ORSI ITALIANI MAGAZINE


La vera storia di Renzo e Lucia (quinta parte)

Un racconto riveduto di Ste

Intanto al paesello di Renzo e Lucio, avevamo lasciato don Rodrigo in marcia vero il castello del principe Visconti. Quel nome divenne tanto famoso e tanto spaventoso da essere occultato da ogni uomo che avesse a cuore la propria vita. Tutti lo chiamarono semplicemente l'Innominato.

Era il piu' terribile e spietato dei principi milanesi, potentissimo, influente, ricchissimo. Su di lui pendeva una taglia apposta dal Re di Spagna in persona, ma era intoccabile.

Don Rodrigo penso' che lui fosse l'unica persona in grado di scovare impunito sia Lucio che Renzo.

Il suo castello era al confine con il territorio bergamasco, era come una fucina di mandati sanguinari, di delinquenti della peggiore specie. A confronto, i contadini di Rodrigo erano fanciulli in fasce. Dall'alto del castello, come l'aquila dal suo nido insanguinato, il selvaggio signore dominava tutto lo spazio dove il piede umano potesse osare di arrampicarsi.

Don Rodrigo e la sua scorta arrivarono alla taverna della Malanotte, dalla quale si inerpicava la strada per giungere al castello. I bravi dell'oscuro signore lo accompagnarono al suo cospetto.

Era grande, scuro di carnagione, quasi calvo, bianchi i pochi capelli che gli rimanevano, rugosa la faccia. A prima vista, gli si sarebbe dato piu' dei sessanta anni che aveva, ma il fisico asciutto, la voce grave e sicura, il contegno, le mosse, la durezza dei lineamenti, il lampeggiare degli occhi, indicavano una forza di corpo e di animo, che sarebbe stata straordinaria in un giovane.

Don Rodrigo disse che veniva per consiglio e per aiuto, che si trovava coinvolto in un impegno difficile, dal quale il suo onore non gli permetteva di ritirarsi. Don Rodrigo si era ricordato delle promesse di quell'uomo che non prometteva mai troppo, ne' invano e si era deciso a rivolgersi a lui.

L'Innominato si fece raccontare la vicenda e accetto' di venire in aiuto di Rodrigo.

Ricordate il conte Osio, l'amante della Signora? Costui era un grande amico dell'Innominato e a lui venne chiesto di convincere la Signora a fare uscire Lucio dal Monastero per poterlo sequestrare.

La proposta avanzata alla Signora dall'Osio venne accolta a malincuore, ma venne alla fine accettata con una certa rassegnazione. Il giorno concordato, la Signora chiese a Lucio di raggiungere il monastero dei cappuccini di Monza per un servizio definito 'riservato' e sul quale mantenere il 'massimo riserbo'.

Lucio fece come la Signora aveva richiesto, e verso il tramonto usci' dalla fattoria annessa al monastero e si incammino' per il viale di tigli verso Monza.

Ad un certo punto del viale, dopo una curva, vide una carrozza da viaggio ferma. Accanto a quella, davanti allo sportello aperto, due viaggiatori elegantemente vestiti guardavano di qua e di la', come incerti della strada. Andando avanti, senti' uno dei due che parlava

-Ecco un buon giovane che ci indichera' la strada.-

Infatti, quando Lucio si fu avvicinato abbastanza, quel cavaliere, con un fare elegante e manieroso lo apostrofo'.

-Scusate tanto figliolo, ci sapreste insegnare la strada per Monza?-

-Si, ma dovete tornare indietro, di qui si esce dal territorio di Monza...- e mentre si fu voltato per indicare col dito la direzione corretta, ricevette un colpo alla nuca e vide tutto nero.

Lucio udiva parole confuse, in un dialetto molto famigliare. Si sentiva sobbalzare su e giu' ed aveva le mani legate dietro la schiena, appoggiato ad un pavimento.

-Diavolo! Mica l'avremo ammazzato?- disse uno.

-E se fosse morto davvero?- intervenne un altro.

-Che morto!! Che morto!!.....non vedete che si muove?- disse il terzo.

-Se a un armadio come questo bastasse un colpo in testa per morire...-

Intanto la carrozza, andando sempre di corsa, si era inoltrata nel bosco. Lucio comincio' a ridestarsi lamentandosi piu' di non poter controllare l'integrita' della sua testa, che per la paura o il dolore. Infatti aveva i polsi legati dietro la schiena con una corda molto robusta.

-Oohhh !!! Ma che succede?- disse.

Si vide schiacciato a terra, con stivali e fucili davanti agli occhi e tentava di divincolarsi.

-Chi siete? Che volete?- chiese.

-Se non stai zitto e fermo, ti faremo stare zitto noi.-

-Lasciatemi andare!- e cerco' di sollevarsi quando un piede premuto sulla schiena lo fece ricadere con il viso sul pavimento della carrozza. Vedendo che era tutto inutile decise di rimanere calmo e di aspettare. Temeva di finire nelle prigioni di don Rodrigo, nelle sue mani desiderose di lui. Egli certamente non gli avrebbe risparmiato nulla, lo voleva e lo avrebbe avuto con le buone o con le cattive.

Finalmente, dopo alcune ore di viaggio la carrozza si fermo'. Lo sportello si apri' e due bravacci afferrarono Lucio per le caviglie, trascinandolo giu' dalla carrozza. Lucio, con le braccia indolenzite, si guardo' attorno e vide monti e valli sconosciute. Lassu' la fortezza non era quella di Rodrigo e questo lo tranquillizzo'.

-Lucio Mondano, siete voi?- gli disse un bravo.

-Sono io.- rispose con decisione.

-Venite con noi.- e si volto' verso il sentiero che conduceva al castello.

-Dove volete condurmi?-

-Seguiteci e tacete.- disse il bravo.

La scalata duro' parecchi minuti. Lucio era stanco, ancora frastornato dalla botta in testa e spaventato.

-Pero', se volevano ammazzarmi lo avrebbero gia' fatto..cosa avranno in mente?- pensava tra se.

Arrivati al portone del castello, il ragazzo venne preso in consegna da un altro bravo che lo accompagno' attraverso un cortile fino ai piedi di una torre. Qui apri' una porta e lo accompagno' sulle scale fino al sottotetto.

-Di chi sono prigioniero?- chiese Lucio.

-Lo saprete presto.- rispose il bravo spingendolo su di una specie di giaciglio di paglia.

-Statevene li buono, e non vi succedera' nulla.-

-Cosa volete da me?- Ma non ricevette risposta. Entrarono altri due bravi con due brutte facce butterate. Bisbigliarono qualcosa nell'orecchio dell'altro bravo e circondarono il povero Lucio.

Uno di loro lo spinse facendolo sdraiare sul letto, gli altri due gli furono addosso legandogli le caviglie alle gambe del letto.

-Cosa mi fateee !!!- urlo' spaventato. Ma i tre proseguirono nella loro impresa. Non fu facile. Lucio era fortissimo e si dimenava continuamente. Uno dei tre fece mostra di volerlo colpire al volto con un pugno, ma uno degli altri lo fermo' dicendo: -No !!! Lui ha detto che non dobbiamo torcergli un capello!!!- I tre finirono di legarlo come un salame, con le braccia distese e una catena di ferro che gli cingeva la vita.

-Ora tacete!! O torneremo..-. Detto questo i tre uscirono e al loro posto arrivo' un vecchio sdentato, il piu' anziano servitore del padrone al quale il padrone aveva dato l'ordine di tenerlo d,occhio.

-Calmati, calmati figliolo..- disse il vecchio.

-Come volete che mi calmi in queste condizioni.- rispose Lucio brutalmente.

-Riposa e domani il signore verra' a vederti..-

-Chi e' questo signore? E cosa vuole da un povero figliolo come me?-

-E che ne so io? Forse vuole arruolarti per farti diventare un suo servo..sei giovane, hai una faccia da bravo ragazzo...hai un bel fisico.massiccio..muscoloso..io me ne intendo, ho fatto da maestro a tutti i giovanotti che ci sono qui dentro.- e andava aprendogli la camicia per guardargli il torace.

-Che cosa vuoi farmi..No...- ma le mani ossute e forti del vecchio avevano gia' aperto la camicia di Lucio e quelle dita scheletriche gli titillavano i capezzoli intirizziti dal freddo di quella soffitta.

-Che bel corpo che hai.vedrai che andremo d'accordo basta solo che tu faccia quello che ti dico.- e quella mano incartapecorita strusciava sui suoi bei pettorali glabri e duri e sulle modanature dei suoi addominali perfetti.

-Ti prego, lasciami stare...- supplicava Lucio, ma il vecchio gli stava gia' palpeggiando il pacco.

-E qui...cosa abbiamo?- disse incuriosito il vecchio. Slego' la cintura che sorreggeva i pantaloni di Lucio e infilo' una mano afferrandogli il randello.

-Mmmhhh!!!- comincio' a gemere Lucio.

-Ti piace?....ce l'hai davvero molto grosso..- e comincio' a scappellarglielo e segarglielo.

Poi vedendo i due bei capezzolini appuntiti e turgidi comincio' a leccargliene uno e ad afferrarglielo con le gengive sdentate sbavandogli il petto.

-Ooohhh!!!- languiva Lucio mentre la mazza si faceva sempre piu' dura.

Il vecchio lo segava con molta maestria. Lucio aveva capito le parole del vecchio. Probabilmente a lui toccava verificare che i giovani al servizio del padrone fossero ben armati anche senza coltelli e fucili. Lui forse li doveva provare e basta. Mentre veniva cosi' abilmente molestato, chiuse gli occhi ed immagino' le facce di quei maschioni che lo avevano rapito. Immaginava i loro corpi nudi soggiogati, molestati, torturati da quelle dita ruvide e scheletriche che lo stavano masturbando. La sua erezione era sempre piu' forte e il vecchio, senza dire una parola, procedette abbassandogli i pantaloni e prendendogli in bocca la cappella. Le sue braccia immobilizzate lo facevano sentire schiavo dei voleri altrui. Le gengive dure e sdentate del vecchio lo eccitavano da morire. Quella lingua ruvida che gli flagellava il petto l'addome e il cazzo e quelle dita che gli avevano afferrato con forza i capezzoli fino a fargli male, gli indurivano la mazza al punto che comincio' ad avvertire lo sperma schizzare in alto sul viso del vecchio.

-Che bravo che sei stato...- disse il vecchio ingoiando voracemente lo sperma del ragazzo, mentre questo si contorceva in lunghi spasmi di piacere.

-Aaahhh!!!! Mmmhhh!!!- gemeva Lucio.

-Cosi'...bravo...- lo tranquillizzava il vecchio con voce suadente.

-Adesso che hai ottenuto quello che volevi, lasciami andare...-lo supplico' ansimando.

-Calmati.non dipende da me, domani parlerai con il signore. Sei stato molto bravo, e il tuo sapore mi piace moltissimo...riposati.- e detto questo lo bacio' in pieno petto e, lasciandolo seminudo, usci'. Lucio cerco' ancora di slegarsi, ma i nodi erano troppo stretti. Intanto la giornata era stata piena di emozioni e la stanchezza prese il sopravvento sulla sua forza. Cerco' di accomodarsi come meglio gli riusciva e malgrado un fastidioso spiffero gelido che gli ghiacciava il petto e il torace, il giovane si addormento'.

La mattina seguente, al paesello di Renzo e Lucio un emissario del principe Visconti chiese di essere ricevuto da don Rodrigo. Il nobile signore venne informato che Lucio Mondano era al castello. Rodrigo fece svegliare il cugino Attilio.

-Ve lo avevo detto, caro cugino che il maschione sarebbe stato mio!!!- disse trionfante con quella voce nasale e acuta piombando nella stanza di Attilio.

-Si, ma San Martino e' passato..dovete pagare..- rispose con non curanza Attilio.

Al convento di Pescarenico invece padre Cristoforo ricevette una lettera dal padre provinciale che gli richiedeva di andare a Rimini e rimanervi fino a contrordine.

Cristoforo penso' ai suoi due ragazzi, alle pene che dovevano passare, ma dovette ubbidire e parti' con la morte nel cuore.

-Iddio pensera' a loro...- disse tra se e si incammino'.

Nella soffitta dove Lucio era tenuto prigioniero, i rumori del vecchio che apriva la porta, fecero ridestare il giovane che tento' nuovamente di liberarsi. Entrarono tre bravi che vedendolo seminudo e imbrattato si sperma dissero:

-Ti sei divertito questa notte?- e lo deridevano.

-Che cosa gli hai fatto, vecchio?-

-Hai dormito?- chiese il vecchio con noncuranza. Il giovane non rispose.

-Lo hai spompato? Guarda che il padrone lo vuole in forma..-

I tre slegarono il nostro Lucio.

-Il padrone vuole vederti. Avanti alzati e seguici.-

Il giovane si alzo'. I tre bravi ammirarono la sua corporatura maschia e massiccia mentre gli accomodavano alla meglio la camicia. Lo presero per un braccio.

-Vieni con noi.- dissero e lo fecero scendere dalle scale fino nell'armeria dove li attendeva il signore.

La porta si apri' e Lucio venne spinto dentro il salone. Lo portarono al cospetto dell'Innominato e lo fecero inginocchiare. L'Innominato di spalle, era a torso nudo e si stava allenando con la spada, infilando un fantoccio di paglia appeso al soffitto.

La sua schiena robusta e brizzolata, cosparsa di piccoli nei scuri sembrava scolpita nel bronzo. I muscoli erano evidenti, marcate le costole e quel collo taurino cinto da una grossa catena d,oro gli conferivano un aspetto che oggi si definirebbe tamarro.

-Ecco il ragazzo, padrone.- disse il capo del gruppetto.

-Uscite voi.- tuono' senza voltarsi con la sua dura voce.

I bravi se ne andarono e Lucio resto' solo con lui, ammirando quella schiena muscolosa e coperta di rado pelo bianco che di contraeva nello sforzo del finto duello. Gocce di sudore schizzavano nell'aria, anche addosso a Lucio cui la vista di quell'orso sudato provoco' un principio di erezione inaspettato. L'uomo conficco' la spada nel manichino e si volto' stravolto verso il giovane.

Lucio non credette ai suoi occhi. Quell'uomo era magnifico, un orso sensuale e forte. Sarebbe potuto diventare un padre severo, che gli avrebbe insegnato tante cose. Penso' al suo Renzo ed al fatto che lo avrebbe tanto voluto vicino in quel momento per un meraviglioso abbraccio a tre.

Comincio' a sudare, spaventato non dall'uomo terribile ma dai suoi pensieri perversi. Lo sguardo severo dell'uomo lo attirava e resto' a fissarlo non con paura, non con terrore, ma con desiderio. L'uomo fece un giro attorno al ragazzo inginocchiato, poi gli si paro' davanti. Lucio vide il gonfiore fra le gambe del signore e penso' a quanto sarebbe stato bello spompinarlo un po,.

-Capisco perche' quel mezzo frocio di don Rodrigo ti vuole avere.- disse con quel suo vocione cavernoso.

-Don..don Rodrigo?- rispose timidamente deglutendo.

-Si, proprio lui. Che cosa gli hai fatto? Gli hai scopato il servo?- disse ironico.

Lucio abbasso' i due occhi verdi osservando i pugni stretti dell'Innominato.

-Signore illustrissimo...volete consegnarmi a lui?......ammazzatemi subito....piuttosto.- disse balbettando.

L'Innominato scomparve dietro le sue spalle.

-Non voglio ammazzarti. E non voglio consegnarti a lui. Sarebbe un terribile spreco. Ti offro una alternativa.- e pose le sue mani forti sulle spalle di Lucio, massaggiandogli il collo.

-E di cosa si tratta?- rispose il giovane guardando avanti impietrito, come se fosse gia' un suo soldato.

-Restare al mio servizio. Che ne dici?- e si piazzo' davanti a lui.

Lucio lo guardo'.

-Mio signore...c'e' un giovane uomo nel mio cuore. Io lo amo e se non potro' vivere con lui, per me sarebbe meglio morire.-

L'Innominato si ritrasse dal giovane, si volto' di scatto ed estrasse la spada dal manichino puntandola alla gola di Lucio.

-Mi stai dicendo che ti piace succhiare i cazzi?- grido' selvaggiamente. Lucio lo guardo' ancora senza fiatare. Il principe infilo' la punta della spada nel colletto della camicia di Lucio. La lama fredda scendeva rapidamente lungo la schiena e con un colpo netto taglio' in due sia la camicia che la corda che gli legava i polsi. Lucio sollevo' il busto massaggiandosi i polsi indolenziti e fisso' il signore nei suoi terribili occhi grigi.

-Allora succhiamelo!!!- e avvicino' il pacco alla bocca del ragazzo.

-Forza che aspetti, stronzo!!!!- gli urlo'.

Lucio non riusciva a distogliere lo sguardo da quel pacco avvolto in abiti marroni. Le sue labbra si avvicinarono lentamente ad esso, allargandosi timorosamente per poterne ingoiare il piu' possibile. L'Innominato lo afferro' per la nuca e con forza lo trasse a se. Egli avverti' il calore del respiro del ragazzo sui suoi genitali, avverti' l'umidita' della sua bocca attorno ad essi e un principio di erezione lo fece gemere. Il ragazzo, soffocato da quella imbottitura, respirava l'aroma di sudore e sborra che la nerchia sviluppava. Lo trovava eccitante, maschio, desiderabile e chiudeva ritmicamente le labbra per afferrare le forme via via piu' rigide del tarello.

-Abbassami i pantaloni!!!- ordino' il principe.

Lucio slego' il grosso cinturone di cuoio e fece quanto comandato. Il manganello del principe penzolava ancora ma, pompato di sangue e desiderio, aveva raddoppiato le sue dimensioni iniziali. Il contatto diretto della bocca di Lucio sul membro virile di quell'uomo lo eccito' incredibilmente e il ragazzo inizio' ad immaginare la sua vita al castello insieme al suo Renzo. Nella sua mente, il focoso Renzo ed il terribile uomo che stava per spompinare si coalizzavano per possederlo, per farlo loro schiavo. Immaginava il suo Renzo in piedi accanto al principe, con il tarello di fuori che attendeva il proprio turno. Si immaginava stretto in un tenero abbraccio insieme a loro e queste visioni alteravano la sua lucidita'.

Comincio' a succhiare avidamente tenendo gli occhi chiusi, rivivendo quelle scene nella propria mente. L'Innominato gemeva, mugolava come un gattino mentre i capezzoli sembravano voler scoppiare tanto erano gonfi e duri. Lucio leccava e succhiava ed era diventato il solo padrone di quella minchia dura e grossa che aveva in gola. Le mani dell'Innominato, chiuse una nell'altra dietro la schiena tremavano di eccitazione e piacere. Quelle di Lucio stringevano delicatamente i due coglioni pelosi dell'uomo e cercavano di appiattire l'abbondante e canuta peluria del pube per poter ingoiare tutta la canna. Anche il cazzo di Lucio stava dolcemente eruttando un liquido denso e trasparente, ma non aveva tempo di menarselo, voleva prima soddisfare il suo uomo. E l'uomo finalmente, dopo almeno dieci minuti, sborro' come non gli era piu' capitato da molto tempo, lanciando tre o quattro gemiti di piacere e carezzando con forza i bei capelli biondi della sua nuova puttanella. La sua crema densa e bianca colava lungo gli angoli della bocca di Lucio, mentre il giovane seguitava a succhiare la nobile nerchia.

-Sei stato bravo...- disse ansimando il principe.

Lucio afferro' la sua verga e riusci' a sborrare dopo pochissimi colpi, sotto gli occhi compiaciuti del signore che ammirava lo spettacolo che la natura gli stava offrendo.

-Allora che hai deciso?- riprese severo ma soddisfatto.

-Sono ai vostri ordini mio signore.- disse Lucio e abbasso' il capo in segno di sottomissione.

(continua)


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