ORSI ITALIANI MAGAZINE
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/
NOTICE
Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni
This page contains pictures of male nudity and a text with homoerotic contents: it's intended for persons over 18
Narciso
Un racconto di Giulio big
La
mia camera ha una piccola finestra
che dal sul retro della casa.
Da li,
quel giorno potevo vedere la
neve cadere lentamente sui boschi e le colline che chiudevano a
cornice il paesaggio. Appoggiai la penna sul quaderno, per oggi era
tutto, avevo finito di prendere appunti dai libri e mi sentivo pronto
per gli esami.
Giotto,
il mio cane, si fece spazio tra la scrivania e
la sedia appoggiando il suo muso peloso sulla mia gamba.
A quanto
pare si era accorto che avevo terminato lo studio e voleva
convincermi a uscire per giocare nella neve.
L'idea
non mi
dispiaceva, d' altronde era ancora chiaro fuori e volevo approfittare
della luce per prendere un po d'aria fresca.
Guardai
Giotto e gli
dissi di prepararsi che saremo usciti per una passeggiata.
Lui capi
immediatamente e si alzo spostando con il suo corpo tozzo il tavolo,
facendo cadere qualche quaderno.
Sorrisi,
dicono che i cani
assomigliano ai padroni.
In effetti Giotto è un bel cane bovaro, in carne e pelosetto, come me appunto, ma sopratutto mi riconosco in lui nel suo carattere sicuro e tranquillo.
Nel
bosco non c'era nessuno.
Giocavo a
lanciare un bastone a Giotto che a fatica lo raggiungeva saltando
nella neve e poi lo riportava da me.
L'aria
fredda e frizzante aveva
ravvivato i miei sensi, mi sentivo vivo ed energico.
Sentivo
la mia
pelle accarezzata dal freddo.
I miei piccoli capezzoli erano durissimi e con la mano destra li provocai da sopra la giacca provando un piacere inatteso su tutto il petto.
Passai
il mio labbro
inferiore tra i denti e con la lingua mi inumidii le labbra e mi
sentivo baciato dal vento, dalla sua bocca gelida.
Misi la
mano
fredda sotto la maglia e mi toccai la parte addominale, sentivo la
mano scaldarsi facendosi passo tra i peli del mio stomaco e allo
stesso tempo la pelle stuzzicata dal tocco gelido provocava delle
piacevoli contrazioni nelle aree circostanti del mio corpo.
Appoggiai
la mia schiena verso un grosso arbusto e presi fiato. l'aria
ghiacciata che scorreva nei miei polmoni aumentò ad un tratto il
battito del mio cuore che sentivo forte suonare nel petto e nelle
orecchie. Chiusi gli occhi.
Con la
mano continuai a farmi strada piu
in basso, tra i pantaloni, scavalcai le mutande e afferrai con una
presa sicura e gelida le palle e il cazzo, provando una sensazione al
limite del piacere e iniziai con un massaggio ad accompagnarlo
all'erezione.
Mi
concentrai sulle emozioni del mio giovane e grosso
corpo e ascoltai i suoi bisogni.
Era assetato ed assopito, voleva ricevere calore ma anche donarlo, desiderava possedere ed essere posseduto.
Mi
rendevo conto di non sapere bene
cosa volessi. Le mie esperienze sessuali non mi avevano mai
soddisfatto.
Avevo
scopato con ragazze bellissime, tette sode e culi
perfetti, ma una volta dentro le loro fighe umide, volevo solo
uscirne e con la stessa foga con cui vi ero entrato.
L'avevo
fatto
anche con qualche milf, come quando fui corteggiato da una amica di
mia madre, ingolosita dalla fama della mia mazza, la scopavo nel
garage mentre il marito incosapevole guardava la tv al piano sopra.
Una volta
svuotato pero mi mancava ancora qualcosa.
Il mio
grosso
cazzo aveva anche richiamato l'attenzione di più di uno dei miei
compagni di squadra che durante le docce del dopo allenamento
lanciavano sguardi e commenti maliziosi.
Una sera
dopo la partita mi
feci fare un pompino da Federico in macchina.
Provai a
toccarlo ma il
suo attraente corpo atletico non soddisfava la mia ricerca.
Avevo una
relazione online con un ex docente conosciuto all'università con cui
scambiavamo pensieri profondi, apprezzamenti, racconti e qualche sega
su skype.
Tutto bello sicuramente, ma non bastava.
Solo a un
certo punto mi accorsi del
forte silenzio. Riapri gli occhi e notai che il cielo era
completamente bianco, come il terreno coperto di neve.
L'aria
era
immobile e i fiocchi fluttuavano sospesi in attesa di prendere una
direzione.
Sembrava
che il tempo si fosse annullato.
Giotto
era
scomparso e non rispondeva alla mia chiamata.
Seguii le
sue impronte
nella neve almeno per un ora, con lo stesso cuore che prima batteva
di piacere ora gridava la preoccupazione per il mio amato cane.
Mi
ero addentrato troppo nel bosco, sentivo l'aria farsi più densa ma
il chiaro del giorno non sembrava voler andarsene e per questo ne ero
grato.
Controllai
il telefono e non mi stupii affatto nel sapere che
ero fuori dalla copertura del segnale, mi sorpresi però nello
scoprire che erano passate le 19.
Mi sentii
stanco, le mie grosse
gambe a fatica ormai si facevano strada nella neve, i pantaloni
completamente fradici fino alle ginocchia mi impedivano nei
movimenti.
Fu allora
che vidi una capanna, di cui non conoscevo
l'esistenza e le orme di Giotto dirigersi verso essa.
Dal piccolo comignolo sul tetto innevato usciva del fumo e il fuoco del camino al suo interno faceva risplendere una luce rossa. Incerto mi avvicinai ed entrai.
Davanti al camino una figura maschile era seduta sulla sedia e ai suoi piedi Giotto riposava beato. lui gli accarezzava la testa e mi guardava.
-
Finalmente mi disse. La sua voce era
profonda, di una persona adulta, lo guardai meglio e mi accorsi che
era in mutande davanti al fuoco, due grosse gambe e un pacco
importante risaltavano dal controluce con il camino.
Chiesi
immediatamente scusa per essere entrato senza bussare e mi vergognai
per la mia intromissione.
Accennai
qualcosa sul cane, su Giotto, ma
lui tranquillamente mi studiò dalla sedia, mi sorrise e mi invito a
calmarmi.
Mi
guardava e sorrideva. Giotto era felice di vedermi ma
era altrettanto felice di farsi accarezzare da questo sconosciuto.
Si
coprì
con una coperta al notare che i miei occhi erano finiti in
mezzo alle sue gambe, ma a dire il vero era tutto il suo corpo e le
sue forme che incuriosivano il mio sguardo.
Era grosso almeno quanto me, forti braccia e torace robusto.
- Avevo i pantaloni bagnati per la neve e me li sono tolti per farli asciugare, poi è arrivato lui a farmi compagnia
Disse
indicando Giotto.
Io
continuavo a
scusarmi e ripetere parole insensate, ero incuriosito da quella
persona e della sua nudità, ma ero anche spaesato dalla situazione
inaspettata cosi che richiamai Giotto per andarmene, ma lui non si
spostò di un centimetro.
Mi
avvicinai all'uomo per prendere il cane
e notai il suo aspetto stranamente famigliare, non riuscivo a capire
chi fosse ma ne ero completamente incantato.
Eravamo talmente vicini che lui allungando il braccio mi toccò i pantaloni.
-Sei tutto bagnato anche tu, togliteli e mettili qui ad asciugare di fianco ai miei
Detto
questo, senza aspettare una
risposta da parte mia, si sbilanciò verso la mia cintura e cominciò
a sfilarla.
Mi
sbottonò il bottone del jeans e mi calò i pantaloni.
Ero
immobile. Non mi sarei mai aspettato un comportamento simile, ma
allo stesso tempo ero intrigato e volevo lasciarmi andare.
Bastò
solo un suo tocco sulla mia gamba nuda e questa inattesa intimità
per farmi partire una erezione istantanea.
I miei
boxer si gonfiarono
immediatamente ma questo signore non ne rimase stupito affatto, mi
abbassò i boxer fino a raggiungere i pantaloni e prese il mio cazzo
in mano.
Baciò poi
la punta, lo insalivò per bene e incominciò a
leccarlo e le labbra che scorrevano su e giù per tutta la lunghezza
del mio arnese.
Rimasi
senza dire nulla e lo lasciai fare, le
sensazioni erano intense, mi prendevano la schiena e le mani, gli
accarezzai i capelli e mentre lui incominciava ad ingoiare il mio
cazzo, lo scrutavo dal basso verso l'altro cercando di riconoscerne
le fattezze.
Era un
gran bell'uomo, di 45 forse 50 anni.
Una barba
folta e cespugliosa gli copriva metà del volto. Aveva due mani
robuste e decise che conoscevano alla perfezione come prendere il mio
cazzo e segarlo, mentre mi leccava le palle.
Gli presi
il maglione e
glielo sfilai lasciandolo a petto nudo. Lui sorrise e dopo uno
sguardo ritorno al lavoro di bocca.
Quanto
era bravo a spompinare,
evitava il contatto con i denti e col palato che tanto mi
Infastidiscono e lo ingoiava tutto, il mio lungo e grosso cazzo
spariva completamente nella sua bocca.
Si alzò
in piedi e mi guardò
dritto negli occhi, i suoi brillavano e il suo sguardo era intenso,
sembravano occhi felici di chi rivede una persona amata.
Senza dire nulla mi baciò, la sua lingua e la mia si muovevano in sincronia, un bacio appassionato e profondo.
Prese la
mia mano e la portò al suo
cazzo che era duro come pietra.
Continuando a baciarci ci spogliammo completamente fino a trovarci completamente nudi sul letto posto di fianco al camino.
Giotto ci guardava stranito dall'altro lato della piccola e accogliente capanna, vedeva due corpi forti e possenti, grossi e sani uno giovane e un'altro maturo che si abbracciavano, si accarezzavano, si studiavano e ammiravano l'un con l'altro.
Il suo
corpo era sdraiato e io mi feci
strada dalla sua bocca fino alla pancia baciando ogni centimetro del
corpo che aveva un sapore e un tepore fantastico, appoggiai la mia
faccia sulla suo ventre a poca distanza dal suo cazzo e lo presi in
mano e guardandolo incomincia a masturbarlo lentamente, lo sentivo
gemere di piacere.
Era un
bellissimo cazzo, e vederlo alla penombra
della stanza alla luce del camino lo rendeva attraente e senza
pensarci lo portai alla bocca.
Era la
prima volta che assaggiavo un
maschio. Il sapore era forte ma buono.
Lo
sentivo godere e spingere
man mano che acceleravo con la bocca. Incominciai a segarmi perché
non riuscivo a trattenere tutto l'eccitamento che provavo.
Con le
mani lui cercava il mio culo, io lo avvicinai e lui con un dito si
fece strada tre le mie chiappe.
Ero
completamente a mio agio con
quell'uomo che non conoscevo e pur non sapendo a cosa andassi in
contro volevo lasciar succedere gli eventi.
Col dito
insalivato entrò
nel mio buco, io gemetti dal piacere inaspettato.
Senza
chiedermi
nulla ne infilò un'altro ed andai completamente in estasi. Si alzò
verso di me e mi baciò il culo e lo insalivò per bene.
Desideravo
tantissimo
sentirlo dentro me, un desiderio tutto nuovo che non avevo
mai provato prima.
Non avevo
paura, quell'uomo era così sicuro e
deciso nei movimenti che sapevo che avremmo provato piacere reciproco
e basta.
Nonostante
ciò mi avverti che avrei sentito un po' di
dolore, ma di stare tranquillo.
E fu
così, provai un forte dolore
quando spingendo piano e con cautela entrò in me.
Io ero a
90 e le
sue mani mi tenevano per i fianchi i suoi movimenti avanti e indietro
diventavano sempre più fluidi.
Il mio
volto era ritratto in una
smorfia di dolore ma non lo lasciai ad intendere, volevo che
continuasse.
E cosi
facendo arrivò il piacere che invase tutto il
mio corpo, non mi ricordavo più chi fossi ne cosa facessi li.
Ero in
preda ad estasi totale e mi sentivo tutt'uno con quello sconosciuto
con cui condividevo il mio corpo.
Cambiammo
più posizioni, sdraiati
mentre lui mi abbracciava e baciava nell'oreccio, io sotto e lui
sopra, io sopra e lui sotto, il suo cazzo entrava e usciva da me come
un pistone di una locomotiva.
Non potendo contenere l'eccitamento venni copioso sul suo petto, bagnandolo di abbondante sborra bianca che arrivò a sporcargli la barba. Contemporaneamente sentii che anche lui era venuto dentro me, gemendo di piacere.
Ci
abbracciammo esausti sul letto, la
capanna era silenziosa, l'unico rumore era quello del fuoco che
scoppiettava allegro e di Giotto che ogni tanto controllava se
avessimo finito.
In effetti il mio cazzo era ancora duro. Ma non osavo dire parola. Il silenzio cominciava a creare un imbarazzo tra me e il signore che non sapevo chi fosse ma nonostante così vicino.
- Ora tocca a te
Disse
alzandosi dal letto. Mi fece
sedere sulla panca e prese in mano il mio cazzo durissimo.
Lo
insalivò e avvicinò il suo culo. Sentii la punta toccare
l'ingresso.
Mi
sdraiai in modo da facilitare il tutto. Lui sopra di
me fece il resto.
Ero
completamene dentro lui e ci mettemmo nella
posizione dello smorza candela perché volevo baciarlo mentre sentivo
il suo calore sul mio cazzo.
Fu
allora che il chiarore della finestra
gli illuminò il volto e rimasi a guardarlo incredulo ai miei occhi.
Il suo aspetto era troppo familiare e mi inquietava, come se lo
avessi visto tutti i giorni della mia vita e non mi fossi mai accorto
della sua esistenza.
Mi sussurrò nell'orecchio
- Scopami Narciso!
Avevo
sentito bene? Come faceva a
sapere il mio nome? sentii un salto al cuore, c'era qualcosa che non
andava in tutto ciò, qualcosa che non poteva essere, ma era troppo
tardi, ormai ero dentro lui, e lo stavo scopando con tutta la mia
forza, era tutto quello che volevo in quel momento, sentirlo vicino,
la sua pelle strofinare con la mia, aggrapparmi al suo corpo ed
entrare ed uscire da lui.
Andai
avanti, cambiammo ancora più
posizioni ma lo guardavo sempre in faccia, volevo vedere i suoi
occhi, riconoscerli, capire la risposta di tutto. Il piacere corporeo
ed il mistero giocavano un mix di emozioni indescrivibili.
Tra i
gemiti di piacere continuavo a domandare chi sei? Chi sei? Notai
sotto il suo braccio un tatuaggio, un piccolo fiore stilizzato.
Lui mi osservava e mentre ancora entravo ed uscivo da lui con foga mi disse
- Ora hai capito tutto.
E senza poter contenermi venni dentro lui e mi sentii liberato e stanco.
Come è
possibile? chiesi, guardando
sotto il mio braccio lo stesso disegno tatuato poche settimane prima,
era la raffigurazione di un Narciso, appunto il mio nome. Andammo nel
punto più illuminato della capanna e lo guardai ancora, eh si, sotto
quell'aspetto maturo e a barba incolta c'ero io.
Completamente identico a me in tutti gli aspetti, stessi occhi, stessa stazza, stessa altezza, stesso cazzo e stesso sorriso che in quel momento era stampato sul suo volto.
- Lascia che ti spieghi tutto, disse - Ma è anche opportuno ricominciare a rivestirsi e allontanarci da qui perché non possiamo rimanere a lungo.
Rivestendoci riprese il discorso
-
Oggi per te e molti anni fa per me,
mentre passeggiavi con Giotto per il bosco, non so ancora come sia
successo, ma il tempo si è contratto ed è avvenuta una connessione
tra passato e futuro, una specie di salto del tempo.
Mi
ricordo di
essermi ritrovato in questa capanna che non avevo mai visto prima,
aver fatto l'amore con un uomo misterioso di cui non sapevo nulla ma
allo stesso tempo era come se lo conoscessi da sempre, una relazione
talmente coinvolgente che non ha avuto mai uguali, fino ad adesso
ovviamente.
Perché quell'uomo ero io ed io sono te.
La insensatezza di quel discorso faceva fatica ad essere assimilata dal mio cervello, ma gli volli credere e continuai con l'ascolto.
- Ho
aspettato questo giorno per
trent'anni, ho costruito questa capanna con le mie mani ed in ogni
attimo pensavo a te e a questo giorno, Narciso.
Sapevo tutto quel che sarebbe successo dentro questa capanna e conosco bene tutte le tue emozioni ora. Vorrei solo rassicurarti che ora tornerai a casa e avrai una vita felice, almeno fino alla mia età
Mille domande a quel punto ronzavano nella mia testa ma solo una era importante e mentre la formulavo lui anticipò la risposta, conosceva perfettamente la mia mente e tutto quello che gli girava e nonostante questo la amava completamente.
- No,
Narciso mio, non ci rivedremo
più, ora ti riaccompagno al limite del bosco e poi me ne andrò per
la mia strada, tornerò dalle persone che mi vogliono bene e che
anche te imparerai ad amare.
Ma l'amore che proviamo per noi sarà sempre unico e senza uguali.
L'orologio
del telefono segnava quasi
mezzanotte e tutto era ancora chiaro.
Continuavo a fissare la versione vecchia di me e ne ero totalmente innamorato.
- Ci siamo
Disse e
notai appunto che fuori dal
bosco era tutto buio mentre dalle fronde degli alberi trapelava
ancora luce.
Ci
baciammo un ultima volta, senza dire altro.
Le
campane suonarono mezzanotte e improvvisamente non lo vidi più.
Il
bosco era tutto buio e mi sentivo terribilmente solo.
Giotto
correva
verso casa, ma io mi fermai sotto un lampione guardando fisso il
bosco, aspettando che magari lui ricomparisse.
Avevo
ancora il suo
sapore in bocca e il calore del suo abbraccio.
Mi chiesi
in quel
momento come fosse possibile amare così tanto se stessi, fisicamente
e mentalmente.
Sentivo qualcosa di sbagliato dentro me e diventai triste. a tutta risposta notai un biglietto dentro la mia giacca, un biglietto che non avevo prima, sopra c'era scritto "Questo nostro amore, l'amore che provi per te, è cio che ti farà vivere felice" seguito da una data e una combinazione di sei cifre.