Le recensioni di Davide Sirignano

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Novembre 2006


LA SCONOSCIUTA - IL DIAVOLO VESTE PRADA


LA SCONOSCIUTA

Regia: Giuseppe Tornatore

Interpreti: Ksenia Roppoport, Claudia Gerini, Piera Degli Esposti

 

Giuseppe Tornatore si e' ritrovato nella sua forma migliore. Dopo una 'Malena' che aveva lasciato interdetto lo spettatore e indeciso il critico, ecco un sonoro, si veda la colonna sonora di Moricone, racconto morale che sferra sforbiciate nello stomaco dello spettatore: denuncia della cattiveria dell'essere umano, del male come qualcosa d'impalpabile, ma sempre in agguato, delle istituzioni lacunose e di una giustizia divina, al di la' di ogni regola scritta.

La bravura d'un autore, quale e' Tornatore, e' di saper prendere un fatto di cronaca sconcertante, di un giro di prostituzione ucraino, e trasformarlo in una storia avvincente in cui si rimane attaccati, letteralmente, alla sedia sino all'ultima inquadratura.

Non e' solo l'abilita' di una bellissima sceneggiatura, neanche la magistrale interpretazione della protagonista, Ksenia Rappoport, che domina e sovrasta i bravissimi attori presenti, ma anche la precisa scelta stilistica del regista, capace di tradurre in immagini e girare in modo magistrale tutte le scene: ogni sequenza ha una tale perfezione ed essenzialita', un modo di comunicare a sottrazione, una logica del mistero legata ad un singolo flashback, solo apparentemente banale, degna di un maestro di cinema. Non e' possibile non ricordare la scena in cui Piera Degli Esposti rotola nella rampa di scale d'alabastro, un ricordo hitchcockiano rielaborato con tale maestria da far venire i brividi, come la scena della discarica tra arance marce e spazzatura: raccapricciante.

Questo perche', in realta', il film di Tornatore e' un horror dell'anima, l'orrore della crudelta' dell'essere umano, delle sue peggiori nefandezze, del baratro senza fine imperversato dalla mancanza totale di redenzione per nessuno. In tutto questo solo gli infanti, il bambino dentro e fuori, puo' salvarsi con un gesto semplicissimo, di mangiare pochi cucchiai di minestra da una madre che aspettera' per sempre e che da' vita di nuovo ad un corpo lordato dalla crudezza dell'esistenza.

Giuseppe Tornatore scrive la passione di Cristo sulla carne della sua protagonista e innesta nella sua cinematografia e, soprattutto, in quella italiana un pilastro di cui si sentira' parlare ancora e ancora: erano molti anni che un film cosi' non veniva girato. Cinema puro dell'anima.

A cura di Davide Sirignano


IL DIAVOLO VESTE PRADA

Regia: David Frankel

Interpreti: Anne Hathaway, Meryl Streep, Stanley Tucci

 

Sembra una sorta di 'Una donna in carriera' al contrario questa curiosa pellicola sulla moda.

Infatti, la giovane protagonista tenta una carriera di cui non e' del tutto convinta: una pseudo giornalista che in realta' non e' altro che la 'schiava' di una direttrice di una rivista di moda, la superba Meryl Streep: la sua interpretazione e' un valore aggiunto ad una narrazione puntuale come un orologio da taschino e non bisogna affatto sottovalutare Anne Hathaway, una dolce rivelazione.

Gia' Robert Altman ci aveva detto qualcosa sulla moda, ma il suo approccio era soprattutto estetico e frivolo, qui invece oltre all'apparire si riescono a capire le dinamiche comportamentali di un settore che fa gola a molti, ma che non tutti sono disposti ad accettare; proprio perche', alla resa dei conti, e' importante essere se stessi, per non ritrovarsi in una vita vuota, o meglio, con un menabo' in una mano e nell'altra una cintura d'azzurro acrilico per scudisciarsi.

A parte la critica feroce al sottovuoto fumoso della moda, il regista ha creato con la Streep un personaggio capace d'incutere terrore con un solo gesto degli occhi, nel quale aleggia un'aria di metafisico: un concentrato di cattiveria, potere e superficialita' d'antologia luciferina, basta osservare la scena in cui il book di moda viene lasciato sulle scale dalla protagonista.

Da notare, infine, anche il navigato caratterista, Stanley Tucci, nel ruolo dell'amico gay che aiuta la povera vittima sacrificale: tanto solidale con Andy, ma totalmente incapace di ribellarsi ad una macchina che ha completamente fagocitato la sua vita.

Ma il modo di vestire rispecchia veramente come si e' fatti dentro?

La risposta e' nella 'lezione-morale-finale' di Andrea: quanto di piu' ideologico e vero si possa pretendere di questi tempi.

A cura di Davide Sirignano

 


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