ORSI ITALIANI MAGAZINE




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Porno papà

Un racconto di Dother


I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.



La maggior parte dei ragazzini della mia generazione scopriva ed esplorava la propria sessualità facendo esperienza con le fidanzatine o con gli amici, fra primi baci più o meno carichi di sentimenti e giochi di mano intorno ad una rivista che passava di casa in casa per poi sparire chissà dove.

Io scoprii la mia in un modo che potrebbe sembrare piuttosto bizzarro, ma forse neanche troppo. In fondo per me è stata la normalità, magari lo sarà stata anche per qualche altro ragazzo.

Iniziò tutto verso la prima metà degli anni '90: ero appena diventato un adolescente ed il mio corpo sperimentava i primi cambiamenti, che inevitabilmente si riflettevano anche sui miei pensieri.

Ero curioso di capire cosa ci fosse nel contatto con le altre persone a creare il senso di eccitazione che animava uomini e donne.

Ne avevo avuto qualche assaggio guardando qualche film e i cartoni animati giapponesi un po' ammiccanti che erano tanto in voga negli anni '80, sapevo quindi qualcosa sul sesso ma il tutto era abbastanza nebuloso.

Avendo un carattere abbastanza introverso, decisi di non fare domande ai miei né di confrontarmi più di tanto con i miei coetanei: ero imbarazzato all'idea di fare qualche domanda troppo stupida e attirarmi magari degli sfottò che mi sarei trascinato per tutto il periodo della scuola.

Non avevo ancora conosciuto una ragazza che mi interessasse e dunque non potevo per il momento neanche sperare che le cose fossero venute fuori naturalmente.

Pensai invece di espandere la mia conoscenza dell'argomento ripartendo proprio da dove tutto era cominciato: avrei guardato un sacco di film, magari di quelli che le annunciatrici televisive sconsigliavano ai bambini, nella speranza di vedere affrontato il tema da una prospettiva più interessante: se non altro, avrei avuto qualche base su cui poi eventualmente formulare qualche domanda ai “grandi”.

Sapevo fin da subito che il mio piccolo cinefestival avrebbe dovuto essere un evento privato, così scartai l'idea di restare a cena davanti alla tv insieme alla mia famiglia qualora fosse andato in onda un potenziale film adatto al mio scopo.

Andare al cinema da solo era fuori discussione perché sarebbe stato un po' triste e mi avrebbe in breve tempo prosciugato la paghetta settimanale. La soluzione ideale era sotto il mio naso: avrei sfruttato la ben nutrita videoteca di mio padre, da sempre appassionato di cinema.

La sua collezione comprendeva centinaia di videocassette, troppe per essere esposte nel soggiorno, così le teneva tutte in un enorme armadio, in quella che in origine doveva essere la cantina della casa: un televisore con videoregistratore, una comoda poltrona in pelle e un mobiletto bar, ecco che anni prima la cantina fu trasformata nella sua personale saletta TV.

Non era mai chiusa a chiave, perchè non interessava a nessuno se non a lui, così non avrei avuto alcun problema ad usarla nei pomeriggi in cui mi capitava di restare solo a casa.

Fu in uno di quei pomeriggi, dopo aver sbrigato diligentemente tutti i miei compiti, che inizai la mia ricerca di un titolo interessante: immaginai di dover dare la precedenza a titoli drammatici o sentimentali, così evitai le commedie e i film dell'orrore, fantastici o di fantascienza.

Sapevo anche che avrei dovuto cercare titoli non troppo vecchi, altrimenti avrei visto ben poco.

Rimasi un po' deluso nel vedere, dopo una prima cernita, che erano davvero pochi i film che avrebbero potuto fare al caso mio: certo, se li avessi visti proprio tutti magari avrei avuto qualche sorpresa, ma la mia impressione generale quel giorno fu che il mio piano non stesse partendo affatto bene.

Stavo già rassegnandomi all'idea di vedere il primo film sapendo che sarebbe stato anche uno degli ultimi, quando mi cadde l'occhio sulla parte inferiore del grande armadio, così scarsamente illuminata dalla fioca lampada della cantina che quasi non si notava: a vederla di sfuggita sarebbe apparsa come un semplice pannello, ma era effettivamente un'anta con tanto di maniglia, per quanto piccola. L'aprii senza fatica e fui piacevolmente sorpreso nel vedere che lo scompartimento non troppo segreto conteneva almeno una trentina di altre videocassette.

Queste erano diverse da tutte le altre, tuttavia: nessuna custodia, nessuna copertina, neanche uno di quei nastri adesivi su cui scrivere il titolo del film.

Cassette totalmente anonime, tutte col nastro perfettamente riavvolto all'inizio.

Pensai che dovessero essere cassette vuote, ma scacciai subito l'idea: mio padre collezionava solo film originali, non registrava mai dalla TV e non duplicava nulla, avendo un solo videoregistratore.

Decisi di vederci chiaro, prima di sprecare completamente quel pomeriggio, così presi una cassetta a caso e la infilai nell'apparecchio, premetti il pulsante Play e mi accomodai in poltrona.

Senza la minima speranza o aspettativa, quel giorno scoprii decisamente più di quanto avessi potuto immaginare o anche desiderare: fu il giorno in cui vidi il mio primo film pornografico, ma fu anche il giorno in cui scoprii la doppia vita di mio padre.

Non era un attore quello che vedevo sullo schermo, ma lui.

Per esser precisi, in effetti era entrambe le cose, come capii in seguito. La produzione che stavo guardando, al pari delle altre che avrei poi visto, non era un prodotto amatoriale ma un vero film con tanto di cast, regista, copione e quant'altro!

Suppongo che oggi quei film potrebbero essere considerati “vintage”, infatti sembravano girati fra l'inizio degli anni '80 e la metà dei '90. Alcuni erano chiaramente recenti, altri un po' più grezzi nella qualità.

La visione del primo film fu un'esperienza scioccante: le immagini sul televisore mi fornirono in un colpo solo tante di quelle informazioni e rivelazioni che ne rimasi profondamente turbato.

La cosa peggiore fu il senso di tradimento che provavo: sebbene capissi la finzione del film, non potevo fare a meno di provare pena per mia madre, tradita “per lavoro” e sotto pseudonimo, ma non certo senza piacere. Per me e per la mia famiglia, dietro la quale si celava un simile segreto.

Ero arrabbiato come solo un ragazzino può essere, come se quelle scene fossero un affronto personale nei miei confronti, una beffa da parte di un “grande” che poteva permettersi quello che voleva alla faccia della mia inesperienza. Mi ci vollero settimane per metabolizzare tutto ciò e sbollire.

Durante quel lungo periodo non lasciai perdere la videoteca segreta.

Anche facendomi un po' del male, decisi di continuare con la visione di tutti i film ai quali mio padre aveva preso parte – almeno la metà in veste di protagonista, fra l'altro. Non era il modo in cui avrei voluto conoscere il mondo del sesso, lo consideravo troppo “sporco”, ma una parte di me ne riconosceva la cruda efficacia.

Non c'erano filtri né edulcorazioni, tutto avveniva in una finzione che però sembrava sufficientemente realistica da insegnarmi almeno cosa succedeva fra uomo e donna e come.

Imparai cos'era un preservativo e a cosa serviva, capii l'anatomia maschile e femminile meglio di quanto mi riuscisse sui libri di scuola, scoprii che a volte alle donne piaceva accoppiarsi con altre donne e non solo.

Una caratteristica non trascurabile dei film di mio padre, infatti, era l'abbondante presenza di bisessualità sia da parte delle donne che degli uomini.

Spesso erano presenti anche travestiti e transessuali, insomma ce n'era per tutti i gusti e prima o poi tutti lo facevano con tutti per poi finire, in buona parte dei casi, con l'inevitabile orgia.

Paradossalmente, scoprire che mio padre era solito fare sesso in video anche con degli uomini non mi sconvolse più di tanto: nella mia mente era davvero poca cosa in confronto a tutto il resto.

La cosa che veramente mi sorprendeva, in tutta quella faccenda, era il suo successo come attore pornografico: a vederlo nella vita quotidiana, nessuno avrebbe mai potuto immaginarlo!

L'uomo in video, fisicamente, era rimasto pressocché identico nel corso degli anni: altezza media, capelli scuri leggermente brizzolati, occhiali, una pancia non indifferente.

Sarebbe potuto passare per protagonista di una sit-com familiare americana, non certo di film porno.

Invece era esattamente così: aveva cambiato il suo nome di battesimo, troppo raro, in un banale “Franco” aggiungendovi un cognome volutamente ironico, “Pennellone”, che ben si abbinava alla sua più evidente qualità: fu quella, ma non solo, a persuadermi che c'era una ragione se era riuscito a costruirsi quella seconda carriera.

Film dopo film, rimasi affascinato dalla sua effettiva bravura.

Non era bello, ma ci sapeva decisamente fare: vedevo la sua passione nell'accoppiarsi con questa o quell'attrice, la sua voglia insaziabile e i suoi movimenti dal ritmo perfetto.

Vedevo il suo grosso membro entrare nelle bocche di donne e uomini che parevano agognarlo così tanto che quasi ne godevo con loro.

Presi ad immaginare di essere anche io sul set con loro, pronto ad assaporare i piaceri che il suo corpo così ordinario era pronto a dispensare a chiunque con straordinaria veemenza. Fu così che ebbi i miei primi orgasmi, bagnandomi copiosamente davanti alle immagini di mio padre, quell'uomo robusto e peloso che procurava a sua volta intensi orgasmi con le sue spinte, con la sua lingua, con il suo grosso arnese.

Masturbarmi con i suoi film divenne subito per me una deliziosa abitudine che ebbi cura di mantenere segreta, quasi fosse una dote di famiglia.

Riavvolgevo alla perfezione ogni nastro dopo averlo visto, rimettevo a posto ogni cassetta con precisione millimetrica e non lasciavo mai la cantina senza l'assoluta certezza che ogni cosa fosse esattamente com'era al mio arrivo.

Andai avanti così per anni, senza mai perdere la passione per quell'hobby che tanto mi eccitava: capii, col passare del tempo, che condividevo con mio padre una tendenza più che velata alla bisessualità e non me ne vergognavo: la tenevo segreta, visti i pregiudizi della società che sono sempre stati duri a morire, ma non mi impedii di fare le mie esperienze con ragazze e ragazzi, sfruttando con successo tutti gli insegnamenti che mio padre mi aveva trasmesso, senza neanche saperlo, con le sue performances erotiche.

Ogni tanto, nello scompartimento segreto, capitava anche che apparisse come per magia una nuova videocassetta anonima: ero così sempre aggiornato sulla carriera di Franco Pennellone, meno brillante rispetto agli anni passati ma ancora attiva.

Mi divertivo a osservare il suo corpo che cambiava leggermente da film a film, ma il suo rinomato 'Pennellone' era sempre lo stesso: largo, venoso, lungo qualcosa come venti centimetri, con un grosso ed invitante scroto scuro al di sotto.

Era sempre un piacere poter godere di quell'eccitante visione a cui normalmente, in quanto figlio, non avrei avuto diritto. Come spettatore ed appassionato fruitore, invece, ne approfittai finché ne ebbi la possibilità.

Qualche anno dopo, i miei divorziarono.

Mia madre, in qualche modo, doveva aver scoperto ciò che io da un bel pezzo sapevo e non potè reggere all'umiliazione, comprensibilmente.

Non mi fu spiegata direttamente la verità, ma poiché io ero segretamente a conoscenza di ogni sordido dettaglio non ebbi problemi a bermi le loro bugie dette a fin di bene e feci semplicemente due più due.

Io ormai vivevo per conto mio da alcuni mesi e stavo per laurearmi.

Da molto non avevo più accesso alle videocassette e in fondo non mi servivano più: un bel po' dei film di mio padre, che restavano i miei preferiti in assoluto, erano facilmente reperibili su internet e anche se così non fosse stato, li avevo visti così tante volte che mi bastava chiudere gli occhi per riviverli a memoria nella mia mente.

Chissà, forse i suoi nastri erano andati addirittura distrutti dopo la scabrosa rivelazione! Quell'idea mi procurava un po' di malinconia.

Mio padre venne a farmi visita senza preavviso qualche mese dopo aver lasciato la nostra casa: lo accolsi come meglio potevo, viste le dimensioni ridotte e il disordine costante del mio piccolo appartamento, ma nel complesso non ci furono difficoltà.

Mi disse che gli serviva ospitalità solo per un paio di giorni, che era tutto a posto ma che nel suo quartiere sarebbe mancata l'acqua fino alla riparazione di un'importante conduttura.

Fu l'occasione per parlare e confrontarci a proposito della rottura del suo matrimonio, di cosa significava per tutta la famiglia, cose del genere.

Presto dirottai il discorso sul casus belli, ormai ero grande e conoscendo la verità volevo essere trattato da pari e non come un bambino da proteggere. Era fin troppo tardi per quello, pensai.

Provai una certa delusione nel constatare che l'uomo davanti a me, sebbene fosse ancora visibilmente vitale, non aveva la passionale sicurezza del pornoattore che avevo imparato ad ammirare e anche a desiderare in segreto.

Non ero nuovo a quella dicotomia, ma speravo che il divorzio e la conseguente libertà avessero rappresentato per lui la possibilità di abbracciare quel “personaggio” anche nella vita reale. Invece no, mio padre era più che titubante nell'affrontare le ragioni del divorzio, balbettava insicuro la stessa storiella - che sapevo essere inventata di sana pianta - sull'incompatibilità caratteriale che era venuta fuori con i ventiquattro, lunghi anni di matrimonio.

Capii che non avrei ottenuto un confronto onesto se non sfoderando io stesso l'arma della verità, così gli dissi chiaro e tondo che conoscevo le reali motivazioni del litigio.

Lo pregai di non arrabbiarsi, perché conoscevo il suo segreto ma non lo avevo mai rivelato a nessuno, né per punirlo né per vantarmi. Anzi, gli confessai, io mi ritenevo il suo più grande ammiratore. Non approvavo il suo stile di vita, ma non spettava a me condannarlo.

Quello che non potevo negare era l'impatto che i suoi film avevano avuto su di me.

Mi ero scoperto bravo a letto e sorprendentemente sicuro di me grazie ai giochetti appresi nel guardare le sue avventure in quei lunghi e solitari pomeriggi in cantina, e di questo gli ero grato.

Gli feci capire che, al di là dei soldi e del piacere fisico, della doppia vita e dei problemi causati alla famiglia, almeno qualcosa di buono per me l'aveva fatto.

Fu allora che la sua barriera crollò e, contro ogni mia aspettativa, mi venne incontro abbracciandomi forte e piangendo.

Mi chiese perdono, nonostante l'essenza del mio discorso, e mi ringraziò per la comprensione.

Fu il momento più bello di tutto il nostro rapporto, credo per entrambi.

Superato l'imbarazzo di quel reciproco mettersi a nudo, il giorno dopo fu inevitabile per entrambi tornare sull'argomento da una prospettiva più leggera.

Mi confidò che era tuttora in attività e, se la cosa non mi creava imbarazzo, avrebbe anche potuto farmi assistere alle riprese di uno dei prossimi film.

Gli dissi che mi sarebbe piaciuto molto, che uno dei miei sogni preferiti era proprio di essere lì sul set, dove si svolgeva la magia.

Parlammo di come si lavora in quell'ambiente, dei lati positivi e di quelli che sarebbe stato meglio dimenticare, delle amicizie improbabili che potevano nascere con i colleghi e le colleghe e delle cose che accomunavano il mondo del porno a quello del cinema “normale”.

Mi chiese quali erano le mie scene preferite dei suoi film e io, con la sfacciataggine degna di uno dei suoi personaggi, preferii accendere il PC portatile per guardarla insieme.

Eravamo sul divano, uno accanto all'altro, il portatile sul tavolino davanti a noi.

Sullo schermo, come accade spesso nei porno, un banale dialogo di cortesia presto si tramutò in un'appassionata scena di sesso: il personaggio di mio padre, insieme ad un prestante amico, si produceva in un triangolo bisessuale con una provocante bionda dai seni enormi.

Nel giro di pochi minuti giunse la mia parte preferita, una scena di doppia penetrazione anale, che non falliva mai nell'eccitarmi.

Non so se fu la lussuria o l'abitudine, ma quasi automaticamente non potei non toccarmi attraverso la patta dei pantaloni, già bella gonfia.

Mi strofinavo con tale intensità che mio padre dovette notare prima il rumore e poi la sua fonte.

Mi guardò e vidi che anche lui si stava toccando: gli piaceva, evidentemente, come piaceva a me.

Andammo avanti così per qualche minuto, poi fu chiaro che entrambi non resistevamo più.

Tirammo entrambi fuori il cazzo e restai incantato nell'ammirare di persona le dimensioni e la durezza del suo: io non me la cavavo male, ma lui era veramente più che dotato.

Ormai non c'era bisogno di parlare: continuammo a toccarci, poi, con una naturalezza di cui non ci sorprendemmo, ognuno di noi portò la mano al cazzo dell'altro.

Ci masturbammo reciprocamente con fare lascivo, sempre più eccitati, il suo grosso pene bello e duro sia sullo schermo che nella mia mano, il mio altrettanto nella sua.

Presto ci spogliammo e restammo completamente nudi, l'uno in piedi di fronte all'altro.

La bellissima sega reciproca non si era fermata, anzi avevamo cominciato a stimolarci i capezzoli come tante volte aveva fatto lui con i suoi compagni di scena durante i triangoli e le orge.

Gli offrii i miei con maggiore audacia e, senza bisogno di ulteriori indizi, prese a leccarmeli avidamente.

Ogni colpo della sua lingua caldissima mi provocava spasmi di piacere in tutto il corpo, finché non scesi verso di lui e aprii la bocca per baciarlo: ci stringemmo e le nostre lingue si unirono in un lussurioso valzer di gemiti e saliva che durò per un tempo indefinibile.

Il suo corpo grosso e peloso strusciava contro il mio, ondeggiando dal desiderio.

Io mi dimenavo come una delle sue attrici, desideroso di prolungare quel piacere all'infinito ma anche di provare ben altro.

Mi staccai finalmente dalla sua bocca per leccare tutto il suo torace villoso e la sua pancia tonda e stranamente soda.

Indugiai a lungo sul suo ombelico, assaporandone la fragranza forte e indimenticabile.

Ma venne inevitabile il momento in cui mi fiondai ancora più giù ad assaggiare il “Pennellone”.

Iniziai a leccarlo dalla base alla punta, dall'attaccatura del grosso scroto all'enorme e roseo glande: l'intero organo sapeva di uomo, erano gli esatti odori e sapori che avevo sempre sognato, simili ai miei ma dieci volte più intensi.

Me ne cibai prendendolo tutto in bocca e succhiandolo come se la mia vita dipendesse da esso - e in un certo senso era davvero così!

Avevo in bocca il pene che mi aveva messo al mondo e lo stavo succhiando come la più grande delle troie.

I gemiti che accompagnavano la mia fellatio venivano dal mio stesso padre, che finalmente aveva smesso i panni del timido e si comportava come il maiale che era sempre stato davanti alle telecamere, guardandomi con occhi vogliosi e agitando la lingua per invogliarmi ancora di più.

Lo guardai a mia volta e non distolsi lo sguardo finché non sentii il suo caldissimo sperma che mi inondava la bocca: mio padre mi tenne la testa premuta contro il cazzo e ruggì nel venirmi in gola con i fianchi che spingevano voluttuosamente contro di me.

Mi eccitai così tanto che io stesso venni senza toccarmi, le mani ancorate ai suoi morbidi, pelosissimi glutei che per tutto il tempo avevo accarezzato.

Chi non avesse mai visto uno dei suoi film avrebbe potuto pensare che la cosa sarebbe finita lì, ma io sapevo con chi avevo a che fare.

In nessun film mio padre aveva girato una scena senza raggiungere almeno due orgasmi, e non poteva fare diversamente proprio con me che ero la sua “scena” più speciale.

Senza dire una parola mi prese e mi girò di forza, non che ce ne fosse stato bisogno, e con il grosso cazzo ancora leggermente sporco di sperma ma soprattutto ancora durissimo, prese a “spennellarmi” il buco del culo.

Era una delle sue specialità ed il motivo del suo nome d'arte, l'uso del pene a mò di pennello per lubrificare gli orifizi col proprio sperma ancora caldo.

Il mio sedere non chiedeva di meglio, sarebbe stato un lavorone prenderlo, grosso com'era, ma non ci avrei rinunciato per niente al mondo.

Mi chinai e spalancai le chiappe per consentirgli un accesso più comodo, ma con mio gran piacere sentii che la fase di lubrificazione non era finita: non pago di avermi unto l'ano con lo sperma, si mise a leccarlo con passione finché non fu più sporco ma completamente bagnato della sua saliva e dei miei umori.

Tutta quell'operazione mi fece godere in una maniera incredibile, ma sapevo che il meglio doveva ancora arrivare.

Sullo schermo il film si avviava verso la conclusione, e proprio quando apparvero i titoli di coda sentii il cazzo di mio padre farsi strada nel mio culo: i gemiti degli attori ormai erano stati rimpiazzati dai nostri, in particolare dai miei.

Non potevo evitare di emettere un rumoroso verso di goduria ogni volta che sentivo le sue forti spinte, il suo pelo foltissimo che mi graffiava il sedere, le sue palle gonfie che sbattevano con violenza sul mio perineo e quasi toccavano le mie, tanto erano grosse.

Mi masturbavo come un forsennato, il mio cazzo tutto bagnato del mio stesso sperma che ormai era diventato praticamente schiuma nella mia mano. Le mani di mio padre ora mi tenevano per i fianchi, ora mi toccavano la schiena o il petto, ora mi sculacciavano per costringermi ad aprire ancora di più il culo.

Godevo come mai prima di allora, misi la faccia sul divano e mio padre allungò verso di me uno dei suoi piedi che subito presi a leccare come una cagna.

Mi scopò in quella posizione e in quell'atteggiamento di pura goduria ancora a lungo, poi fu la volta di altre posizioni e altre porcherie che nella mia mente ora sono fisse ma mescolate: ricordo che anche lui mi succhiò e si lasciò penetrare, ricordo che ci leccammo reciprocamente in ogni singola parte del corpo e ci baciammo ancora per un sacco di tempo, ricordo che ci spostammo nella doccia per rivivere la scena di pissing di un suo film, bevendo ognuno il piscio dorato dell'altro.

Infine tornò a scoparmi, facendomi godere ancora di più, e venne finalmente dentro di me.

Eravamo entrambi sfiniti, ma trovai ugualmente le forze per ripulire il suo pene, stavolta totalmente, con la mia bocca.

Ingoiai con gioia e soddisfazione le ultime gocce, ancora bollenti, del suo nettare.

Fu la prima volta, ma non l'ultima. Ormai tutto era cambiato, tutto era assurdo e stravolto.

Ma ci era piaciuto da impazzire, questo era innegabile.

E la cosa migliore, in tutto ciò, fu che finalmente ebbi la conferma che la realtà a volte è meglio della finzione.


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