ORSI ITALIANI MAGAZINE



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Ricordi di caserma (seconda parte) 

Un racconto di Gerasim



Riuscii a mala pena a pulirmi il buco allargato con un pezzo di carta preso da un rotolo che si trovava li', su un ripiano dello scaffale; poi mi diressi in camerata, ancora nudo, e li' mi rivestii. Macherini mi seguiva; e seguiva pure tutte le operazioni, con uno sguado strano, indecifrabile.
Di li' in poi, e su suo ordine, fui io a seguirlo: dapprima, dopo avere attraversato il cortile, nel suo ufficio; poi sulle scale che portavano al Comando. Al Comando? E che cazzo andavamo a fare in quel posto li'? Lo confesso: comincio' a prendermi il terrore. Macherini poteva denunciarmi: io potevo dire quello che l'uomo mi aveva fatto nel piccolo sgabuzzino, ma nessuno mi avrebbe creduto. Mi vedevo denunciato, cacciato dall'esercito, deriso dai miei ex amici e accolto  a casa da un silenzio raggelante e carico di disprezzo.
Entrammo nell'ufficio del generale Vauro: un uomo ben oltre la cinquantina che aveva la fama di essere terribile. L'avevo visto molte volte, ma sempre da lontano, in occasioni ufficiali. Per il resto aveva pochi contatti con le truppe, perche' - si diceva - i suoi impegni di soldato ai massimi livelli lo portavano in giro per il mondo. L'angoscia si stava tramutando in certezza. Sarei stato denunciato addirittura a Vauro, il Capo dei Capi… ma… avevo davvero fatto una cosa cosi' spaventosa? Meritavo un castigo cosi' esemplare?
Entrai nella segreteria sentendomi come in un film: ero stordito, mi pareva di vivere la vita di un altro. Era domenica, nella stanza non c'era nessuno. Ma alcuni rumori indicavano che nell'altra camera, l'ufficio vero e proprio del generale, c'era qualcuno. E questo qualcuno era il generale in persona.
Entrammo in questa seconda stanza. Probabilmente ero piu' pallido di un morto; non notaii che Macherini era entrato dappertutto senza bussare, con una strana familiarita'. La cosa era piuttosto curiosa, dato che in quell'ambiente anche lui era un inferiore… Avrei capito di li' a poco.
'Ciao Gigi' disse Macherini con un sorriso. 'Ciao Midi' rispose con cordialita' l'altro. Gigi? Midi? Ma che minchia di commedia era questa? 'Tutto confermato' riprese il colonnello, 'la recluta e' proprio un segaiolo incallito. Un bel frocetto, che ne dici?' aggiunse, e mi passo' le mani tra i capelli. Ero senza parole. Mi vergognavo, ma cominciavo a provare una rabbia forte. Non potevano permettersi questo: che diamine, in fondo avevo soltanto annusato un paio di mutande sporche!
Vauro si alzo' ghignando. Si diresse verso di me, mi squadro' da capo a piedi, girandomi attorno alla fine mi palpo' il culo. Lo guardai con aria interrogativa. 'Beeene' disse strascicando le vocali, 'proprio beeene'. 'Pensi che possa risolvere il tuo problema?' gli chiese Macherini. 'Questo non lo so' disse facendo una piccola pausa, 'l'unica cosa da fare e' provare'. 'Di… di… quale problema state parlando?' dissi balbettando, sempre piu' stupito e incerto.
Vauro fece l'ultima cosa che mi sarei aspettata da lui: mise una mano alla cerniera dei pantaloni e la abbasso'. Abbasso' con studiata calma anche i pantaloni; infine calo' pure i boxer.
Fu allora che capii quale era il problema.
Davanti a me si srotolo' il membro piu' grande che io avessi visto fino ad allora; e anche dopo allora non ho piu' visto nulla di simile. Era letteralmente precipitato dai boxer, vinto dalla forza di gravita', e ora penzolava li', grosso e pesante: arrivava ben oltre la meta' della coscia del generale - che era un uomo alto e magro, apparentemente molto lontano dagli standard di robustezza tipici dell'esercito - e mostrava un diametro pari a quello del mio avambraccio. Era davvero un gioiello impressionante e mostruoso: era lucido e percorso da grosse vene tortuose, era circonciso e percio' la cappella svettava nuda e larga quanto quella di un fungo. Il cazzo era molto scuro fino alla cicatrice della circoncisione, che si presentrava irregolare; nella parte alta, invece, era di un bel colorito roseo, cosi' come la cappella, perfettamente rotonda e liscia. Un cazzo bicolore, pensai.
La situazione era chiara: per renderla ancora piu' chiara, Macherini racconto' la storia della vita sessuale di Vauro. 'Con un simile arnese - spiego' - il povero Gigi fatica a trovare partner: le donne non gli vogliono dare la fica, i froci tanto meno lo vogliono prendere in culo, anche quelli piu' sfasciati. Io ho provato ad aiutarlo - e qui sorrisero entrambi - ma oltre a un onesto pompino non riesco ad andare. Tu, caro il mio ragazzino, sei proprio l'elemento giusto per dare qualche soddisfazione al generale. Sei un bravo soldato, no?' concluse con tono malizioso. 'Ti dovrai sacrificare per il pene della patria…'. Rise. Si credeva spiritoso.
Povero me: dovevo farmi sodomizzare da una simile bega… L'eccitazione e la paura si mescolavano insieme. Non sapevo come comportarmi.
Mi tolse d'impaccio il generale che mi prese la testa e me la porto' giu', all'altezza del suo cannone. Essendo perennemente scappellato, non aveva odori cattivi, solo un leggero aroma di maschio. Spalancai la bocca quanto potei e cercai di introdurlo: con mia somma sorpresa mi accorsi che quel cazzo disumano faticava a entrare. Non riusciva nella bocca, figuramoci nel mio culo… Cominciavo a essere terrorizzato sul serio. Macherini nel frattempo si era spogliato: finalmente lo vedevo nudo, ed era un gran bel vedere: grosso, peloso, con un ventre prominente e le mammelle gonfie e un po' cascanti, era l'incarnazione perfetta dell'orso maturo. Si tolse anche gli slip, mettendo di nuovo in luce il cazzo spesso e tozzo, sorretto dalle palle gonfie come pesche. Nessuna minchia, a confronto con quella di Vauro, poteva reggere il paragone: ma nel suo insieme Macherini era un toro davvero appetitoso. Completamente nudo, si avvicino' a me: cambiai posizione e mi misi in bocca il suo cazzo, mentre Vauro, approfittando della situazione, si spoglio'. Io pure mi tolsi gli indumenti, senza peraltro interrompere il bocchino.
Adesso lo scenario era mutato: in ginocchio, davanti ai due maschioni, sucavo come una troia forsennata i loro cazzoni umidi di liquido prespermatco, che lappavo golosamente mentre i due, un po' chini verso di me, mi titillavano i capezzoli. Passavo da una cappella all'altra come impazzito: erano tutti e due meravigliosi, e l'idea di avere una coppia di nerchie di quella stazza a disposizione mi faceva impazzire.
Ma era giunto il momento. Il momento di dare il culo a Vauro: l'idea mi spaventava e mi eccitava nello stesso tempo. Mi alzai un po' tremante: Macherini prese a dilatarmi il culo con tre e poi con quattro dita: 'Troia, hai appena preso il mio cazzo, sei gia' bell'e pronto…. Ora puoi farti sfondare in tutta tanquillita'…' rise di nuovo in modo eccessivo. Ma era nervoso anche lui. Il nervosismo dell'eccitazione, forse.
Comunque, mi chinai a novanta gradi: Macherini si mise a leccarmi il culo. Era una gran goduria sentire la sua lingua spessa e rasposa che mi bagnava e dilatava l'ano.
Vauro si mise anche lui dietro di me e fu allora che cominciai a sentire realmente quello che significa farsi rompere il culo.
La cappella prese a entrare, lubrificata dalla saliva mia e di Macherini. Era un dolore forte: cercavo di spalancare lo sfintere, ma non riuscivo ad aprirlo abbastanza per accogliere quel palo disumano.
Vauro spinse piu' forte, e una sensazione di rottura mi pervase il buco del culo e tutto l'intestino. Il mio cazzo, ormai senza piu' erezione, penzolava molliccio tra le cosce. Qualcosa cominciava a entrare: mi sembrava un tronco. Toccai con la mano, ma rimasi raggelato: non era neanche tutta la cappella. L'uomo dette ancora una spinta e per qualche altro millimetro il cazzo s'insinuo' nel mio sfintere.
Il generale torno' indietro, estrasse il membro: Macherini, baciandolo rumorosamente in bocca, lo lubrifico' con un gel che aveva estratto da un cassetto della scrivania. Poi passo' la mano ancora sporca di gel sul mio buco. Si vede che i due mandrilli sono gia' pronti a tutto, pensai ridacchiando tra me.
Cercai di rilassarmi ancora di piu'.
Fu proprio allora che avvenne il miracolo: forse mi ero tranquillizzato particolarmente bene, oppure il gel era molto efficace, oppure tutte e due le cose insieme… fatto sta che il cannone prese a entrare in me molto meglio di prima. Arrivo' a meta' del percorso in pochi istanti; e dopo un po' ancora sentii i coglioni battere contro il mio ano.
Era fatta. Ero inculato da quella trave. Stavo dando il culo al maschio piu' dotato che abbia mai conosciuto. Ero orgoglioso di avere preso quel cazzo in culo senza un solo gemito. Macherini, visto che il piu' era fatto, si mise davanti a me e mi porse il suo pene di nuovo eccitatissimo da succhiare.
Vauro, dietro, inizio' il movimento di vai e vieni: dapprima lento, poi sempre piu' concitato. Infine, forsennato. E finalmente anche io cominciai a godere davvero di quel bestione. I coglioni facevano rumore ogni volta che battevano contro il bordo del buco; la cappella, dentro la mia pancia, toccava un punto non lontano dallo stomaco e mi provocava una senzazione forte e bellissima. Mi sentivo zoccola.
Pompavo il cazzo che avevo in bocca a ritmo crescente: lo sentivo farsi sempre piu' duro, sempre piu' fremente. Perdeva liquido dalla punta: e forse anche Vauro si stava lubrificando bene, perche' ormai il mio culo non opponeva piu' nessuna resistenza alla chiavata.
Le cose volgevano al termine: il primo a venire fu Macherini, che mi eiaculo' in bocca tre o quattro fiotti di sperma filante e denso. Di li' a poco, mentre ancora raccoglievo con la lingua le ultime gocce che uscivano dalla fessura della piscia, sentiii Vauro irigidirsi, afferrarmi per i fianchi in modo ancora piu' deciso e rantolare una frase sconnessa e incomprensibile. Stava venendo. L'uomo dette alcuni colpi - sei o sette, se non ricordo male - molto forti, in modo quasi meccanico. Poi si blocco'.
A un certo punto si sdraio' sulla mia schiena, ma il suo peso mi fece andare a terra. Mi sdraiai sotto di lui, con il suo cazzo ancora in culo. Il maschione andava ancora su e giu' attraverso il mio buco dilaniato; ma ormai era lento, senza energia, quasi dolce. A un certo punto, anzi, prese a leccarmi l'orecchio con una tenerezza animalesca e commovente.
Ma duro' poco. La voce rude di Macherini ci riporto' alla realta'. 'Bene, ragazzo, disse il colonnello, diciamo che con questa… ehm… gentilezza, hai fatto in modo che io mi dimentichi di quello che poco fa facevi nella camerata. Naturalmente anche tu dimenticherai tutto, vero?' aggiunse con uno sguardo feroce. Ero ancora a terra; Vauro sfilo' il cazzo, ormai semi molle ma ancora mostruosamente lungo, dal mio culo. L'operazione fu lunga, viste le dimensioni del batacchio: e io mi sentivo strano, mentre quel membro usciva da me, e sembrava non finire mai, e risucchiava apparentemente i miei intestini fuori del buco.
Alla fine, riuscii a sedermi sul pavimento; probabilmente usciva un po' di merda mescolata a sborra dal mio ano spalancato, ma non me ne fregava un cazzo. Quello stronzo di Macherini avrebbe pulito tutto ben volentieri con la lingua, porco com'era, pensai incazzato.
Mi rivestii, mente gli altri due facevano lo stesso. Poi fui congedato con poche parole. Vauro pero', forse scherzando o forse no, mi disse che se volevo venire a trovarlo, nei giorni in cui era presente in caserma, sarebbe stato ben felice di darmi udienza.
Darmi udienza. Ripensavo queste strane parole mentre mi dirigevo, indolenzito oltre ogni dire, verso la camerata.
Ma dimmi tu se uno deve dire 'dare udienza' al posto di 'inculare'. Froci e ipocriti.
Meditavo, meditavo, meditavo: e non sapevo che la giornata non era ancora finita…

(fine parte seconda)


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