Il Festival dei Teatri d'Europa a Milano

 

Nel mese di dicembre il Piccolo Teatro di Milano ha ospitato il Festival dei Teatri d'Europa ed è in quella occasione che ho avuto modo di verificare una volta di più come Bill T.Jones, presente con la sua ottima compagnia mi sembri un coreografo per nulla innovativo, ma un abile, e sia inteso nel senso migliore, uomo di teatro; infatti dei quattro pezzi presentati: JUST YOU (1993), OUT SOME PLACE (1999), D-MAN IN THE WATERS (1989), DUET (1995), solo il primo mi ha colpito per la carica emotiva e l'intensità delle atmosfere (Eric Bradley e Daniel Rusper, gli ottimi danzatori) di una coppia che alterna fragilità e tensione, si sostiene e si respinge, ma in special modo è vero per uno dei due che amorosamente, trepidamente vigile, osserva, affettuosamente tiranneggia l'altro che spesso cede, cade, ma orgogliosamente talvolta rifiuta l'aiuto: le ottime luci aggiungono suggestione ad un pezzo di notevole carica emozionale che si può leggere a vari livelli di un discorso amoroso

Non c'è amore, invece, nei due travolgenti spettacoli shakespeariani di Eimuntes Nekrosius, se non quello fortissimo per il teatro, o, certo, per il potere ! Infatti si tratta di interpretazioni di rara forza e ferocia, e se ognuno ha il suo segno di scavo e rielaborazione dei testi con un'ammirevole libertà, e al contempo inequivocabile fedeltà allo spirito, sono visioni che partono da un'ambientazione 'rurale', con un uso di materiali 'poveri' reinventati. Occasione interessante quella di assistere a MAKBETAS e HAMLETAS a pochissimi giorni di distanza, così da poterne cogliere la comune matrice ispirativa e le soluzioni espressive che li accomunano. Lo sguardo, è come dicevo, sulla ferinità delle situazioni e dei personaggi. Siamo, comunque in paesi molto freddi: la Lituania d'origine del regista e della sua compagnia , come la Scozia dell'undicesimo secolo o la Danimarca del XVI, per cui, sempre molto a Nord. Infatti, Macbetas arriva in scena imbacuccato (già di suo è il bellissimo orso Kostas Smoriginas) con berrettone, con guantoni che morde per sfilarli, alle gambe ha fasce da soldato senza tempo; le signore sono in lungo, coperte protette incappottate, non sempre le tre belissime, bravissime, giovanissime divertenti streghine intente ai loro giochi magici che, si sa, scaldano ! Anche la Lady , giovane e molto bella (Delia Storyk) oltreché intensissime, e l'emozionante bellissimo superorso Banquo di Vidas Pekteviciusche verrà barbaramente ucciso piantandogli una serie di asce nella schiena, ma fortunatamente, sui tronchi davanti a lui cosicché in prospettiva la suggestione era perfetta; sdraiato, ad ogni colpo avrà contrazioni, salti e rantoli che, nonostante tutto sono di una sensualità senza pari ! Anche Duncan vaga per la scena con la sua accetta bene in vista in mezzo alle scapole aggiungendo un tocco di baracconeria che non guasta. Le magie sono semplici: un calderone rovesciato, un legnetto, una corda fra i denti per evocare il mondo ultraterreno, e ci riesce: l'altro mondo è dietro il primo albero; le apparizioni semplici, immaginate, sono di grande forza.

In Hamletas dopo un inizio di rara ursinità dove un 'gigante peloso' si fa avanti su quelli che si fingono gli spalti del castello, e noi rimaniamo allibiti, eccolo sdoppiarsi in due giovanottoni impellicciati subito prima della impagabile apparizione dello spettro: un orsone bianco ma veramente ! rivelato dietro un 'teatrino' quello stesso della recita successiva, su di una sedia a dondolo, è ancora l'ottimo Vidas Pektevicius dentro una pelliccia candida; ed è solo l'inizio, poiché anche lui come le streghine di prima , a modo suo, esponente delle potenze ultraterrene, sarà presentissimo durante tutto lo spettacolo, sino, alla fine, quando, dopo la morte del figlio (Andrius Mamontovas) ne raccoglierà fra le braccia il corpo esanime e depostolo su di una pelliccia bianca come la sua lo trascinerà per il palcoscenico urlando come un animale ferito la disperazione e il dolore per la perdita dell'essere più caro, di quell'essere che lo ha vendicato e ha dato la vita per farlo, quella vita che ora Amleto padre si rende conto essere stata la sua unica ragione di essere, anche come spettro ! Ma tornando indietro e rivedendo alcune immagini indimenticabili evoco le tenerezze fra il protagonista e Ofelia (Victorija Kuodyte): bestiole innamorate; il monologo sotto un lampadario di ghiaccio che man mano comincerà a sciogliersi, fin quando Claudio, un violentissimo e bellissimo omone barbuto (Vytautas Rumsas) lo prenderà a colpi di spada facendo saltare schegge ovunque, con un effetto che vi lascio immaginare; oppure quando, ancora il re con due enormi coppe di vetro riempite di acqua ghiacciata, vedrò spezzarsene una ed uscire un fiotto teatro fatto di niente si fa per dire; recitato benissimo in una lingua di straordinaria bellezza 'barbara', ma qui ci sono i sovratitoli, mannò, non volevo essere polemico, uffa !

Su tutto un sofisticatissimo progetto sonoro e luci perfette.

 

Emilio Campanella

 


INDICE DI STORIE DI ORSI

BEARS' STORIES INDEX

 ORSI ITALIANI MAGAZINE:

INDICE PRINCIPALE

MAIN INDEX