ORSI ITALIANI MAGAZINE
Sono un uomo cattivo
(Parte seconda)
Un racconto di Ste
Tornai sui miei passi cercando di fare meno rumore possibile. La vista di quel pachiderma addormentato su quel giaciglio me lo faceva rizzare ancora. Sognavo di abusare di lui, ma era troppo forte per me, dovevo escogitare qualcosa.
Appeso dietro la porta che dava sulla scaletta trovai un accappatoio con una cintura. La cintura poteva essermi molto utile per legarlo. Cercai anche un paio di pantaloni da dove sfilare eventualmente una seconda cintura ma non ne trovai. Recuperai due paia di slip dalla sedia, li ripiegai in due attorno a ciascuna gamba del letto e, con molta calma, feci passare le caviglie della bestia all'interno dei gambali. In questo modo le sue caviglie rimanevano bloccate alle due gambe del letto e ben divaricate. Presi un altro slip, legai una estremita' della cintura al centro dell'indumento ed infilai i polsi nei gambali. L'altra estremita' la passai attorno ad una sbarra della testiera del letto e tirai con forza per tendergli le braccia. Mentre il bestione, ridestandosi improvvisamente, cercava di capire cosa stesse succedendo, io riuscii ad immobilizzarlo completamente.
-Brutto frocio del cazzo, che cazzo intendi fare!!??- sbraito'.
-Non l'hai ancora capito?- risposi con molta calma.
-Bastardo figlio di puttana, liberami subito!!-.
-Che fretta hai?- e fui completamente nudo in un secondo.
Lui mi guardo' sgranando gli occhi, quasi incredulo.
-Liberami ti ho detto!!!!!- e comincio' ad urlare.
Non potevo permettergli di disturbare il mio lavoro. Saltai sul letto sedendomi sul suo ventre ed allargando le cosce attorno alla sua bella pancia pelosa. Lo minacciai.
-Se non la smetti di urlare ti ammazzo. Se fai il bravo invece ti faccio divertire ancora. Che ne dici?-
-Dico che sei un figlio di puttana e che ti ammazzo io!!!- e sempre urlando cerco' di liberare la mani. Cominciai a massaggiargli il petto. Le sue mammelle erano morbide e avvertii una certa consistenza sottostante, segno che in passato doveva essere stato molto piu' asciutto e muscoloso. I suoi capezzoli erano grossi e cominciavano ad inturgidirsi, tanto che dopo averci un po' giocherellato, mi abbassai su di loro e cominciai a lavorare di lingua. Il suo odore era acre, di sudore, ma mi faceva impazzire. Presi a leccare e succhiare con voracita' quei due bottoni turgidi e pelosi e intanto strisciavo sul suo corpo per avvicinare il mio cazzo durissimo e scappellato al suo. Lui non gridava piu', mugolava e cercava di liberarsi tendendo i muscoli delle braccia.
Afferrai i due capezzoli con le dita e cominciai a scendere con la lingua fino all'ombelico. Lui contraeva e rilasciava gli addominali e io presi a baciarglieli fino ad arrivare al cazzo. Questo cominciava ad irrigidirsi. Il mio desiderio di spompinarlo si faceva irrefrenabile e cedetti al mio istinto. Mi inginocchiai ai piedi del letto, gli afferrai la base del pisello e con movimenti circolari del polso gli facevo girare la punta, come se maneggiassi un lazzo da cow boy. Lo guardavo mentre, sempre impegnato nel tentativo di liberarsi, agitava le gambe e gonfiava due cosce da culturista gemendo di piacere. Quando la mia bocca fu piena della sua cappella ebbe un sussulto e comincio' a sollevare il bacino. La sua minchia era dura come il marmo, i suoi coglioni cominciavano a fabbricare sborra che cercavo di succhiare mentre ancora si trovava a meta' del pisello. I suoi mugugni si trasformarono presto in una serie di sospiri molto pronunciati e gracchianti mentre i suoi 'No' cominciavano a diventare 'Si' sempre piu' lunghi e sospirati.
Non diede il minimo preavviso. Mentre ero impegnato a segargli la verga con energia, uno schizzo bianco e profumato mi inondo' il viso. Gli presi in bocca il cazzo di nuovo ingoiando qualunque cosa stesse uscendo.
-Bravo il mio bel cazzone- e cominciai a leccare lo sperma che avevo addosso.
-Basta, ti prego, lasciami andare adesso- prese a supplicare.
-Non ancora, adesso ho voglia di fotterti io-.
-No, nel culo non me lo metti-.
-Davvero? Vedrai che ti piacera', ma prima.- e mi sdraiai su di lui baciandolo sulla bocca e leccandogli le orecchie.
Mi alzai dal letto e liberai la sua caviglia sinistra. Lui prese a scalciare colpendomi in pieno petto e scagliandomi a terra. Il suo corpo prese ad agitarsi sul letto, come se fosse posseduto dal demonio e intanto tentava di liberare le mani. Piombai su di lui afferrandogli la gamba e tenendola sollevata sopra di me. Il suo buco peloso si stringeva come se avesse capito che stavo per fotterlo e mi misi in posizione. Sulla punta del mio pisello, qualche goccia di sperma fece da lubrificante e cominciai a spingere dentro di lui.
-Maledetto bastardo!!!!!!- comincio' ad urlare. Gli sferrai un pugno sul naso e continuai a colpirlo mentre il sangue cominciava a colare sui baffi e sul cuscino imbrattandomi le nocche delle mani. Non cedeva. Si dimenava cercando di disarcionarmi, era uno stallone imbizzarrito, urlava e bestemmiava contro di me e cercava di sferrarmi tremende ginocchiate alla schiena, ma era troppo grasso per poterlo fare.
-Io ti ammazzo!!! Io ti ammazzo!!!- continuava ad urlare. E piu' urlava, piu' continuavo a colpirlo sul volto, gia' grasso e gonfio di per se e quasi cianotico e che cominciava ad assumere i colori rosso-violacei dei lividi. Il mio animale comincio' a calmarsi piagnucolando, sperando che la mia voglia di scoparmelo mi fosse passata. Ma si sbagliava. La violenza che gli usavo mi eccitava, il mio randello non aveva ancora perso consistenza.
Si ribello' un'altra volta poi, ormai sfinito, fece ricadere il suo gambone sul letto.
Ripresi la posizione fra le sue gambe.
-Se ti opponi sentirai ancora piu' male- bisbigliai, poi entrai in lui.
La cappella si faceva largo tra gli orli del suo buco sudato ed umido. Sentivo la punta del cazzo molto calda. Cercai di aiutarmi con una mano, brandendo la mia spada sguainata. Trattenni il respiro per un momento ed entrai in lui. Entrai con facilita', cercai di scivolare lentamente dentro di lui, nella sua intimita' piu' nascosta.
Emise un suono rauco e riprese ad agitare la gamba senza aprire gli occhi. Le mani chiuse a pugno di un rosso violaceo scuro, cominciavano ad aprirsi ed a rilassarsi mentre io andavo avanti ed indietro e l'uccello mi bruciava. Digrignavo i denti stringendo a me la sua gamba pelosa. Fu una bellissima scopata. Sborrai nel suo culo abbondantemente. Mi piacque, mi piacque tanto e alla fine mi rilassai sdraiandomi sul suo corpo, mentre lui pareva privo di sensi.
Il suo respiro rallentava lentamente ed i battiti del suo cuore stavano tornando alla normalita'. Ero sdraiato su quella montagna che mi cullava dolcemente, le mie gambe attorno al suo pancione, le mie mani sui suoi pettorali e la mia guancia destra era appoggiata sul suo petto poderoso, madido di sudore. Sentivo i suoi peli solleticarmi il viso e mi appisolai teneramente.
Erano ormai le tre passate. La soffitta era ancora illuminata, la porta a vetri socchiusa. Andai sul ballatoio nudo ed intirizzito e mi accesi una sigaretta.
Aveva ripreso a piovviginare, il cortile era immerso nel buio. Le uniche luci provenivano dalle finestre delle scalinate interne dei palazzoni che affacciavano verso il locale. Il grande portone di legno che dava sulla strada era aperto e si udiva il rumore delle auto che ancora a quell'ora sfrecciavano verso la periferia.
Udii un cigolio alle mie spalle ma non mi scomposi minimamente e fu un errore.
Il suo braccio enorme si avvinghio' al mio collo nel tentativo di soffocarmi.
-Adesso come la mettiamo, brutto figlio di puttana?- mi sussurro' all'orecchio. La sua enorme mano, premeva sulla mia nuca e mi costringeva a piegare il collo in avanti soffocandomi. Cercai di divincolarmi urlando ma la sua stretta era fortissima. Cercai di afferrargli i capelli ma non vi riuscii. Con i piedi cercava di sgambettarmi per farmi cadere e mi saltava addosso cercando di farsi reggere di peso. Mentre le ginocchia stavano per cedere sotto il peso di quella montagna, cercai di colpirlo al volto e ai fianchi con i pugni, ma fu invece lui ad afferrarmi le palle con la mano nel tentativo di stritolarmi i coglioni. Questa volta fui io a gridare, il dolore era atroce, sembrava che volesse strapparmeli via. Il cuore cominciava a saltare i battiti ed il fiato veniva meno. Non avvertivo piu' il freddo della notte, mi trascino' dentro con lui. Sul tavolo giaceva ancora una bottiglia di birra, la afferrai e gliela ruppi con forza sulla fronte. Venimmo inondati dal liquido effervescente e schiumoso mentre il bestione lancio' un grido e mollo' la presa lasciandomi agonizzante sul pavimento a contorcermi per il dolore alle palle.
Mentre cercavo di respirare e di ritornare in me, l'orso barcollo' indietro, sfondo' la portafinestra e usci' sul pianerottolo. Udii un grido ed un tonfo sordo. Era precipitato sul selciato del cortile, proprio di fianco all'androne che dava sulla strada.
Tenendomi i genitali con entrambe le mani mi affacciai alla balaustra e lo vidi a terra gia' illuminato dalle torce di una pattuglia della Polizia che era arrivata.
Sempre dolorante rientrai cercando di non farmi scorgere, ma udivo i passi dei loro stivali che salivano la scaletta e le voci concitate che dicevano: -dai che lo becchiamo!!!-
Entrarono con la pistola spianata e mi furono addosso in un istante. I loro stivali umidi e freddi mi tenevano immobilizzato sul pavimento mentre i frammenti di vetro sparsi sul pavimento si conficcavano nella mia carne.
-Mani sulla nuca- e scattarono le manette. Mi tirarono su in due, tenendomi per le braccia.
-E' stato un incidente, mi ha aggredito lui, mi sono solo difeso-.
Il poliziotto di fronte a me sogghigno' Non mi frega un cazzo, ora di te ci occuperemo noi, se hai qualcosa da dire lo dirai all'Ispettore-.
Mi trascinarono al piano terra senza darmi la possibilita' di rivestirmi
ed io nudo, infreddolito, spaventato e bagnato dalla pioggia, venni sbattuto
su di una gazzella con il motore acceso. Una sgommata e via, direzione centro.
Ste