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Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto
omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni
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L'odore
di un magnaccia
Jan
Vander Laenen (jan.vanderlaenen@skynet.be)
I
racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non
sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale
praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.
The stories published in this section may contain descriptions of
unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice
Safe Sex by using condoms.
English
version (The smell of a cad)
Il denaro non ha odore - L’argent n’a pas d’odeur
(ROBERT & VAN DALE)
I veri uomini non vestono in giacca e cravatta, ne' tantomeno in Lacoste; bevono solo birra o whisky, non hanno la mano moscia, non ballano mai, non parlano con la voce in falsetto, e - tabu' dei tabu'! - mai e poi mai fanno uso di profumo. Perlomeno questo e' quanto viene da pensare quando come me, fra la variegata pletora dei bar per soli uomini, si frequentano di preferenza i cosiddetti locali leather. Ebbene si', se proprio dobbiamo attribuire un epiteto alla clientela di questo tipo di bar, non possiamo che definirla 'virile'.
I clienti per esempio del 'Duquesnoy' o dello 'Slave' trasudano virilita' da tutti i pori. Anche se fra questi clienti c’e' chi spende per pantaloni in cuoio, jockstraps e collari da guinzaglio piu' soldi di quanti ne dilapidi una signora della borghesia per i suoi tailleur. Anche se fra questi clienti c’e' chi, prima dell’ingresso in scena, passa piu' ore ad ammirarsi i tatuaggi, sistemarsi bene il cockring, i piercing sui capezzoli, gli anelli agli orecchi e a controllare l’arricciatura del baffone da ussaro davanti allo specchio di una diciottenne al primo appuntamento galante. E anche se fra questi clienti c’e' chi ha il didietro piu' dilatato di una vera vagina dopo il parto di un idrocefalo.
Ma
tant’e',
nessuno e' piu' volubile e versatile di me, e non ho certo messo
mano alla penna per mettere gaiamente a nudo le inconsistenze e
incoerenze dell’ambiente leather, ma solo per raccontarvi come fu
che sabato scorso – Dio ne scampi! – l’intero bar del 'Duquesnoy',
e in particolare i dintorni della cassa, sono stati letteralmente
impestati di profumo per tutta la notte. Ovviamente con il massimo
sgomento di Pascal, l’alquanto anacronistico proprietario, che era
partito con l’idea di trasformare il suo locale in una specie di
'Mineshaft' dell’era post-AIDS nel centro di Bruxelles, ma che
aveva dovuto constatare sempre piu' inorridito, notte dopo notte,
che i tipacci tipo 'Village People' erano nel frattempo diventati
dei pezzi da museo.
Ovviamente con il massimo sgomento del barman Gčrard, che aveva sempre sbattuto in faccia le porte del paradiso a ogni minimo indizio di profumo, capello tinto, o abbigliamento un po’ troppo fru fru. Ma con mia grande soddisfazione personale, primo perche' un po’ di sana perfidia fa parte della mia natura, e che francamente la vista di una checca in uniforme o vestita da motociclista mi fa ridere, ma soprattutto perche' era stato indirettamente a causa mia che quella notte il 'Duquesnoy' aveva puzzato di profumo come nemmeno una tana di travestiti.
'Guarda un po’', mi sono detto ridacchiando fra me e me. E appollaiato su uno di quei seggioloni da bar nel mio angolo buio, ho detto a Louis, il mio compagno di bottiglia: 'Bisogna ammettere che Jean-Paul Gaultier ha lanciato dei profumi niente male, ma forse sarebbe il caso di utilizzarli con un po’ di parsimonia'.
Louis mi ha guardato con il sorriso di chi non capisce.
E allora ho iniziato a raccontare la mia storia.
'Fra ieri e oggi mi sono trovato coinvolto in situazioni strane'.
Louis, che sa leggere, mi ha risposto citando Paul Auster: 'Le storie capitano a chi sa raccontarle'.
'Allora, ieri sono seduto qui al mio solito angolo, bevendo le solite birrette, rimuginando e pensando come al solito a delle cose futili come il senso della vita anziche' di andare a raffreddare le mie passioni su nella darkroom del primo piano, quando mi si avvicina un bruto tutto vestito di cuoio, compreso il berretto sul testone calvo.
'Tutto il tuo comportamento mi dice che hai un terribile bisogno di farti sbattere', sbotta mettendosi davanti a me con fare autoritario, come per sbarrarmi la strada.
'Davvero?' gli rispondo. 'E chi sei tu per pretendere di leggere dal mio viso i desideri sessuali piu' intimi?'
'Mi chiamo Milos'.
'Polacco?'
'Ceco. Praga'.
'E che vorresti fare di me?'
'Ho una cantina tutta equipaggiata, potrei appenderti nudo come un verme in una gabbia di ferro per qualche ora. O legarti alla mia croce di Sant’Andrea e darti una bella frustata. O metterti nello sling e ficcarti in culo la mia collezione di dildo'.
Lo guardo con compatimento, il suo modo di comunicare sia fisico che verbale e' piu' caricaturale di un fumetto di Ralph König.
'No, no, meglio ancora. Tu mi lecchi ben bene il culo finche' e' pulito a dovere e poi mi succhi il cazzo. e' grosso, ed e' una settimana che non mi lavo il prepuzio, sono sicuro che vai matto per lo smegma'.
'Hmmm, il cacio sui maccheroni?', rispondo macchinalmente.
'Allora?'
Mando giu' un sorso di birra prima di rispondere.
'Senti,' gli faccio, cercando di non sbottare a ridergli in faccia, 'adoro Praga, se non altro perche' li' hanno capito subito le opere di Mozart, ma mi sa che sei proprio fuori strada. Non e' che sia uno smidollato, ho raccolto una bella collezione di perversioni in vita mia, credimi, ma ora come ora sono piu' che altro alla ricerca di tenerezza'.
E 'no, no' dico scuotendo la testa, 'se tu fossi un demonietto nero dagli occhi brillanti, con la barba nera e la verga circoncisa e lavata come si deve, e' probabile che saremmo gia' a letto, ma io e te a letto, anzi nella tua camera di tortura, non mi ispira proprio e rimarresti solo deluso'.
'Va bene', dice Milos senza la minima traccia di rimprovero, lasciandomi con un ultimo sguardo interrogativo dei suoi occhi azzurri, e parte verso il lato opposto del bar'.
'Stai invecchiando, Jan', era il commento di Louis. 'O diventando difficile. Dove sono gli anni folli in cui correvi dietro a qualsiasi cosa cui fosse appiccicato un pene?'.
'Chissa', forse l’erotismo assomiglia alla gastronomia. Il numero di piatti che non digeriamo va di pari passo con l’aumentare degli anni. Ma torniamo a noi, oggi pomeriggio verso le tre, mentre sono in casa lavorando coscenziosamente al computer, bussano piano alla porta. Apro brontolando – perche' non mi piace essere disturbato mentre mi dedico alle mie attivita' di scrittore – e che ti vedo nel corridoio? Ma si', un demonietto nero dagli occhi brillanti, con la barba nera e ben curata'.
'Sei Jan?' mi chiede a voce bassa.
Faccio di si' con la testa, un po’ confuso.
'Ti ho visto diverse volte al 'Duquesnoy', e ho pensato che forse non era una cattiva idea passare da te'.
Naturalmente impallidisco, perche' in stato di sobrieta' questo provocante orsacchiotto marocchino mi sembra un perfetto sconosciuto, e mi chiedo in occasione di quale degli ultimi recenti black-out al 'Duquesnoy' io abbia potuto rivolgergli la parola, o che abbia tentato invano di sedurlo o che mi sia lasciato carpire l’indirizzo.
'Allora, posso entrare?', dice irrompendo come una vecchia conoscenza, e si piazza in salotto contemplando l’arredamento con approvazione.
'Carino, carino', mormora.
E io mi dico, ma si', spesso la felicita' consiste nell’accettare le situazioni inattese, e senza chiedergli ne' come si chiama ne' altro, da brava padrona di casa mi informo che cosa posso offrire.
'Un caffe', grazie'.
E via in cucina, dove in due tre minuti mi affretto a preparare la mia moka italiana e a disporre sul vassoio due tazze di porcellana, i cucchiaini, lo zucchero, il latte, i dolcetti. Intanto, in salotto mi aspetta una sorpresa particolarmente gradevole. Il mio inatteso visitatore si e' nel frattempo completamente spogliato e, tutto nudo, in tutto lo splendore della sua nera villosita', si esercita sul mio step-up.
'Ah!', ha esclamato Louis.
'Non occorre che te lo dica, e' stato un pomeriggio di una perfezione erotica quasi unica. La vista di quelle chiappe rotonde che andavano su e giu' ritmicamente sullo step-up meritava una colonna sonora appropriata, e ho messo su la Marcia di Radetsky di Strauss.
Dopo di che mi sono spogliato a mia volta stendendomi sul pavimento dietro di lui per poter ammirare il suo culo da un’altra angolazione. Infine gli prego con voce roca di non farsi scrupolo a servirsi della mia faccia come seggiola e di non sentirsi imbarazzato da eventuali problemi di flatulenza.
'Allora, Jan, a quanto pare non hai ancora gettato la spugna', mi ha interrotto Louis.
'Cosa vuoi', ho continuato, 'forse ho delle predilezioni sessuali meno malate di quanto non mi piaccia far credere. In fondo, le catene, i cockring, i poppers, gli stivali e le peregrinazioni ubriache nelle darkroom mi tentano meno di un pomeriggio di pioggia sanamente dedicato a folleggiare con un demonietto nero, soprattutto quando la bocca, le ascelle e il didietro del suddetto demonietto nero emanano un profumo inebriante di cui nemmeno Jean-Baptiste Grenouille avrebbe potuto scarabocchiare la formula, e per il cui seme vischioso sarei stato pronto a sborsare piu' soldi che per un tartufo o una porzione di caviale'.
Mandavo giu' un sorso di birra.
'Tuttavia, un servizio ne vale bene un altro. Dopo aver versato anch’io il mio sperma, con il viso probabilmente illuminato dalla stessa espressione estatica della Santa Teresa del Bernini, tanto per dirne una, il mio ospite inatteso mi chiede se intendo regolare le sue prestazioni in contanti.
'Credevo fosse solo per il piacere'. Mi arresto di colpo.
'Non vuoi che il mio visetto e il mio corpo restino sempre cosi' attraenti?', risponde lui con voce tremula, al che mi rendo conto che e' meglio non protestare o cercare di chiarire la situazione.
'Ecco', dico io, tirando fuori dal portafoglio una barocca banconota da cento euro, 'gli accordi bizzarri meritano una remunerazione bizzarra', dopo di che gli faccio una bella riverenza, prendo il flacone di profumo Jean-Paul Gaultier dal tavolo del salotto e ne vaporizzo la meta' del contenuto sulla banconota.
'Ah! Lo stesso profumo che impesta la cassa!' ha realizzato Louis sollevando le sopracciglia.
'Esatto. Vuoi un’altra birra?'
Al che mi sono diretto al banco per chiedere 'en passant' al barman Gerard se per caso un demonietto nero non avesse pagato la sua consumazione con un pezzo da cento.
'L’ambiente leather non e' piu' quello di una volta', ha mugugnato Gerard, decisamente di pessimo umore, 'pensa te, piu' o meno un’ora fa mi vedo arrivare una specie di bruto vestito in cuoio dalla testa ai piedi, compreso il berretto, ha ordinato un whisky ed e' proprio lui che ha pagato con un pezzo da cento profumato, cosi' sono rimasto anche senza fondo cassa'.
Dopo di che ha sbattuto le due birre sul banco con gesto vagamente aggressivo.
Eh si', mi sono detto un po’ perfidamente tornando al mio solito posto, allora e' vero quello che si dice, che i marocchini temono gli immigranti dell’ex blocco dell’Est, e che sono questi ultimi a tirare da quasi dieci anni le fila della malavita di Bruxelles, del traffico di stupefacenti e della prostituzione.
Jan Vander Laenen