ORSI ITALIANI MAGAZINE
Avevo deciso di andare a Tetuan
Un racconto di Claudio
Avevo deciso di andare a Tetuan senza uno scopo preciso. Mi affascinava il nome esotico e anche il viaggio in autobus nel deserto . I miei amici avevano preferito restare in albergo , cosi' la mattina presto mi imbarcai sul traghetto per Ceuta . La traversata fu accompagnata da un sole bellissimo, che illumino' di magici colori le coste africane. Le formalita' al confine con il Marocco furono rapide. La stazione degli autobus non era lontana dal porto e con gran fortuna e tempismo presi il pulman per Tetuan che parti' quando ancora non mi ero seduto. La puzza, anzi il fetore era opprimente. Un pensiero di rimpianto mi attraverso' veloce la mente. Il mio compagno di viaggio era un uomo sui 40 anni. Magro e con un viso liscio, ma solcato da rughe ai lati della bocca grande e carnosa. Mi saluto' con un sorriso che io ricambiai e con mia sorpresa mi disse con una pronuncia molto chiara: sei italiano? Lo guardai un po' stupito e gli risposi di si che ero italiano. Ho imparato la tua lingua a Milano mi disse, ci sono stato per 6 anni. Io risposi con la frase piu' banale e stupida che mi venne alla bocca in quel momento: ma bravo!! .
Ali' cosi' si chiamava il marocchino , mi disse che era tornato in Marocco da un paio di anni senza spiegarmi il motivo, che io mi guardai bene dal chiedere, anche se potevo immaginarmelo. Il viaggio duro' circa 3 ore e mezza, che passammo chiacchierando su una infinita' di cose e facendo schermaglie su un possibile approccio sessuale. Io non mi spinsi piu' di tanto e lui sembro' lievemente interessato. Arrivammo a Tetuan verso le 2 del pomeriggio. Ali' prima di salutarci mi chiese se avevo intenzione di passare la notte in citta'. Veramente non ho deciso niente gli dissi stringendogli la mano. Intimamente speravo di trovare il motivo per passare la notte a Tetuan, tra le gambe di un bel marocchino, ma avevo soggezione a dirglielo. Se decidi di restare mi disse, vai all' albergo del Dattero , e' pulito e si mangia bene e soprattutto il padrone sono io. Rimasi divertito e stupito. Il marocco aveva fatto fortuna a Milano; ecco perche' era tornato a casa. E io che pensavo alla solita storia di spaccio e rimpatrio forzato. Mi diede alcune indicazioni sui posti che non dovevo mancare di visitare e poi mi fece dono di un bigliettino da visita scritto in arabo, sul quale era scritto a caratteri dorati il nome dell' albergo e il numero di telefono. E' facilissimo trovarlo, in citta' lo conoscono tutti.
La stazione era una vera e propria bolgia dantesca. Di forma rotonda e con un gran piazzale in terra battuta dove sostavano decine di autobus. Il fumo e il puzzo di gas era asfissiante, ma nessuno pareva farci caso. Autobus con i porta-bagagli fissati sul tetto si riempivano come metro' a l' ora di punta, caricando di tutto, dai cesti ricolmi di frutta e verdura a caprette belanti e meraviglia delle meraviglie vidi un paio di robusti giovanotti che facevano salire spingendolo per le chiappe un piccolo asinello bianco e nero dalla porta posteriore. Non potei trattenere una risata, e sotto lo sguardo severo dei due, mi allontanai rapidamente verso il bazar che distava qualche decina di metri dal piccolo inferno. Passai piu' di un' ora tra i banchetti e negozi, e poi mi arrampicai verso la torre, una piccola fortezza posta su uno sperone di roccia. Era conservata abbastanza bene nonostante avesse otto secoli sulle fondamenta. Non c'erano altri visitatori e la guardiola era deserta. Mi guardai intorno e attraversai il ponte levatoio . Il piazzale pavimentato con lastre di pietra irregolare, aveva al centro un pozzo finemente cesellato.
Una scala a vista si arrampicava su verso la sommita' merlata. C'erano diverse piccole stanze che si aprivano tutto intorno al perimetro. Mentre ne visitavo una che dava sulla sconfinata pianura che precedeva il deserto, sentii la voce di Ali' che mi chiedeva se mi piaceva cio' che vedevo. Mi voltai e gli risposi di si che mi piaceva il deserto e i suoi figli . Lui si avvicino' e guardandomi negli occhi mi disse: hai deciso se passerai la notte qui? Le sue mani si erano prese una nell' altra. Il suo volto era leggermente teso. Ma che cazzo !!! era evidente gli piacevo! Io feci subito un passo avanti e presi la palla al volo. Gli toccai la mano e gli dissi : a te farebbe piacere? Lui agito' prima il capo e poi disse con voce ferma; molto. Mi piacerebbe molto se tu restassi a dormire nel mio albergo. Strinsi di piu' la sua mano e lui si avvicino' a me . Il suo corpo sfiorava il mio e io potevo sentire il suo caldo e piacevole respiro sul mio volto. Il suo odore di maschio mi aveva un po' stordito, cosi' quando la sua mano si poso' sulla mia spalla mi lascia andare contro il suo corpo. Lo sentii. Duro, sotto i leggeri calzoni il suo cazzo mi premette sulla pancia. Lasciai che mi sfiorasse il collo con le labbra e passai la mano dietro la sua schiena tirandolo a me. Il cazzo premete con forza sulla mia pancia e io mi strusciai contro di esso come una gatta in calore.
Ali' pratico e smaliziato chissa' da quante simili situazioni, mi tasto' con decisione il culo strizzando le mie chiappe. Mi cinse i fianchi con le mani, e con mio stupore avvicino' le sue carnose labbra alle mie. Mi lasciai baciare come una verginella. Lasciai che la sua lingua entrasse da padrona nella mia bocca e assaporai con ralla crescente il sapore del suo bacio. Le mie mani intanto avevano preso possesso del suo cazzo. Era duro e abbastanza grosso da riempire il mio affamato culo. Una miriade di succulenti pensieri mi fece quasi sborrare nei calzoni. Ali' era un' esperto della inculata e di li a poco mi diede ampia dimostrazione delle sue qualita'. Mi fece calare i calzoni e mi mise in posizione prona. Si mise in ginocchio dietro di me e dopo avermi allargato le chiappe con le mani, infilo' la sua lingua dentro il mio buco infuocato.
Potevo sentire il profumo del mio culo sudato e lui si inebrio. La lingua entrava con forza fino al limite del possibile e dopo qualche minuto ero aperto come una cagna in calore. Lui si rese conto e cambio' posizione. Si mise dritto dietro di me e prese le misure, piazzo la sua cappella nel centro del mio buco di culo. La pressione fu forte. Con un leggero crac scick bluch mi entro' dentro fino alle palle. Il gemito che mi usci dalla gola fu seguito da un sibilo e un lamento: Ali' mi aveva cominciato a pompare con lentezza ma profondamente. Si fermava di spingere solo quando le sue palle si comprimevano sulle chiappe. Mi diede un paio di secchi schiaffi sulle natiche e poi sempre aumentando la velocita' di scorrimento del suo cazzone nel culo, mi comincio' a strizzare i capezzoli duri e lunghi di ralla. Lo sentii fremere un paio di volte e con ansia attesi di sentire il getto di sborra calda dentro il mio culo. Ci volle ancora un po' di tempo. Ali' era bravissimo a rimandare indietro lo sperma e a cominciare di nuovo la sua inculata. Lo feci sfilare dal mio culo facendolo entrare quasi tutto nella mia bocca. Il sapore del mio culo era forte.
Lo succhiai e leccai con una tale passione che dopo un paio di minuti la sua vena si gonfio' come una vescica e io spingendolo a fondo nella mia gola lo feci venire dentro di me. Succhiai fino a quando dalla sua mappa non usci la ultima goccia di dolce nettare. Alzai lo sguardo; sorrideva. Ti e' piaciuto? con la bocca piena del suo sperma gli feci cenno di si con la testa. Anche a me disse Ali' . Ma volevo sburarti nel culo. Inghiottii e gli dissi : abbiamo tutta la notte per farlo. Lui senza scomporsi piu' di tanto mi prese per le spalle e sollevandomi mi disse: ma la notte e' ancora lantana e io ho voglia adesso di schizzarti nel culo. Io gli afferrai il cazzo con entrambe le mani e gli succhiai un labbro. E allora fallo che aspetti? gli sussurrai all'orecchio prima di metterlo tutto dentro la mia bocca infuocata dallo sburo e dalla ralla.
Ali' si stacco dal mo abbraccio e mi disse di seguirlo che c' era
un posto migliore per metterlo in culo. Mi tirai su i calzoni e lo segui
fuori dalla stanza . Scendemmo di un piano e dopo aver armeggiato qualche
secondo con una pesante porta Ali' mi fece entrare in una stanza molto piu'
grande. C' era un grande tavolo di legno massello al centro e diverse poltrone
intorno. Vieni mi disse, questo e un posto fantastico per inculare qualcuno.
Mi tolsi i calzoni e rimasto nudo dalla cintola in giu' , mi fece mettere
sdraiato su una poltrona. Mi sollevo' le gambe e senza tanti preamboli mi
fece scivolare di nuovo il suo cazzo nel profondo del culo. Con voce roca
e smorzata gli dissi: adesso mi stai proprio scopando come una troia. Si!
sei la mia troia e ti scopero' a sangue fino a questa notte. Mantenne la
parola, uscimmo dalla stanza della torre soltanto due ore dopo. Mi aveva
sborrato altre due volte nel culo, mentre io avevo schizzato in continuazione
tra le sue mani. Quando arrivammo al suo albergo, mi fece accompagnare da
suo figlio maggiore alla mia stanza, e prima che mi rendessi conto di quello
che stava succedendo, Ibraim cosi si chiamava il giovanotto, mi appiccico
un bacio sul collo e lisciandomi il culo mi disse: c'e l'ho piu' grosso
di mio padre e mi piace anchz prenderlo in culo: vedrai che ti faro' contento.
Ma questa e' un' altra storia che ti racconto la prossima volta.
Claudio