ORSI ITALIANI MAGAZINE




ATTENZIONE / NOTICE

Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni

This page contains pictures of male nudity and a text with homoerotic contents: it's intended for persons over 18






Riabilitazione

Un racconto di Dother


I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


A causa di un grave incidente automobilistico ebbi a trascorrere più di due mesi in coma, abbastanza per sistemare qualche frattura ma anche sufficienti a far atrofizzare un po' di muscoli nonostante la ginnastica passiva operata in ospedale.

Una volta tornato “alla vita” e dimesso, mi fu prescritto, fra le varie cose, di fare almeno uno o due mesi di fisioterapia per riprendere la completa padronanza di gambe e braccia.

Al lavoro avrebbero comunque fatto a meno di me finché non mi fossi completamente ristabilito e così, pur non essendo entusiasta all'idea di dover fare “i compiti” ogni giorno come un bambino, mi dissi che era sempre meglio che stare tutto il giorno in casa ad ammuffire davanti alla tv.

Su consiglio del mio migliore amico mi rivolsi ad uno dei centri di riabilitazione più conosciuti della città, noto per essere parte della stessa struttura che ospita una grande e frequentatissima palestra: pensai che se mi fossi trovato bene lì forse in seguito avrei potuto anche finalmente decidermi a trasformare l'orso che ero sempre stato in un musclebear.

Il centro, come scoprri una volta recatomi sul posto per la prima seduta, era davvero grande e comprendeva diversi settori o reparti dedicati a diversi tipi di terapie sia fisiche che psicologiche.

Il mio settore era in effetti il più piccolo della struttura: consisteva semplicemente in una sala, più o meno grande come la metà di un appartamento, gran parte della quale era occupata da una piscina d'acqua calda per coloro che dovevano fare ginnastica.

Su un lato della sala due porte conducevano agli spogliatoi di uomini e donne e relativi bagni, mentre il resto dell'ambiente comune ospitava spalliere, cyclette, sedie a rotelle e un grosso letto per i massaggi.

Appena arrivato notai con disappunto che l'intera sala con tutti i suoi pazienti era gestita da una sola persona, un fisioterapista che si presentò come Giovanni.

Indossava un'uniforme azzurra simile a quella di un infermiere e calzava un paio di pantofole anch'esse azzurre, senza calzini.

Tanto dal colletto quanto dalle maniche e dalle caviglie dei pantaloni spuntava una folta e chiara peluria bionda tendente al ramato che faceva perfettamente il paio con i suoi riccioli chiari e gli occhi verdi.

Altrettanto chiara e costellata di sfumature rossicce era la barba e la corporatura imponente contribuiva a renderlo simile ad una sorta di vichingo civilizzato.

Nell'udire le mie perplessità sul fatto che ci fosse un solo fisioterapista per tutti, Giovanni mi tranquillizzò subito dicendomi che era semplicemente questione di saper organizzare bene i pazienti e che in quanto a quello nessuno era più bravo di lui.

Dovetti effettivamente ricredermi nel vederlo all'opera: in quel mio primo giorno eravamo almeno un'abbondante decina di persone - sembrava a tutti gli effetti di stare in una piccola palestra - e tutti furono perfettamente seguiti da Giovanni con la precisione di un generale e la cura di un infermiere.

Quanto a me, dopo avermi brevemente spiegato come si sarebbe svolta la mia riabilitazione, Giovanni mi invitò a cambiarmi nello spogliatoio così che potessimo subito cominciare con i massaggi agli arti.

Il solo pensiero di farmi toccare da quell'omone mi provocò un brivido di eccitazione che dovetti però subito scacciare: ero il nuovo arrivato e per tutte le due ore di terapia quella gente mi avrebbe guardato più di una volta, non potevo certo permettermi di far sventolare la mia erezione davanti a tutti.

Mi cambiai rapidamente nello spogliatoio vuoto, non senza dare una sbirciatina qua e là: vari borsoni ed indumenti occupavano panche ed attaccapanni, mentre un piccolo armadietto doveva essere chiaramente dedicato agli effetti personali di Giovanni: non potei evitare di aprirlo – era privo di serratura e socchiuso – e notai che conteneva in effetti un'uniforme di ricambio e della biancheria.

Non osai toccare nulla, ma la sola vista di quegli oggetti mi ricordò del vichingo che mi attendeva in sala e ancora una volta dovetti ricompormi.

Tornai zoppicando verso il tavolo e Giovanni mi aiutò a stendermi su di esso.

Mi massaggiò i piedi, le gambe, le mani e le braccia energicamente ma con gentilezza per circa mezz'ora. Mi resi presto conto che, essendo l'ultimo arrivato quella mattina, la sala si stava gradualmente svuotando.

Verso la fine del massaggio gran parte dei pazienti se n'era andata e le ultime due signore stavano andando a rivestirsi.

Per tutto il tempo del massaggio Giovanni ed io chiacchierammo come è normale che accada fra paziente e fisioterapista: parlammo delle rispettive vite, dei nostri lavori, degli hobby e delle famiglie. Imparai così un po' di cose sul suo conto, come la sua passione per il rugby – ecco spiegato il fisico da gigante, mi dissi – la sua abitudine di andare per mostre nei weekend e il suo matrimonio decennale con annessi coppia di bambini.

Rimasi un po' deluso ma anche intrigato dal fatto che fosse sposato, soprattutto perché avevo notato che non indossava la fede: tuttavia, pensai, poteva anche darsi che non la indossasse per non rendere fastidioso il contatto con la pelle dei pazienti durante i massaggi.

A trattamento finito erano ormai quasi le 13 ed eravamo rimasti completamente soli in sala: Giovanni mi aiutò a tirarmi su e mi disse che sarebbero state necessarie varie sedute prima di cominciare a percepire qualche miglioramento, ma io risposi che già stavo leggermente meglio e sentivo i muscoli di braccia e gambe più sciolti rispetto a prima.

Con un gran sorriso l'omone suggerì allora che forse avrei potuto già provare qualche minuto di camminata in acqua, approfittando che la piscina era ormai vuota e lo sarebbe stata fino all'inizio dei turni pomeridiani: lui sarebbe comunque rimasto lì per sistemare i moduli e i fogli di presenza dei pazienti.

Risposi che pur pensando di potercela fare non mi ero portato un costume perché pensavo che avrei fatto ginnastica in acqua solo dopo i primi giorni di trattamento, ma lui non si perse d'animo e mi propose, se la cosa non mi dava fastidio, di indossare uno dei suoi costumi di ricambio: avevamo a occhio e croce la stessa taglia, disse, quindi mi sarebbe calzato bene.

Imbarazzato ma anche enormemente eccitato all'idea di indossare un suo indumento intimo, lo ringraziai e mi feci accompagnare nello spogliatoio.

Mi offrì il braccio per camminare con più comodità e capii allora perché gli veniva permesso di gestire il reparto da solo: doveva essere quello più capace di mettere le persone a proprio agio.

Una volta davanti al suo armadietto mi chiese se avevo bisogno di una mano per spogliarmi ma poi si scusò dicendo che ovviamente non ne avevo bisogno, mi ero già cambiato prima: ne ridemmo entrambi mentre mi toglievo maglietta e pantaloncini, restando in mutande.

Prima di porgermi uno dei suoi costumi anche Giovanni iniziò a spogliarsi, dicendomi che i moduli potevano aspettare ed era più importante che avessi una guida per camminare con sicurezza in piscina.

Per un momento ci ritrovammo entrambi nudi, l'uno accanto all'altro, e inevitabilmente i miei occhi scesero ad ammirare sia il membro che i glutei di Giovanni.

Il primo era visibilmente grosso e largo, circondato da una chioma di peli biondi e con un bellissimo scroto roseo ed abbondante alla base.

Il secondo era altrettanto peloso e tanto tondo quanto sporgente.

Una meraviglia sotto tutti gli aspettti, al punto che non potei più trattenere la mia eccitazione: il mix di gentilezza, forza e bellezza di quel maschione avevano risvegliato completamente la mia voglia di sesso dopo mesi di inattività.

Mi riscossi quando mi agitò davanti alla faccia un costumino nero elasticizzato: mi sorrideva come se avesse beccato un bambino con le mani nella marmellata.

Lo ringraziai e feci per infilarmi lo slip, ma nel giro di pochi secondi diventò evidente che non sarei riuscito a contenere la mia erezione ormai palese: Giovanni fece una battuta sul fatto che a quanto pare non avevamo la stessa taglia solo in termini di abbigliamento, e prima che potessi scusarmi o rispondergli allungò la sua grande mano per aiutarmi a sistemare il membro nel costume, ma era inutile.

Più cercava di infilarlo dentro più mi si ingrossava e a un certo punto vidi che anche il suo stava iniziando a diventare più grande e dritto.

Privo ormai di scrupoli, tirai giù con una mano l'inutile costume dai miei fianchi e con l'altra lo afferrai per la sua virilità mentre teneva ancora stretta la mia.

Ci guardammo per un attimo negli occhi e capii che gli piaceva: nessuna sorpresa, nessuna opposizione, solo la voglia di inseguire il piacere.

Iniziai lentamente a masturbarlo, a stento ricordandomi di non fare movimenti bruschi per non sforzare il mio braccio convalescente, e un senso di lussuria e godimento si fecero strada in me nel sentire che anche la sua mano iniziava a muoversi decisa nel masturbarmi.

Giovanni dischiuse leggermente la bocca e mi sporsi verso di lui aprendola a mia volta: subito le nostre lingue si incontrarono e iniziarono una danza vorticosa prima che la sua si insinuasse a forza nella mia bocca riempiendola completamente.

Mi spinse con leggera irruenza contro l'armadietto, premendo il suo corpo possente contro il mio e baciandomi con passione mentre mi masturbava sapientemente stringendo le dita intorno alla base del mio glande che iniziava ormai a bagnarsi.

Nel percepire i miei umori sotto le sue dita, Giovanni non perse tempo e subito scese a succhiarmelo: nel fare avanti e indietro con la testa riusciva contemporaneamente a stimolarmi il prepuzio con la lingua e ben presto fui così in preda al godimento che lo supplicai di farmi godere anche analmente.

Lasciai che mi divaricasse leggermente le gambe e gli permisi di farsi strada nel mio ano bagnato con il suo grosso dito medio, a cui seguirono dopo poco l'indice e perfino l'anulare.

Ero più dilatato di quanto mi fosse mai accaduto e il mio solo desiderio era di continuare a sentirlo muoversi dentro di me fino ad accarezzarmi la prostata.

Decisi di voltarmi e gli offrii il mio didietro spalancando le natiche per lui: i recenti dolori muscolari erano ben più forti di quelli che avrei potuto provare analmente e così accolsi il suo grosso membro dentro di me con relativa facilità, lasciandomi sbattere con forza nella sicura stretta delle sue braccia.

Lo implorai di scoparmi, di fottermi come una troia e così fece, Giovanni era abile a penetrare quanto lo era a massaggiare e succhiare e così andammo avanti per non so quanto tempo a fare sesso, in maniera rude e passionale nel piccolo spogliatoio che ormai andava impregnandosi dell'odore dei nostri corpi sudati.

Resosi conto tuttavia della stanchezza del mio corpo, presto mi disse di sdraiarmi su una delle panche e lì riprese a scoparmi tenendomi le gambe alzate e provocandomi ulteriore piacere leccandomi i piedi e strofinando i miei alluci sui suoi capezzoli grossi e turgidi.

Le sue palle sbattevano forte contro il mio perineo mandando scariche elettriche fino al mio cervello e presto, grazie alla sua agilità fu il mio turno di leccare uno dei suoi piedoni: mi stava penetrando stando su un piede solo, con le mie caviglie fra le mani ed un piede premuto sulla mia faccia.

Il suo odore e il suo sapore mi mandarono in estasi e nel giro di pochi minuti sentii il mio cazzo esplodere di piacere ed eiaculare sul mio stomaco e parzialmente sulla sua gamba, con uno degli schizzi che raggiunse anche il suo piede.

Non esitai a leccare tutto lo sperma che riuscii a raggiungere con la mia lingua e a raccogliere con le mani, ma una parte volle leccarla lui stesso offrendosi di farmela assaggiare con la sua lingua: fui ben felice di baciarlo ancora, con più foga e passione di prima, ebbro di lussuria e incontrollabile voglia di assaporarlo nuovamente.

Quando non ci fu più una sola goccia del mio seme da leccare o succhiare, Giovanni mi disse che non ce la faceva più e doveva venire anche lui: fui felicissimo all'idea di accogliere anche il suo sperma dentro di me e per tutta risposta aprii la bocca tirando fuori la lingua in modo inequivocabile.

Avvicinatosi al mio viso, prese a masturbarsi in maniera quasi selvaggia e bestiale davanti alla mia bocca che emetteva gemiti vogliosi: per un tempo che mi parve interminabile ammirai la sua mano stimolare il suo grosso cazzo a pochi millimetri dalla mia lingua che gli frustava il glande sempre più gonfio e pulsante.

Finalmente Giovanni eiaculò nella mia bocca ruggendo come un animale in calore e scaricò dentro di me tutto il suo nettare bollente ed abbondante, costringendomi ad ingoiarlo tutto fino all'ultima goccia.

Quando il suo possente orgasmo si esaurì mi prese il viso fra le mani e mi baciò ancora, assaporando le tracce del suo stesso sapore ormai mischiato al mio.

Da quel giorno e per varie settimane, fui sempre l'ultimo nel turno mattutino di fisioterapia e più guarivo più avevo voglia di continuare a farmi... Riabilitare.

Continua...?

Per commenti e suggerimenti: dother@live.it