ORSI ITALIANI MAGAZINE




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Nessuno, in nessun luogo, ha mai amato nessuno come io amo te!

Un racconto di Orsardoi


I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


Forse più di un anno fa, in seguito alla pubblicazione di un mio racconto, mi giunse un messaggio: qualcuno che si congratulava con me, poiché era stato toccato dalle mie parole e dallo svolgersi della storia.

Qualcuno che s’era immedesimato nel personaggio descritto e che voleva che io lo sapessi …

Non era il primo e, come lui, molti lettori, spesso, m’inviano messaggi simili: sinceramente mi fanno piacere e, di solito, ne leggo la scheda di presentazione, poi rispondo ringraziando.

A volte, quando scrivo un altro racconto con un tema, o un personaggio, simile, glielo invio in anteprima: così si va avanti a scambiarci gentilezze per qualche tempo.

Poi muore tutto e va a finire che non mi ricordo neppure chi aveva inviato, inizialmente, il messaggio di congratulazioni.

Con lui, no.

Con la periodicità di una settimana, ha cominciato a mandarmi messaggi: in sostanza si riteneva felice di conoscermi, di leggermi, m’incoraggiava, mi riteneva un po’ sua musa, un po’ sua guida.

Se non gli rispondevo, per una qualche mia dimenticata ragione o per pigrizia, mi sgridava, mi esortava a rispondergli.

Anche lui scriveva (e bene!), quindi i complimenti reciproci si sprecavano.

Dopo circa sei mesi, cominciò a chiedermi un appuntamento.

La cosa mi lasciava un po’ indifferente, anche se è sempre piacevole essere bersaglio di complimenti come quelli che sapeva rivolgermi, di adulazioni come solo lui sapeva fare … della sua corte spietata, insomma.

Così, per altri tre mesi, incominciammo a fantasticare sul nostro incontro che o l’uno o l’altro, per i più svariati motivi, procrastinava.

Lui scrisse anche un racconto sul nostro ipotetico primo approccio (secondo me molto bello e dagli aspetti psicologici molto esatti), ma c’era sempre qualcosa che si frapponeva al nostro incontro!

Una settimana fa, per rompere ogni indugio, mi ha trasmesso il numero del cellulare: l’ho chiamato, l’anonima voce della segreteria annunciava che non era raggiungibile.

Non mi sono preoccupato, poiché ero abituato alle sue sparizioni e agli improvvisi messaggi, con richiesta urgente d’incontro.

Spesso, pensavo chissà perché vuole incontrarmi?

E’ probabile che sia uno scorfano al punto che non riesce a trovar nessuno con cui andare e, benché abbia solo 35 anni, fa la corte ad un vecchietto come me, forse pensando che a sessant'anni, pur di farlo, uno va a letto col primo che incontra!

Invece, la mattina dopo, molto presto, mi ha chiamato:

Ciao, sono Nessuno (lo pseudo che usava quando scriveva ) …”, flautò una meravigliosa voce maschia che mi ha preso, come un pugno, alla bocca dello stomaco. “Riusciamo allora a vederci, finalmente?”

Sì… quando puoi?”

Anche, stasera …?”

Va bene, ci troviamo per un aperitivo, così, tanto per conoscerci …” dico per mettere avanti le mani ed avere la possibilità di, eventualmente, scappar via senza essere costretto ad andarci a letto.

Ma, certo! Quando puoi?”

Così, abbiamo fissato ora e posto per l’incontro.

Durante tutto il giorno, il mio pensiero correva spesso a lui: la sua voce m’aveva turbato, ma temevo che, magari, fosse magro, pelato, brutto!

Ho cercato, anche, di rinfrescarmi la memoria, rileggendone la scheda, ma il sito, come spesse volte accade, continuava a ripetermi “the page cannot be displayed”: così non avevo la possibilità di riattivarne il ricordo!

Non avevo memorizzato niente di lui, né di dov’era, se era piccolo, se era sposato… le uniche cose che sapevo erano il nick (Nessuno!) e che era molto incasinato per problemi di famiglia: quali? Non sapevo.

Improvvisamente suona il telefono: non aveva trovato traffico, era già arrivato a Milano e chiedeva se era possibile anticipare un po’.

Preso alla sprovvista, ho velocemente riprovato il sito con il suo malefico “the page cannot be displayed” e mi sono affrettato all’appuntamento.

Uno schianto!

Una deflagrazione mi ha spaccato in due, di netto, il cuore…

Facevo fatica a respirare, a pensare!

Bello, alto, robusto, proprio come piacciono a me gli uomini!

Giovane, alto, forte e sorridente … e con due occhi, tagliati un po’ all’insù a memoria di un qualche suo antenato d’Oriente: una meraviglia d’uomo!

Mentre cominciavamo la solita schermaglia di frasi così, tanto per conoscersi, me lo guardavo … mi piaceva al punto che mi sentivo goffo, inadeguato, vecchio, senza alcuna possibilità di potergli piacere e, seppure lui continuasse a dimostrarsi gentile e attento ai miei discorsi, ormai parlavo a ruota libera, tanto ero sicuro che non ci sarebbe stato un futuro per noi!

Ma la gamba un po’ troppo insistentemente appoggiata alla mia e la mano posata con forza sulla coscia, mi hanno fatto rabbrividire: lo guardavo, facendo finta di bere e attraverso il liquido amaranto dell’aperitivo cercavo di comprenderlo… cercavo di spiare cosa nascondessero quegli occhi sorridenti e colmi di malizia, quelle labbra carnose, illuminate dalla chiostra di candidi denti.

Come se fosse tanto per parlare, mi chiese se abitavo da quelle parti. Dicendogli la via, chiedo se la conosce … “Ah, qui vicino!”

Sì, dove ti ho fatto parcheggiare!”

Allora possiamo passare un momento da te?” e, mentre il cuore cominciava a galoppare impazzito, sorrisi d’assenso e, di nuovo, la mano grande e forte ha stretto la mia coscia: da lì, proprio dove ogni polpastrello puntava la mia carne, sono partiti cinque vettori di brivido che mi hanno scosso in ogni parte, mi hanno eccitato ogni pensiero; avevo voglia di saltare, di volare, di correre a casa.

Non eravamo neppure entrati, che il suo bacio lungo, sensuale, unico, mi ha bloccato… e, come una canna sbattuta dal vento, mi sono ritrovato raccolto dal suo abbraccio forte, caldo, virile. Poi, le carezze, i baci, gli sguardi che, a stento, cercavo di ricambiare.

Quel suo cercarmi non poteva essere amore, era certamente una sensualità repressa che si trasmetteva dal suo al mio corpo. Ma com’era possibile che tutti i miei terminali vibrassero per lui?

Mi spogliò, mi sdraiò sul letto, si impossessò del mio corpo, leccandolo, succhiandolo, facendomi provare i piaceri più sottili.

Lo guardavo: il corpo, appena-appena appesantito, testimoniava del suo passato d’atleta, le braccia e le gambe, che mi avvinghiavano con forza, erano degne delle più perfette statue greche, il petto, che si offriva alle mie labbra, era ben disegnato, coperto di folto pelo e puntuto nei rosei capezzoli, il sedere di marmo bianco era perfetto come solo un frutto può esserlo e il sesso, enorme, bellissimo, ricco di grosse vene pulsanti, mi si offriva nella sua possente virilità.

Non mi riusciva di pensare ad altro che alla mia fortuna d’aver trovato una così meravigliosa bestia d’amore.

Negli amplessi che si susseguivano, mi sentivo preda e, nello stesso tempo, il possessore di quello splendidore.

Come avrei voluto credere alle sue parole dolci, accettarne i complimenti come se fossero veri, pensare che quello che usciva dalle sue labbra fossero solo parole sincere e non la bugia che si dice nel ludibrio dell’atto sessuale.

Anch’io sussurravo parole e mi accorsi che, per me, erano vere, sentite, formulate dal cuore: mi esprimevo come un innamorato e… mi sentivo follemente perduto in lui.

Infine, raggiunto il parossismo del piacere, in un duetto di gorgoglii e muggiti, il nostro seme si è sparso mischiandosi sui nostri corpi e siamo rimasti avvinti nell’abbraccio più dolce, più emotivamente carico che mai avevo provato!

Ma chi era costui se non l’incarnazione in terra della divinità dell’amore?

Eros in persona aveva voluto premiare la lunga attesa di anni in cui non avevo trovato, né cercato, un amore, un affetto duraturo, tutto preso dal lavoro e da una vita impegnata socialmente.

Ma, ora, l’avevo qui, stretto tra le mie braccia, appeso alle mie labbra, i suoi sguardi nei miei, la sua pelle di pesca diventata un’unica cosa con la mia.

Ero così felice che il cuore mi doleva.

Se le sue dita mi accarezzavano lasciavano solchi di fuoco nella mia carne.

Se le sue labbra si appoggiavano alle mie, mi sentivo sprofondare in un lago di miele.

Se i suoi occhi si tuffavano nei miei, mi sentivo come se tutti i miei pensieri fossero offerti, nudi, a lui.

C’eravamo amati per un solo attimo e sentivo che, ormai, la mia vita gli apparteneva. In tutto lo scorrere degli anni (e quanti sono!), mai avevo sentito un altro essere così vicino a me, e mio!

Ma Cronos, il dio del tempo, improvvisamente, vibrò la sua falce d’argento facendo risuonare il suono metallico del cucù: era tardi, doveva partire, la famiglia era tornata ad essere il problema impellente, il più importante.

Le ultime carezze, gli ultimi abbracci, gli ultimi baci forieri di incontri che sarebbero avvenuti nella pausa estiva quando, la famiglia in vacanza, lui restava solo a casa. Per me.

E, fino allora? Risposte vaghe, promesse accennate, assensi sorridenti mi fecero credere in una certezza di prossimi incontri.

Cominciai, già subito, a fantasticarne gli aspetti di amore e di fuoco.

Con la scusa d’insegnargli la strada, l’ho accompagnato per un poco, poi l’ho rincorso al cellulare, poi… poi non ho più osato disturbarlo e l’ho lasciato correre, solo, in seno alla famiglia.

A teatro, la sera, speravo di alleggerirne il ricordo assistendo ad un’interessante messinscena di “Stretta Sorveglianza” di Jean Genet. Un ottimo testo, una buona regia, quattro bravi attori.

Nudi! Tutto il tempo a sgambettare in mutande ad un paio di metri da me.

Così il ricordo di lui, e del suo splendore, ha continuato ad imperversare nella mia mente e nei miei occhi.

Gli attori erano dei gran bei ragazzi, anche se nessuno bello come lui, forte come lui, con uno sguardo intelligente come il suo.

Nella scena finale, un personaggio ne violenta un altro, completamente nudi: quel culetto che ritmava l’amplesso mi ha nuovamente ribaltato nei “nostri” momenti d’amore e di nuovo la sua immagine ha preso possesso di me.

Una notte colma di sogni di lui.

Una notte colma del desiderio di lui.

Al mattino il primo pensiero fu al Pc: correre in studio e leggerne i messaggi!

Naturalmente non ce n’erano.

Così cominciai a tempestarlo con i miei, ricchi di tutto quello che mi passava per la mente: pensieri dolci, speranze, sogni…

Tutto il week end passò tra un’apertura e l’altra del Pc nella speranza, trepida e sognante, di una risposta.

Lunedì fu una giornata d’attesa; martedì, ormai, la vita cominciava a perdere ogni interesse e l’unico desiderio, forte e sconvolgente, era che ‘Nessuno’ mi avesse inviato un e-mail … ma nessuno lo aveva fatto!

Poi arrivò un laconico: “Occupa meglio il tuo tempo... ed il mio. Limita i messaggi all'essenziale. Gioca con la fantasia ed immagina il prossimo incontro....poi si vedrà.”.

Nel mentre il cielo mi crollava addosso, stritolandomi completamente, la frase finale (“Tutta la notte, la prossima volta?”) mi insufflava la vita.

Ma, subito, i dubbi: non vuole distruggermi completamente, mi dà un filo di speranza, ma lo fa per bontà, per non farmi affliggere o, forse, è la sua subdola arte per vendicare le attese e i ritardi che un tempo avevo avuto nel rispondergli?

Tutti i pensieri, che erano focalizzati in lui, mi contraevano le più intime cellule del cervello che ormai lavoravano in sintonia con il ricordo delle sue carezze, dei suoi baci, dei suoi sorrisi.

Tra le promesse strappate, o che m’ero illuso di ricevere!, c’era anche la possibilità di un incontro il giovedì successivo… pertanto mi ispirai coraggio e riprovai a ripetergli l’invito e il mio desiderio di rivederlo, ma anche quel giorno passò con la costante visione della sua scheda che mi ripeteva che dal martedì precedente “Nessuno” non l’aveva consultata.

Non sono mai stato tipo da suicidarmi o da pensare ad una pur remota possibilità di farlo, ma, nell’arco di “quella” giornata ho compreso quelli che hanno compiuto un gesto simile!

Con un ultimo colpo di reni, come il nuotatore che ha raggiunto il bordo della vasca e si gira per compierne un’altra, ho chiamato il suo cellulare: la tanto odiata voce mi annunciò che l’utente non era collegato!

La vita, in effetti, non aveva più nessuna importanza.

Un cielo gravido di nembi grigi mi avvolse.

Passarono a stento solo alcuni minuti, poi, improvvisamente il nero cobalto è stato squarciato dalla folgore della sua voce e scoppiato il sereno, splendeva il sole, al telefono c’era lui!

E di nuovo tutte le speranze e i sogni mi sono ripiombati addosso.

La sua voce sicura mi dava la certezza che anche per lui ero importante, anche lui desiderava un incontro, anche lui mi pensava.

Il problema era la famiglia, però, di questo, ero stato avvertito già nei suoi primi messaggi!, in fondo ero io che non volevo comprendere o, meglio, che egoisticamente pretendevo quello che non poteva darmi: dovevo cominciare ad accettare che per me ci sarebbero state solo le briciole!

Ma queste mi bastavano: per me, sarebbero state un lauto pranzo!

Così, oggi, ho passato un’allegra giornata domenicale, felice dei raggi del sole e della speranza che domani, chissà?, sarò raggiunto da una di quelle “briciole” colme delle sue dolci, energizzanti parole.

Domani, forse, riceverò un messaggio che mi parlerà del nostro prossimo incontro fra un giorno, un mese, o un anno ... che importa!

Tanto dentro di me è chiaro che nessuno, in nessun luogo, ha mai amato ‘Nessuno’ come io amo lui.

E so che ci sarà quell’incontro e lo saprò attendere, perché quest’attesa renderà più piacevole il tocco di seta della sua pelle, più avvolgente il calore del suo abbraccio, più sconvolgente la profondità del suo bacio, più lussureggiante il giardino in cui coglierò il suo frutto.