ORSI ITALIANI MAGAZINE


Il Professore di Arte

un racconto breve di Polipo Polipini

 

Come ormai da cinque anni, anche quel mercoledi' di Aprile ero a scuola. La maturita' era vicina. Il caldo soffocante rendeva quelle ore di greco insopportabili, Luca il mio compagno di banco non aveva fatto altro che dire cavolate, e cosi' arrivo' la sospirata ora di arte.

Per noi era fantastico, un prof tranquillo, simpatico, sui 55, la cui legge era vivi e lascia vivere. In questo periodo dell'anno era solito portare un paio di calzoni di lino color tabacco, che mettevano in risalto il suo enorme pacco Aveva un bel pancione, e delle mani grandi possenti. Nei miei confronti aveva sempre avuto una grande simpatia, non so precisamente perche', forse aveva capito che spesso e volentieri mi cadeva l'occhio li'.

Quella mattina mentre tutti erano presi dai fatti loro, lui mi chiamo' alla cattedra e con una scusa m porto' fuori dalla classe. Io ero un po' intimorito, non riuscivo a capire cosa volesse da me. In silenzio ci avvicinammo ad una stanzetta dove i professori erano soliti fumarsi una sigaretta durante la pausa, apri' la porta, entrammo, poi la richiuse dietro di se facendo pero' un giro di chiave. Io ero completamente gasato, il cuore stava per esplodermi, pero' avevo anche una fottutissima paura che mi stringeva la gola. Lui molto tranquillamente m disse che si era accorto dei miei sguardi e che lo eccitavano da impazzire, si avvicino' ad un centimetro dal mio naso appoggiando le sue labbra contro le mie. Mi diede poi appuntamento per il pomeriggio a casa sua perche' disse che mi doveva dare delle ripetizioni su Degas.

Tornati in classe tranquillo come prima continuai a cazzeggiare con Luca che nel frattempo aveva fatto svariate caricature della prof di filosofia, neanche gli passava per l'anticamera del cervello quello che poteva essere successo. Finalmente la campanella suona, via di corsa a casa per prepararmi.

Infilo il mio caschetto, accendo il motorino e via. Quei maledetti semafori non mi davano tregua, tutti rossi, un traffico spaventoso, perche' tutte a me proprio oggi lui era di una puntualita' quasi manianacale.

Mangio un boccone ed esco tutto trafelato, per fortuna che mia nonna me la riggiro come un calzino, perche' altrimenti che mi inventavo coi miei?

Arrivo davanti casa sua anche un po' in anticipo, un appartamento bellissimo. Mi vede, apre il portone e salgo.

Abitava da solo con il suo gatto Orfeo. Andammo nel suo studio dove aveva preparato degli appunti, incominciammo a parlare di Degas proprio come mi aveva detto, non capivo piu' niente, mi ero fissato su di lui, sulla sua barba, curata e bianchissima, i suoi occhi celeste ghiaccio mi stavano ipnotizzando. Capi' il mio stato d'animo, in un attimo con un gioco di sguardi ci buttammo sul divano. Incominciai a succhiare le sue dita cosi cicciottose, lui da gran maestro afferro' il mio viso ed incomincio' a baciarmi finche', abbassatimi i pantaloni, incomincio' a succhiare il mio pene.

Aspettando da molto tempo questo momento venni quasi subito: glielo dissi ma lui volle bere ingordamente. Fu solo allora che spostato lo sguardo vidi il suo cazzo premere sui pantaloni, glielo tirai fuori: era caldo, pesante, enorme bellissimo. Ero pazzo di gioia, incominciai a leccare e poi a succhiare; sembrava che oramai lo facessi di mestiere ma invece era la prima volta, mi veniva cosi', d'istinto. Ad un certo punto' senti' inondarmi il palato dal suo sperma caldo: avevo in un certo senso raggiunto il mio scopo, era quello che volevo da 5 anni. Ci accarezzammo per molto tempo, arrivato alle sue palle scopri' che erano immense, le contenevo a fatica sul palmo della mano. Tentazione troppo forte: le dovetti prendere in bocca per succhiarle a dovere. Si accovaccio' poi su di me dandomi le spalle; con voce calda e sussurrevole m chiese di penetrarlo, mi invito' a nozze. Il suo culo era caldo, avvolgente, libidinoso i ritmi dei nostri corpi si uniformarono, era stravolgente, ad ogni mia penetrazione un sussulto di piacere per me e uno per lui, fantastico. Venimmo in contemporanea, precisione quasi maniacale.

Si era fatto veramente tardi, glielo dissi. Mi diede un bacio molto dolce e mi lascio' andare. Usci' dal suo appartamento, presi il motorino. I sampietrini correvano forte sotto di me, in mente avevo ancora quei momenti fantastici non riuscivo a pensare ad altro, cosi' per tutta la notte rivivevo quelle azioni e godevo solo al pensiero.

Dopo quel pomeriggio tra me e lui non c' e' stato piu' nulla, solo qualche sguardo malizioso in quei pochi giorni di scuola rimasti.


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