ORSI ITALIANI MAGAZINE
La mattina d'estate in cui fummo amanti
Un racconto di Lontro
Antonio
aveva un bel dire che mi dominava, e poteva darmi tutti gli epiteti
scurrili che gli pareva, ma tanto mi idolatrava, e nel breve periodo in
cui fummo amanti mi cercava e mi mandava messaggi nel cuore della
notte. Pensare che, come spesso accade, ci eravamo conosciuti su un
sito internet. Diciamocelo, prima di quella mattina non avevo la piu'
pallida idea di come potesse apparire Antonio, o meglio, ne avevo una
molto vaga. In ogni caso fu un azzardo invitarlo da me. Ma io in
effetti sono un po' incosciente. Avevo la casa libera per alcuni giorni
e stavo dando libero sfogo alla mia naturale propensione a organizzare
bordello e porcherie.
La fine dell'estate, come il suo inizio,
hanno l'effetto di fiaccare la mia volonta' e di abbandonarmi alla
lascivia. C'era ancora una certa foschia, la luce era acora dorata,
erano, come d'accordo le sette e mezza di mattina; al citofono rispose:
sono il ragazzo del bar. Lo feci salire: porto' una brioche alla crema,
come ordinato. Lo guardai. Grosso, massiccio con la faccia da bastardo
come da contratto. Brizzolato, occhi azzurri, non bello ma dannatamente
porco. Mangiai la brioche con l'accappatoio bello allentato, lo guardai
in faccia e capii che era' gia' bello in tiro: Gli dissi di si. Mi
avvicino'. Inizio' a baciarmi e a palpare, le manone passavano suoi
fianchi sulla schiena sulle chiappe, io gliele tenevo dietro la testa
ruotandogli la lingua in bocca. Mi ero appena fatto la doccia proprio
per lui, ma faceva gia' caldo e si iniziava a sudare. Mi feci scivolare
l'accappatoio, gli passai la mano dal collo al braccio e infine lo
presi per il polso, guidandolo verso la scala che conduce alla mia
camera.
Mentre salivamo lui mi spingeva con le mani sui
fianchi, mi fermo' sulla scala e dopo essersi sputato su un dito me lo
infilo' nel buco e non me lo tolse finche' non fummo in cima. Mi
piacevano le sue mani grosse e tozze ma morbide e curate. Ovvio che,
non ve l'ho detto, Antonio non era il ragazzo del bar, ma un
assicuratore quarantenne, un po' stronzo e un po' gretto come la sua
professione richiede. Mi sdraiai sul mio letto sfatto e lo guardai
spogliarsi. Non toglieva gli occhi di dosso al mio corpo affusolato. Si
vedeva che il nuotatore trentenne peloso gli piaceva. Usci' la pancia e
il petto peloso, le grosse braccia cilindriche, le gambe tozze con i
piedi larghi, poi tolte le mutande, il culone e il cazzo in tiro. 18
centimetri, non mentiva, bello largo. Una volta che si fu seduto sul
mio letto accarezzandomi la pancia, mi sedetti anche io attorno a lui,
abbracciandolo con braccia e gambe, ci baciammo a lungo e ci
masturbammo a vicenda facendo scivolare le dita sui membri, senza
stringere. Antonio ricomincio' a toccarmi il culo e ordino' che
succhiassi.
Mi sdraiai lungo il suo corpo, non obbedii subito
pero', prima leccai dai capezzoli fino agli alluci: Antonio fece fare
per un po' tenendomi una mano sul culo e un piede in testa, poi si
spazienti' e accompagno' l'invito a tirarmi su con uno schiaffo del suo
piede insalivato sulla mia testa. Mi rimisi lungo il suo corpo, con le
mie gambe verso la sua faccia, dapprima affrontai il suo pene solo con
le labbra e la lingua, poi iniziai a dare gli affondi belli umidi di
saliva, a bocca spalancata fin quasi all'attaccatura del membro. Ando'
avanti per un po', lui con una mano mi accarezzava la pancia e giocava
con il mio cazzo in tiro che colava, accarezzandone l'asta e i
testicoli, ogni tanto leccando e baciandomi il cazzo, con l'altra mano
mi premeva la nuca spingendomi la testa sempre piu' alla base del suo
pisello, e poiche' godeva brutalmente e voleva continuassi inizio' ad
alternare alla pressione della mano alcuni schiaffi in testa, poi
inizio' a chiudermi la testa tra le cosce e a spingere con il bacino
contro la mia faccia.
Senza
preavviso si avvento sopra di me e mi trovai immobilizzato dai suoi 110
chili, con la bocca spalancata ingolfata del suo pisello largo e le sue
palle pelose che mi rimbalzavano sul naso “Ti sborro in bocca, porco!”
diceva, e io mi divincolavo cercando di scivolare da sotto di lui, ma
lui mi teneva stretto e fotteva, io ebbi un po' di paura ma lui si
fermo'. Scese dal mio corpo e mi lascio' libero. “Non sono mica un
bastardo” disse. Oh se lo era, ma mi piaceva, mi faceva godere, mi
serviva. Ci guardammo a lungo negli occhi, e con lo sguardo lo sfidavo
e gli facevo capire che non lo temevo e che ero piu' forte di lui, lui
guardava me e non so cosa pensasse ma sorrideva beato e placido e si
masturbava piano. Dopo essersi sdraiato sulla schiena mi fece salire
sul suo grande pancione e scivolare piano sul suo membro a
siluro, dopo avermi lubrificato con dolcezza. All'inizio il mio buco lo
ingoio' con un po' di dolore. Mi fece dondolare per qualche minuto
sopra di lui poi mi condusse in bagno.
Mi fece inginocchiare
in doccia e mi piscio' addosso, poi mi prese la mascella e disse “in
bocca” io aprii. Antonio appoggiava entrambi i palmi delle mani sulla
mia testa e io lasciavo fluire il getto di piscio dal suo pisello
barzotto nella mia bocca per poi farlo colare sul mio collo, sul petto
e piu' giu', per poi rimettermi a succhiare non appena mi fui accorto
che il flusso diminuiva. Eccolo di nuovo in tiro, giocammo un po'
a far passare la punta oltre la gola. Mi ordino' di lavarmi e mi
guardava dai vetri della doccia, fissandomi, tenendo l'anta sempre un
po' aperta. Mi asciugo' tutto lui, con delicatezza, me poi mi fece
inginocchiare di nuovo e mi ordino' di farmi scopare in gola.
Dopo un po' ebbi un rigurgito, e mentre mi sporgevo sul lavandino
per sciacquarmi la bocca e la faccia rigata di lacrime sentii le
mani di Antonio sui miei fianchi e fui penetro' a tradimento e senza
preavviso, la sua pancia pelosa sulla mia schiena. Mi insultava e mi
diceva che ero bellissimo e che glielo mettevo cosi' in tiro che gli
faceva male, e intanto faceva piano avanti e indietro nel mio culo,
schiacciandomi con le mani a novanta sul lavandino.
Poi
estrasse il pene del tutto tenendomi sempre fermo: la punta della
cappella sfiorava appena le pieghe rosa del mio buco. Sentii il buco
riscaldato dal suo liquido, mi piscio' un attimo tra le chiappe ma
affondo' subito, pisciandomi nel retto a cazzo duro. Era incredibile:
sentivo tutto, la forma del suo membro, vena per vena e lo scorrere a
getto dell'orina dentro di me. Ci lavammo ancora e Antonio come
ossessionato inseriva di quando in quando il suo pene dentro di
me, con calma decisione. Quando tornammo a letto praticamente non
mi estrasse la salsiccia dall'ano per piu' di tre quarti d'ora.
All'inizio mi fece sdraiare di schiena sulla sua pancia, rimanemmo
immobili o quasi, il suo membro durissimo dentro di me, mi tiro' le
braccia sopra la testa, bloccandomi i polsi con una mano, iniziai a
respirare affannosamente, poi mi strinse lievemente l'altra delle sue
grandi mani attorno al collo e li' paradossalmente, mi calmai. In
questa posizione rimanemmo immobili per uno o due minuti, in silenzio
assoluto.
Solo a questo punto iniziammo a scopare, a fottere,
io mi aggrappavo alle sue spalle per non essere trascinato via dalla
tempesta dei suoi colpi, ci baciavamo strusciando le labbra e
sputandoci in bocca. Quando stava per venire mi ordino' di sborrare,
cio' che fu molto facile, mentre lui dava i suoi ultimi colpi; estrasse
il membro, mentre io ero riverso in preda alle ultime ondate
dell'orgasmo, spinse il membro nella mia bocca ansimante che colava
saliva, continuando a masturbarsi e mi spruzzo' labbra, narici e volto
del suo sperma denso o copioso, che odorava di dolce. Antonio non
smise di passare la punta della cappella sulle mie labbra. Ci facemmo
l'ultima doccia insieme. Ci rivedemmo altre tre volte, prima che i
temporali di settembre ponessero fine all'estate e asciugassero i
nostri sudori, la passione fu altrettanto violenta. Non conversammo
mai, forse lo disprezzavo, non so lui, ma ci ammazziamo ancora di
rasponi pensando alle nostre mattinate di brutale piacere.
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