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Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto
omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni
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contents: it's intended for persons over 18
Silvano
Un racconto di Björn bear87@gmx.com
I
racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non
sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale
praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.
The stories published in this section may contain descriptions of
unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice
Safe Sex by using condoms.
Questa
è
un’opera di finzione. Nomi, personaggi, luoghi ed eventi sono il
frutto della fantasia dell’autore o sono usati in maniera fittizia, e
qualunque somiglianza con persone, aziende, eventi o località reali è
da ritenersi puramente casuale
Vedo
Paolo seduto in biblioteca piegato in avanti sul tavolo mettere giù il
libro e fissare dritto davanti a sé come se stesse focalizzando
un’immagine mentale.
Approfitto
di quell’interruzione dalla lettura per chiedergli se non ha voglia di
uscire cinque minuti a prendere una boccata d’aria; lui annuisce, ci
alziamo e usciamo dalla biblioteca.
Ci
siamo conosciuti qualche settimana fa al corso di letteratura
francese. Io, come al solito sono arrivato in ritardo e mi sono seduto
al primo posto che ho trovato.
Durante
la soporifera lezione non ho potuto fare a meno di notare l’attenzione
con cui il ragazzo accanto a me seguiva il professore.
Sapevo
già che me lo sarei fatto amico per scroccargli qualche appunto;
quindi a fine lezione gli ho chiesto se potevo fare qualche fotocopia
del suo quaderno e per sdebitarmi gli ho offerto un caffè.
E’ stato così che ho scoperto che, oltre ad essere un ragazzo estremamente intelligente e dedito allo studio, Paolo è anche simpatico e divertente, e che condivide la mia stessa passione per gli orsi maturi.
Mentre
mi accendo una sigaretta, mi dice: “Ci sono certi desideri che, una
volta lasciati crescere, esigono di essere soddisfatti, qualsiasi
siano le conseguenze. – Bella! È tua?? – No, ovviamente. È di Proust.
L’ho letta poco fa e non ho potuto fare a meno di memorizzarla.”
Paolo
continua a parlarmi fissando un punto indeterminato dietro di me.
Proseguo
in silenzio la mia Lucky Strike osservando incuriosito la sua
espressione del viso, fino a che, mentre spengo la sigaretta nel
posacenere, riprende: “Mi ha fatto venire in mente quello che mi è
successo un mese fa quando sono tornato a casa dai miei giù al paese”
e mi guarda dritto negli occhi con evidente compiacimento.
Non
so minimamente a cosa stia pensando ma lo prego di continuare. “Sai,
sarà capitato anche a te, di incontrare qualcuno che ti piace per
strada, al bar, all’università, da qualche parte; di vederlo più e più
volte perché magari vive in quella zona o lavora in quel posto; di
salutarlo, magari anche di parlarci… e di convincerti che tanto non
succederà niente!
Torni
a casa ogni volta e vorresti scopartelo ma il massimo che puoi fare è
spararti una...” dice Paolo e fa un inequivocabile gesto con la mano
destra, quasi a voler scacciare un senso di frustrazione.
Io annuisco con un mezzo sorriso, immaginando la solitudine di quel ragazzo un po’ introverso, che, venendo da un paesino della provincia, non se la deve essere passata troppo bene prima di iniziare l’università e trasferirsi in città.
Paolo
va avanti raccontandomi che, tornato di recente dai suoi a far loro
visita durante la pausa tra un semestre e l’altro, si è recato un
giorno al supermercato, e, mentre si stava dirigendo verso le casse
self-service, si è sentito chiamare per nome da uno dei cassieri, che
per giunta lo ha invitato ad accomodarsi da lui per pagare.
“Non
puoi
immaginare che sorpresa vedermi Silvano davanti dopo tanto tempo.
Tu
non sai le seghe che mi sono fatto pensando a lui” dice Paolo
soffocando una risata, e continua: “Lo conosco da anni.
Quando
stavo ancora con i miei, tutte le settimane andavo a fare la spesa lì
e mi fiondavo sempre alla sua cassa.
Immaginati
un uomo sulla sessantina, capelli grigi abbastanza folti sul davanti
ma con un progressivo diradamento nella parte centrale della testa,
con un grosso paio di baffi sotto il naso stile poliziotto americano
anni 80 e un consistente girovita.
Tutte
le volte che andavo da lui mi veniva duro e avevo paura che lo
notasse, timido com’ero all’epoca.
Ancora mi domando se non si è mai accorto di niente.” Il suo racconto si fa sempre più interessante e propongo a Paolo di prolungare la nostra pausa andandoci a sedere su una panchina.
Paolo
mi racconta che quel giorno Silvano portava insolitamente una barba di
qualche giorno e la cosa offrì il giusto pretesto per portare avanti
la conversazione: “Com’è che ti sei fatto crescere la barba? – Beh
perché no? Sei solo tu che la puoi portare?” rispose prontamente
Silvano alludendo al pizzetto di Paolo, e cominciò un gioco di sguardi
e di sorrisi tra loro mentre l’uno metteva sul nastro la merce e
l’altro la passava sul lettore di codici a barre.
Ormai
Silvano si accingeva a stampare lo scontrino e prima di congedarsi
chiese a Paolo se all’università andasse tutto bene.
Il
cassiere
era seduto leggermente di lato e la camicia gli stringeva così tanto
la pancia che tra un bottone e l’altro si scorgevano piccolissime
porzioni della folta peluria riccia che ricopriva il suo corpo da
sessantenne.
Paolo,
ormai completamente perso nell’ammirare quell’addome prominente,
rispose distrattamente che di lì a poco avrebbe cominciato un intenso
periodo di esami e che doveva mettersi seriamente sotto con lo studio.
“Tieni duro!” rispose Silvano e aggiunse: “TieniLO duro!”, lanciando un’occhiata alla patta gonfia di Paolo. “Sempre!” rispose lui di getto, spiazzato da quella sua inaspettata spudoratezza, e stavolta, invece di nascondersi dietro al carrello, stette lì davanti con il pacco in bella mostra, che ormai faticava a restare compresso nel cavallo del pantalone.
Seduto
sulla panchina, ascolto Paolo con crescente interesse: “Non hai idea
di quanto era diventato duro! Io ero lì assorto a immaginarmi quella
pancia tonda coperta da una foresta di peli grigi mentre lui per tutto
il tempo non aveva fatto altro che tenere d’occhio il mio uccello.
Dopo
avermi detto di tenerlo duro, si è alzato dallo sgabello, mi ha
guardato dritto lì davanti e ha fatto una faccia da libidine, tipo…
hai presente Jerry Calà?
Ero
infoiato da paura, lì sotto mi pareva di scoppiare. T’immagini? Ci
speravo da sempre che morisse anche lui dalla voglia… e adesso che
eravamo arrivati fin lì non potevo più accontentarmi della solita sega
in solitaria.”
Vedo
chiaramente la soddisfazione negli occhi di Paolo mentre mi parla:
glielo si legge in volto che il meglio deve ancora venire.
“Silvano
mi dice che sta per chiudere cassa e andare in pausa; stacca fra una
decina di minuti e ci diamo appuntamento all’entrata del supermercato.
Quando arriva, mi dice che ha solo un’ora di tempo per il pranzo e che
è meglio andare subito diretti ai bagni del centro commerciale.
Lui
entra per primo per vedere com’è la situazione. Quando esce mi dice di
entrare nell’ultimo in fondo al corridoio.
Faccio
come dice e dopo un paio di minuti entra anche lui e chiude la porta
dietro di sé.” Paolo si avvicina per parlarmi a bassa voce e prosegue:
“Senza dire una parola, mi spinge contro la parete e comincia con un
bacio sulle labbra, poi un altro e poi ci dà dentro con la lingua.
Prima
di staccare da lavoro era passato sicuramente a lavarsi i denti perché
sapeva di dentifricio.
Ha
questi
baffi pazzeschi che sento contro il naso e faccio di tutto per
muovermi in modo da farmeli strusciare sul viso.
Ha
una voglia matta di limonare e continua a menare la lingua come un
indemoniato.
A
un certo punto si stacca, mi guarda sorridendo, poi abbassa lo sguardo
e mette la mano sul mio pacco; lo tocca e lo accarezza delicatamente.
Io
ne approfitto per sbottonargli la camicia.
Non
sai quanto avevo desiderato di vedere la sua bella panciotta.
Ce
l’avevo lì davanti, soda, piena di peli grigi che coprivano tutta la
circonferenza e arrivavano fino allo sterno per poi allargarsi nel
petto.
Mentre lui lavora il mio pisello da fuori e lo fa crescere a dismisura, io gli accarezzo tutto quel pelo morbido.” Paolo si allontana dal mio orecchio e io gli faccio: “E poi???” Lui tira fuori il telefono e mi risponde: “E poi ti guardi il video. Attacca il Bluetooth che telo passo.”
Conclusa
la sessione di studio in biblioteca, mi congedo da Paolo e me ne torno
immediatamente a casa. Il mio coinquilino non è ancora rincasato e
quindi posso sdraiarmi tranquillamente sul divano in salotto a
gustarmi il video.
Il
filmato comincia con un’inquadratura dall’alto dei jeans di Paolo
dalla vita in giù: lui è in piedi mentre Silvano, seduto sulla tazza
del cesso, ha la testa davanti al cavallo del mio amico, che presenta
un evidente rigonfiamento.
Silvano,
con le sue manone pelose, gli sbottona prima i jeans e poi abbassa
l’elastico delle mutande, un paio di boxer grigi elasticizzati.
Il
sesso turgido di Paolo svetta spavaldamente da un rigoglioso cespuglio
castano.
Silvano
lo afferra e lo scappella completamente per poi strusciare il suo
baffone folto e maschio per tutto il corso dell’asta.
Il
membro di Paolo, una bestia con una cappella di dimensioni notevoli,
si fa ancora più grosso e comincia a gocciolare sulla bocca di
Silvano, il quale si stacca un attimo e guardando la fotocamera del
telefono si lecca letteralmente i baffi.
Poi torna di nuovo all’attacco fiondandosi prepotentemente con la bocca e ingoiando in un sol colpo tutto quel ben di dio.
Anch’io
comincio ad eccitarmi; del resto, Silvano è proprio un bell’uomo
maturo, con un faccione robusto e un grosso paio di baffi, che mi
fanno pensare a certi attori di film porno tedeschi di fine anni 70
tipo Sepp Gneissl, che ho conosciuto grazie alle VHS che mio padre
nascondeva dietro la Treccani e per i quali ci ho speso un bel po’ del
mio liquido seminale adolescenziale.
Mi
apro i pantaloni, abbasso le mutande e comincio a menarmelo mentre il
video prosegue.
Silvano
si alza e cede il posto a Paolo, il quale gli passa il cellulare.
Stavolta
è il mio amico che guida l’azione e tira giù la lampo del cassiere.
Ahhhh
cazzo, sono in estasi al vedere che quest’ultimo, da buon maschione di
altri tempi, porta un paio di slip bianchi a fantasia che non mi
capitava di vedere da anni, di quelli con puntini blu e grigi a forma
di croce, che gli stringono il pacco mettendoglielo ancora più in
evidenza sotto la pancia, mentre dai bordi laterali dello slip
fuoriescono ciuffi di pelo pubico scuro che si congiunge con quello
altrettanto folto delle gambe e si intravedono due palle da toro che
la conchiglia dello slip fatica a contenere.
Paolo
si fa dare di nuovo il cellulare per non lasciarsi scappare nessun
dettaglio di quello spettacolo di virilità che straborda dalle mutande
bianche e riprende il grosso pacco da ogni angolazione.
Poi
passa il telefono a Silvano e prima di smutandarlo si precipita con la
bocca sugli slip stimolandogli l’uccello da fuori.
Mi eccito da matti pensando a quelle mutande impregnate dell’odore quotidiano di un maschione che sprizza virilità da tutti i peli, e che mi riportano con la mente a quando andavo a ripescare gli slip usati di mio padre nel cesto della biancheria sporca per poi masturbarmici dentro.
Intanto,
Paolo gli abbassa le mutande e ci dà dentro con la mano e con la
lingua.
Silvano
ha qualche difficoltà a raggiungere l’erezione e spinge la testa di
Paolo più in basso per fargli leccare i coglioni fino al perineo:
della serie, se non può più godere col cazzo, vuole godere col culo!
Paolo
sembra voler divorare quel maschio maturo e se lo prepara per bene
stimolandogli il buco con le dita inumidite. Silvano gli porge una
bustina e lo riprende mentre si srotola sul pisello un goldone di
quelli con rilievi a costine per una maggiore stimolazione.
Eh
già… ‘sto vecchio buongustaio non ci sta più nella pelle – o, per
meglio dire, nelle palle – e lo vuole sentire proprio bene nel culo!
...
La
regia torna nelle mani di Paolo mentre Silvano si piega in avanti
appoggiandosi al muro e mette le sue chiappe pelose a favore di
telecamera.
Paolo
si sputa sulla mano e continua a dilatare il buchetto di Silvano, il
quale si gira verso la camera socchiudendo gli occhi ad ogni ditata
fino a che, al terzo dito in culo, si sente pronto per quello più
succulento. Infatti, il manganello di Paolo non tarda a farsi strada
tra tutto quel pelo che sbuca dalle chiappe e senza la minima
esitazione viene spinto dentro al buco.
I
due rimangono fermi per qualche istante fino a quando Silvano per
primo comincia a muovere il culo avanti e indietro facendo entrare e
uscire l’uccello di Paolo a ritmo crescente.
A
un certo punto Paolo imposta la funzione bothie nel telefono per
attivare contemporaneamente la fotocamera anteriore e posteriore.
Alza
la telecamera dal culo alla faccia di Silvano e gli chiede: “Ti piace
così?” Silvano si gira verso di lui e tra un gemito e l’altro gli
dice: “Hai proprio un bel cosino… Bravo… Tienilo duro!” e gode come un
porco.
I
due continuano a trombare così fino a quando vedo Paolo contorcersi,
ormai stremato dal trattenersi, e il suo cazzone che esce dal culo di
Silvano con il cappuccio gonfio di sborra.
Silvano si gira, sfila il preservativo e con il suo baffone ricomincia a spompinare Paolo, il quale continua a venire lanciando fiotti improvvisi che impregnano densi la peluria di Silvano.
Il
video termina così e io mi ritrovo con il cazzo in mano che sta per
scoppiare.
Prima
di correre al bagno scatto una foto e la mando a Paolo scrivendo:
“Com’è che diceva Proust? Una volta che lo si è lasciato crescere
esige di essere soddisfatto… solo che io non ho Silvano.”
Paolo
è online e risponde subito: “Ho questo se ti può consolare… vieni a
casa mia che te lo faccio provare.”
Dopo
il messaggio, arriva anche una foto: è Paolo che annusa lo slip bianco
a fantasia di Silvano!
Che
bastardo…
Si è fatto lasciare pure quello!!
Ahhh Non faccio a tempo a rispondergli che vengo che… ahhhhhhhhhhhhhhhhh vengo.