ORSI ITALIANI MAGAZINE


Il medico personale

di Orsoso (Orsoso@ciaoweb.it)

 

Erano passati ormai venticinque giorni da quando mentre pitturavo il soffitto di un ufficio, era caduta la scala e mi sono dovuto ingessare.

Per cui da venticinque giorni ero immobile nel letto di casa mia, fortuna che almeno ogni tanto passavano alcuni miei amici a darmi una mano a fare le cose necessarie, comunque ormai mi ero abituato ed attrezzato a quello stato di semi immobilita'.

Quel giorno scadeva il mio certificato medico ma ovviamente essendo ingessato non potevo ancora tornare al lavoro, avevo necessita' di un altro certificato.

Con estrema facilita'chiamai il mio medico di famiglia, l' infermiera mi disse pero' che il Dottore non c' era e che sarebbe passata lei a consegnarmi il certificato che mi avrebbe preparato il sostituto del Dottore.

La informai che doveva passare dal portiere per farsi dare le chiavi di casa mia perche' altrimenti non avrei potuto aprire la porta.

Ormai dopo venticinque giorni quasi sempre a letto, i miei muscoli si erano molto rilassati e poiche' non avevo di meglio da fare se non starmene a letto e mangiare avevo messo su anche un po' di pancetta, non mi ero ingrassato, mi ero, come dire ...ammorbidito.

Per l' ennesimo giorno passai la mattinata ed il pomeriggio a fare zapping tra i vari canali, quando, verso le cinque, sentii la chiave nella toppa della porta.

Mi rassettai per quanto potei, tanto per assumere un aspetto un pochino piu' decente, certo mai nessun aggiustamento rapido avrebbe potuto accorciare i miei capelli che ormai mi erano arrivati sulle spalle, ne' tantomeno radere la mia barba che copriva il mio volto di quel nero corvino e setoso di tutta la mia peluria.

Appena la porta fu aperta udii un colpo di tosse, di quelli che si fanno per schiarirsi la voce, ed un : <<Permesso!?>> pronunciato da una voce maschile.

Stavo per spaventarmi, non aspettavo visite quel giorno, ma mi tranquillizzai subito, un assassino mica chiede permesso!

Si affaccio' sulla porta un uomo di circa trentacinque anni.

Una borsa tipicamente da medico, un cappotto grigio legato in vita, che lasciava intuire un corpo ben tornito, una barbetta di qualche giorno, due labbra sottili e scattanti, un paio di occhiali poggiati su un naso pronunciato che nascondevano due occhi color nocciola, una capigliatura riccioluta, ben tenuta con il gel.

Mi allungo' una mano e si presento', era il sostituto del Dottore e siccome aveva finito presto di visitare i pazienti era passato lui per portarmi il certificato e per conoscermi, considerato che il Dottore titolare era partito per una missione in Africa e non sarebbe tornato di li a tre mesi.

Lo invitai a togliersi il cappotto e ad accomodarsi sulla sedia di fianco al mio letto.

Erano V E N T I C I N Q U E giorni che non "vedevo" un uomo e oltretutto era un gran bell' uomo!

All' inizio molto formalmente mi chiese come stavo, quali medicinali stavo prendendo, come mi ero fatto male, come passavo il tempo.

Gli feci vedere il PC di fianco al mio letto e gli dissi che tra televisione, computer e giornali trascorrevo noiosamente le mie giornate. Nel mostrargli il computer, che era in stand-by, urtai il mouse e il PC si riaccese, mostrando la pagina di Orsi Italiani, io mi sentii avvampare mentre scorsi sulle labbra del dottore un sorrisino, le sue labbra sottili si tirarono come due elastici, in un misto tra il divertito ed il beffardo.

Cercai di distogliere la sua attenzione dal PC, dicendogli se poteva prendermi la temperatura, lui subito prese il mio polso, premette con le dita a registrare i miei battiti, ma allo stesso tempo lo sentii effettuare un lieve massaggio, quasi a fare delle piccole carezze con i polpastrelli.

Percependo che stavo per avere una erezione, a sentire quella pressione sul mio polso, mi coprii meglio con il lenzuolo.

Assodato che non avevo la febbre, avevamo finito gli argomenti da spendere, ma mi accorsi che anche lui stava procrastinando il momento di andarsene.

Bisognava fare qualcosa altrimenti sarebbe andato via.

Gli chiesi di passarmi il pappagallo perche' dovevo fare pipi', lui senza battere ciglio lo prese, io allungai la mano per prenderlo ma lui mi disse: <<Non ti preoccupare, faccio io>> e con molta professionalita' scosto' il lenzuolo, mi prese il cazzo e lo infilo' nel buco del pappagallo. Si tiro' su e mi chiese se io preferivo che lui uscisse. Gli dissi di no e lui rimase li', a guardare il mio cazzo che pisciava nel pappagallo.

Mentre pisciavo mi accarezzavo il pube passando la mano dal basso ventre fino alla base del cazzo. Quando ebbi finito gli chiesi di prendermi un fazzoletto per asciugarmi, ma lui velocemente mi disse di non preoccuparmi, si chino' sul letto, tolse il pappagallo e poso' le sue labbra sul mio cazzo, a succhiare le ultime goccioline di pipi'.

Io che ho sempre amato i pompini e che erano venticinque giorni che non facevo sesso, ebbi quasi simultaneamente un erezione.

Lui neanche mi guardava, era li ad occhi chiusi e poggiava delicatamente le sue labbra sulla mia cappella. Quando ebbe asciugato il cazzo fece per tirarsi su, ma io lo trattenni facendogli percepire la mia pressione con la mano che intanto avevo posato sul suo collo.

Lui non se lo fece ripetere due volte e fece affondare interamente il mio cazzo nella sua bocca. Sentivo la mia cappella battere sulle sue tonsille, era incredibile come, sempre ad occhi chiusi, riusciva ad ingoiare completamente e velocemente il mio cazzo.

Lentamente lo aiutai a spogliarsi, sotto l' abitino da dottore aveva una folta peluria che percorreva tutto il suo corpo.

Lascio' il mio cazzo e mi spoglio' completamente, mi aiuto' a sdraiarmi meglio, ma aveva sempre lo sguardo fisso sul mio cazzo. Leggevo la voglia nei suoi occhi ormai resi languidi dal piacere. Una volta che fummo completamente nudi, si adagio' dolcemente e mollemente sopra di me, i nostri cazzi duri erano vicini e ad ogni minimo movimento si sfregavano l' uno con l' altro.

Si giro' e mi porse il buco del culo all' altezza della bocca, cosi' io intuii che voleva che glielo leccassi. Feci del mio meglio, tirando con le mani le sue chiappe e cercando di spingere la lingua pi profondo che potessi, intanto sentivo il suo cazzo duro urtarmi sul petto, lo sentivo intrufolarsi tra i miei peli e battere sulla mia pelle, era piacevolmente caldo e duro come la pietra mentre le sue mani tenevano caldo e duro il mio cazzo.

Avrei voluto incularlo, ma non osavo chiederglielo, come cacchio facevo con la gamba ingessata! Ma lui, quasi a leggermi nel pensiero, si scosto' dolcemente da me, mi poggio' il piede della gamba ingessata a terra, in modo che il mio cazzo potesse sporgere meglio, e dandomi le spalle poso' il suo buco sulla mia cappella.

Sentivo il calore arrivarmi sul cazzo, era la prima volta che lo facevo in quella posizione e vedere quella grossa schiena coperta di peli mi fece eccitare ancora di piu'. Lentamente fece scivolare il mio cazzo dentro di lui e, in quella posizione, in pochi istanti era tutto dentro, fino alla radice. Era magnifico vedere quell' uomo corpulento dimenarsi mentre "dondolava" su e giu' sul mio cazzo. Andava su e giu', su e giu', aumentando la velocita' fino a farmi quasi venire e poi rallentava. Ormai io mi contorcevo sotto di lui dal piacere, e dopo l' ennesimo stop and go cotinuo' velocemente ed io venni dentro di lui, potendo sentire il suo culo stringere il mio cazzo, quasi a succhiare tutte le gocce del mio sperma. Lui con una espressione mista di sorriso e libido si giro' e mi poso' il suo cazzo sul ventre, era un bellissimo cazzo, ne' troppo piccolo ne' troppo grosso, ma molto nodoso. Con un mano mi ficcai un dito nel culo mentre lui si dimenava sopra di me, al che lui si scosto' da me e mi giro' lentamente, al contrario di prima, questa volta poso' la mia gamba buona inginocchiata a terra e la gamba rotta la lascio' stesa sul letto. Cosi' il mio culo era ben aperto e pronto per essere scopato. Con brutalita' mi infilo' un dito asciutto nel culo, ebbi l' istinto di scanzarmi ma non ci riuscii, allungo' pero' subito la sua bocca verso la mia ed inizio' a leccarmi la lingua, mi fece scivolare la sua lingua in bocca e mi bacio' con passione, le dita che erano nel culo, che ormai erano diventate due, iniziarono a muoversi lentamente. Si mise dietro di me, lo sentii sputare sul mio culo e percepii il calore della sua saliva, mi afferro' per i fianchi, poso' la sua cappella sul mio sfintere, la sentivo poggiarsi delicatamente, ma sentivo gia' la mia pelle che cedeva, in un colpo fu dentro. Potevo sentire tutta la nodosita' di quel cazzo. Continuando a tenermi per i fianchi mi scopo', alternando movimenti dolci e rotatori con stantuffate degne di un toro. Ormai il mio cazzo era di nuovo duro, lui se ne accorse, me lo prese in mano e mentre mi scopava, mi segava con forza. Il suo ritmo dell' inculata seguiva quello della sua mano e viceversa. Sentii una sua mano sul collo, mi tiro' a se e assestando un colpo di reni, mi sentii irrorare di liquido caldo, non ce la feci piu' e venni anch' io per la seconda volta. Con il cazzo ancora dentro di me, si adagio' sulla mia schiena e mi lecco' il collo, le orecchie, e siccome era piu' alto di me riusciva comodamente a baciarmi.

Mi riadagio' sul letto e vide che ero tutto sporco di sperma, mi lecco' tutto il ventre, aveva una lingua calda e morbida, poi sali' verso il torace, gioco' con i capezzoli e lentamente si alzo'. Offri' il suo cazzo alla mia bocca, ed io in quattro e quattro otto lo ingoiai, sentendo quel sapore misto di sperma e di buco di culo. Leccavo gia' avidamente, ma lui mi si mise a cavalcioni e tenendomi la testa in modo che non potessi ritrarmi mi inizio' a scopare in bocca. Quasi ebbi i conati, ma poiche' amavo quello che stavamo facendo mi sforzai di ingoiare il suo cazzo e con la bocca creai il vuoto, in breve venne e mi inondo' la gola di quel liquido caldo e vischioso, strinse la mia testa fra le sue gambe. Poi si sdraio' vicino a me e mi abbraccio' teneramente. Quella sera rimase li', cucino' la cena, mi aiuto' a lavarmi e passo' la notte con me, dormimmo tutta la notte avvinghiati l' un l'altro... e da quel giorno ho il mio medico personale.


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