ORSI ITALIANI MAGAZINE




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Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni

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Solo le stelle ci stanno a guardare

Un racconto di Holden


I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


Il profumo del fieno appena tagliato mi inebria quanto i vapori di essenze in un bagno turco.

I ricordi delle estati in campagna dai nonni mi scorrono veloci davanti quando questo aroma intenso accarezza le mie narici.

Al termine della scuola si partiva per il paesino di mamma, che poi non era un gran partire, visto che la frazione dista 10 chilometri dalla citta' in cui abitavamo. Pero' per noi ragazzini sembrava una grande partenza.

Le valigie di quel cartone duro con le cinghie, come usavano quelli che noi del nord chiamavamo 'Terun!' si portavano a presso negli anni '70, per salire in Piemonte a cercar lavoro. Lasciando il paesello caldo del sud, in cambio di una nebbia che durava da Ottobre a Marzo.

E noi la stessa transumanza la facevamo per andare in aiuto ai nonni nei lavori dei campi, perche' proprio d'estate la campagna e' fatica e sudore.

I miei genitori mascheravano tutto cio' nella vacanza estiva, per farci respirare aria buona dicevano.

Noi figli senza mai contestare seguivamo e trasportavamo a nostro modo il fardello che ci spettava.

In effetti i profumi di quel luogo, malgrado fosse a due passi dalla citta', era magico.

Il fieno, la paglia, i pomodori nell'orto, le pesche e ciliegie sugli alberi... pure le ortiche e le erbacce avevano un profumo inconfondibile.

Quando scendevamo dalla corriera, ci trascinavamo i nostri bagagli da sfollati per quel tratto di paese dove la cascina cuoceva al sole, gli occhi dei paesani ci scrutavano dietro le persiane o dai campi circostanti.

'Arriu i fureste'! ('Arrivano i forestieri!') li sentivamo mormorare, accompagnandoci con lo sguardo fino a destinazione.

La cosa piu' bella era l'accoglienza che i cani e i gatti, tutti di razze non identificate, ci riservavano al cancello rosso solo di antiruggine, verniciato da noi l'anno prima, con gia' segni da dover nuovamente rinfrescare. 

Con un coro di suoni lagnosi come un Mantra, i nostri animali, compagni di estati, amici e complici. Che belli che erano... nei loro corpi quasi scheletrici, perche' piu' che pane con acqua e avanzi di cibo i nonni non gli davano.

Stranamente prendevano peso durante l'estate.

Di nascosto dai grandi tutto cio' che potevamo rubare dalla dispensa, lo portavamo a loro infilandolo nelle tasche bucate o sotto la maglietta, nelle ore in cui gli adulti per il troppo caldo riposavano, nel fresco di quegli stanzoni dai mattoni di tufo.

Gli anni volavano come foglie al vento, le estati erano sempre uguali,i lavori gli stessi, gli animali per selezione naturale ogni tanto cambiavano. Le galline, i polli, i conigli, le mucche e i vitelli... era il loro destino di sostentamento.

Solo per i cani e per i gatti erano gran pianti quando la natura li chiamava, o un auto li travolgeva nel loro vagabondare.

La domenica pero' dopo la messa obbligatoria delle 11 e il pranzo, che nelle festivita' un poco piu' ricco di pietanze, ci era concesso andare al torrente a fare il bagno.  La nostra Rimini.

Coi bastoni ci facevamo largo tra gli sterpi, creando sentieri improvvisati fino a raggiungere la sponda di quel fiumiciattolo ancora non violato dall'inquinamento.

I tuffi, i bagni, e le prime scoperte dei nostri corpi seminudi creava in noi un eccitazione effimera. Alcuni ragazzi erano piu' grandi, altri piu' piccoli, io li guardavo tutti con interesse in quei corpi bagnati e agita'ti nei loro giochi d'acqua.

In particolar modo osservavo Dino.

Malgrado i suoi 18 anni il suo corpo era da uomo fatto, il petto e la pancia ricoperti da una peluria scura, che accentuava quel corpo robusto e muscoloso dal lavoro dei campi. Quando i miei sguardi da osservatore lo imbarazzavano, mi schizzava a piu' non posso con l'acqua avvicinandosi, e facendomi godere di quel pantaloncino usurato, pieno del suo sesso gia' sviluppato messo di lato.

Tutte le domeniche trascorrevano in questo modo, e il mio desiderio cresceva semprepiu'. Occasioni di poter restare solo con lui non capitavano, perche' tutti i ragazzi del paese si davano appuntamento nella nostra Rimini alla stessa ora.

 In previsione della festa di fine estate, i preparativi, quando il sabato pomeriggio e la domenica non si ci si occupava della campagna, coinvolgevano tutti, grandi e piccini. Per i giochi che si dovevano organizzare, il banco di beneficenza, la partita di pallone 'Scapoli contro Ammogliati', la sfilata in costumi contadini e il Palio delle capre.

Insomma tutti arruolati nei preparativi.

 Nel mezzo di quel fare decisi di filarmela, e quale posto migliore per nascondermi che la nostra Rimini?

 Sgattaiolai col vestito buono, e per non rovinarlo mi spogliai prima degli arbusti, appendendoli ad un albero di Acacia li vicino.

Scrutando il posto, fino a dove la vista me lo permetteva, dedussi che non vi era anima viva.

Quindi decisi, preso da una strana eccitazione di lasciare sull'albero anche le mutande, un po' perche' non le avrei bagnate, un po perche' il desiderio di fare finalmente un bagno tutto nudo si sarebbe realizzato. La mia timidezza non lo avrebbe permesso in presenza di altri.

Come mamma mi ha fatto scesi da quell'argine un po scivoloso, e gradualmente entrai in acqua cercando di abituare il corpo alla temperatura. Malgrado il caldo torrido del pomeriggio, il torrente sembrava scorresse tra le montagne.

Finalmente dentro... ormai adattato alla temperatura, iniziai a godermi quella tranquillita', il rumore dell'acqua, gli uccelli tra gli alberi, il fruscio tra le frasche... Mai mi ero goduto tanto la mia Rimini.

Mentre il mio relax mi provocava una strana eccitazione nelle parti basse, sentii che uno strano cinguettio si distingueva tra gli alberi. Ascoltai con attenzione e mi resi conto che il suono si trasformava sempre piu' ad una melodia.

Girai la testa di scatto e lo vidi.

Dino era la' tra gli sterpi del sentiero, con quella smorfia sul viso che si assume quando si fischietta.

Lo sguardo nella mia direzione, e in mano le mie mutande roteavano in alto sul suo dito indice.

I nostri sguardi si incrociarono, senza una espressione ben precisa. Io mi sentivo morire dentro dalla vergogna.

Ma ad un tratto la sua smorfia si trasformo' in un sorriso, e i suoi occhi si illuminarono. Lancio' le mutande nella direzione in cui le aveva trovate e inizio' a spogliarsi, anche lui dei vestiti della festa.

Li lancio' con meno cura di quanto lo avessi fatto io, e quando quasi sull'argine esito' un attimo, abbasso' lo sguardo e si tolse anche le mutande. Immaginate il mio stupore e la mia eccitazione quando finalmente vidi quel sesso, che fino ad allora ne intravvedevo solo la forma attraverso i calzoncini sgualciti.

Era grosso, o almeno confrontandolo al mio, stagliava come un Minareto in un paese islamico.

Malgrado non fosse in erezione ne potei vedere la forma e le proporzioni, circondato da un folto pelo pubico, pure lo scroto gonfio dondolava col pene al suo cammino frettoloso.

Si tuffo' a bomba in acqua, non aveva mai avuto problemi lui ad adattarsi a quello sbalzo di temperatura. Nuoto' per un po in lungo e in largo, facendomi gustare la bellezza delle sue natiche bianche dal sole mai preso, ma scure in parte per la peluria che ne copriva la parte centrale tra il solco.

Io immobile lo guardavo, con l'acqua fin sotto le ascelle, con il mio sesso che pulsava sotto a quell'azzurro che non poteva nasconderla.

A grandi bracciate venne verso di me, e come sua abitudine mi schizzo' per distogliermi lo sguardo da lui.

Chiusi gli occhi per istinto e quando li aprii lui era li' davanti a me, a pochi centimetri,il suo respiro affannoso, bello come non l'avevo mai visto. I capelli neri di lunghezza media, grondavano acqua sul viso, coprendogli parte della fronte.

Gli occhi scuri e penetranti mi fissavano, la bocca semiaperta circondata da un cenno di barba la rendevano ancora piu' rossa facendo intravedere i denti bianchissimi. Che spalle, che petto, che bella pancia tesa e abbronzata... Il pelo sul corpo brillava al sole.

Abbassai lo sguardo, e anche il suo sesso lo vidi eccitato, con la punta quasi sfiorava il mio tra l'azzurro che ci divideva.

Senza dire una parola mi guardo' intensamente, allungo' la mano e mi tocco' iil pene stringendolo, quasi fosse una fune di salvataggio.

La sua stretta era forte ma non dolorosa, io ricambiai. Presi a mia volta il suo membro e lo strinsi.

Era bello, caldo e pulsante. Cominciammo a muovere le mani in un movimento ritmico e lento. Per qualche minuto per abituarci al nostro contatto, poi con la mano libera mi attiro' a se', stringendo il suo petto al mio. Le nostre bocche si avvicinarono, i respiri si mescolavano, gli sguardi intensi pure.

Non potendo resistere a quella tortura di attesa, per primo lo baciai, lui apri' la bocca porgendomi la lingua.

Era dolce la sua bocca, delicato il suo tocco, che contrastava da quei suoi modi da contadino.

Ci baciammo a lungo con i nostri corpi incollati, e i sessi premuti uno contro l'altro.

Inizio' a tastarmi le natiche, stringendole con quelle dita forti quasi come tastarne la maturita' di un frutto. Le sue dita scorrevano nel solco cercando un punto in cui fermarsi. Lo trovo', con i medi mi solleticava l'ano, cercando di entrarci.

Ma non ero rilassato, la mia verginita' era per ora salva.

Si stacco' da me, prendendo una gran boccata d'aria, si immerse, si chino' ai miei piedi, e in apnea mi prese il pene in bocca.

Che strana sensazione... Non l'avevo mai provata prima. mai nessuno prima mi aveva fatto questo, anche se lo desiderassi da tempo.

Riemerse, e finalmente parlo' 'Vuoi provare a farlo tu'' mi disse.

Senza rispondere, presi un po di aria nei polmoni e mi misi sotto. Per me fu decisamente piu' difficile, il suo pene era piu' grosso, e dovetti aprire la bocca di piu', cercai di resistere a quell'acqua che entrava, ma il piacere di tenerlo in bocca era immenso.

Quante notti lo immaginavo, quanto lo desideravo, quanto mi ero masturbato pensando a lui... ed ora era li', nudo davanti a me e il suo sesso nella mia bocca.

Mi tiro' su dalle spalle, preoccupato che quel tempo in apnea non mi facesse stare male. Mi disse: 'usciamo!', e mi prese per mano, come gia' sapesse quale direzione prendere.

Uscimmo dal torrente nudi e a meta' del sentiero svoltammo a destra. Mai mi accorsi che qualcuno avesse creato un altro percorso.

Superato gli sterpi ci trovammo in un angolo di prato sotto a qualche albero.

Mi fece sdraiare e si mise accanto a me. Ancora baci con la lingua e mani  per tutto il corpo. Poi si mise al contrario rispetto a me e mi invito' alla bocca il suo sesso, questa volta lo presi senza fatica, lo leccai, lo succhiai, me lo affondai in bocca quanto riuscii a tenerne.

Lui fece lo stesso, la sua lingua la sentii ruvida sul glande.

Si muoveva veloce come si fa con un cono gelato per non farlo sciogliere al sole. Me lo prese in bocca fino alla radice, tenendomi con le mani le natiche, il fiato dalle narici lo sentivo chiaramente sullo scroto. Io cercai di imitarlo per quanto potevo.

Cercando di prevenire le sue mosse, lo anticipai col cercare il suo buco con le dita, lo trovai subito, il calore era piu' intenso, con un po di saliva lo lubrificai, e lentamente lo penetrai.

Dino contraeva i muscoli pelvici per farmi capire che la cosa gli piaceva. Fece lo stesso con me, lubrifico' le dita con la saliva poi inizio' a stimolarmi l'ano, prima intorno, poi lentamente cerco' di entrare.

Malgrado spesso nei miei giochi solitari, quando la masturbazione non mi bastava per il mio piacere ormai quotidiano, mi infilavo un dito nel buco, ma le dita di Dino erano grandi, e un brivido di dolore me lo provocavano.

Cercai di resistere, lui noto' che il mio buco era ancora vergine. Come un uomo esperto e premuroso, esito'. Mi prese di peso, mi giro' a pancia sotto, sollevandomi la schiena.

Si mise dietro me e con le mani allargo' le natiche. mi preoccupai. Una sensazione piacevole mi stava accadendo.

Una cosa viscida e calda stava violando il mio retto. Ruotai quel poco la testa per capire che Dino premeva la faccia contro il mio sedere, la sua lingua esperta entrava e usciva dal mio buco come fosse un vasetto di marmellata.

Alternava la lingua al dito, poi ancora lingua e ancora dito. Ormai entrava e usciva con facilita', e il mio piacere aumentava sempre piu'.

'Sei pronto' mi disse. Non riuscivo a capire a cosa si riferisse.

Si fece colare un po di saliva sul glande, e con la mano lo massaggio'. Si mise dietro di me, appoggio' il suo sesso turgido al mio buco ancora dilatato dal suo lavoro certosino, e inizio' ad infilarlo dolcemente.

Subito una sensazione di calore, poi il dolore aumento' perche' il suo pene era grande. Piu' grande di quella lingua e di quel dito che tanto mi piacevano.

'Rilassati' mi disse, prendendomi il pene con la mano. 'Vedrai che ti piacera'...' continuo'.

La sua mano si muoveva veloce, per farmi godere, e dilatare quanto necessario. In effetti la manovra stava funzionando, perche' il suo pene era sempre piu' dentro, e il dolore si trasformava in un godimento indescrivibile. Inizio' a scoparmi in modo ritmico, ormai entrava e usciva con piacere.

Era bravo, accompagnava l'amplesso con parole dolci. 'Mi piaci, sei bello, mi fai godere...', continuando a masturbarmi.

I nostri corpi erano un tutt'uno, incollati come vedevo fare ai cani del cortile.

Non mi sembrava che a loro piacesse tanto, li osservavo quando si prendevano, o quando il gallo prendeva la gallina, avevo anche visto una volta il toro montare la vacca con quel membro enorme circondati dai contadini, poveretti , pensai allora, nemmeno un po di privacy manco quando scopano!

Ma anche questi ultimi non provavano lo stesso piacere che stavamo provando noi, o almeno dalle loro espressioni non mi sembrava.

Noi emettevamo suoni, gemiti, parole... Tutto cio' che veniva naturale uscire dalle nostre bocche in smorfie di piacere.

Mi sembrava il paradiso quel posto, Dino il mio angelo traghettatore verso l'estasi!

Non so quanto duro' tutto questo piacere, il mio pene gocciolava ormai di pre-sperma da formare una chiazza sull'erba sotto me, la mano di Dino tutta bagnata continuava senza sosta.

Fino a quando sentii i suoi ritmi accellerare, 'Sto venendooo' disse. A quel comando anche il mio orgasmo tremava come un vulcano in eruzione. Con un grido liberatorio mi venne dentro, caldo, profondo e in grande quantita'.

Che piacevole sensazione. io venni in quel momento.

Non si stacco' da me, rimase sopra schiacciandomi col peso. Non mi spiaceva, sudati, incollati, accaldati e innamorati, almeno io.

Penso che in quel momento provai veramente amore.

Mi bacio' sul collo, sulla schiena, mi stringeva a lui. Il mio primo rapporto e il mio primo uomo.

Mi giro' e ancora ci baciammo, mi lecco' il collo scendendo sul petto. Mi lecco' la pancia, il pube e bacio' il mio sesso ancora grondante di sperma.

L'eccitazione era passata ma Dino non si fermava. Prese in bocca il mio pene leccandolo tutto, la lingua frenetica ruotava intorno al glande.

La infilava nel buco, su e giu' dal frenulo, giu' allo scroto, prendendomi in bocca i testicoli, per tornare a rimettersi in bocca tutto il mio membro che ritornava a prendere forma e vigore.

Quando l'erezione torno' al massimo  lo lascio', alzandosi, si mise sopra di me col suo sesso che pulsava nuovamente.

Si allargo' le natiche e con la mano diresse il mio pene al suo buco. Era ben lubrificato, e a differenza mia non fatico' ad infilarselo. Guardai il suo viso, la bocca leggermente aperta, il respiro affannoso, il petto sudato.

Facendo leva con le gambe a lato del mio corpo,inizio' ad andare su e giu' dalla mia asta infilato come un maialino allo spiedo.

Che bella sensazione sentirmi dentro di lui, il calore che emanava, il suo stringere i muscoli intorno al mio sesso per sentirne la durezza.

Gli presi con la mano il pene duro, con l'altra gli strinsi i grossi testicoli pelosi. Gli toccavo e accarezzavo la pancia, i pettorali muscolosi. I capezzoli duri e scuri tra i peli mi chiamavano come il seno della balia chiama il neonato.

Mi sollevai quel poco per poterli succhiare, mentre Dino continuava a godere sul mio sesso.

Mi prese la faccia tra le mani e mi porse la lingua, la presi tra le labbra, la succhiai, gli succhiai le labbra e il mento ruvido di barba.

Mi chinai un poco per leccare il suo petto, poi scesi  con la lingua sul suo sesso dritto e bagnato, quel gusto salato e acre mi piaceva. Lo masturbai ancora perche' desideravo che il suo piacere fosse intenso. Il mio sesso quasi nuovamente al limite dell'orgasmo lo sentivo chiuso in una morsa di carne contadina.

Altri dieci minuti di amplesso e raggiungemmo un secondo orgasmo, meno potente del primo, ma piacevole allo stesso modo. Io eiaculai dentro lui, e Dino sul mio petto caldo e sudato. Con le mani me lo spalmo' simulando un massaggio.

Mai avrei potuto pensare che la mia prima volta fosse cosi' intensa, appagante e con l'uomo piu' bello che avrei potuto immaginare nei miei sogni da giovane inesperto.

Ci ributtammo nel torrente per lavarci e per fare un'ultima nuotata. Uscimmo, restando un poco al sole per asciugare, commentando quel che era accaduto e di quanto era piaciuto ad entrambi. Naturalmente, manco a parlarne, era il nostro segreto...

Rimessi i vestiti buoni, prima di uscire da quel sentiero che custodiva il nostro amore, ci baciammo ancora una volta.

L'estate stava giungendo al termine, l'ultima domenica prima di tornare alle rispettive vite era arrivata.

La festa di fine estate. Tutti i giochi preparati, la partita di pallone, l'albero della cuccagna, erano pretesti per incontrarci e restare vicini. Il semplice contatto di gomito ci faceva fremere di piacere. Ogni tanto di nascosto da tutti riuscivamo a strapparci un bacio furtivo, questo bastava per sigillare la nostra intesa.

La sera mentre tutto il paese era concentrato chi con la gara di bocce, chi al banco di beneficenza,e chi a ballare sotto al tendone verde, dove il complesso suonava le cover del momento, noi riuscimmo a scappare nel campo dei nonni. Passando dai prati per non farci vedere nemmeno dai cani. Nel mezzo era accatastata una montagna di balle di fieno. Ci arrampicammo, a quell'altezza potevamo osservare la situazione circostante.

Quello fu il nostro ultimo nido d'amore. Facemmo sesso intensamente ancora una volta, con piu' eccitazione rispetto alle precedenti, per la paura di essere scoperti. 'Sei sicuro che nessuno ci puo' vedere?' dissi. 'Stai tranquillo...' rispose Dino ' Quassu' solo le stelle ci stanno a guardare '.

- - - - - -

La scuola, poi il lavoro, ci han portati lontano da quel luogo. Le visite ai nonni son diventate la classica visita parenti. I miei per anni han continuato ad andarci per intere estati, ma io ormai le vacanze le facevo con amici in posti che finalmente potevo visitare.

Non che la campagna non mi piacesse piu', ma era arrivato il momento di fare le mie esperienze da altre parti in altri luoghi.

Son trascorsi ormai quasi 30 anni, i nonni non ci sono piu' da parecchio, i miei da qualche anno li han raggiunti, e al paese non sono piu' tornato.

Questa grande casa, ormai abbandonata a se stessa, vive di sole e di intemperie. Gli anni di abbandono la stanno sgretolando come i ricordi di quegli anni trascorsi d'estate di profumi e di natura. Di spensieratezza e di prime esperienze.

E' ora di deciderne il destino di tutto quel sudore versato per mantenerla e mantenerci.

Una agenzia immobiliare la vuole vedere, certi russi han intenzione di farci qualcosa.

Forse un agriturismo o forse un maneggio.

Mi tocca tornare in quel luogo che sinceramente ora mi mette un po di tristezza.

Ci tornai con l'agente la settimana scorsa. Il pomeriggio e' caldo malgrado sia meta' settembre. Il finestrino dell'auto abbassato, e come un déjà vu, quel profumo di fieno mi fa tornare in mente tutto...

Il posto e' lo stesso, ma sembra che niente gli somigli. Le case alcune completamente restaurate con nuovi inquilini, altre fatiscenti come abbandonate. Nei campi alcune costruzioni,, e altri alberi dove prima c'era grano o mais.

La strada e' stata leggermente allargata mi sembra, con tombini ai lati dove prima c'erano i fossati raccogli acqua.

Eccola la casa dei nonni. Poveretta, come sei ridotta, nessuno ha piu' badato a te.

Erbacce ovunque, il cancello ormai un pezzo di ruggine. Guardo dentro sperando che i cani e i gatti mi vengano incontro. Ma niente, un silenzio cimiteriale.

L'agente si guarda intorno, apriamo la casa per guardare in che condizioni e', e un nodo in gola mi sale. Non voglio raccontare le innumerevoli sensazioni che sto provando perche' sono indescrivibili.

Ancora un giro e poi fara' una valutazione.

Usciamo, e fuori dal cancello ci salutiamo. Le nostre direzioni son diverse.

Mi metto in macchina e prendo la strada opposta. Continuo a guardarmi intorno fino a superare il ponte che sovrasta il torrente.

Mi fermo e accosto, son curioso di rivedere la nostra Rimini. Scendo a piedi da uno sterrato tra le piante che costeggia il fiumiciattolo ormai non piu' grande di quanto lo ricordassi.

Mi guardo intorno e non mi ritrovo in nulla, quando un rumore di trattore si sente in lontananza. Proseguo e il rumore e' sempre piu' vicino. Lo vedo, un uomo sta raccogliendo il fieno appena tagliato su un trattore con l'imballatrice.

Sta venendo nella mia direzione, il cappello di paglia copre il suo volto abbassato verso il terreno. Alza il capo passandosi il polso sulla fronte per tergere il sudore probabilmente. Lo guardo, mi guarda. I nostri sguardi si incrociano.

Non e' possibile! E lui!

La distanza che ci divide non e' molta, malgrado tutti questi anni riconosco i suoi occhi. E' Dino!

Lui spegne il trattore, scende togliendosi il cappello. A passi lenti e pesanti mi viene incontro.

Se non fosse per quegli occhi penetranti e scuri, non lo avrei riconosciuto.

Pochi capelli gli sono rimasti in testa, La barba lunga un po brizzolata. la pancia gli sporge, ma il corpo e' sempre muscoloso. Che braccia, che spalle in quella canotta biancha che risalta la sua abbronzatura e il pelo ancora nero sul petto. I pantaloncini kaki gli stanno stretti, risaltando una patta ancora piena e invitante. Le gambe belle e muscolose con ai piedi dei sandali di cuoio.

Io malgrado sia suo coetaneo, ho conservato un fisico asciutto, ma tonico dallo sport fatto. Anche i miei capelli stan cambiando colore, ma non cerco di mascherarli, un uomo di quasi 50 anni non sta male brizzolato, anzi lo rende ancora piu' intrigante.

Ormai e' vicino ed entrambi allunghiamo la mano con grandi sorrisi. Da vicino e' ancora piu' bello, sempre quel sorriso accattivante, le labbra rosse, e le mani grandi e calde.

Ci guardiamo per qualche secondo prima di parlare, poi i soliti convenevoli. Ci raccontiamo delle nostre vite mentre il tramonto ci avvolge.

parliamo molto, piu' di quanto abbiamo mai fatto negli anni in cui ci siamo frequentati da ragazzi.

Nell'istante in cui Dino si gira per indicarmi con la mano tutti i campi che possiede, mi avvicino a lui, lo prendo, lo abbraccio e lo bacio sulla bocca.

Lui non esita, apre la sua bocca calda e mi porge la lingua. Il suo sapore e' lo stesso, dolce, aromatico come quel fieno che ha appena tagliato. Le nostre mani si muovono per i nostri corpi accaldati. Le erezioni reciproche si scontrano attraverso i pantaloni leggeri. Gli tocco il sesso duro e lui il mio sedere.

'Non qui'' mi dice, 'Vieni con me' continua.

Mi accompagna vicino al fiume, e i ricordi della prima volta mi tornano in mente...

Trovato un posto tra gli alberi dove lo scroscio dell'acqua e' piu' forte, ci sdraiamo sull'erba. Gli tolgo quella canotta sudata, gli calo il pantaloncino preso da un desiderio irrefrenabile.

Lui pure mi spoglia, e buttiamo di lato tutto cio' che impedisce di godere dei nostri corpi nudi.

Dino e' forse piu' bello di allora, forse perche' negli anni i miei gusti sono rivolti al mondo ursino.

Lui ne ha tutte le caratteristiche. Robusto, peloso, con braccia e gambe muscolose da contadino.

Il suo pene grosso e scuro circondato da pelo mi chiama. Lo prendo in bocca, lo lecco, lo succhio, lo tengo in gola come non avessi fatto altro nella vita.

Lui fa lo stesso con me, facendomi complimenti perche' lo sviluppo e' avvenuto anche nelle parti basse. Allora avevo 18 anni, ma il mio corpo era ancora in trasformazione.

Col tempo anche io ho messo su un discreto pelo, e a Dino questo lo fa impazzire.

Questa volta per primo stimolandogli il buco, prendo iniziativa. Lo giro, lo sollevo, lo lecco e gli appoggio il glande al buco. Lo penetro senza difficolta'. Complice il sudore e l'esperienza che negli anni ho conquistato.

Quanto gode Dino... i suoi gemiti coprono il canto delle cicale e degli uccelli notturni.

Si', perche' nel frattempo si e' fatto buio, siamo a meta' settembre, e le giornate son piu' corte.

Lo tiro fuori e cambio posizione, lo giro a schiena sotto, gli alzo le gambe e ancora lo penetro. Voglio vederlo godere al chiaro di questa luna piena. Il suo pene trema per gli affondi, Lo prendo, lo masturbo, gli stringo i grossi testicoli pelosi.

Che uomo, che bello ed eccitante. Mi chiedo perche' in tutti questi anni non l'ho cercato,,

Ora e' mio e non me lo faro' piu' scappare...

Stiamo per venire, lo sento, aumento il ritmo e aumento la masturbazione. Entrambi in un urlo da licantropi,, ci liberiamo di una gran quantita' di liquidi. Io dentro di lui, e Dino schizza verso l'alto, cadendo sul suo viso e sulla barba. Mi chino su di lui, gli lecco la faccia, la barba, le labbra. Ci baciamo ancora e restiamo abbracciati a lungo. Sdraiati uno a fianco all'altro nudi, lasciando che la frescura della notte ci avvolga.

Dino e' il primo a parlare, 'Ora che succede?' ' In che senso' rispondo. 'Finira' cosi' come allora?' continua.

'No, ora che ho capito quanto ho perso in questi anni, non ti lascero' piu'' conclusi.

Restammo abbracciati, alternando baci intensi. Il mio sguardo si sposto' di lato, e vidi il ponte che non avevo notato presi da quella passione. 'pensi che qualcuno potrebbe averci visti?' gli chiesi.

'Quaggiu' solo le stelle ci stanno a guardare', mi rispose.

Per commenti sempre graditi:

giovaneholden67@gmail.com


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