ORSI ITALIANI MAGAZINE
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Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto omoerotico: e'
pertanto riservata a persone maggiorenni
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over 18
Mozzo per ciurma arrapata (parte prima)
Un racconto di Mimi
Ciao
sono Francesco per gli amici Checco. Il mio racconto si base sui
motopescherecci Atlantici che negli anni 60/70 solcavano l' Oceano
Atlantico sulle coste Africane, dove si pescava pesci a quantita'.
Nel
mio paese dove vivo si dice: 'Lu Marrocche'; dovete sapere in quel
tempo dovetti andare al Marrocco per guadagnare bene dove molti
marinai si sono comprati le case.
Nella pescheria a 14 anni mi
sono fatto le ossa scucchiando le panocchie e pulire lu pesce e poi sui
16 andai nei pescherecci locali che partivano alla mattina e tornavano
alla sera, l'equipaggio era composto dal Capitano, 3 marinai e 1 mozzo,
anche se come giovane mozzo prendevo in quel tempo meno dei marinai e
per me lu Marrocche andava bene, anzi ero speranzoso e decisi di andare
a lavorare in quelle grosse barche che partivano dal porto di Ancona
dove la stive piene cassette vuote e l'equipaggio di 35 uomini erano
pronti per salpare.
Essendo per me il primo imbarco su di una
grande nave, e in quell'anno ero un giovane esile e gracile senza
ossatura di un marinaio, anche se con la speranza di quel lavoro duro
mi facesse maturare in quel ambiente marinaro, ma dovetti ricredermi di
molte cose.
Ricordo ancora quel giorno felice del primo imbarco,
ero al porto di Ancona che avevo solo 18 anni e quando mi imbarcai ero
eterosessuale avevo la ragazza e non pensavo in quel momento di poter
avere anche un rapporto sessuale con i maschi, la cosa nemmeno mi
incuriosiva.
Quel giorno a bordo mi presentai al Comandante dove
feci conoscenza anche con l'equipaggio, e prima di salpare dal porto il
nostromo mi porta a poppa su un lungo corridoio stretto dove c'erano
cinque scomparti adibiti a cuccette.
Le cuccette dei marinai si
assomigliano tutti essendo a castello dove anche dieci persone ci
stavano comodo in quel piccolo spazio, e li' in quella cuccetta
conobbi: Filippo, Leandro, Federico, Pasquale, Vincenzo, Vittorio e
Nazzareno che era lu marinare vicchie e lu giovene era Vittorio, ed io
lu freche.
Erano tutti marainai massicci e nerboruti con abbondante pelo che fuoriusciva dalle magliette.
Depositato
i bagagli e il suono della sirena che avvisa la partenza e un fugace
saluto ai parenti, la nave leva le ancore e gli ormeggi dal porto per
far rotta verso Las Palmas. Nel tragitto la nave fece poche tappe in
vari porti Italiani per breve fermate fino ad arrivare a Gibilterra e
li fare una sosta per rifornimento, anzi nel porto con il permesso del
Capitano l'equipaggio scese in franchigia a farsi delle scopate con le
troie spagnole fino all'alba, e poi al mattino seguente si partiva
sulle coste Africane dove c'e' tanto pescato fino a ripulirlo e
riempire le stive di cassette.
Stare
per mesi lavorare in quelle navi era molto duro non si aveva tempo
neanche di dormire, ma dopo tanto lavoro si andava a scarica le
cassette di pesce nelle celle frigorifere a Las Palmas.
Nelle
tante soste a Las Palmas i marinai si sfogavano con delle prostitute
del luogo, ed io purtroppo in quell'epoca ero troppo giovane e dovevo
rientrare a bordo prima della mezzanotte, anche se non mi andava di
scendere con loro, avevo ancora in testa la mia ragazza.
Ma dopo
al rientro nelle cuccette i marinai si vantavano delle loro prodezze e
dai racconti ci davano dentro di brutto, da far capponare la pelle
anche a un Santo.
Nel mare certi mesi erano tranquilli il pescato
era ottimo e si andava a scaricare molto spesso a Las Palmas
tranquillamente, e l'equipaggio non vedeva l'ora di sfogarsi con le
troie locali.
Ma
un brutto giorno il Comandante ebbe l'ordine dall'armatore di fare la
pesca costante e una nave d'appoggio prendeva il pescato per scaricare
al porto di Las Palmas.
Da quella decisione l'equipaggio rimase
amareggiato da tutto cio', e dovettero sostare a quel ordine anche se
c'era una bella gratifica per loro.
L'unico a perderci ero io, non per la gratifica, ma per la fica che sarei io no!
Anzi il mio povero culetto? Che subi' una grati-fica di tanti cazzi duri da spompare.
Purtroppo erano cazzi mia e fottute per loro, che da mesi non sbarcavano a terra.
Le
prime settimane erano tranquille e dopo il passare di giorni la
mancanza della fica si faceva sentire, eccome se non si sentiva l'aria
era irrespirabile, essendo il piu' giovane e facile ad essere
sopraffatto, completamente dalla loro forza brutale e superiorita'
numerica, in quando ero solo e indifeso.
Mi accorsi della loro
attenzione verso nei miei confrondi quando nei corridoi stretti della
nave mi strusciavano apposta da dietro con un pretesto qualsiasi
facendomi sentire quelle nerchie dure, che erano chiuse in quei
pantaloncini.
Bhee!!!, per non farla alla lunga approfittavano in
qualsiasi momento per farmelo sentire nel culo, ed io pensavo che
scherzassero e cosi li lasciai fare, anzi scherzavo anche io dando loro
corda. Purtroppo sbagliai, la cosa fini' a degenerarsi con il passare
del tempo.
I primi giorni erano piccole e timide toccatini sul
culo, e non avendo da parte mia una reazione difensiva in quanto li
lasciavo fare sperando che finivano li' con una risata e basta, anche
se dovetti ricredermi perche' loro continuavano sempre ad approfittare
a palparmi le chiappe con piu' sollecitudine e dopo passarono alla
maniera forte, cioe' facendomi sentire il duro dei loro cazzi sul culo.
Ovvero erano i primi segnali: nella sala da pranzo tra tastamenti
sul culo e con forza mi costringono a passare le mani su quelle patte
dure, oppure preso da dietro sul corridoio e pomiciato all'istante e
passato fra loro, oppure nella cuccetta si buttava sopra di me a mimare
una fottuta con una troia, e la cosa non andava oltre a quei
strusciamenti.
Anche se ricevo dei apprezzamenti sul mio bel
culetto morbito e liscio come una donna, e dovevo sopportare i loro
sospiri di godimento. La ciurma si approfittava di me essendo giovane e
inesperto, non mi sapevo difendermi dai loro attacchi, e poi la mia
struttura fisica quasi femminile, con braccia, petto, addominali, cosce
e chiappe, non presentava nessuna peluria, ad eccezione del pube.
Mi
sentivo da loro usato come un giocattolo da trastullare, e feci il modo
che la cosa non andasse oltre a quei strusciamenti sulle chiappe.
Ma
la cosa purtroppo degenero' completamente e persi il controllo
della situazione. Tutto successe il giorno di pesca quanto eravamo in
coperta dove quel clima torrido africano ci obbligava di stare con solo
i costumi da bagno o pantaloncini corti, ed era molto comodo lavorare
il pescato.
Quel giorno stavo in ginocchio con il culo sollevato a
ripulire il pesce, le forme delle mie chiappette si evidenziava sul
costume nero che portavo. In quel attimo mi sentivo in disagio, tutti
gli occhi di quei marinai col torace coperto di pelo e di sudore, erano
puntati sul mio culetto sodo e rotondeggiante, come se quei sguardi mi
perforassero il mio buco del culo, anzi per dire la verita' il mio ano
si surriscaldava da sentirlo palpitare.
Ma i porci non si
accontentavano solo a guardare, ad ogni loro passaggio si accostavano e
mi palpavano le chiappe con certi commenti, io in quel momento non
dissi niente perche' c'era il Comandante e speravo che avrebbero
smesso.
Ma mi ero sbagliato loro continuavano senza sosta a
palparmi il culo e il Comandante fece finta di non vedere, anche se uno
dei marinai palpandomi riusci' a infilare un dito in culo da ficcarmelo
tutto dentro lo sfintere, ed io ebbi un sussulto di paura scattando in
piedi sfilai con fatica quel dito. 'Ehi! Ragazzi non facciamo stronzate
mica sono frocio?', dissi io mettendo al riparo con una certa
preoccupazione il mio buco di culo stretto e inviolato.
'Sara'
come dici tu..., anche se il buco era tutto liquifatto e un po'
chiacchierato da assorbire completamente tutto il dito, eeh Checca!!',
disse Leandro. A quella risposta si guardavano e ridevano. Soltando
Nazzareno un vecchio lupo di mare non rideva, gli era rimasto molto
colpito dal mio culetto bombato e disse: 'Niente male il culetto del
mozzo! Quasi, quasi un pensierino ce lo farei?' Sbuffando li
mandai affarinculo tutti quanti e poi tornai a pulire il pescato.
Era
passato un paio di ore e sembravano che si erano calmati, ma dopo
finito a ripulire il pesce e sistemato le cassette nella stiva a
congelare, mentre il nostromo mise in moto le pompe saline per pulirci
con esse e dopo lavati Antonio e Giorgio ci schizzavano addosso
l'acqua.
Tutti noi ridevamo a crepapelle come dei ragazzini, ma in
quel caos totale percepii una presenza strana da dietro come se
qualcuno mi toccasse il culo, girandomi vedo Vittorio un marinaio di 28
anni che mi sorrideva in maniera strana.
Mentre tentavo di capire
cosa volesse da me, lui non mi diete il tempo a rendermi conto di
quello che stava facendo, mi sento afferrare al collo e la sua mano
destra mi serra violentemente la bocca mentre con un braccio mi teneva
fermo, stringendomi con forza.
Non vi dico la mia paura, non sapevo cosa fare, cosa dire. Tremavo come una foglia, mentre lui mi stringeva forte verso a se.
Ormai
non capivo piu' nulla tale era la paura, ad un certo punto lui disse:
'Se fai il bravo e non strilli tolgo la mano?', io con la faccia
annuisco. In quel momento non capivo nulla, capivo solo che gli altri
ridevano e lui mi stringeva facendomi sentire una cosa dura in mezzo
alle chiappe. Lo stronzo mi aveva appoggiato il suo cazzo sul mio buco
del culo e sentivo che lo aveva molto duro premendolo con insistenza.
Per me e' stata la crisi totale. Ma lui continuava a puntarmi da dietro
sulle chiappe facendo strusciare il suo pacco ormai duro sul mio povero
culetto, e mentre i marinai guardavano e ridevano come se fosse una
cosa normale, io a quella confusione percepi' la sua punta dura che
tentava a perforare l'ano.
Tutto questo e' successo in 3/6
minuti circa, ma per me era un'eternita'. Ero sempre tenuto con il
braccio al collo che mi limitava qualsiasi movimento, e
mentre lui faceva questo con voce roca mi sussurra: 'Sei niente
male a culo, mio bel frocetto! Adesso mi farai divertire caro checco?'
Non ci voleva molto a capire che razza di divertimento intendeva il
maledetto, e soprattutto gli altri marinai. Quindi lui imperterrito,
continuava a sfregare con la sua nerchia dura contro il mio buco del
culo. Guardo' allibito verso gli altri che nessuno si mosse, anzi con
le teste fecero il segno di approvazione verso di lui mentre con la
mano e lentamente scese lungo la mia schiena segnando con il pollice la
spina dorsale.
Sentivo la mano a palmo allargato scendere giu' e
infilarsi nel costume, anzi di piu' tiro' giu' i bordi del costume
quanto basta per mettere a nudo le mie chiappe, tonde e sode come due
piccoli meloni. Sia lui che la ciurma erano eccitatissimi, i loro cazzi
erano duri come il ferro da renderli incontrollabili nei loro costumi o
pantaloncini.
La mano di Vittorio iniziava a palpeggiare le mie
chiappe con una prepotenza e insolenza che mi lasciava senza parole e
il fatto che mentre faceva questo l'equipaggio si scambiavano battutine
piccanti verso il mio culetto.
Ero
alla merce' di quei maschi eccitati e non potevo fare nulla, un po' mi
vergognavo di quella situazione tanto da sentire infilare anche un dito
nello mio sfintere che iniziava a spingere.
Molto presto e senza difficolta' il suo dito entro' e lo spinse sino in fondo.
Vittorio
si abbassa e accosta di nuovo la bocca al mio orecchio: 'Cazzo, hai il
buco bollente e sbrodoloso, anzi ha ragione Leandro un po'
chiacchierato. Per me sei frocio perso e pronto a ricevere i nostri
cazzi duri su questo bel culetto da troia!!', finisce ridacchiando
sarcasticamente verso gli altri marinai.
La cosa mi diete fastidio
non volevo essere trattato da frocio, in quando non lo ero? Allora
approfittai di quella distrazione e gli diedi uno strattone che mi
liberai da quella morsa, lasciandomi frastornato e turbato con il
costume semi-calato.
Appena
mi rialzai i marinai scoppiarono a ridere dicendo: 'O porca troia,
venite a vedere un po' questa?' Era successo che il mio cazzo era bello
duro da paura. 'Non ci posso credere che questa specie di frocio si e'
eccitato come un maiale, ad essere inculato!!!' Io non capivo cosa
dicevano, continuavo a preoccuparmi per il mio culo.
Ma lui mi
riprende ancora da dietro, stavolta mi afferra con piu' forza
attirandomi a se. 'Dai non fare la vezzosa, ti piace il cazzo dei
maschioni eeh... frocetto, su lasciati fottere non ho tempo da
perdere!!', disse infilando ancora la mano dentro al costume e mi
palpeggia laidamente le chiappe mentre commentava: 'Non sei niente male
a culo, liscio come una donna e sara' bellissimo fotterti il buco del
culo!'
Mi solleva da terra, in alto, e mi piega in avanti sul
pavimento. Io atterrai con la faccia dritto negli scarti di pesce. Io
mi difendevo con forza e cercavo con lo sguardo intorno a me un aiuto,
ma da loro non potevo aspettarmi alcun aiuto, poiche' erano d'accordo
con lui.
Capii subito che non avevo molte speranze, ribellarsi era
impossibile la situazione mi sembrava disperata e senza via di scampo
contro quei cazzi tutti arrapati, cercare di resistere in quel momento
era una pazzia e non osavo piu' muovermi, probabilmente con l'aiuto
degli altri marinai mi avrebbe violentato se solo avessi tentato di
oppormi, e cosi' decisi quindi una nuova tattica di lasciarmi andare
facendomi inforcare da lui.
Ero rilassato e cercavo di far capire
a lui che ci stavo ad essere fottuto, mi lasciai trasportare dai suoi
movimenti ancheggiando le chiappe contro la durezza del suo cazzo,
mentre la mia bocca fece uscire dei piccoli lamenti di goduria:
'Mmmmmmuuuuuummmmmmmhhh!!!'
Le risate dei marinai fu a meta' fra
il divertimento e l'eccitamento, mentre Vittorio non perde piu' il
tempo e caccia il cazzo dal costume e pigia con il suo bacino con
movimenti rotatori e con piu' forza contro il mio culetto che percepivo
tutta la durezza della punta del suo cazzo che me lo sentivo tutto nel
mio buchetto, e in quei interminabili secondi sembrava di allargarmelo
come se mi spaccasse in due le chiappe, anche lui emetteva dei urli di
godimento: 'Sssssaaaaaasssiiiiiiiaaaaaaa!! Siiiiiiiiiiiiiiiiiiii, che
culoooooo!!! Ooooooohhh Che troiaaaa, ora di sfondo il culo brutto
frocio di merda?'
Sentivo il cazzo e sue palle molto dure, dando
dei ritmi da monta mi spinge giu' sempre piu' giu' che scivolo in
avanti facendomi male le ginocchia, ma non soddisfatto con le dita
solleva i lembi del costume infilando la cappella sulle crespe del mio
ano.
Avvertivo con fremito quella punta di cazzo che cercava di
allargare le crespe dell'ano e ficcarmelo tutto nel culo, io feci finta
di gradire la cosa con dei forti mugolii di approvazione e senza che
lui se ne accorse riusci' a farlo cadere a terra e scappare via verso
la cambusa, facendolo fesso senno' mi avrebbe rotto il culo.
Rimasi
chiuso li dentro per circa un ora e li feci mente locale di quello che
mi era capitato; invece di schifarmi di quello che me successo con
Vittorio mi venne un fremito di piacere, perche' mi accorsi di
avere di nuovo il cazzo duro e una voglia matta di risentirlo nel buco
del culo.
La mia mano scivola giu' verso il mio cazzo
arrapato e lo trastullai un pochino, ma purtroppo non ce la facevo piu'
non era lui che dovevo soddisfare, ma il mio buchetto che palpitava
all'impazzata e desiderava di essere fottuta dai quei cazzi grossi e
duri, ero incredulo, ma vero, il mio culo desiderava quei cazzi
arrapati dei marinai e non mi riconoscevo tale. Mi sentivo una troia
alla ricerca di cazzi da soddisfare.
La
voglia era tanta di prenderlo nel culo e la curiosita' d'infilarci un
dito era tanta, non persi tempo ed immersi il dito indice nell'ano che
lo avvolse tutto inghiottendolo golosamente e lasciandomi stupito di
averlo tutto dentro. Il calore del mio retto era bollente e il dito mi
dava delle fitte piacevoli, introdusse un'altro dito e poi un'altro
ancora che mi provoca dei sussulti e spasimi da farmi gemere con dei
gridolii di godimento.
Senza pensare affondai le dita tutto dentro
la cavita' anale e poi li tirai indietro e dopo ancora giu', la
libidine di quel piacere e sentire le mie dita affondare nell'ano era
enorme.
Cazzo pensai, mi sembra di sentire quella mazza dura di
Vittorio che cercava di perforarmi le crespe del buchetto. Non volevo
credere quello che stavo facendo, ma lo facevo, anzi ci godevo nel
sentire le ditaslargare il buco con molta foga, non mi riconoscevo
piu', affondavo velocemente su e giu' in quel buco rovente che mi dava
molto godimento.
Chiuso nella cambusa stavo in piedi un po'
inclinato avanti, con una mano sul cazzo e le dita piantate nel culo e
sincronizzavo il movimento cercando il ritmo giusto per godere. Non so
cosa mi prese ma persi la testa e la ragione, non ero io quello la che
si masturbava entrambi i sessi desiderando dei cazzi duri da
soddisfare.
Davo colpi forti con le dita da ficcarci anche il
quarto dito dentro lo sfintere che mi mando' in estasi totale. La cosa
mi porto' a sborrare copiosamente sul mio ventre e rimasi soddisfatto
da quel ditalino al culo, era stato favoloso da svuotare completamente
le palle.
Quanto uscii da li' un po' turbato di quello che avevo
fatto al mio povero culo e pensai che Vittorio aveva ragione che il mio
culo era chiacchierato, anzi se loro mi avessero ancora provocato di
sicuro non rispondevo piu' delle mie azioni, ero al massimo
dell'eccitamento e se non si calmavano sarei diventato la loro cagna di
mare e purtroppo non potevo dirlo al Comandante perche' gli facevo
comodo di essere un diversivo per l'equipaggio.
Per fortuna
sembrava che gli animi dei marinai si fossero calmati, cosi' misi
l'anima in pace e diedi la colpa al caldo e la mancanza della terra
ferma.
I marinai eravamo tutti nella sala pranzo a mangiare e
scherzare su tutto, ma nessuno di loro fece commenti su quello che era
accaduto sul ponte e anche io feci finta di niente, cosi la serata
andava nel miglior modo possibile.
Quella notte il mare era
bonaccia e il Comandante non fece calare la rete augurandoci un buon
riposo, i marinai erano felici e gentili con me come se mi chiedessero
scusa ma io, non ci pensai piu' al fattaccio e poi eravamo tutti
stanchi morti tanto da starci distesi sulle brandine con sole le
mutande, tra noi non si faceva molto caso, anche se ogni tanto qualcuno
scoreggiava e ruttava, ci sentivamo proprio a casa.
Bhe? Per dire
la verita' quella notte invece di dormire, loro parlavano niente altro
che di fica: come fottevano bene le troie Spagnole o le troie del Las
Palmas.
Cercavano di spiegare il piu' chiaramente possibile chi
fosse le piu' troie e cosa preferivano di piu', anche se tutti erano
d'accorto verso i pompini. Le loro risate ripresero costante, parlando
di tutto purche' sia sesso.
I
loro discorsi sulle troie si riducevano essenzialmente a sfottimenti
vari, riguardanti gente del posto: nel caso, come fosse molto facile
trovare culi e
bocche disponibili in quei paesi piuttosto che al nostro paese dove il movimento e' piu' limitato, e la scelta molto ristretta.
Anche
se Filippo ridendo racconta una sua avventura capitandogli al
mercato ittico della nostra citta': lui stava scaricando le casse di
pesce nei frigoriferi, e li si affianca un vecchio marinaio
chiedendo un po' di pesce per mangiare.
Il vecchio era noto come
lo scroccone del posto, ma Filippo lo conosceva bene e sapeva che dopo
se li rivendeva. Per toglierselo dai piedi e prenderlo in giro si
sbottona la pacca dei pantaloni tirando fuori il suo cazzo duro, lo
guarda dicendo: che gli avrebbe dato anche un chilo di pesce, se
lui glielo avrebbe succhiato. Ma il vecchio marinaio invece di
andarsene lo guarda con sfida, e senza dargli il tempo di reagire
glielo prese tutto in bocca, e per fortuna che nelle celle frigorifere
non c'era nessuno, gli altri stavano vendendo il pesce al
bancone.
Filippo riprese il racconto con un tono divertito
dando i particolari del pompino: non ci voleva credere quello che
vedeva, il suo cazzo di colpo sparisce completamente in quella
profonda bocca succhiando come una vecchia zoccola. Lui era rimasto
sbalordito dalla cosa, non pensava che il vecchio gli avrebbe
fatto veramente un pompino, ma lo lascia fare perche' il nonno ci
sapeva fare, anzi lo afferra per la nuca dando il ritmo giusto alla
pompa.
Il vecchio era esperto di bocca e si vedeva come succhiava,
dava certi colpetti di lingua da far morire d'infarto e di sicuro non
e' la prima volta che il porco prendeva i cazzi in bocca. Intanto
Filippo affondava con forti spinte facendo cozzare le sue palle dure
sul suo mento, era arrapato al massimo godendosi di quella bocca
famelica che gli stava succhiando il midollo.
Era nei semi-finali
del coito da farlo sussultare con forti movimenti e cerca di venirgli
in bocca attirandosi a se la sua testa premendolo a fondo fino in gola
con potenti schizzi gli riempie la bocca, Filippo rimase di sasso
vedendo il vecchio bersi tutta la sborra golosamente senza farlo uscire
dalle labbra.
Finito il porco diede uno sclocco di labbra e
leccando da un bacetto alla sua cappella, prese il dovuto e spari'
lasciando Filippo solo e frastornato.
Da quel racconto Leandro si
fece coraggio e disse che anche lui aveva avuto una esperienza simile,
ma con un giovane. Anche per Leandro come per Filippo tutto era
successo al mercato ittico dove lui stava nei box a pulire il pesce per
vendere al pubblico, e insieme a lui c'era un giovane che lo aiutava a
pulire per sole trecento lire al giorno.
Quel
giorno seppe da lui che gli serviva mille lire per comprarsi un
pallone. Era un paio di mesi che Leandro gli sbava dietro a quel bel
culetto, e coglie l'occasione a dirgli: se voleva mille lire doveva
farsi inculare da lui, anche se il giovane lo guarda un po' confuso,
Leandro invece senza vergogna si tasta sfacciatamente la patta dura
davanti a lui evidenziando la forma del suo cazzo duro e alzandosi
dice: se voleva mille lire lo aspettava nei bagni del mercato.
Appena
uscito dal box ed entrato nel bagno non aspetta molto che Leandro se lo
ritrova dietro mentre stava in piedi sulla piastra turca, che pisciava
a porta aperta, lo vede e gli fa cenno di entrare e lui lestamente
entra subito dentro chiudendo la porta dietro a se, appena entrato
Leandro si volta e mostra con fierezza i suoi 25 centimetri di cazzo.
Il
giovanotto era davanti a lui che lo guarda curioso e interessato alla
cosa, poi afferra con una mano la sua mazza dura con molto gusto
inscena una sega, Leandro subito approfitta da dietro palpandogli le
chiappette e sollecitandolo di fare in fretta a calarsi le braghe
altrimenti gli altri se ne accorgono della loro assenza.
Leandro
continua a palparlo e nel frattempo lui si cala le brache in maniera
automatica tenendo la testa bassa, si diresse verso la piastra turca
posizionandosi in piedi allarga le gambe tenendo a bella mostra il culo
in su, stando chino con le mani appoggiate sulla parete si gira e lo
guarda.
Era
molto ansioso aspettava trepido di essere inculato da Leandro, mentre
lui si piazza dietro alle sue chiappe e infila la cappella sul buchetto
del suo culetto, lentamente spinge e vede che era molto cosi' stretto
da necessitare una quantita' di saliva che cola tra la cappella e il
buco vergine. Leandro sentiva che il giovane fremere gia' di goduria e
meravigliato disse: 'Sei una troia, neanche te lo infilato gia'
godi'!!'
Ma viene zittito da lui che rispose a tono: 'Allora
stronzo cosa aspetti a farmi il culo, fallo subito e cosi' paghi e
ognuno il suo!!'
Leandro non si fece pregare, e comincia a premere
costantemente sul quel culetto spingendo di brutto anche con fatica, e
lo fece sparire tutto dentro le budella.
Lui ci rimase di merda
vedendo il giovane che godeva a prenderlo nel culo, invece di urlare di
dolore spingeva il culo e lo incitava di fotterlo a sangue.
Leandro
non reggeva quasi piu' lui da dietro si muoveva come una troia in
calore, anzi spingeva e ruotava il culetto facendosi impalare tutto
fino alle radici urlando di goduria fino allo stremo delle forze. Da
quella fottuta Leandro usci spompato, sborro tanto in quel culetto
delizioso che il giovane si affretta a leccare tutto cio' che rimaneva
sul suo cazzo!
Lecca e succhia bevendo la sborra con estrema
avidita', Leandro era tanto soddisfatto di lui che gli diede duemila
lire, che contento lo bacio' in bocca con la promessa di dargli il
culetto quanto lui voleva.
Finito il racconto disse ridendo:
essendo stato lui il primo a sverginarlo e con il passare del tempo se
lo ripassava quanto voleva, anche con pochi spiccioli si lasciava
fottere da lui. Ma il giovanotto ci prese tanto gusto a prenderlo nel
culo che non gli bastava piu' il suo cazzo, e allora si faceva
sbattere nei bagni del mercato ittico anche da altri marinai per
cinquecento lire.
Federico, Pasquale e Vittorio, si misero a
ridere annuendo che anche loro hanno gustato il bel culetto di
Giovannino, cosi' lo chiamavano il frocetto, anche se era adulto la
corpuratura bassa e mingherlina tanto da dimostrare molto di meno, e
chiamarlo con il nomignolo di Giovannino, invece di Giovanni.
Anche
se Federico conferma che Giovannino era l'ultimo figlio di una famiglia
numerosa e bisognosa di soldi: una madre e due sorelle puttane, un
vecchio padre ubriacone, e due fratelli
maggiori ladri e figli di puttana.
Essendo
lui vicino di casa e scapolo, con la scusa di portare del pesce fresco
era riuscito a scoparsi le tre donne in varie circostanze.
Ma
Federico non si ferma nel raccontare, anzi continua e abbonda con
spavalderia che era riuscito anche a circuire i due maschi dando a loro
anche dei soldi e una promessa di lavoro se gli davano il loro culo.
Con
il secondo maschio fu molto facile e cedette alle sue lusinghe con la
promessa dei soldi; un giorno quando i suoi genitori erano al mercato a
vendere il pesce che lui regalava, lui approfitta per portarselo in
casa e gli diede 10 pezzi da mille, e la cosa che lo fece meravigliare
era che, quando lo fotteva in culo, il giovane invece di urlare per il
dolore mugolava come se soffrisse o godesse, e contemporaneamente
contava i soldi.
Con il primo maschio invece fu difficile, i soldi
non fecero molto effetto e neanche la promessa di lavoro, ma aveva il
vizio del fumo e con la scusa di dargli una stecca di malboro un
pomeriggio se lo porta in camera sua indicando la stecca che stava
sotto al suo letto dentro la valigia.
Lui abbocco' e appena si
mise in ginocchio per prendere la stecca di sigarette, Federico da
dietro gli cala i pantaloni e gli infila una stecca di carne dura in
quel buco del culo.
Per un paio di minuti lui cercava di
sottrarsi, ma dovette cedere subito alla violenza essendo Federico il
piu' grande e forte di lui e alla fine era riuscito a ficcarglielo
tutto in culo.
Non
ci volle molto tempo a fargli effetto: la troia, lo incitava a
continuare a fotterlo fino a spomparlo del tutto e guadagnare tre
stecche di sigarette.
Federico ridendo disse: i due non erano
niente male essendo per fortuna ancora vergini di culo, invece le loro
sorelle avevano la fica spanata compreso il buco del culo e abituate a
prendere certi calibri grossi, anche se con i due maschi ebbe altri
incontri senza pagare, ma facendo regali, erano diventate piu' troie
delle sorelle tanto che non gli bastavano piu' il suo cazzo ma lo cercavano altrove.
Federico
aveva puntualizzato che anche con Giovannino era stato troppo facile, e
se ne accorse dopo che lo stava fottendo che qualcuno lo aveva gia'
preceduto, e guarda Leandro che rideva toccandosi il suo pacco duro, e
poi finisce il discorso: che il padre di Giovannino un vecchio marinaio
aveva anche lui quel vizietto, ma Federico non oso' in quanto gli
faceva schifo, mentre Filippo sorrise e ammise: che era stato il padre
di Giovannino a fargli il pompino.
Nazzareno e Vincenzo lo guardano e scoppiano a ridere dicendo che quella famiglia era una razza di ricchioni e troie.
Ma poi toccandosi davanti esclamarono che un pensierino a un bel culetto giovane lo avrebbero fatto volentieri anche loro.
Erano
tutti arrapati in quella cuccetta e si respirava aria di sesso, si
vedevano che si stavano trastullavano quei grossi bozzi che evidenziano
sulle loro mutande e poi si guardano lanciando dei sorriseti e sguardi
diretti verso di me.
Ma
il loro modo di guardarmi e sghignazzare tra loro mi fece venire un
fremito su tutto il corpo, come se quei sguardi mi penetrassero di
nuovo nel culo.
Anzi
il mio buco del culo era del tutto surriscaldato, e senza farmi vedere
da loro infilai un dito in culo che scivolo' dentro per quanto ero
eccitato dai loro racconti e sguardi arrapati, il mio cazzo divenne
duro non ce la faceva piu' a stare nelle mutande e per vergogna mi misi
a pancia giu' per non far vedere il gonfiore.
Ero girato e non mi
accorsi di lasciare in bella vista le mie chiappette a vento: a quella
vista i marinai parlavano a voce bassa tra loro e che si scambiavano
con risatine ironiche e sguardi d'intesa.
Comunque decisi di non
mettere bocca a questi discorsi feci l'indifferente lasciandoli a
parlare tra loro che ripresero con un racconto di una troia che faceva
a tutti le seghe con le poppe, (la famosa sega alla spagnola) o di quel
altra troia che si faceva ficcare un braccio nella fica per come ce
l'aveva spanata, tanto era l'uso che ne faceva. O anche di quel altra
che si faceva inculare e chiavare da due cazzi contemporaneamente visto
che i due marinai ci stavano.
I marinai continuavano a parlare e
ridacchiare erano piuttosto tesi e arrapati; molto probabilmente
perche' non erano scesi a terra per scopare le troie, pensai tra me. Ma
ben presto mi resi conto che mi sbagliavo non era proprio cosi': i
marinai infatti continuavano a guardarmi il mio culetto con sguardi
arrapati e ridevano sempre toccandosi le loro tuberanze delle mutande!
Non
so cosa mi prese in quel momento, invece di coprirmi lasciai che mi
osservassero, anzi tenevo le gambe aperte e chiappe spinte in fuori
come pronte a farmi inculare da loro, che beatamente si trastullavano
quei grossi e gonfi cazzoni che non resistevano piu' a uscire fuori da
quei teli di stoffa.
Lo spettacolo che davo era un po' esagerato e
uno di loro si fece piu' ardito: si tira fuori il cazzo duro dalle
mutande facendomelo vedere in tutta la sua lunghezza e durezza, e poi
si spara una favolosa raspa dicendomi sconcezze nei miei confronti.
Io
deglutii preoccupato di aver esagerato troppo e alzandomi dalla
brandina volevo fuggire fuori dalla cuccetta, ma la vista di quel cazzo
mi aveva immobilizzato con un misto di terrore e voglie sessuali
represse mi bloccavano, ma io non capivo piu' nulla se non uscivo
subito da li' mi sarei fatto sfondare da loro.
Ma non osavo
nemmeno immaginare cosa mi avrebbero fatto quei maschiacci pelosi al
mio culetto. Ma non mi aspettavo che Vittorio velocemente si parasse
davanti bloccandomi: mi solleva buttandomi sulla brandina, lui era
letteralmente addosso e rideva su di me con disprezzo.
Mi
ritrovai completamente scacciato dal suo corpo massiccio e peloso,
pensavo che scherzasse, ma lui insisteva con maggior forza riuscendo a
ficcare una mano nelle mutande, a dilatarmi le chiappe e ad appoggiare
un dito sul buco del culo. 'Ehi! Che cazzo fai stronzo?', dissi io,
facendo l' offeso. Ma lui mi urla: 'Tu bastardo ci hai provocato,
pensavi di cavartela? Che cazzo di uomo sei non parli mai di troie, o
la fica ti fa ribrezzo o non ce l'hai il cazzo? Noi abbiamo sempre
voglia di fiche e puttane, ma non ci sono e dobbiamo fare sempre le
seghe capisci ora brutto finocchio? E lurida checca, e' giunto il
tuo momento desiderato.
Ora noi ti sfondiamo il tuo bel
culetto da frocio e ci dai pure la bocca, hai capito pezzo di merda.
Adesso fai il bravo e ci accontenti tutti senno' ti massacriamo
di botte!'
Io, fremevo sia dalla paura o dal godimento e non
sapevo cosa fare! Accadde tutto molto rapidamente. Una cosa che non mi
sarei mai aspettato: persi completamente le forze, mi lasciai togliere
le mutande.
Lui era avvinghiato su di me e sentivo la durezza del suo cazzo sul mio ventre, Vittorio ansimare molto forte e si
vedeva dai suoi occhi che era arrapato di brutto. Non lo potevo piu'
controllare, mi senti da lui sbattuto diverse volte sulla brandina e
alla fine me lo trovo da dietro che mi afferra le chiappe e le palpa
golosamente.
Poi sputa sullo spacco del culo e lo spalma per bene
finche' non diventa tutto scivoloso, gli lascio la possibilita' di
spalancare con forza le mie chiappe per far che il suo dito indice
immerga dentro al buco del culo iniziando a muovere avanti e
dietro; continua a fottermi con il dito indice, poi col medio e
l'anulare insieme mi fece ansimare come una checca!
E nella
cuccetta sentii delle approvazioni. Vittorio arrapato disse: 'Cazzo
ragazzi e proprio frocio ha il buchetto surriscaldato da scottare una
mano e farla sparire dentro, mi sa che sto porco abbia bisogno di tanto
cazzo!!', si udirono delle risate. Mi sentii prendere per i coglioni e
per il cazzo che nel frattempo si era indurito e me lo sentii menare
fino a che in pochi attimi venni nelle mani di qualcuno che mi stava
lavorando, da dietro sentivo degli schizzi di sborra sulla schiena che
colava giu' fin nelle chiappe e sul buco del culo, lubrificando sempre
piu' lo sfintere.
Non
so quanto stetti in quella posizione ma girandomi, vidi che stavano
tutti intorno a maneggiarsi i loro cazzi in attesa del loro turno per
incularmi.
In preda al piu' profondo delirio mi voltai verso
Vittorio e dissi: 'Dai cazzone, rompimi il culo che sto impazzendo
dalla voglia di essere fottuto da te!!' Lui non se lo fece ripetere due
volte. Con le mani mi afferra con forza le mie chiappe divaricandomeli
e tenendoli spalancati: la fessura non ancora esplorata da
nessuno era adesso pronta per ricevere quella mazza infuocata. Sentivo
l'alito di lui sull'orecchio sussurrandomi: 'Ora caro finocchietto,
trattieni il fiato! Che ti sfondo il culo?' Mi risolsi
semplicemente a lasciare accadere le cose, anche se non volessi era
troppo tardi, e poi da tanto che desidero di farmi sbattere da lui nel
culo. La mie forze era completamente annullate e la cosa mi piacque
molto, sentivo altre mani ansiose che mi entravano tra le chiappe
forzando duramente l'ano e qualcuno di loro mi mordevano i capezzoli e
altri il culo.
Nonostante
le mie paure il mio culo ubbidiva con piacere lo stimolo sull'ano che
lui sapientemente umettava con la saliva, e tenendomi sempre fermo a
pancia in giu' sul bordo della branda, mentre si posizionava per bene
sulle crespe dell'ano, anzi il dolore dei morsi degli altri marinai sui
miei capezzoli mi piaceva sentirli e anche quel cazzo sull'ano.
Le
loro mani mi aprivano con forza le chiappe cosi trattato come una troia
in calore che loro mi provocano facendomi indurire il mio cazzo, ero
eccitato al massimo e non vedevo l'ora di essere inculato da loro.
Uno,
non so se era Vittorio o chi per lui, ma di sicuro venni impalato con
decisione e brutalmente affonda tutto in un sol colpo un pezzo di carne
dura nel mio ano, e io urlai per il dolore, mentre lui mi fotteva gli
altri mordevano i miei capezzoli, anche se lo sentivo conficcare tre
quarti di cazzo dentro di me lui era ben piazzato da dietro, per farmi
sentire le mie budella scoppiare.
Le mie crespe si sforzavano di
chiudersi con sofferenza da quel gigantesco cazzo che mi sfondava, anzi
per facilitare la fottuta ci sputa di nuovo e lo rificca con un solo
colpo nel mio buco di culo. I
o urlai dal dolore. 'Urla piano, piccolo frocio da monta! Senno' ci sente il Comandante?', disse affannosamente Vittorio.
Ma
purtroppo il dolore era insopportabile il suo cazzo era cosi' grosso e
duro che faticava molto a sforzare il budello fino a sentire tutti i
suoi centimetri di minchia dura comprese le palle che cozzavano
duramente sull'ano, e facendomi sentire il suo caldo ventre peloso che
mi premeva contro le mie chiappe fredde tanto da avvertire i suoi peli
pungermi tra il solco del culo. Sentivo un cazzo di buone dimensioni
che mi fotteva l'ano, anche se il mio povero culo pochi minuti fa era
di certo vergine, ma quel giorno sicuramente me lo ruppero ben bene!
Mi
sentivo allargato a dismisura, un dolore fortissimo per tutto il mio
culo, era insopportabile e con dispiacere urlai cercando di
divincolarmi da quel inculamento disumano, ma bloccato dai marinai per
le anche non potevo fare nulla e mi misero le mutande in bocca per
soffocare le mie urla di dolore!
Comunque devo dire che Vittorio
mi fotteva divinamente il culo, prima piano poi sempre piu' svelto
sempre tenendomi per i fianchi e chiavava il mio culo.
Ero come in trance, le mie proteste si affievolirono.
Io
gemevo leggermente, poi piu' forte sempre piu' forte fino quasi ad
urlare. I miei urli smorzati dalle mutande seguivano il ritmo della
scopata.
Il
mio culo soffriva e godeva. Vittorio da dietro spingeva talmente forte
che io dovevo far altro che star fermo, e aggrappato alla branda per
non cadere. Il mio cazzo era durissimo e il movimento dell'inculata mi
agitava talmente bene le chiappe che sembrava dei budini.
Ad un
certo punto un marinaio mi afferra per la nuca mi toglie le mutande
dalla bocca e mi fece chinare la testa attirandomi verso il gonfiore
delle sue mutande che frettolosamente si cala e con sorpresa mi
presenta davanti alle labbra una grossa nerchia, che mi sbatte in
faccia. Era grossissimo, duro come il ferro, con una cappella rossa,
umida e sporca. 'Succhialo finocchietto, dai prendilo in bocca
rottinculo!', disse con mugolii.
E
prima che gridassi di non volerlo fare, fui subito soffocato da un
grosso cazzo che mi forza le labbra, io cercai di vincere il ribrezzo
aprii la bocca e me lo feci scivolare dentro, aveva un odore ed un
sapore schifoso, era bagnato e viscido di non so cosa.
Ma lui me
lo ficca di brutto tutto in bocca obbligandomi di ingoiarlo in un sol
boccone, ero attaccato a quel cazzo che sapeva di piscio lercio e
sborra secca che da tanto non si lavava, avevo gli urti di vomito
quanto lui mi spingeva giu' nell'esofago allargandolo a dismisura, ma
non potevo muovermi.
Per un minuto rimase in quella posizione,
godeva della mia bocca a tratti con piccole spinte e poi inizia a
pompare con la sua trivella dentro e fuori, si fermava solo quando la
cappella arrivava a fior di labbra, per poi riaffondarla con tutta la
forza giu'. 'Cazzo che frocio cumpa' e come ciuccia, sto bel
bocchinaro!!', gemette il marinaio. Con ogni movimento sembrava
spingere sempre piu' in fondo, io iniziavo a strozzarmi, e mugolare di
dolore.
La
sua violenza era sempre piu' forte, anzi maschia. 'Niente paura
frocetto, quando ti avro' allargato per benino sta bocca, riuscirai a
prenderli tutti i cazzi della nave.
Si' troia tutti i cazzi
arrapati saranno piantati nella tua boccuccia calda come una fica? Ora
frocio ingoia sta minchia, e pigliatela tutta senza fiatare!', disse
sbattendo le sue palle contro il mio mento, e poi sfrega i peli del
cazzo sul naso.
Il marinaio con tutte e due le mani mi agitava la
testa avanti e indietro, procurandomi un lieve piacere che mi porta a
pregustarmi sapientemente quel cazzo che io insalivavo e leccavo con
cura. Lui si accorse che ormai ero eccitato. 'Sei proprio una brava
zoccolona, lecca troia, lecca il cazzo che ti piace tanto?', disse
sbuffando dal quel godimento.
Mentre
l'altro intanto mi inculava senza sosta sbattendomi su e giu', ed io
sempre piu' eccitato! Sentivo le loro palle sbattermi
contemporaneamente sul viso e nel culo. Gli altri marinai mi incitavano
ad ansimare piu' forte, strattonandomi la testa e i fianchi.
E poi
non so come, tutto si ferma. Vittorio assesta il ritmo della sua
fottuta che mi penetra completamente da sentirlo fino in gola, ed urla
di godimento: 'Siiiiiiii! Siiiiiiiiiiii!! Siiiiiiiiiiiiiiii!!! Che
bello, ora ti sborro nel culo frocioneeeeee!!!!!'
Sento il suo
ventre comprimersi tutto sulle mie chiappe e poi si aggrappa ai miei
fianchi e tenta di premermi dentro il cazzo fino alle palle, mentre la
sua nerchia dura si gonfia ulteriormente ed esplode nel mio sfintere.
Io
percepii la sua calda sborra nelle budella, che mi da un tepore di
sollievo al mio povero buco di culo gia' infiammato dal troppo cazzo.
Egli
si accascia sulla mia schiena e respira sfinito con il suo cazzo
semi-rigido ancora ficcato in culo, e anche l'altro accelera i colpi, e
gemette forte e subito urlava: 'Vengooo brutto finocchio, vengo nella
tua bocca da pompinaro!'
Subito dopo sentii riversarmi nella bocca
e in gola il suo caldo sperma. Uno schizzo dietro l'altro, e io fui
costretto ad ingoiare tutto quello che scaricava.
Il sapore era
nauseabondo, ma fui contento che tutto fosse passato. Entrambi
soddisfatti sfilano fuori i loro cazzoni dai buchi grondanti di sperma,
poi si tirano su le mutande e si siedono su una branda lasciando gli
altri a fottermi il culo e bocca.
Io giacevo ancora sulla
brandina, con le cosce aperte, la sborra colava ancora dal mio culo
rotto e slabbrato dal bel cazzone di Vittorio. Io ero gia' pronto per i
cazzi degli altri marinai. A turno i marinai mi fecero sollevare il
culo fottendomi di brutto, e l'idea di prendere tanti altri cazzi nel
mio culo gia' mi sentivo la piu' troia delle puttane!
A prenderlo
nel culo e in bocca cominciava a piacermi perche' riuscivo subito a
trovare un buon ritmo, su e giu' deciso e continuo da sembrare di avere
nel corpo il pieno di cazzi! Passarono credo, 60 minuti buoni di doppia
fottuta. Con ultime spinte violente lo sento che mi stava farcendo di
sborra anche lui nel culo, accompagnato con un lungo gemito. Anche lui
come gli altri si alza e si butta su di me, ed io rimasi per qualche
istante immobile col culo all'aria, dall'ano mi colava la sua sborra,
sentivo i grumi scendermi dal culo fino alle palle per poi perdersi sui
peli del mio cazzo. Quello che mi aveva inculato mi porta il cazzo alla
mia bocca dolente ancora del pompino di prima per farsi ripulire:
'Brutto frocio puliscimi dalla tua merda, dai lecca tutto il cazzo!',
mi ordina. Io obbedii infilandomi tutto il suo cazzo ormai moscio in
bocca leccandolo golosamente, e mentre facevo il mio lavoretto di
pulitura vengo non so da chi scaraventato giu' dalla branda.
Senza
capire mi trovo steso sul pavimento e loro si disposero attorno a me,
ed io leccavo tutto cio' che mi veniva proposto, le mie mani
accarezzavano le loro palle dure ancora piene di buon sperma, i loro
cazzi duri pronti a scoppiare!
Una sborrata mi colpiva sul petto e
gli altri mi coprirono il viso di sborra, pensate tanta sborra di tanti
marinai arrapati che non godevano da tempo! Avevo una maschera di
sborra in faccia! Loro avevano goduto del mio corpo in ogni modo,
allargandomi bocca e culo a dismisura, sborrandomi litri di sperma su
tutto il corpo e stuprando in ogni modo il mio povero culetto ex
vergine. Mentre ero li' steso a terra con la faccia piena di sperma col
cazzo in mano e ancora duro per l'eccitazione! E con l'altra mano mi
ripulivo il viso di sperma ingoiandolo golosamente, il cazzo
ormai
dolorante dall'eccitazione trova pace sborrando nelle
mie mani! E appena finito con la sega mi alzai dolorante e sporco
pensando che era finita.
Fine 1° parte, continua...
By Mimi - EroticiRacconti
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