L'ORSO BLU
Era un treno straordinario che aveva scoperto con sorpresa guardando il monitor della stazione; non male tutto sommato, voleva dire non dover aspettare più di un'ora la coincidenza.
Salito, si era reso conto del freddo polare delle carrozze: un trenino assonnato svegliato all'ultimo momento e sbattuto sui binari senza neanche un buon caffè !
Non voleva proprio saperne di viaggiare e infatti, alla fine era partito con molta calma; peraltro, s'era detto, anche mezz'ora di ritardo (non impossibile) a conti fatti avrebbe significato sempre altrettanto tempo di anticipo, quindi sempre un vantaggio.
Certo che il freddo era forte, e nonostante le cortesi proteste esposte a un capotreno simpatico (un orsacchiotto rossiccio con una bella barba e due occhi verdissimi e furbetti che si sarebbe spupazzato volentieri sui sedili, lì, seduta stante !) restava poco gradevole.
Per scaldarsi un po' camminò avanti e indietro tre o quattro volte lungo il corridoio finché incrociò uno sguardo, sì, uno di quegli sguardi che non puoi fraintendere... un uomo qualunque, con una faccia qualunque, benché non antipatica, un paio di occhiali metallici, mezza età; niente di speciale, si era detto, tornando a girare le pagine del suo libro, anche se...poteva essere divertente, tanto per passare il tempo, e poi, chissà, tante volte questi grigioni sfoderano dei cazzi che non avresti mai immaginato, e magari te lo prendono in bocca e cominciano a succhiartelo e leccartelo con tale esperta soddisfazione da non farti certo pentire. Ma poi lo perse di vista e rapidamente lo dimenticò, tanto più che la temperatura cominciava a essere sopportabile e sentiva meno l'esigenza di muoversi per scaldarsi.
Aveva ripreso in mano il libro o lo stava sfogliando distrattamente per ritrovare il punto dove l'aveva interrotto quando passò
LUI !!!
castano chiaro, alto, grosso, con una bellissima barba e due occhi blu da perdercisi dentro !
Era blu praticamente da capo a piedi, dal completo cobalto (coraggioso, però, aveva pensato) alla camicia blu notte, alle calze, alla cravatta nuovamente cobalto, ciò ce non poteva vedere lo immaginava ovviamente in tinta, quando si è eleganti si parte dalla biancheria (chissà se anche il pelo che immaginava folto, guardando le mani, era intonato ?
Comprese subito che non avrebbe avuto alcuna speranza di potersi concentrare nella lettura, quindi decise di passare al capitolo
CACCIA IN TRENO
passò e ripassò dinanzi alla porta aperta della scompartimento e ogni volta che lo guardò ne ebbe in risposta un'occhiata altrettanto interessata, o stupita, o incuriosita, non gli era chiaro; stava sempre giocando con qualche cosa: con l'orologio appena acquistato (o ricevuto in regalo ?) con il cellulare ( ahimè ) oppure mangiava con soddisfazione sontuosi panini (un po' come quelli di Poldo) o dolciumi accattivanti...
da ultimo aveva deciso d'inventarsi un pretesto per attaccare discorso, si sarebbe affidato all'improvvisazione, dote che non gli mancava, ma arrivato davanti alla SUA porta si accorse:
I. che questa era chiusa
II. che l'orso aveva acceso un vistoso sigaro !!!
non c'è nulla di più efficace per allontanare un non fumatore ! Si sentì sconfitto, escluso, allontanato, frustrato. Ritornò al suo posto, e con la coda fra le gambe, fermissima, praticamente inesistente, ora, non come prima a ribadire energicamente la propria presenza.
Guardò il paesaggio che scivolava via fuori al di là dal l finestrino. Peccato, però ! Peccato un cazzo !!! Mica sarà eterno un sigaro, no ? Infatti il sigaro era terminato e l'orso era in corridoio a guardare la campagna, per cui appena aveva messo il naso fuori dallo scompartimento se l'era visto a un metro di distanza o poco più, e tutti i teatrini d'indifferenza che si era costruito erano crollati miseramente a terra frantumandosi.
Ebbe un tuffo al cuore e la sua espressione doveva essere tale (quale ? da scemocheperdelebavedavantiaunorsonefantastico, che altro ? ) che lui gli sorrise immediatamente con aria strasimpatica.
Uff, mica male, e glielo restituì, un sorriso, e uno dei suoi più accattivanti trovato lì per lì nella prima tasca.
Ora bisognava dire qualche cosa, e si buttò in una specie di disquisizione sui viaggi ferroviari, le comodità, le scomodità, i ritardi, le temperature...sorriso cortese, silenzio, s'interruppe. L'altro con un accento centroeuropeo gli oppose una specie di non capisco biascicato e sorridente (sornione ?), della serie taci e baciami...
e così fece, o quasi, cioè lo strinse un po' (il treno era particolarmente (semi ?) deserto e se ne sentì restituire una stretta mozzafiato, strofinandogli la barba contro la sua, e poi sì, si baciarono a lungo e tenendosi sempre più vicini, accarezzandosi lentamente e lungamente. Non passarono le tre ore del viaggio in questo modo, ma quasi; certo è che le trascorsero, abbracciati l'uno all'altro, ormai nel medesimo scompartimento, dopo il trasloco festoso dell'orso.
Giunti alla stazione di arrivo, la medesima per entrambi, fortunatamente, poiché lo straniero, che doveva continuare il viaggio verso Vienna e oltre, aveva deciso di far tappe a Venezia, convinto dalle tenerezze di cui il cacciatore lo aveva fatto oggetto.
Era l'ora di cena, e con un battello piacevolmente affollato e rumoroso (grazie al quale avevano potuto tenersi per mano tutto il tempo) arrivarono alla sua tana. Presero fiato, si misero in libertà e si resero conto di essere in erezione praticamente da ore. Mentre l'orso faceva un bagno, lui imbastiva una cena veloce e sostanziosa poi, la notte sarebbe stata tutta per loro dato che la mattina dell'indomani mattina lasciava loro un buon margine di tempo.
Si guardarono, si toccarono, si accarezzarono, si scoprirono gradatamente e pian piano si esplorarono e cercarono per scoprire i punti di maggiore piacere reciproco; entrambi pelosi: l'uno bruno e grigietto e l'altro contrastante fra la barba castana e il torace, la schiena, i glutei, le cosce particolarmente ricoperti di un pelo folto e in vari punti lungo, nero/blu (eh sì !).
Gli diede tutto di sé e l'altro lo scopò a lungo e con grande soddisfazione di entrambi, poi si fermarono, si guardarono attorno, risero. Si fissarono, si tennero stretti e si sentirono molto innamorati, poi (nuovamente) ripresero il gustoso banchetto erotico e l'orso gli si offerse in tutto il suo splendore, come una tavola sontuosamente apparecchiata e invitante. Lo toccò, lo percorse con le mani e con le labbra, gli spinse dentro alcune dita mentre l'altro offrendoglisi sempre di più, con uno sguardo gli chiese di più; nuovamente si sentirono vicinissimi, quasi o stesso respiro e un unico cuore martellante di piacere. Si fermarono ansimanti e madidi. Rimasero allacciati l'uno accanto all'altro; si assopirono, forse a lungo, probabilmente per pochi secondi. Si riscossero, terminarono il liquore lasciato a metà qualche ora prima e ripresero i loro giochi di bestie felici dei loro corpi. Non mancava più molto all'apice del piacere, lo sentirono e se lo dissero con gli occhi; si avvinghiarono molto forte, e baciandosi presero a masturbarsi reciprocamente cambiando ritmo e rallentando per prolungare quell'istante (?); poi guardò le sue linee ampie, il torace da semidio, sdraiato accanto a lui, lo accarezzò, strinse i grossi capezzoli e percorse, emozionato, con le mani, i pesanti pettorali. Li afferrò violentemente, come per appropriarsene... In quel momento la sua mano pelosa si fece sempre meno umana e vide, in controluce, gli unghioni di quella che era diventata la sua zampa, ghermire ferocemente quella carne bianca...non lo ferì... il loro orgasmo fu immediato e intensissimo.
Ricaddero l'uno sull'altro ansimanti e si addormentarono pesantemente, si risvegliarono, si rotolarono, si toccarono fra sonno e veglia, si strinsero forte fino al mattino, quando si riscossero e velocemente bevvero un caffè forte, il viaggiatore volò giù dalle scale per saltare sul primo battello e raggiungere il suo treno . Lui si ributtò sul letto riaddormentandosi immediatamente di un sonno senza sogni.
(disegno di Piero Trevisan)
Al risveglio la luce già filtrava attraverso le persiane e anche se impigrito aveva una gran voglia di alzarsi e guardare il cielo, di gridare a tutti la sua felicità, ma lo trattenne invece la tendenza a ricordare gli avvenimenti della serata precedente e oltre a tutto il letto ancore, sicuramente, e come lui, portava l'impronta e l'odore inebriante dell'orso (troppo presto uscito dalla sua vita). Si riassopì e fu svegliato di soprassalto dal telefono e poi da una voce che scherzosamente lo salutava; si precipitò e interruppe la registrazione del messaggio. La voce dall'altra parte gli disse:
- beh ! Che ci fai in casa ? Ma lo sai che ora è ?
- no, rispose sbadigliando, mi sono addormentato
- Bravo !, riprese la voce, allora ? Come ti è sembrato il film ?
- Quale film ?
- Come, quale film ? Uelà, sveglia; quello che abbiamo visto ieri sera ! Mi hai messo a perdere per andarlo a vedere !
- Ah, ma era ieri sera ?
- Direi proprio di sì, ti ho anche lasciato sotto casa ! Ma che cos'hai, stai bene ?
- Sì, sì, sono solo un po' confuso...
- Vabbè, fatti un caffè e chiamami più tardi che dobbiamo parlare di lavoro, ciao!
Ciao !
A quel punto non capiva più nulla ! E neanche più tardi. In sostanza aveva solo sognato tutto, cazzo che fregatura, ma poi, insomma, non troppo, era stato così bello, così reale, così intenso.
Più tardi, Giacomo, un po' inquieto, lo richiamò per sincerarsi che tutto andasse bene; infatti tutto andava bene, anche se in maniera un po' strana, e glielo disse, accennando anche che aveva un'idea per un raccontino, che forse lo avrebbe incuriosito. Lo invitò a cena per parlarne oltre che per farsi perdonare l'evasività di qualche ora prima.
Nel pomeriggio decise di dare una riassettata poiché non escludeva una "seduta di coccole" con il suo ospite, sperava, stimolato dalla sua narrazione.
La grande emozione la provò quando spazzando raccolse un buon numero di rotolini di pelo blu cobalto !
Emilio Campanella