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Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto
omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni
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contents: it's intended for persons over 18
Io,
papà e l'Oktober Fest
Un
racconto di Kumshot
I
racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non
sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale
praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.
The stories published in this section may contain descriptions of
unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice
Safe Sex by using condoms.
Di notte, quando avevo paura o per semplice piacere, correvo nel lettone dei miei e, ignorando completamente mia madre, mi stringevo stretto stretto al corpo di papà, annegando il volto nella foresta di peli del suo torace.
Era una sensazione bellissima di pace ma che, inconsciamente, solleticava qualcosa al mio interno che allora non sapevo definire.
Ora che ho ventidue anni e che so ormai da tempo di essere interessato agli uomini e in particolare a quelli molto pelosi, quel qualcosa che non sapevo definire, mi è perfettamente chiaro: mio padre, Francesco, mi arrapa tantissimo.
Papà adesso ha 43 anni ed è un uomo bonerrimo: quando lo vedo al mare nel suo striminzito costume da bagno che lascia immaginare ogni ben di dio, steso sulla sabbia nella magnificenza della sua stazza e del suo pelo da orso, ho sempre delle voglie inconfessabili.
Voglie che sfociano in seghe e sborrate incontenibili a notte fonda, quando i miei, pensando che io dorma, scopano.
Purtroppo la porta della loro camera è chiusa ma i loro rantoli e sospiri e le porcate che pronuncia mio padre si sentono eccome!
E devo dire che ci danno dentro di brutto, anzi dalle esplicite richieste di mio padre e dai gemiti di dolore di mia madre non si fa fatica a capire la predilezione di papà per il sesso anale...
Aggiungo che ho avuto la fortuna di prendere, fisicamente, molto da mio padre: sono un ragazzone di un metro e ottanta e con i miei 110 kg e il pelo che mi ricopre il corpo sembro il fratello giovane di mio padre, tanto più che entrambi portiamo una bella fitta barba nera.
Dimenticavo, mi chiamo Matteo.
Mio padre, sin da quando era giovane, ha sempre avuto l'abitudine di andare a Monaco di Baviera per l'Oktober Fest.
All'inizio l'accompagnava mia madre, ma poi lei, disgustata da quelle orde di uomini che bevevano litri di birra, che pisciavano ovunque e urlavano, ubriachi, sconcezze, ha deciso di restarsene a casa mentre da allora mio padre parte alla volta di Monaco con Alberto e Giovanni, due suoi amici, anche loro, incidentalmente, due orsi spettacolari.
Quest'anno, essendo io libero da impegni di studio, mio padre mi ha chiesto se avessi piacere di sperimentare anch'io la baldoria dell'Oktober Fest.
Pur non amando particolarmente la birra, ho accettato volentieri, immaginando che probabilmente a Monaco ci sarebbero state molte occasioni per incontrare qualche bell'orso tedesco arrapato.
Così, partiamo da Milano tutti insieme in macchina: mio padre, Francesco, alla guida, Alberto davanti al posto del passeggero e io sul sedile di dietro con Giovanni. Quatto omoni per oltre cinquecento kg totali che sembravano in partenza per un raduno bear.
Un viaggio molto piacevole, allietato, per quel che mi riguarda, dalla vista del fitto pelo della schiena che strabordava dai colli delle magliette di mio padre e di Alberto seduti davanti e dai coscioni e dal pacco imbarazzante di Giovanni accanto a me.
Arriviamo finalmente a Monaco a tarda sera: in hotel sono state prenotate due camere matrimoniali, una per me e papà, l'altra per Alberto e Giovanni; il tempo di mangiare qualcosa e poi a letto per riprenderci dalle fatiche del viaggio.
Potete immaginare come dividere il letto con mio padre "vestito" solo da uno slip, sia stato per me un vero supplizio: averlo a pochi centimetri senza potermi stringere a lui, toccarlo e carezzare la sua pelliccia (i tempi della fanciullezza, quando ciò mi era permesso erano, ahimé, lontani) era una prova superiore alle mie capacità.
Così, appena l'ho sentito russare, ho cominciato a trastullarmi l'uccello tirandomi una sega nel letto con lui accanto, tentando di non fare troppo rumore e di non imbrattare eccessivamente lenzuola e piumino con l'abbondante sborrata che da sempre mi contraddistingue...
Le otto: suona la sveglia, mio padre va in bagno. Una volta che lo sento armeggiare nella doccia ne approfitto per entrare anch'io in bagno con la scusa che mi scappa da pisciare.
La visione di lui nel box doccia con i vetri leggermente appannati che mi permettevano per la prima volta di vedere mio padre completamente nudo, mi lascia quasi stordito.
Quando eravamo al mare, dal bozzo del costume da bagno, ho sempre immaginato che mio padre fosse ben fornito, ma la realtà adesso superava ogni immaginazione: le dimensioni del cazzo di papà, anche se la visione era offuscata dal vapore, erano a dir poco sbalorditive.
Mi erano adesso chiare la ragioni dei gemiti di dolore di mia madre quando lo prendeva dietro...
Ovvia conclusione: via di corsa in camera a masturbarmi, mio padre non aveva ancora finito la doccia che io ero venuto copiosamente di nuovo.
Cominciavo a pensare che di questo passo a Monaco mi sarei consumato di seghe...
Fatta la
colazione, siamo pronti per andare in giro per Monaco: certo quattro
uomini barbuti, grandi e grossi
non passano inosservati e sicuramente lo eravamo non per due orsi
tedeschi nella hall dell'hotel che ci lanciano occhiate inequivocabili.
Ma adesso sono con mio padre e i suoi amici e, a malincuore, mi tocca ignorare i due orsi.
Arriva sera e finalmente arriviamo al parco dove si svolge l'Oktober Fest, ci sediamo a una tavolata, e ordiniamo stinco di maiale e birra per tutti.
Come ho già detto, non sono un grosso amante della birra e anzi ho qualche difficoltà a finire il mezzo litro che mi ritrovo davanti, ma mio padre, Alberto e Giovanni sembrano avere capacità di stomaco ben diverse continuando a ordinare boccali dietro boccali...
Il risultato è che a fine serata riescono a malapena a stare in piedi. Per fortuna riusciamo a fermare un taxi che ci riporta in hotel dove, in qualche modo, ciascuno riesce a raggiungere la propria stanza.
Neanche entrati in camera, mio padre mugugna che gli scappa da pisciare, ma conciato com'è, non è neanche in grado di sbottonarsi i pantaloni e così tocca a me aiutarlo... cosa che non mi pare vero di potere fare.
Lo posiziono
davanti al water facendolo appoggiare al muro di fronte e comincio a
armeggiare con i suoi pantaloni: glieli sbottono, tiro giù la cerniera,
li faccio scendere a metà coscia.
E adesso abbasso le mutande rimanendo sbigottito per quel che vedo, anche se quanto avevo potuto sbirciare di lui questa mattina sotto la doccia in qualche modo avrebbe dovuto prepararmi...
Prendo l'enorme cazzo in mano e faccio appena a tempo a indirizzare l'idrante verso il water che parte una pisciata che sembra non finire mai.
Gli scrollo l'uccello, gli tiro su mutande e pantaloni e lo trascino a letto: fortunatamente, come ho detto all'inizio, sono un ragazzone grande e grosso.
Mio padre istantaneamente comincia a ronfare mentre io inizio a spogliarlo: tiro via scarpe e calze, gli sfilo la camicia, e passo poi ai pantaloni.
Decido di togliere anche gli slip umidi di urina.
Li annuso: l'odore di cazzo, di piscio, di sudore inguinale, degli umori anali in corrispondenza del culo è inebriante e la presenza di vari peli di cazzo li rende ancora più eccitanti.
Guardo mio padre supino sul letto, un uomo enorme, nudo, un corpo totalmente ricoperto da un fitto pelo.
E' troppo per
me.
Confidando nello stato di incoscienza di papà, comincio a succhiarlgli i lunghi e grossi capezzoli rosa, scendo in basso carezzando il suo addome peloso, e comincio a leccargli i grossi coglioni coperti di peli.
Li prendo in
bocca, uno dopo l'altro.
E ora il cazzo: lo scappello notando la presenza di una abbondante cremina bianca; evidentemente non è sua abitudine lavarsi la cappella...
Lecco il glande, lo ripulisco golosamente di tutto ciò che lo ricopre e assaporo il sapore e l'odore di piscio e di smegma.
Da lì a un
pompino il passo è breve, e, anche se floscio, ho serie difficoltà a
prendere in bocca il cazzo di papà.
Ahimè, sarà perché dorme, sarà per l'alcol ingurgitato, ma i miei sforzi non sortiscono alcun effetto e l'uccellone rimane irrimediabilmente moscio.
Lo giro a pancia in giù: ho ancora una curiosità da togliermi... Madonna che culo ha papà: sodo, nero per il pelo che lo ricopre integralmente!
Gli allargo le chiappe per ammirare il buco del culo appena visibile in mezzo ai peli.
Comincio a leccare il roseo orifizio, godendo del vago odore di merda che impregna i peli, gli ficco la lingua nel buco e inizio a ravanarlo internamente.
Mio padre ha un rantolo e si rigira nel letto nuovamente a pancia in sù.
Forse sarà il caso che smetta, penso, però ho il cazzo troppo duro e, indovinate, devo tirarmi assolutamente una sega (la terza in ventiquattro ore...).
Quando vengo,
il getto è così potente che ricopro il torace di papà di sperma.
Prendo un asciugamano bagnato in bagno e cerco di pulirlo al meglio che posso. Chissà se domani quando si sveglierà sentirà il mio odore su di sè...
E' ormai tardi, bacio papà sulla bocca e mi stendo accanto a lui: cerco di dormire un po', ma è difficile con tutto il testosterone che vaga per il mio corpo...
La mattina ci svegliamo sul tardi: mio padre non sembra minimamente sorpreso di ritrovarsi nudo nel letto e non mostra postumi da dopo sbornia, anzi dopo la doccia appare fresco e riposato: mi guarda sorridente e con uno sguardo sornione si scusa per essere crollato a letto senza neanche augurarmi la buona notte.
Ma ormai è troppo tardi per fare colazione in hotel e decidiamo di uscire a prendere un caffè e qualcosa di dolce da mangiare. Prima però papà chiama Alberto sul cellulare per sentire se anche loro vogliono uscire con noi.
Gli risponde Giovanni, colgo qualche brandello di conversazione: Ciao Giovanni, sono Francesco (...), ah è sotto la doccia, (...), dormito bene?, (...), ah avete già fatto colazione, (...), dopo in camera vostra?, (...), una sorpresa?, (...), nessun problema, tranquillo, (...), sì, credo apprezzerà molto...
Chiusa la
comunicazione, papà mi spiega in breve che Alberto e Giovanni, avendo
già fatto colazione, ci aspettano poi in camera loro per farci vedere
qualcosa, una sorpresa.
Alle mie richieste di sapere di che sorpresa si tratti, risponde vago, che non sa, ma che a dire di Giovanni sarà molto piacevole.
Dopo colazione, rientriamo in hotel e bussiamo alla porta della camera di Andrea e Giovanni.
Ci apre Alberto, nudo.
Rimango a bocca aperta, ma il meglio deve ancora venire...
Entriamo in camera e sul lettone sono sdraiati Giovanni e altri due uomini, nudi anche loro.
Con grande disinvoltura Giovanni ci presenta Rolf e Gunther: riconosco subito i due omaccioni che avevamo incontrato la mattina precedente nella hall dell'hotel, evidentemente qualcuno non ha perso tempo...
Le intenzioni dei quattro paiono inequivocabili, ma papà? Non mi ci vuole molto a capire la realtà, perchè nel frattempo anche papà si è spogliato e tutti mi invitano a fare altrettanto.
Un po' frastornato all'idea che anche papà non disdegni il cazzo e ancora abbagliato dalla presenza contemporanea sotto i miei occhi di cinque giganti barbuti dal folto pelo (con variazioni di colore dal biondo al nero corvino), mi denudo anch'io, mostrando un'energica erezione che strappa gli applausi generali.
Di lì in poi è un incrociarsi di corpi in tutte le possibili combinazioni e posizioni...
Ma è quando papà mi prende per mano che ho un fremito: mi fa l'occhiolino e mi sussurra nell'orecchio di non dimenticarmi mai che lui regge l'alcol assai meglio di quello che io creda e che ieri notte, ha fatto finta di dormire, lasciandomi esplorare il suo corpo, con suo estremo piacere, rammaricandosi solo che il suo arnese non rispondesse a dovere...
Adesso però è
il momento di rimediare e prendendomi di sorpresa mi infila la lingua in
bocca.
I nostri corpi si intrecciano in un intrico di barbe, di peli, di pance, di cazzi. Le sue mani scivolano sul mio culo e le sue dita esplorano il mio buco...
Mi dice di mettermi a pecora sul letto: inizia a leccarmi il culo, a introdurre un dito, poi due, poi tre, dice che mi deve preparare a qualcosa di grosso, ma io ho fin troppo chiaro cosa mi attende...
Inizia a
infilarmelo, ma, pur avendo il culo già parzialmente dilatato dalle sue
dita, il suo cazzo enorme fatica a entrare.
Ho un male bestiale e urlo dal dolore, ma ecco che, come per zittirmi, Alberto si avvicina e mi ficca il suo cazzone in bocca.
Papà continua con le sue manovre, entra e esce, rientra ogni volta un po' di più, sputa ancora sul cazzo per lubrificarlo e finalmente con un'ultima spinta mi infila tutto il suo palo in culo.
Credo di svenire per il dolore, ma mi riprendo subito.
Quell'enorme cazzo in culo mi pompa ormai come un martello pneumatico, papà è un toro da monta, ansima, mi schiaffeggia il culo, mentre io comincio a godere come una troia con un cazzo in culo e uno in bocca.
Si avvicina Giovanni, si mette in pedi sul letto di fronte a papà e gli sbatte il cazzo in bocca.
Adesso siamo in quattro.
Ma non è finita, si avvicinano Rolf e Gunther: il primo va dietro ad Alberto, il secondo dietro papà, cominciano a lubrificare con la lingua i loro culi e poi, con un solo colpo, all'unisono sfondano con le loro nerchie i culi di papà e Alberto.
A vederlo dall'esterno il quadro d'insieme deve essere spettacolare: siamo in sei, barbuti, alti, grossi, pelosi in un'ammucchiata da film porno.
Io sono al
centro della scena, con in culo il cazzo di papà che a sua volta lo
prende in bocca da Giovanni e in culo da Gunther.
Alberto
invece mi sta scopando in bocca, ma contemporaneamente lo sta prendendo
in culo da Rolf.
E, dulcis in fundo, io con la mano mi sego l'uccello...
I movimenti dei
sei uccelli sono sincronizzati come una macchina oliata, gemiti e
mugugni si sovrappongono, si intrecciano porcate in italiano e tedesco e
in un crescendo inarrestabile un verso bestiale esplode nella stanza e
sei cazzi eruttano contemporaneamente fiotti di sborra come se fosse un
corpo solo.
La stanza è invasa da un acre odore di sperma e di sudore e infine i corpi dei sei orsi giacciono esausti e appagati sul letto.
Dopo una doccia e dopo esserci rivestiti, usciamo tutti insieme a bere una birra, lasciando le lenzuola del letto con vistose macchie di sperma.
La giornata continua da turisti, Rolf e Gunther che conoscono Monaco assai bene, ci fanno scoprire angoli poco conosciuti della città e dopo una bella cena, ci separiamo augurandoci di vederci nuovamente tutti insieme l'anno prossimo.
Tornati in camera, papà ed io, esausti, andiamo a letto. Nudi.
Papà mi bacia e accarezza teneramente, io immergo la mia faccia nella foresta di peli del suo torace. Mi sembra di tornare bambino, se non fosse per l'erezione che mi indurisce il cazzo...
Papà, dopo
averlo lubrificato con la saliva, si gira, avvicina il mio pene al buco
del suo culo e mi chiede di scoparlo.
Non chiedo altro dalla vita.