Le recensioni di Davide Sirignano

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Luglio 2006


VOLVER

SILENT HILL

IN DVD: L'OGGETTO DEL MIO DESIDERIO

IN TEATRO: IL VERO NOME DELLE COSE


VOLVER

 

Regia: Pedro Almodovar

Interpreti: Penelope Cruz, Carmen Maura

 

La magnifica canzone Volver battezza una storia di sole donne in cui gli uomini sono una protesi di cui si puo' fare a meno. Queste donne capaci di andare avanti per la propria strada, forti piu' che mai e capaci di uccidere, mentire per il bene di una figlia e ubbidire alle leggi non scritte del cuore: questo accade alla protagonista, una splendida Penelope Cruz, in un'intensa storia, quasi un intrigo paradossale alla Jorge Amado, in cui lo strato popolare della vicenda fruttifica echi ultraterreni e metafisici.

Almodovar col suo stile inconfondibile, che aveva perso con il nero e triste "La Mala Education", conduce un mistero, che tanto mistero non e': basta un po' d'intuito 'femminile' per capirlo.

Volver non e' nient'altro che un ritorno alle origini, dallo straordinario 'Tutto su mia madre' , fino al poetico struggente 'Parla con lei' in cui si intravede la maturita' di un grande maestro di cinema, cresciuto nella sua carriera in maniera esponenziale.

I temi sono sempre gli stessi: quello della vita, di quella che scorre lasciandosi alle spalle ricordi e amarezze, ma tanto amore: la morte e' diventato un suo tema peculiare.

Che altro dire di una perfetta direzione delle attrici con in testa Penelope Cruz e Carmen Maura, in versione geriatrica, che lasciano senza fiato nei pochi faccia a faccia consentiti nel film; e poi la profondita' della prima quando canta Volver ad una festa: fa venire i brividi nella schiena per quanto trasmette verita'.


SILENT HILL

 

Regia: Christophe Gans

Interpreti: Radha Mitchell, Laurie Holden

 

C'e' un labile confine tra il fare paura e il fare schifo in un horror. Osservando questa pellicola, priva di suspense, il povero spettatore, in cerca di forti emozioni, deve sorbirsi la seconda opzione.

La struttura di un horror di genere deve essere ben congeniata per non cadere nel ridicolo, quanto mai quando si cerca di pontificare su argomenti seri come la religione.

Di bambine rapite, che la madre affannosamente cerca di ritrovare, se ne sono viste a iosa in questo tipo di cinema, basti pensare al capolavoro prodotto da Steven Spielberg e diretto dal maestro Tobe Hooper, Porltergeist e dal lustro che quest'ultimo seppe dare alla saga di "Hellraiser" con un terzo capitolo visionario, una vera riflessione sulla violenza.

Il problema principale di questa pellicola non e' soltanto la sovrabbondante carne al fuoco di argomenti gia' abusati, ma anche una sceneggiatura piena di buchi narrativi, di salti temporali (inspiegabili fino alla fine): sbagliare e' umano ma perseverare e' diabolico; e infine di tante creature deturpate: il topsono le infermiere assassine con tacchi a spillo e bisturi, di cui non si capisce mai la origine e del perche' stanno li'. Creazioni nate solamente per far urlare un po' lo spettatore, ormai sfinito dalla durata di due ore di racconto.

Veramente troppo per un horror, troppo per la mediocrita' che si sente nell'aria.

E per finire, come se questo insulto visivo non fosse bastato, ecco un susseguirsi di corpi straziati e schizzi di sangue a go go: una splatter inutile di idee stantie.


IN DVD: L'OGGETTO DEL MIO DESIDERIO

 

Regia: Nicholas Hytner

Interpreti:Jennifer Aniston, Paul Rudd

 

Assolutamente da recuperare questa bella commedia adulta impegnata.

Riversato da poco in DVD, "L'oggetto del mio desiderio" non e' altro che una riflessione sui rapporti umani: sull'amicizia e sull'amore e, a volte, sul labile confine che li divide.

La storia apparentemente e' semplice: una giovane psicologa aspetta un bambino e spera che un insegnante elementare gay possa fargli da padre.

La modernita' di questo spunto gia' e' indice di mancanza di banalita' in un cinema d'alto livello: l'eleganza e la finezza con cui sono girate alcune scene ricorda un po' le vecchie commedie anni 60, ma mai la vecchia Hollywood si sarebbe sognata di toccare argomenti cosi' scottanti.

Alla sua uscita "L'oggetto del mio desiderio" fu vietato inspiegabilmente ai minori di 14 anni e fu confinato nel periodo estivo, quasi dovesse passare inosservato per coloro che ancora resistevano nelle sale cinematografiche.

Paul Rudd e Jennifer Aniston stabiliscono tra di loro una stupenda alchimia recitativa e riescono a trasmettere tutta quella inquietudine dei rapporti d'amore, di quel desiderio che tutti vorremmo si avverasse: avere una persona vicina per la vita. Ma nel nostro secolo moderno le ragazze madri possono tirar da sole un figlio e un omosessuale e' accettato dalla societa', o forse tollerato maldestramente, fino a che non viene a contatto con la verita' dei sentimenti.

Il racconto non disdegna momenti di forte emozione e in particolare ne vanno ricordati due in particolare: quello in cui George, Rudd, dice a Nina, Aniston, di vederlo come veramente e' e non pretendere di cambiarlo e un altro in cui si svela un'intramontabile verita', "Bisogna scegliere una sola persona e farla felice."

Poi c'e' anche uno spaccato, poco confortante, sulle differenze di classe che in America sono molto piu' evidenti, immancabilmente rivestite da un velo buonista e perbenista d'ipocrisia.


IN TEATRO: IL VERO NOME DELLE COSE

 

Compagnia Enter

Reale Accademia di Spagna

Interpreti: Luca milesi, Gianni Licata, Francesca Frasca, Maria Concetta Liotta, Walter Caputi

Regia e adattamento: Massimiliano Milesi

 

Sul fatto che Federico Garci'a Lorca sia stato ed e' un grandissimo poeta del primo novecento spagnolo non c'e' alcun dubbio, ma come omaggiare la sua grande poesia rivoluzionaria?

Poteva farcela solo la compagnia Enter con un riuscito adattamento di Massimiliano Milesi che non cade mai nella noia, anzi appassiona i cultori della rima e talvolta emoziona.

La regia punta, giustamente, su un coinvolgimento diretto col pubblico: gli attori muovendosi nei giardini dell'Accademia Reale di Spagna iniziano un turbine di citazioni poetiche e teatrali, pochi sanno che F. G. Lorca scrisse diverse commedie teatrali, tra cui "Donna Rosita Nubile". Ed e' alquanto singolare che il pubblico sia come trasportato dalle parole, sia letteralmente che fisicamente: un seguire errante degli attori che appaiono e scompaiono nei versi e in una paesaggio bucolico notturno, quasi magico.

Nello svilupparsi della rappresentazione questi "invitati" si chiedono chi sia l'uomo dal grande cappello a cilindro e al suo arrivare si odono i suoi versi, pronunciati da Luca Milesi: "Cadde una foglia/ e due/e tre/ Nella luna nuotava un pesce." Subito estasiati dalle sue parole, i presenti entrano nella sua poesia fino al parossistico sdoppiamento del declamo spagnolo di Gianni Licata e l'esposizione italiana di Walter Caputi, davanti una luce rosso fuoco di passione.

E poi la completa immedesimazione di Francesca Frasca' e Maria Concetta Liotta nel malinconico pezzo teatrale del rimpianto.

Un allestimento sontuoso e prezioso, bisogna dire, capace di valorizzare la poesia nel teatro, ma il teatro e' poesia, che non fa perdere nulla, ma anzi vivifica un autore assolutamente da non dimenticare.

 

A cura di Davide Sirignano

 


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