ORSI ITALIANI MAGAZINE




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Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni

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Il tecnico dell'Enel

Un racconto di Orsardoi


I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


S’era rotto non so cosa nella scatola d’immissione dell’energia elettrica, da qui il problema: era andata via la corrente e l’azienda non sapeva dirmi come ovviare se non che “domattina …”, “non tema, al più presto …” e tante altre menate.

Ma, in effetti, dovrò passare la sera (e la notte) al buio, senza riscaldamento (essendo autonomo ho una caldaia che si accende solo se c’è la corrente) e senza il mio bagno, perché ho un sanitrit e così dovrò usare il bagno di servizio. Il tutto mi faceva abbastanza incavolare!

Dopo aver mangiato in trattoria, sono andato al cinema, poi in un pub, insomma son riuscito a star fuori di casa, e al caldo, fino all'una, ma, poi, di corsa sotto le coperte a bestemmiare un po’, al freddo!

Alle sei del mattino son già sveglio e già comincio a mandar “benedizioni” all’ente che m’ha fatto passar una notte così.

Saranno lì per le otto!” m’aveva detto la flautata voce della telefonista che cercava di ammansirmi, ma son quasi le 9 e qui non si vede nessuno… sto per ricominciare a tempestare di telefonate la tizia di ieri, che si presentano alla porta due operai.

“Ce l’ha una scala?” mi chiede il primo, un robusto trentacinquenne, alto, biondo, un paio di occhiali senza montatura gli sottolineano gli occhi azzurri.

Vorrei farlo entrare, anche per guardarmelo meglio, ma s’infila l’altro: cinquantanni, bruno, lo sguardo curioso, i baffi da topo, i modi troppo sicuri.

Porta fuori la scala al compagno e gli passa gli attrezzi: è chiaro che l’altro, benché più giovine, se ne intende di più.

Con la scusa di chiedere se ha capito qual è il guasto, esco e me lo rimiro dal sotto in su: la camicia s’è sfilata dai pantaloni della tuta e sul ventre s’intravede una bella peluria, lunga e soffice che s’incammina dall’ombelico verso l’alto.

Subito parte il mio senso materno: “Stia attento che si prende freddo!” All’inizio sembra non capire, poi guardandosi, mi sorride, con una manata si ficca la camicia dentro, poi alza di nuovo le braccia e il ventre torna a far capolino.

Si guarda e ridiamo tutti e due.

L’altro si precipita per esser partecipe della risata e mi fa piacere che anche il biondo non gli dica niente.

Va avanti a trafficare, avvita e svita, tronca e salda, ma la luce non viene …

"Berto, vammi a prendere la cassetta blu sul furgoncino" chiede al compagno.

Io non perdo l’occasione, gli preparo un caffè d’orzo, perché così faccio presto, e lo invito a scaldarsi un po’ dentro.

Mi sorride “Non è che in questa casa ci sia un gran caldo!” Risata di entrambi, ma insisto “Il caldo è nel caffè!”

Ci sediamo in silenzio, prima tintinnano solo i cucchiaini che girano nelle tazze, poi gli chiedo cosa ne pensa del problema.

“Sinceramente non lo so, ma vedrà che ce la faccio!”

Ha un bel viso aperto, intelligente e, ora che ce l’ho vicino, guardo gli occhi, azzurri, grandi, intelligenti.

Cerco, velocemente, di pensare ad una bella frase, ad un qualcosa che riesca ad agganciarlo, ma sopraggiunge il Berto, s’intrufola tra noi, vuole il suo caffè.

Ovviamente era già pronto e mentre beve, cerco di attrarre l’attenzione dell’altro, lo porto nel ripostiglio chiedendogli se, secondo lui, è pericolosa la caldaia che s’è spenta per mancanza della corrente: il ripostiglio è piccolo, siamo molto vicini, sento il suo profumo.

“Beato lei che s’è potuto lavare!” esclamo e muovendomi struscio il braccio sul suo petto.

“Oh, scusi!” dico, mentre assorbo il suo sapor d’uomo che mi pervade le narici.

C’è una pausa, in cui provo imbarazzo, timidezza, vergogna, che è lui che risolve: “Se vuole, posso tornare a vedere se c’è qualcosa di rotto o se tutto va bene, ma ora non riesco a controllarla perché abbiamo tutta una serie d’appuntamenti!”

A che ora può venire?” subito soggiungo. “Son libero all’intervallo di colazione”

Non riesco a far esplodere il mio sì felice, perché l’altro, che ha finito il caffè, s’è affacciato sulla porta.

Lui torna fuori e con i nuovi attrezzi fa un qualcosa ... e “la luce fu”!

Li ringrazio molto, anche se parlo esclusivamente a lui, poi pagato l’intervento mi da in mano una ricevuta, che ha firmato lui: Giorgio!

Capperi, perfino il nome è bello!

I tre grandi amori della mia vita avevano tutti questo nome … come mi piacerebbe che ce ne fosse un quarto. Lui.

Fino a mezzogiorno ho un sacco da fantasticare!

Son tornato a casa da una mezz’ora, quando trilla il citofono, rispondo in un baleno: “Sono il tecnico dell’Enel …” dice un po’ timido.

“Venga! Venga pure!” Guardo l’ora: son le 12 e un quarto, evidentemente anche lui s’è affrettato a mollare il compagno per venir da me.

Ah, che bel caldino!” mi dice a mo’ di saluto, si toglie il berretto e si dirige subito nel ripostiglio.

Io lo seguo con due bicchieri d’aperitivo: accetta … facciamo cin-cin e io sento un brivido come se fosse un qualcosa di intimo.

Anche se mi dico che son scemo, che quello c’ha ben altro da pensare …

Se vuole ho preparato anche qualcosina da mangiare …” sussurro timoroso di un suo no.

“Non doveva disturbarsi! Controllo questo e scappo via.”

Ma s’è fermato, non entra nello sgabuzzino … lo prendo sottobraccio e gli sciorino il menù.

“Certo non è granché, l’ho preparato in una mezz’ora, però comincia con l’avogados, come antipasto (è una mia specialità e normalmente la gente rimane meravigliata), poi ho fatto saltare un risottino (piatto tipico della cucina milanese), infine patate fritte e cotoletta, che van sempre bene!”

Dà una panoramica sul tavolo: “Ma davvero ha preparato tutto per me?!” si meraviglia, togliendosi il giaccone. “No, Giorgio! Anche per me!”

Ridiamo … e il riso è sempre un buon inizio! Anche il vino è utile e lui non si tira indietro!

Stiamo gustando il dolce frutto con la salsina rosa e i gamberetti, che lui realizza che l’ho chiamato per nome: “Ma come fa a sapere come mi chiamo?” “L’ho letto sulla ricevuta, anzi, scusi ma non mi son presentato …”

Ti chiami Gigi!” dice lui trionfante e passando al tu. 

E subito sogno che ci stia, che il dopopranzo sia un lungo, meraviglioso pomeriggio di sesso… e mentre sto sognando, mi chiede come si fa l’avocados e come mai son così bravo in cucina e se son sposato.

Anche questa domanda, in questo momento, mi fa sperare.

Ma soggiunge che lui lo è, che ha due meravigliose bambine e tutta una serie di particolari su moglie e famiglia, cui fingo di essere interessato e che non mi fregano proprio!

Anzi, quasi mi inducono a demordere dal mio piano.

E, finalmente succede qulcosa: mentre stiamo ridendo per una scemata che ho detto, urta il bicchiere che si rovescia sul tavolo e sui suoi pantaloni.

Continua a scusarsi, mentre io tampono con lo straccio la tovaglia e non s’accorge quasi che da questa passo a asciugargli anche la tuta: ma è proprio zuppa!

“Cià! Toglila che così te la pulisco bene!”

Mentre mi dice di no, che non devo disturbarmi, se la sta già togliendo e due colonne di marmo tutte ambrate da una lunga, soffice, bionda peluria esplodono come un flash nella stanza.

Non riesco a non esclamare: “Cribbio, che gambe!, Cosa fai? Calcio?”

Mentre se le guarda, come se fosse la prima volta, mi dice che è il suo sport preferito, che da piccolo era un “pulcino” dell’Inter, ma che, poi, la moglie gli aveva fatto scegliere “O il calcio o lei: e io ho sbagliato!”

Questo lo dice come un ritornello: chissà quante volte ha fatto questa battuta per far ridere gli amici.

“Non t’ho detto perché io non mi son sposato: a suo tempo una donna m’ha fatto scegliere o il teatro o lei e io ho scelto il teatro!” “Sei un attore?!” Si meraviglia lui. “No. Un regista.”

E’ ammaliato. E’ come se cominciasse, ora, a vedermi.

Prendo la palla al balzo: “E tu non hai mai recitato!“ “Mavvah!” soggiunge con pudore.

Comincio, allora, una serie di complimenti sul suo fisico splendido e, togliendogli gli occhiali, sui suoi occhi celesti, sul naso, che ha forte e virile e sulla mascella volitiva, sui capelli che più che biondi son d’oro! Eccetera eccetera e lui abbocca!

Dici?”, “Ma va là, che non son bello, io!”

E tutta una serie di piccole esclamazioni che lo mettono a nudo: è sensibile ai complimenti! Sembra che mai nessuno glieli abbia fatti.

Io non mi tiro certo indietro e ben presto toglie il golf e la camicia per permettermi di analizzare il suo busto, le spalle, che son ampie e ben sviluppate, gli avambracci, che potrebbero essere quelli di un boxeur, e i pettorali che gli descrivo, anche se non li vedo, e lui mi accontenta anche per quelli: toglie la maglietta e ritrovo quel sentiero di peli biondi, che han dato inizio alla storia!, e che ora si vedono sfociare tra i due pettorali contornando con due boschetti biondi i capezzoli. Gli ammiro anche quelli e glieli sfioro: subito si drizzano puntuti.

Gli sfioro lievemente la pelle della schiena e ha come un brivido: sarà freddo o è piacere?

Mi metto dietro e gli massaggio i deltoidi e l’attaccatura del collo: si rilassa e mentre continuo a massaggiarlo, gli sfuggono sospiri e mugolii.

La pendola a cucù scandisce le due: improvvisamente salta su, guarda terrorizzato il quadrante: “E’ tardi! Abbiamo fatto tardi! Cosa cavolo faccio, ora?”

Non oso dir niente: mi sembra che il mio bel gioco stia andando a pezzi! E mi sembra buffo questo marcantonio, in boxer, terrorizzato.

Prende il cellulare, forma il numero e “Berto, un cretino m’è venuto addosso! La macchina non mi va! Telefona tu in ditta, per oggi non ce la faccio a venire!”

Tira un lungo respiro, poi si gira verso di me e, aprendosi in un sorriso,: “Non sono abituato a dir bugie … ma mi piaceva continuare a mangiare con te.”

E mi offre di nuovo le spalle e le mie dita esperte riprendono là ove si erano interrotte.

Quando le mani si avventurano sulla schiena, e un po’ più in giù, gli dico che è forse meglio che si sdrai, così riesco a farlo rilassare di più: mi segue docile, si stende a pancia in giù, le braccia e le gambe lievemente divaricate. E’ uno spettacolo! Forse solo su internet ho visto un fisico tanto bello!

Sono eccitato e le mie mani si ghiacciano … allora, per scaldarle, prendo un olio che è al rosmarino: lo utilizzo spesso, quando porto qualcuno dal massaggio fisico a quello sessuale perché scalda (anzi qualcuno m’ha detto che arroventa!) la parte.

Ricomincio col collo, scendo sulla schiena e i mugolii continuano.

Mi soffermo su quei due buchetti che sono un po’ più su delle natiche e, prendendo un asciugamano glielo appoggio sul sedere mentre gli tolgo le mutande: “Così non te le ungo!” Mi scuso quasi, ma lui non dà nessun segno di fastidio perché evidentemente è abituato al lavoro dei massaggiatori.

Manipolo queste due meravigliose mele, sode e muscolose, eccitandomi come poche volte!

M’infilo anche nel solco, rincorrendo gocce d’olio che volutamente vi ho fatto scivolare. Ad un certo punto vedo che muove il bacino come per assestare qualcosa ch’è diventato duro.

E’ il mio momento: “Ora girati, per favore.” Afferra l’asciugamano e tenta di coprirsi davanti.

Naturalmente faccio finta di niente e, sempre tenendo d’occhio quel gran pacco nascosto dal tessuto, comincio a massaggiare i pettorali, l’addome, l’ombelico e DEVO arrivare al ventre.

Come se niente fosse, come se non mi fossi accorto di nulla, tolgo l’asciugamano, lui nasconde l’erezione con la mano, io dico di non preoccuparsi, che succede a tutti d’eccitarsi e lui, timidamente, toglie la mano.

Capperi! Anche qui sei fuori dal comune! Mai visto un uccello così grande e bello!”

Ma va! Smettila di prendermi in giro!” Si schernisce, ma si vede che i complimenti gli fanno piacere e lo lascia esposto e le mie dita, prima come per caso, poi sempre più volutamente, lo toccano, lo accarezzano, cominciano a masturbarlo: i suoi mugolii sono un chiaro Sì!

Le mani corrono dall’asta allo scroto, risalgono ai capezzoli, più su fino alle orecchie, e, seguendo le linee scolpite del suo corpo ritornano sull’aquila imperiale che sta tentando il volo, ancorata ai due turgidi coglioni.

Non ce la faccio più! Mi chino e glielo prendo tutto in bocca, fino in gola.

Non mugola: urla.

E, finalmente, le sue mani cercano la mia testa, m’accarezzano, mi sospingono in un coito di bocca che mi eccita sempre più.

Salgo in ginocchio sul letto: lui mi guarda mentre mi spoglio, anzi mi aiuta.

Quando son nudo, m’abbraccia, mi stringe, mi stritola quasi: la sua voglia è una voglia antica e quando avvicino le labbra alle sue, mi lascia entrare, mi permette di avviluppare la mia alla sua lingua, poi, comincia a respirarmi dentro: usa l’aria dei miei polmoni e mi dà la sua, in una sorta di apnea sensuale.

Lo stringo forte anch’io e, sconvolti e mugolanti, veniamo uno sull’altro!

Come è stato bello, Giorgio! Ma chi te l’ha insegnato?” gli chiedo, mentre restiamo abbracciati e mi dice che gli piace, ma che non lo può fare perché sua moglie attacca a tossire e a maledirlo, quando ci prova. Poi mi dice, e io lo so già!: “Sai è la prima volta che faccio l’amore con qualcuno che non sia lei!”

E t’è piaciuto?” Non vuole ammetterlo, ma mi stringe ancora, sempre più forte … e il mio membro ricomincia a dar segni di vita.

Ma … vuoi ancora?” Si meraviglia lui. “Perché? Pensi che il tuo no?” Mi divincolo e glielo prendo in bocca: anche così è bello, con un gran prepuzio che gli copre pudicamente il glande.

La mia lingua sa cosa fare … pochi secondi e lui si meraviglia della sua nuova, mirabile erezione. Mi accarezza come per ringraziarmi e io aumento il ritmo: ricomincia a gemere, le sue mani mi cercano con sensualità.

Poi, è lui che cerca la mia bocca e, di nuovo, facciamo economia d’aria: il suo respiro passa dalla sua alla mia bocca, l’aria è sempre meno ricca d’ossigeno … ci sembra di morire!

Ci abbandoniamo uno tra le braccia dell’altro ansimando: petto contro petto, ventre contro ventre.

Mi fa male il pene che sta come scoppiando.

Prendo tra le mani il suo: marmo puro. Me lo reinfilo in bocca: ha un buon sapore, come di miele di corbezzolo.

Quando glielo dico, non sa cos’è, ma soggiunge “Perché, di che cosa sa il tuo?

Povero Giorgio! E’ così semplice che lo porto dove voglio: “Non so: prova!” e lui si avvicina al mio membro che nell’attesa sta sprigionando le prime goccioline.

Ne coglie una col dito e l’assaggia.

Forse non sente il sapore e avvicina le labbra, poi la lingua: una leccatina fugace prelude ad un piccolo bacio, poi sentendosi il suo attrezzo tutto dentro la mia bocca, con timidezza avvolge il mio con le labbra, poi con la lingua, poi comincia a succhiare. Io succhio con foga e lui, da bravo e attento scolaro, mi copia.

Così prima il glande, poi l’asta, poi un coglione alla volta: i nostri apparati genitali vengono baciati, leccati, succhiati.

Spingo la lingua oltre il perineo, arrivo al foro: ma lui s’irrigidisce e faccio dietrofront!

E’ vero! E’ troppo presto!

Ho già avuto tanto da lui, per essere la prima volta … e ricomincio a pompare. E lui ricomincia a pompare.

Quando sto per venire, lo avverto e glielo sfilo di bocca, così mentre io ingoio la sua abbondantissima melassa, gli vengo sul petto.

E’ meravigliato, non capisce perché l’ho ingoiata e non gli basta la mia risposta “Perché è roba tua!” e di nuovo, con un dito, prende un po’ del mio sperma dal proprio petto e lo mette in bocca.

Che cosa sensuale vederlo! E non mi blocca neppure il suo “Ma è freddo!”, il mio membro ricomincia a desiderare d’essere ancora accarezzato, baciato, succhiato.

Lo prende in mano, me lo stringe, ma poi lo lascia e vuole che mi stenda accanto a lui: “Fra poco vado e non credo che ci rivedremo più ... anche se mi spiace perché mi sei simpatico. Ma devi capirmi: son sposato e non son cose che si fanno!” 

Ma io, ormai, mi son preso una cotta per lui! Non voglio che succeda che se ne vada per sempre e, subdolamente, gli insinuo “Hai ragione. Un uomo sposato non deve fare nulla che non gli piaccia e che può dar fastidio alla moglie! Ma, un uomo sposato, può incontrare un amico! Può rivedere una persona simpatica! Può andare a mangiare una pizza con lui o a bere un caffè!”

Così, anche ora, l’ho fregato: domani sera andiamo a mangiare una pizza e son sicuro che l’ammazzacaffé me lo bevo qui.

E avrà un ottimo spore di miele al corbezzolo!