento sulla z.
“Sarà, ma il telefono che non ha mai smesso di squillare è il tuo” lo rimproverò ridendo.
Era già
da un po’ che Gabriele si era avvicinato con la sdraio e gli aveva
posato le gambe addosso; durante tutta la chiacchierata Marco non
avevo smesso un attimo di accarezzarle.
“Madonna
che bello che è”, pensava in continuazione, cercando di squadrarlo
senza essere scoperto.
Non
riusciva proprio a togliere gli occhi da quelle gambe; erano
veramente grosse, muscolose, ricoperte di peli che nascondevano
appena una pelle chiarissima.
Pensò
che forse stava esagerando con quel massaggio, e ne ebbe la conferma
definitiva quando, sollevando lo sguardo, notò che Gabriele lo stava
guardando con un sorrisetto molto più che malizioso.
Abbassò di poco lo sguardo, e si rese conto subito che si, aveva decisamente esagerato.
“Si ahahah, hai ragione, dovrei rispondere” era stranamente imbarazzato.
“No, ora
sei tutto mio, i tuoi ammiratori possono aspettare.
Dov’è la tua camera?” disse alzandosi e prendendolo per mano.
Marco non rispose, lo guardò sorridendo e lo portò in camera. Stava per stendersi sul letto ma Gabriele lo fece voltare verso di lui e l’abbraccio stretto, baciandogli il collo.
“Però stavolta voglio il culo”. La tranquillità e la fermezza di quella frase lo tramortirono, sentì un brivido di piacere percorrergli la schiena.
“Pensa
che è proprio quello che avevo intenzione di darti” disse Marco
sedendosi sul letto.
Si mise davanti a lui e gli sfilò i pantaloncini; il pene era già completamente eretto, gli svettava davanti e lo invitava a prenderlo in bocca.
“Dai che
ti piace il mio cazzo” disse Gabriele ironico e Marco rise annuendo.
Lo
prese in mano e lentamente spinse verso il basso, facendo fare
capolino al glande, violaceo e grosso.
Avrebbe
voluto giocarci un po’, ma fu assalito da una voglia irrefrenabile e
lo accolse immediatamente nella sua bocca.
“È
enorme” pensò. Glie a riempiva completamente.
Lo
tirò fuori e lo ammirò per qualche secondo; era fatto proprio bene,
dello stesso, grosso (anche troppo) diametro dalla base alla punta,
che era leggermente arrotondata, proprio come piaceva a lui; “a
pensarci bene mi preoccupa un po’ tutta questa carne” si disse per
un secondo, ma scacciò immediatamente via quel pensiero.
Mentre
lo accarezzava con una mano, con l’altra iniziò a palpare i
testicoli gonfi; ne prese in bocca uno, poi l’altro, e tornò a
dedicarsi al pene, prendendolo tutto in bocca e pompando piano.
Gabriele,
che non aveva smesso nemmeno un secondo di gemere, lo prese per i
capelli e gli spinse la bocca verso la pancia, invitandolo a
leccare.
Marco non se lo fece ripetere due volte e iniziò a leccare e baciare quella bella pancia rotonda e soda, mentre con le mani gli stringeva i capezzoli e lo toccava dappertutto.
“Basta, girati, ti prego” lo supplicò Gabriele, così Marco si alzò e si distese a pancia sotto sul letto, lasciando a lui il compito di togliergli i vestiti di dosso e un secondo dopo erano tutti e due sdraiati a pancia in giù. “Hai un culo da perderci la testa” ansimò Gabriele mentre non smetteva di mordere, leccare e accarezzare.
“Perché non hai visto dentro”, lo sfidò.
In un impeto di eccitazione Gabriele gli diede uno schiaffo su una natica, e per tutta risposta Marco disse “Puoi fare molto meglio di così”.
“Ahahahah, tu vuoi proprio provocarmi eh, e va bene”, con entrambe la mani divaricò le natiche e iniziò con forza a leccargli l’ano, senza fermarsi.
“Cristo che bestia che sei, continua, fai più forte, sto impazzendo” Marco stava praticamente urlando, era totalmente preda del piacere e dell’eccitazione.
“Ti piace eh, e questo? Ti piace?” Gabriele puntò il pene in direzione dell’ano e iniziò a spingere piano, facendo entrare solo il glande, e capì dal gemito di piacere di Marco che poteva andare oltre, perciò spinse ancora un po’.
“OK, un po’ fa male” pensò Marco, ma pensò anche che non gli importava niente, aveva il corpo scosso da brividi di piacere, lo voleva tutto, completamente, e senza nemmeno accorgersene, come se quelle parole venissero da qualcun altro lo incalzò “ Vai, lo voglio tutto!”.
E
Gabriele entrò di scatto.
Per
un secondo il dolore gli fece perdere il fiato, sentiva il sangue
pompargli con forza nelle tempie.
Ma
stava
già passando, lo sentiva. Il dolore si stava trasformando in
un’esplosione di piacere e in quel momento, come se anche Gabriele
lo avesse capito, iniziò la cavalcata.
Anche lui era fuori di sé, “Lo senti? Ti sto rompendo il culo, ah se te lo sto rompendo, Madonna, ti piace?”
“Si, continua, vai più forte” ansimò, mentre allargava le gambe per farlo entrare il più possibile.
Gabriele invece glie le chiuse, “Che bel buco stretto che hai, senti come te lo riempio”, poi si staccò velocemente da Marco e lo girò con forza a pancia in su, tirandogli su entrambe le gambe “Ti voglio guardare in faccia mentre ti scopo” e iniziò a pompare con forza.
“Madonna ti ho aperto in due, senti come ti scopo, ti piace eh?”
Spinse le gambe di Marco ancora più avanti, puntandosi con i piedi sul materasso; in quella posizione ogni volta che lo spingeva dentro entrava tutto fino ai testicoli. Marco non riusciva a parlare, voleva solo che continuasse a pompare sempre più forte.
“Marco, non ce la faccio più, ti voglio venire in culo, ti voglio riempire” Gabriele era arrivato al limite.
“Si, vai, sborrami in culo, ti prego” disse Marco mentre iniziò a masturbarsi velocemente. Gabriele sostituì la sua mano a quella di Marco e iniziò a fare sempre più forte, finché con la voce rotta dell’eccitazione esclamò “Schizzo, ti vengo dentro, aaaaahhhh!”.
Marco venne copiosamente nello stesso momento, sporcando di sperma sia lui che Gabriele. Le pompate si fecero molto più lente fino a fermarsi completamente; “Mio Dio, mi hai fatto impazzire Mà, si è capito?” disse Gabriele ridendo, e come risposta, ridendo a sua volta, Marco lo baciò dolcemente.
Improvvisamente si fece serio “Scusami se magari ho esagerato un po’ con le parole, o se ti ho fatto un po’ male, ma mi hai fatto perdere la testa…scusami”
Marco sorrise, avrebbe voluto rispondergli che era dolcissimo, ma gli sembrò un po’ troppo perciò si limitò ad accarezzargli una coscia e a dire “Non dire cazzate, sei stato perfetto.”
Rimasero per qualche minuto stesi, accarezzandosi e baciandosi, fino a quando Gabriele prese il telefono per controllare l’ora: erano le 19 e 30.
“Beh,
direi che abbiamo fatto abbastanza tardi, che ne pensi?”
“Penso che abbiamo bisogno di un'altra doccia” disse ridendo.
Dieci minuti dopo erano davanti la porta di casa, di nuovo puliti e, soprattutto, vestiti.
“Allora sei sicuro che non vuoi mangiare qualcosa prima di andare?” disse Marco.
“No, ti ringrazio molto ma devo andare, sono già in ritardo per una cena di famiglia” rispose mentre apriva la porta, “Però non mi dispiacerebbe andare a mangiare qualcosa insieme uno di questi giorni”
“Va
benissimo, mandami un messaggio quando sei libero così ci
organizziamo” “È perché non me lo mandi tu?” lo prese in giro
Gabriele
“Beh perché quello super impegnato sei tu no?”
“Ahahah hai ragione. Va bene dai, allora ci sentiamo presto” disse, dandogli un lieve bacio sulla guancia “Va bene Influencer, ci conto.”
Chiusa la
porta, si diresse in cucina, prese il porta tabacco e un bicchiere
di coca-cola, e si diresse fuori in terrazzo.
Il
canto delle cicale faceva da sfondo ad una città inondata dagli
ultimi raggi di sole, e una leggera brezza soffiava distrattamente
tra le tende ancora abbassate.
Lì
seduto, mentre si gustava con calma la sua sigaretta, ripercorse
quel pomeriggio fantastico.
Gli piaceva soffermarsi sui piccoli dettagli, quelli che di solito la gente non nota, come le piccole lentiggini sulle spalle di Gabriele, o l’angolo perfetto disegnato dal suo braccio poggiato sul tavolino, o ancora lo strano modo in cui si mordicchiava il labbro superiore mentre lo ascoltava.
Anche se
aveva appena passato delle ore stupende, era triste e arrabbiato con
sé stesso.
Se lo era promesso, era la sua unica regola: non andare mai al letto con qualcuno che ti piace davvero. Deve essere solo fisico, niente di più.
Erano
passati esattamente due anni dalla fine della sua storia; una storia
bellissima, piena di amore, drammaticamente finita per colpa degli
eventi.
Otto
anni passati a fare progetti, a immaginare la casa dei sogni, a
parlare di matrimonio; tutto finito nel giro di pochi giorni. E da
quel momento promise a se stesso di non cercare più l’amore, di non
dare più a nessuno la possibilità di ferirlo.
Da quel momento, decise di votarsi al piacere, con chiunque avesse solleticato le sue voglie; una botta e via, avanti il prossimo!
Stavolta
non ce l’aveva fatta. In realtà aveva mentito, non erano passati due
mesi dal suo primo messaggio, o meglio, non erano solo due mesi che
continuava a guardare il profilo di Gabriele ogni singolo giorno.
Ed il fatto che avesse ceduto proprio con lui peggiorava soltanto la situazione, perché sarebbe stato impossibile qualunque altro scenario se non quello del sesso occasionale.
“Idiota”
si disse, “E adesso che faccio?”.
Lasciò che quella domanda svanisse nella brezza estiva.
Finì
la sigaretta e si ricordò di dover mangiare, quindi entrò in cucina
ed aprì il frigorifero alla ricerca di qualcosa di commestibile.
“Mh… ok, facciamo che stasera pizza” sentenziò.
E proprio mentre si avvicinava al telefono per ordinare sull’app di food delivery, un trillo lo avvisò di un messaggio in entrata.
“Giappo domani? Ti vengo a prendere alle 20?” Era Gabriele.
“Merda”.
Continua…
Questa è una storia completamente inventata, anche se in ogni personaggio di cui leggerete, molto probabilmente c’è una parte di me. È un racconto diviso in più parti, purtroppo non ho il dono della sintesi, vi chiedo scusa da subito! Però, se vi farà piacere leggere la storia di Marco sarò contento, perché a me sta piacendo molto scriverla! Per qualunque commento, consiglio o critica non esitate a scrivermi a greydorian839@gmail.com, ne sarei felice! Buon proseguimento!