ORSI ITALIANI MAGAZINE


Ménage à trois - Mangi alle tre? - Mannaggia a te

Un racconto di Kuma

 

ALBERTO

Ero stato invitato da Francesco a passare un fine settimana nella sua casa al mare. Inizialmente dovevamo essere solo noi due, poi in cinque ma alla fine ci ritrovammo in tre: io, lui e Gualtiero, il suo nuovo compagno per così dire.

Me ne aveva solo accennato al telefono, era un ragazzo che aveva conosciuto in un locale (però ogni tanto capita, pensai) e con il quale flirtava da un paio di settimane. L'idea di fare da terzo incomodo non mi entusiasmava ma la voglia di scappare dalla città era più forte, e poi sapevo che c'erano molte stanze a disposizione. Tra me e Roberto inoltre oramai regnava abbastanza confidenza per comunicarci senza problemi una loro eventuale necessità di intimità.

Arrivai in macchina il venerdì sera giusto per l'ora di cena e mi accolsero due belle sorprese: Gualtiero era un bel ragazzo moro, orsacchiotto peloso quel tanto che basta e non guasta, e cucinava divinamente bene. Mangiammo chiacchierando del più e del meno in una bella atmosfera, e dopocena una passeggiata digestiva fino al paese per prendere un gelato e un po' d'aria fresca conclusero serenamente la serata. Quando sprofondai nelle lenzuola mi addormentai quasi subito.

Il programma del sabato era sostanzialmente indefinito, se non per l'idea di passare il giorno in spiaggia a fare la spola tra rosolarsi al sole e fare i bagni. Mi alzai tardi e la casa mi sembrò subito vuota. Sul tavolo della cucina era imbandita una bella colazione ed un biglietto diceva: "Dormivi così bene che non abbiamo osato disturbarti. Ci vediamo al solito posto o a metà pomeriggio per il pranzo. Un abbraccio R. & G." Feci una doccia, mi infilai il costume da bagno, presi un telo da mare e mi avviai tranquillo verso il "solito posto" che ci piaceva tanto. Isolato ma non troppo, frequentato ma non troppo, dove potevi prendere il sole nudo se ti andava o startene in santa pace se non volevi fare niente.

Stranamente loro non c'erano ma era poco male, tanto li avrei visti qualche ora più tardi ed era meglio per tutti se giocavano a fare i piccioncini in santa pace. Mi denudai e spalmai di olio solare per non scottarmi. Lessi il giornale, feci qualche bagno, un breve pisolo e fu la fame a svegliarmi dal senso di totale rilassatezza nel quale ero scivolato.

Tornai senza fretta e trovai la porta di casa aperta. Entrai e mi diressi verso la mia camera ma non potei fare a meno di notare che la porta della stanza dove dormivano Roberto e Gualtiero era socchiusa. Sbirciai incuriosito e notai Francesco completamente nudo e con il suo bel pene scappellato in erezione seduto sopra la pancia pelosa di Gualtiero che gli carezzava il petto e titillava i capezzoli. Ridevano e si vedeva che erano ancora ai preliminari ma la situazione mi eccitò al punto che senti il mio cazzo indurirsi e mi sfiorò la fantasia del gusto che avrei provato ad unirmi a loro. Avevo fatto l'amore con Francesco ma era rimasta un'esperienza passeggera da cui poi scaturì la nostra amicizia, per cui continuai per la mia strada quando sentii: "Dai vieni anche tu". Non mi fu chiaro di chi era stata la voce ma ero troppo esaltato dall'idea e non ci pensai due volte. Mi spogliai nel corridoio ed entrai in camera da letto avvicinandomi a loro. Francesco si voltò e prima che potesse dire qualcosa gli bloccai la testa tra le mani e gli affondai la mia lingua nella sua bocca. Rispose immediatamente al mio invito perché sentii la sua lingua avvolgersi intorno alla mia mentre una mano carezzava i miei testicoli.

Iniziai a leccargli la schiena muscolosa e scendendo verso il suo ano mi accorsi che Gualtiero lo stava penetrando e che il suo uccello aveva pure un bel diametro. Francesco si sollevò sfilandosi la verga e avvicinò il suo membro alla bocca di Gualtiero. Io ne approfittai per prendere quel bastone tra le labbra e iniziai a succhiarlo avidamente. Appena iniziai a passare la lingua sulle sue palle Francesco si girò ed iniziò un frenetico sessantanove con Gualtiero. Mentre succhiavo mi masturbavo esaltatissimo ma non volevo venire subito. Girai quindi il mio culo verso la faccia di Francesco che alternò la sua bocca tra il mio sfintere e la cappella arrossata di Gualtiero. Poi con una mano mi strinse leggermente i testicoli e con l'altra mi penetrò lento con due dita fino a stimolare la prostata. A quel punto non ce la feci più e venni copiosamente. Quando mi girai verso di loro vidi Gualtiero soddisfatto che aveva appena sborrato inondando di sperma la pancia di Francesco. Baciandolo iniziai a menargli la punta del cazzo dopo avergli ben umettato la cappella con della saliva. Mugolando di piacere ci volle poco perché la mia mano si riempisse del suo liquido bollente. Sfinito mi stesi accento a loro e mi addormentai estasiato.

FRANCESCO

Da tempo avevo promesso ad Alberto di portarlo al mare e non mi potevo tirare indietro proprio adesso. Era un po' una scocciatura visto che sottomano avevo un gran bel pezzo di ragazzo con un tesoro nascosto tra le gambe che non avrebbe sfigurato come scettro di un re. Quando spiegai la situazione a Gualtiero mi guardò con un'aria tenera e mi disse che per lui non era un problema se per me non lo era. Mi piaceva proprio anche perché era disponibile e non si formalizzava, tanto meno a letto.

Ci eravamo presi una mezza giornata di ferie per fare le cose con calma. Arrivammo al mio appartamento il venerdì pomeriggio, un po' troppo tardi per fare un bagno ma una passeggiata sulla spiaggia come aperitivo non ce la tolse nessuno. Di seguito andammo a fare la spesa e poi lui si mise a preparare la cena mentre io sistemavo le stanze. Quando arrivò Alberto il ghiaccio tra loro si sciolse subito e passammo una piacevole serata in compagnia a raccontarci sciocchezze ed avventure erotiche chiaramente inventate al momento. Poiché faceva abbastanza caldo Gualtiero voleva mangiare un gelato a tutti i costi, però ci eravamo dimenticati di comprarlo per cui uscimmo e al ritorno, dopo i doverosi saluti della buona notte all'ospite, ci mettemmo a letto.

Ci sentivamo come due bambini che vogliono giocare ma temono di fare rumore perché i grandi fanno la siesta nella stanza accanto. Ciò nonostante Gualtiero mi piaceva troppo e non resistetti ad avvicinarmi ed iniziare a baciarlo. Continuammo così, scoprendo i nostri corpi con il tatto, il gusto e l'olfatto, trattenendo il desiderio vero e proprio. A un certo punto mi accoccolai sotto di lui e ronfando di piacere come un gatto mi assopii.

Al mattino ci svegliammo presto decidendo di approfittare della bella giornata di sole per andare subito sulla sabbia. Conoscevo Alberto e le sue abitudini per cui avremmo potuto godere di un po' di intimità solitaria prima di pranzare. Gli lasciammo la colazione pronta e uscimmo. Non portai Gualtiero alla solita spiaggia forse perché avevo voglia di cambiare un po' o forse solo per evitare di suscitare le invidie altrui.

Tornammo spossati dai bagni in mare e dal sole e dopo una fresca doccia per toglierci di dosso il sale ci stendemmo nudi sul letto. Mi si avvicinò e carezzandomi le guance con le dita prese a mordicchiarmi le labbra e il naso. Poi si mise a leccarmi tutto il petto, soffermandosi sull'ombelico e poi inghiottì il mio uccello che iniziava a gonfiarsi mentre con le dita tastava abilmente i miei coglioni. Lo volevo più giù e lo indirizzai verso il mio culo. Lo volevo dentro e lo volevo tutto, al più presto. Mi disse di sedermi sulla sua faccia e lo feci subito, appoggiandomi con le mani sul letto per offrirgli la migliore prospettiva e evitare di cadere in avanti. La sua lingua mi stimolava il buco entrando sempre di più e la penetrazione era leggera e mi preparava a un piacere molto ma molto più grande

"Dai sollevati e mettiti a candela sopra di me. Fammi godere muovendoti tu". A queste inusuali parole di Gualtiero mi tirai su e mi misi a cavalcioni sul suo faro. Quindi mi abbassai lentamente come fa il sole quando tramonta all'orizzonte sul mare e, socchiudendo gli occhi, mi immersi nella sensazione di quel manico che si mescolava alla mia carne rendendomi tutt'uno con lui.

Eravamo in quella posizione da poco quando Alberto entrò completamente nudo, con il suo uccello in tiro e una goccia di liquido seminale che già gli usciva dal prepuzio. Sembrava invasato dall'eccitazione ma prima che io riuscissi a muovermi ebbi la sua lingua in bocca e i miei mugolii di protesta furono presi per un invito. Lasciandomi senza respiro iniziò a leccarmi la schiena e poi mi spinse fuori da Gualtiero per poterlo spompinare lui ed io, arrabbiatissimo, persi l'equilibrio ma la voragine della gola del mio primo compagno era pronta ad accogliere tutto il mio furore. Non ci capivo più niente se non che la situazione d'un tratto mi piacque moltissimo. Comunque in qualche modo dovevo farla pagare ad Alberto per cui gli dissi di girarsi e iniziai ad incuneare le mie dita dentro all'intestino di quel maiale che ansimava come un porco che sta per andare al macello. Non volevo dimenticarmi del mio amore per cui con l'altra mano iniziai a menargli l'asta che in poco tempo zampillò come una fontana coprendomi tutta la pancia. Anche Alberto era venuto e l'unico idiota in bianco ero rimasto io.

Non so come due mani pelose mi tirarono indietro sul letto, una lingua mi setacciava dentro la bocca mentre una sensazione di viscoso sulla punta del cazzo lo fece incendiare come un fiammifero. Venni con una furia inaudita e poco dopo mi ritrovai i miei due uomini tra le mie braccia come la lupa con Romolo e Remo dopo averli sfamati. Non sapevo come e quando ma bisognava ripetere l'allattamento prima o poi.

 

GUALTIERO

Avevo conosciuto Francesco in un bar un giorno che stavo rientrando al lavoro dopo la pausa pranzo. Il brodo prodotto dalla macchinetta automatica che abbiamo in ufficio a tutto si può paragonare tranne che a caffè e io ne avevo bisogno di uno vero. Ero perso nei miei pensieri quando mi accorgo di un uomo che mi fissa con aria ebete. Spontaneamente mi nasce un sorriso che però lui, ricambiandolo, interpreta per qualcosa di molto più allusivo.

"Bel tipo, bei baffi, bella pancia, bella camicia a quadri, bei jeans" mi dico quando all'improvviso guardo l'orologio e mi rendo conto che sono in un ritardo pazzesco. Saluto il barista e mi lancio verso la porta dimentico della conquista appena fatta che, disperata per il fulmineo abbandono dopo essere stata presa all'amo, mi insegue e mi saluta: "Ciao mi chiamo Francesco". "Piacere Gualtiero" gli rispondo, sorprendendomi della mia spontaneità. È la prima volta che saluto uno sconosciuto, e pure cordialmente, come se me lo avesse testé presentato il mio migliore amico. Più lo guardo e più il mio sangue ribolle, ciò nondimeno la fretta incalza e la timidezza infine sopraggiunge a bloccare qualsiasi altra mia ulteriore azione. "Sei di fretta?" chiede. "Bè, sì" replico. "Va bene... Questo è il mio numero di telefono chiamami per favore. Mi raccomando!" e mi saluta con un bacio che mi lascia frastornato e con un lieve alone del suo profumo a pizzicarmi le narici. "Lo chiamerò anche solo per sapere che lozione usa. Devo proprio comprare il dopobarba nuovo" speculai. È incredibile quali assurdi percorsi intraprendiamo per giustificarci o concedere ai sensi un libero sfogo. Non sapevo nemmeno come si chiamasse ma mi piaceva già molto per il suo fisico ursino, la sua irruenza, la sua prontezza e la sua fantasia. Mi aveva scritto il numero su una bustina di zucchero rubata nel bar.

"Ehi Gualtiero, a cosa stai pensando?". "Scusa Franz, mi ero perso nei ricordi di quando ci siamo incontrati". Gli sorrisi e gli diedi un casto bacio sulla guancia perché non volevo che si distraesse dalla guida. Stavamo andando al mare a passare un week-end quasi tutto per noi. "Quasi" perché alla sera ci avrebbe raggiunto un suo amico, Alberto, che ancora non conoscevo ma che mi aveva assicurato essere molto simpatico.

L'appartamento al mare di Francesco era proprio carino e con molte stanze a disposizione. Sistemammo le nostre cose nell'unica camera con letto matrimoniale poi uscimmo fare la spesa e a respirare un po' d'aria buona sulla riva del mare.

Mentre preparavo da mangiare arrivò finalmente Alberto, un bell'orsacchiotto biondo non tanto alto ma di buona fattura e decisamente cordiale. Tra me e lui si instaura subito un buon feeling. Ceniamo, passeggiata per gelatino digestivo, tutti a nanna.

Io e Francesco ci chiudiamo nei nostri appartamenti e dopo un minuto di insensato imbarazzo inizio a spogliarlo lentamente, come piace fare a me con le mie prede. Gli sbottono la camicia, poi scendo e gli sfilo le scarpe e le calze, poi risalgo e gli tolgo la cintura, poi la canottiera, i pantaloni, le mutande Ci stendiamo nudi sul letto ma la stanchezza del viaggio non mi invoglia a fare proprio l'amore ma tanti lunghi e caldi preliminari sì.

Gli salgo sopra la pancia e gli faccio allargare bene le gambe per montarlo dolcemente mentre gli bacio tutta la faccia. Dopo faccio il contrario e sento sopra di me tutto il suo erotico peso che quasi mi toglie il respiro. Lo accarezzo, lo lecco anzi lo assaporo lungamente. Il mio cazzo è duro ma mi basta strusciarlo piacevolmente sulla sua schiena su cui infine mi addormento beato.

Nella vita c'è chi è gufo e chi è allodola. Io e Francesco siamo della seconda specie, molto mattinieri, mentre Alberto sembra decisamente della prima e pare che fino alle undici passate non lo svegli nemmeno con le cannonate. Dopo aver approntato un'abbondante colazione anche per lui usciamo di casa. Programma del giorno nell'ordine: sole, mare, sesso, pranzo nel primo pomeriggio con Alberto e poi si vedrà. La prima fase scorre tranquilla tra il chiacchiericcio in sottofondo delle famigliole sotto gli ombrelloni e qualche tonificante tuffo in mare. Ma a un certo punto la voglia del corpo del mio del compagno trattenuta la sera precedente diventa incontrollabile. Gli lancio un'occhiata evocativa e lui, capendo al volo ciò che intendo, si mette a ridere e inizia a rimettere a posto armi e bagagli da spiaggia. Camminiamo mano per la mano nascosti dagli occhiali da sole e sostanzialmente incuranti dei pochi che si stupiscono nel vedere due uomini grossi e apparentemente burberi che si scambiano tenerezze in pubblico.

Abbiamo bisogno di una doccia e pensiamo bene di farla insieme. Gli insapono la pancia, lo lavo, lo massaggio, lo eccito. E lui fa lo stesso con me. Passiamo nella nostra alcova e inizio a leccarlo tutto a partire dall'insenatura del collo, poi le ascelle, il suo bel seno maschio, l'ombelico, la cappella, l'asta fino in fondo in gola. Respirando con affanno mi chiede di leccargli il culo, la mia specialità. Me lo piazza davanti al viso così inizio a girare la lingua in circolo intorno al suo ano. Poi infilo dentro solo la punta e mi godo le contrazioni dei suoi muscoli ma a quel punto il mio uccello in calore ha bisogno di un nido. "Aspetta", mi sussurra, "lo voglio prendere io" e sollevandosi mi fa distendere sulle lenzuola per sedersi a cavalcioni su di me. Mi prende in bocca l'arnese e inizia a lubrificarlo a dovere fino a sentire le pulsazioni del mio preorgasmo. Con un abile colpo si installa e poi scende lentamente. La mia mano gli accarezza la capocchia del suo bel fungo e lo sento gemere "Mmmh, quasi esplodo Dai Vieni anche tu".

A quel punto sento come dei rumori e con la coda dell'occhio intravedo arrivare Alberto completamente nudo e pronto all'uso avvicinarsi al letto. Sono praticamente immobilizzato dal corpo di Francesco e strabuzzo gli occhi quando scorgo che iniziano a baciarsi avidamente. Che fosse stato tutto studiato in anticipo? Però questo fuori programma tutto sommato non mi dispiace e ammetto a me stesso che un pensierino su Gualtiero ce lo avevo anche fatto. D'improvviso Francesco viene in avanti così gli riprendo in bocca il suo batacchio mentre sento una lingua avvilupparsi intorno alla mia verga, quindi si libera dalla mia presa e fa il cambio continuando a bloccarmi la visuale di quello che accade. Ma l'audio è fin troppo esplicito ed io aizzato come un toro da tutti quei mugolii mi svuoto i coglioni gridando come una furia.

Sono tutto sudato e ho bisogno di un corpo maschio da abbracciare. Tendo le mani e avvicino Francesco a me per ringraziarlo di una delle migliori scopate della mia vita. Gualtiero lo benedirò più tardi.

 

Kuma


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