ORSI ITALIANI MAGAZINE



ATTENZIONE / NOTICE

Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni

This page contains pictures of male nudity and a text with homoerotic contents: it's intended for persons over 18


Magari fosse vero! (Capitolo 7)

Un racconto in 11 puntate di billone61 (billone61@libero.it)

I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


capitolo 7

DALL’AGLIO, CHE SORPRESA

Riuscii ad arrivare a casa alle otto, che era il mio orario abituale, per cui mia moglie non ebbe a chiedermi nulla.

Il giorno dopo ero in macchina verso Milano, un po’ preoccupato per l’incontro della sera.

Stavo pensando ad un modo per mandare a monte l’appuntamento quando sentii suonarmi il telefono.

'Ing. Landi?'

'Si?'

'Sono Dall’Aglio'

'Ah, buongiorno'

'Mi scusi se l’ho chiamata sul cellulare. Il suo numero me l’ha dato Baldovin.'

'Baldovin? Quando?'

'Ieri sera sul tardi. Spero che no le dispiaccia'

'No, no. Per nulla. Ma, …se posso essere indiscreto, Baldovin glielo ha dato subito?'

'Mah, ora che me lo fa presente, le diro' che mi ha chiesto perche' mi servisse e quando gli ho detto che avevo un appuntamento con lei questa sera, mi e' parso… probabilmente mi sbaglio, pero' mi e' parso curioso, o meglio, sospettoso.'

Sorrisi al pensiero che fosse entrata un po’ di gelosia in Sandro. Fantastico. La cosa mi tolse i dubbi per la sera.

'Capisco. Comunque, mi dica.'

'Volevo solamente ricordarle di questa sera. Alle otto.'

'Va bene, d’accordo. L’ora non la posso garantire, poiche' arrivo da Milano.'

'Non fa niente. E’ sufficiente che mi avvisi quando e' al casello di Modena.'

'D’accordo. A stasera quindi.'

'Buona giornata'

E cosi' mi ero impegolato. D’altra parte, ci avevo gia' pensato, per fare il controincantesimo avrei dovuto avere un minimo di confidenza. Per cui l’idea era lasciare andare le cose come andavano, senza forzare. Se veniva qualcosa di buono tanto meglio, altrimenti non faceva niente. Non appena non fosse suonato strano, gli avrei detto la parolina magica.

Arrivato in Sitic cercai subito Fabio. Il suo sguardo di risposta al mio saluto mi tolse ogni dubbio circa il suo attaccamento a me.

Per tutta la giornata, memori delle prodezze di mercoledi' notte, ci scambiammo languide occhiate, ma non eravamo sazi: in entrambi la voglia era tanta e temevo solamente che fosse evidente.

Ma poi mi chiesi: chi poteva pensare a Fabio che stava insieme ad un uomo? Mi sorpresi a pensare che noi due in effetti stavamo insieme. Era la parola giusta. Non andavamo semplicemente a letto.

Ci demmo entrambi appuntamento alla pausa pranzo, programmando un tête-à-tête nel mio ufficio (Mario era fuori per una trasferta).

Quando tutti andarono in mensa io dissi loro che me ne andavo a fare un giro fuori, mentre Fabio disse che rimaneva in ufficio per continuare il computo che aveva per mano, dal momento che la sera partiva per Treviso per andare a prendere la moglie.

Tutto sembrava perfettamente credibile.

Mi feci vedere chiudere a chiave la porta e scendere in ascensore.

In effetti schiacciai il bottone per il seminterrato ma approfittai di una fermata al secondo per uscire e risalire dalle scale.

Verificai che se ne fossero andati e ritornai in ufficio senza accendere la luce.

Dopo pochissimo vidi l’ombra gigantesca di Fabio dietro la mia porta che bussava.

Aprii e lui entro' in fretta. Richiusi a chiave.

Ci abbracciammo. Sentii la sua presa forte, il contatto con il suo petto muscoloso e la sua pancia soda.

Mi bacio' sulla bocca, mentre con le mani mi stringeva e tirava a se'

Si stacco' da me.

'Pensi che sia sicuro?'

'Se stiamo da questa parte, nessuno ci puo' vedere. Se poi usciamo prima che gli altri rientrino, non c’e' alcun rischio.'

'Ho una voglia che …'

'Fai senza dirlo' dissi io ridendo e ammiccando al gonfiore che aveva tra le gambe.

Lui abbasso' lo sguardo e mi sorrise di rimando.

'E’ da quando abbiamo deciso l’appuntamento che ce l’ho in questa condizione. Avevo vergogna ad alzarmi in piedi.'

Mi sedetti sulla poltrona.

'Vieni qui' e allungai una mano che lui prese nella sua.

Gli accarezzai il gonfiore della patta, percorrendo tutta la lunghezza dell’asta.

Non c’era tempo da perdere, per cui mi accinsi subito ad aprirgli la cintura, e poi la lampo dei pantaloni. Glieli calai e stetti per un attimo a rimirare lo spettacolo del suo cazzone che non ne voleva sapere di stare nelle mutande.

Avvicinai la faccia e gliela sfregai sull’uccello, sentendone la durezza. Il leggero odore di sudore mi sopraffece. Gli mordicchiai l’asta da fuori gli slip.

Quando glieli abbassai, il cazzo si drizzo' subito verso di me, chiaro e al solito scoperto solo in punta.

Glielo presi in mano e lo scappellai e cominciando dolcemente a masturbarlo.

Mi alzai e gli dissi di sedersi lui sulla poltrona, cosa che fece, aspettandomi a gambe larghe.

Lo stetti a guardare, mentre lui se lo prendeva in mano e se lo menava lentamente, con la sua manona.

Presi la squadra sul tavolo e mi avvicinai a lui.

'Adesso lo misuriamo per bene' dissi, mentre armeggiai con la squadra per misurargli il cazzo dal’attaccatura alla cappella.

'Ventidue centimetri. Minchia!'

In effetti la larghezza dell’uccello e probabilmente anche il corpo grosso e massiccio di Fabio, tendeva a far sottovalutare la sua lunghezza.

'Bastava che me lo chiedessi. Ventidue di lunghezza, diciannove di circonferenza, il che significa circa sei centimetri di diametro.'

'Caspita. Complimenti!'

Lui continuava a masturbarsi mentre parlavamo.

'Vuoi prenderti questi ventidue centimetri di carne in bocca, o no? O vuoi limitarti a guardarmi mentre mi faccio una sega?'

'Lo sai che l’idea non mi dispiacerebbe?'

'Ti prometto che una volta mi esibiro' in un raspone davanti ai tuoi occhi. Adesso pero' vieni qui.'

Io finalmente gli obbedii, inginocchiandomi fra le sue gambe. Lui aveva i pantaloni calati alle caviglie.

Non appena ebbe la mia faccia fra le sue gambe, mi porse l’uccello. Io glielo presi con la destra e, mentre accarezzavo con la sinistra l’interno della sua coscia, gli baciai le palle, gliele leccai, mordicchiai.

Quando sentii che era il momento, glielo presi in bocca, e cominciai a spompinarlo ben bene.

'Finalmente. Che voglia che avevo di schiaffartelo in bocca.'

Avanzo' con il bacino sulla sedia e mi pose la mano destra sulla testa guidandone il movimento su e giu'.

Dopo un po’ tirai su la testa e lo guardai e lui mi sorrise.

'Perche' invece che lasciarti spompinare, non me lo schiaffi per davvero tu in bocca?'

Fabio, capi' l’antifona e colse l’occasione. Se lo prese in mano con la sinistra e me lo indirizzo' sugli occhi, poi mi schiaccio' la testa in modo che sentii sulla palpebra la superficie morbida e liscia della cappella.

Ripete' l’operazione con l’altro occhio, poi mi sbatte' l’uccello sulla fronte e sulle guance.

Poi si mise l’uccello sulla pancia e mi schiaccio' la faccia sulle palle. Mi faceva sfregare la faccia su e giu' sulle sue palle. Io avevo tutti i sensi all’erta, odoravo, leccavo, ascoltavo i suoi versi rauchi e il lieve fruscio che la mia pelle faceva a contatto con il suo scroto.

Poi mi ritiro' su la testa e mi pose il cazzo davanti alla bocca. Quando la aprii, mi abbasso' la testa e me lo fece entrare. Poi schiaccio' verso il basso la testa con entrambe le mani.

Io mi sentivo il cazzo in fondo alla gola, quasi avevo dei conati, ma ero ben lungi dal dirgli di smettere.

Lui mi sbatteva la testa su e giu' e ogni volta, mi ficcava il cazzo fino in fondo.

'Cosi' ti piace? Ora te lo sto schiaffando in bocca, o no?'

Si appoggio' ad un bracciolo e si alzo' in piedi.

'Adesso ti sborro in bocca. Ecco cosa ti faccio.'

Mi teneva la testa con la destra, mentre con la sinistra se lo prese in mano e se lo comincio' a menare come un ossesso. I suoi gesti non erano molto coordinati, in modo che la mia testa, spinta dalla sua mano, non seguiva esattamente il ritmo della sua sega.

Tolsi un attimo il cazzo di bocca e, mentre lui continuava a menarselo, gli presi in bocca le palle ballonzolanti al ritmo del movimento della mano.

'Sto per venire. Presto prendilo in bocca di nuovo. Hah… hah'

Parlava e gemeva sottovoce, per non farsi sentire.

Obbedii ma prima di prenderglielo in bocca stetti a guardare la manona di Fabio e la cappella prima coperta, poi scoperta, poi ancora coperta, fino a che, proprio mentre stava uscendo il primo zampillo, ingoiai di nuovo quel begone.

'Haahh'

Mi premette con la mano la cappella in bocca, in modo che nulla uscisse.

Poi lascio' lo scettro a me, che perfezionai il tutto, succhiando tutto il suo sperma.

Lo tolsi di bocca.

'Fabio, fai una cosa per me?' gli chiesi mentre avevo ancora in mano il suo cazzo.

'Anche due, certo.'

'Menatelo davanti a miei occhi.'

Non so se capi', ma obbedi' subito. Mi vedevo davanti agli occhi la sua mano e la sua cappella scura che si vedeva e poi spariva.

Mi aprii la patta, estrassi l’uccello e mi tirai una sega, come sempre velocissima, perche' venni subito.

Mi rialzai e ci rivestimmo.

'Quand’e' che possiamo vederci con piu' calma? Io ho comperato i preservativi.'

'Dalla prossima settimana, vado ad abitare nella casa di Francesco, per cui possiamo stare tranquilli. Ma cosa ci vuoi fare con i preservativi?' chiesi ammiccando.

'Ecco, avrei una certa voglia di sbattertelo nel culo'

'Ma fammi un po’ vedere' gli tirai fuori l’uccello ancora semiduro dagli slip 'vorresti ficcarmi nel culo questo coso qui? Non ti sembra un po’ troppo grosso?'

Fabio parve preoccupato.

'Veramente, non ci avevo pensato. Eri tu che la volta scorsa …'

'Scherzavo, non preoccuparti. Non vedo l’ora di farmi aprire in due da questo bel cazzone' e cosi' dicendo glielo rimisi nelle mutande.

Uscimmo alla chetichella e ritornammo alle nostre mansioni.

Alle sei mi stavo preparando, quando suona il telefonino.

'Ingegner Landi?'

'Si?'
'Sono Dall’Aglio. A che punto e'?'

'Stavo giusto mettendo via le mie cose per uscire. Dovrei essere a Modena al massimo tra un paio d’ore.'

'Perfetto, sto preparando i gamberi.'

'No, scusi, veramente non e' il caso. Mia moglie mi aspetta a casa. Mangio cosi' raramente a casa, non voglio mancare.'

'Quand’e' cosi' non insisto. Vorra' dire che assaggera' qualcosa. Questo me lo deve promettere.'

'E sia. Ma alle dieci al massimo dovrei essere a casa.'

'E alle dieci ci sara', non si preoccupi.'

Durante il viaggio pensai a come mi ero ficcato in un pasticcio simile. Con una persona che non conoscevo nemmeno e che mi piaceva solo cosi', di intuito. Magari era uno stronzo.

Mi riconfermai la necessita' di sbloccare subito l’incantesimo.

Poi pero' pensai che, a dire il vero, non mi ero assicurato che anche il controincantesimo funzionasse. Non avevo piu' sentito Valladier e forse questo era gia' una prova ma volevo essere certo.

Decisi di chiamarlo.

'Ponto' disse mangiandosi la erre, per farmi il verso.

'Ciao Gianni.'

'Ciao. Dimmi'

Mi sembrava sufficientemente freddino. Mi resi pero' conto che non avevo nulla da dirgli. Improvvisai.

'Non mi hai piu' detto niente per quella lettera che ti ho scritto per Rigoli.'

Lui comincio' una dissertazione, di cui veramente non mi fregava nulla. Evidentemente non mi aveva piu' neanche in nota. Lo lasciai parlare e quando reputai di averlo ascoltato in modo sufficiente, tagliai corto.

'Ok. Ho capito. Va bene. Se hai bisogno, chiamami pure.'

'Ti ringrazio.'

'Ti saluto.'

Bene. Il controincantesimo funzionava alla grande. Non mi restava di esercitarlo anche con Dall’Aglio. Mi tranquillizzai.

Arrivai al casello che non erano nemmeno le sette e mezzo e come promesso avvisai Dall’Aglio.

'Sono al casello'.

'Ah, che bellezza. Ha fatto presto. Si ricordi, viale Carducci, al numero 45. Piano terra. Puo' mettere la macchina in cortile, c’e' posto.'

Arrivai in un baleno. La casa da fuori faceva pensare a gusto e a denaro. Non appena mi avvicinai alla porta Dall’Aglio mi apri' prima ancora che bussassi.

Era in vestaglia rossa di raso, il che mi parve piuttosto eccentrico, anche perche' il petto era nudo, come le gambe. Calzava ciabatte di cuoio minimali con delle strisce di pelle attorno agli alluci e alle caviglie. Aveva i capelli grigi, abbastanza lunghi e leggermente mossi. La barba era incolta.

'Buonasera. Si accomodi, ingegnere.'

L’atmosfera era quella di un bordello: luci soffuse, pareti scure damascate, tappeti e stoffe sempre su colori tendenti al rosso. Profumo di incenso, o forse era sandalo.

Il tutto era un po’ carico, ma arredato con gran gusto.

'Architetto. Ha una bella casa, anche se devo dire di gusti piuttosto particolari.'

'Da quando mi sono diviso da mia moglie ho voluto crearmi uno spazio su misura.'

Mi fece strada.

Vicino ad un angolo cottura molto elegante, era apparecchiato un tavolino con quattro piatti che, alla prima vista mi fecero venire l’acquolina in bocca. Tartine di pate' di foie gras con quello che pareva una marmellata. Poi gamberoni con di fianco una salsina arancione; rotolini di sogliola, con al centro un cuore verde (pesto?). Infine dei cestini con uova al tartufo. Una meraviglia. Due bicchieri borgognoni di cristallo aspettavano al fianco di una bottiglia in un cestello.

La prima cosa che feci fu togliere la bottiglia e leggere, meravigliandomi di trovare uno splendido Montrachet di Jadot del 1988.

'Lei e' una continua sorpresa. Tutte queste meraviglie e addirittura un Montrachet!'

'Vedo che se intende. Sono molto compiaciuto. A volte si finisce col dare perle ai porci.'

Pensai che la serata stava volgendo in bello.

'Ho bevuto solo una volta Montrachet, al Mulino. Le piace il Mulino?'

'Certo! Sono amico di Luca. Ogni tanto stappiamo qualche bottiglia formidabile, noi due.'

'Beh, lui ha una cantina fantastica.'

'Mi fa veramente piacere che sia amante del buon vino. La prossima volta che mi viene a trovare le apriro' un rosso fantastico. Ho un paio di bottiglie di Chateau Margaux, in cantina.'

'Chateau Margaux? Ma e' un mito! Non l’ho mai bevuto.'

'E’ una cosa fantastica. Lei non ha mai bevuto un vino morbido, se non ha sentito il Margaux.' Mentre parlava stava stappando la bottiglia di Montrachet. Annuso' il tappo e ne verso' un po’ in un bicchiere e me lo porse. Aveva un colore dorato.

Lo annusai. Aveva un profumo inebriante: miele puro.

'Fantastico'

'Alla nostra' mi disse porgendomi il bicchiere per un brindisi.

Facemmo cin cin e lo assaggiai: era corposissimo e alla temperatura giusta.

'Niente male, vero?'

'Una favola'

'Favorisca, ingegnere. Una tartina?'

'Si grazie, volentieri.'

Senza quasi accorgermi, mi abbuffai con quel ben di Dio e Dall’Aglio mi verso' piu' volte il bicchiere.

Mentre mangiavo, mi guardai in giro i particolari dell’arredamento che non avevo notato prima. Numerosi quadri avevano un contenuto altamente erotico, anche se era evidente che erano di pregio. Un tavolino era stipato con fotografie di donne nude, alcune molto belle tutte evidentemente ritratte nella stessa stanza in cui ci trovavamo in quel momento.

Un altro tavolino era invece coperto di falli di foggia, dimensioni e materiali diversi.

'A giudicare dal suo arredamento, lei sembra un uomo un po’ eccessivo'

'Si devo dire, che in tutti gli aspetti della vita mi piacciono le tinte forti. E’ anche per questo che mia moglie ha voluto divorziare. Non sono proprio lo stereotipo del marito modello.'

Dopo qualche secondo aggiunse:

'E a lei, le avventure estreme, le piacciono?'

'Oddio, non e' che ne abbia mai provato nella vita, ora che ci penso. Quindi non saprei. Direi: dipende.'

'Le andrebbe ora qualcosa che difficilmente scordera'? Badi, e' molto personale'

La cosa mi incuriosiva e insieme disturbava.

'Non vorrei disturbare la sua privacy'

'Nessun disturbo. Mi chiedevo solamente se mezza bottiglia di vino poteva bastarle per liberarla dai freni inibitori.'

Sempre piu' intrigante.

'Insomma, che cosa ha in mente?'

'Vuole vedere qualcosa di veramente forte?'

'Di che si tratta?'

'Lei ha figli?'

'Si, due.'

'Anni?'

'Un bimbo di nove e una bimba di sei.'

'Mia figlia ha invece vent’anni. Le voglio fare vedere un filmato che ho fatto con lei. Tra i vari hobby ho quello della cinematografia. Mi piace riprendere un po’ tutto.'

Che delusione. 'Non so se e' il caso, tra poco devo andare…' Il pensiero di vedermi un filmino fatto in casa con un pezzetto di vita famigliare mi parve una tortura.'

'Ma quello che le voglio fare vedere e' qualcosa di particolare. Vedra' che non la deludera'.'

Ci recammo, mio malgrado in un angolo della stessa stanza dedicato all’hi-tech. Uno stereo sofisticatissimo, un megaschermo, un lettore di cassette e di DVD, una cinepresa professionale posta sopra al televisore. Il tutto colore acciaio inox. Ancora una volta ammirai la qualita' evidente degli oggetti di quella casa.

Dall’Aglio traffico', togliendo da una rastrelliera una cassetta su cui era scritto ‘Alice - Dicembre 2002’, evidentemente recentissima.

La mise nel video registratore, accese il megaschermo.

'Quanti pollici e'?' chiesi accennando al televisore.

'Quarantotto. E’ al plasma'

Pensai che probabilmente era costato quindici milioni, almeno.

Mi fece cenno di sedere e lui si sedette di fianco a me. Mentre accavallava le gambe, per un attimo, le falde della vestaglia si aprirono e riusci' ad intravedere un ammasso di carne. Il cuore mi batte' forte. Era senza mutande! Non potevo essermi sbagliato. Mi era parso di vedere qualcosa di enorme, ma non ne ero sicuro. Sicuramente mi fece venire in mente il vero motivo per cui ero andato la', che non certo vedere filmini amatoriali!

Feci buon viso a cattiva sorte e comunque cominciai a gettare occhiate furtive in direzione del punto in mezzo alle gambe. In quel momento in effetti si vedeva l’interno della coscia e non era una brutta vista.

Il filmino comincio'.

Dall’Aglio si rivolse di nuovo a me (che stavo sbirciando tra le sue gambe).

'L’avverto ancora una volta: il contenuto di questo film e' decisamente …estremo.'

All’inizio si vide la faccia di Dall’Aglio che pronunciava: 'Io e Alice da soli il giorno del suo diciottesimo compleanno'

Poi Dall’Aglio prese in braccio sua figlia, scura di capelli, con una faccia piuttosto vispa.

'Allora, Alice. Cosa vuoi dal babbo per il compleanno?'

Alice disse qualcosa nell’orecchio di Dall’Aglio.

'Oh, oh, oh. Che birichina che sei! E cosa ci vuoi fare?'

Ancora Alice si avvicino' all’orecchio del padre.

'Ma sai che sei una bella porcellina. Sei proprio sicura?'

Alice fece di si' con la testa.

Io guardavo con non molta attenzione, dal momento che la stessa era concentrata sul pacco tra le gambe di Dall’Aglio. Se quello che avevo visto non era un abbaglio, si sarebbe dovuto vedere qualcosa. E in effetti c’era un bel gonfiore, ma forse un po’ troppo esagerato, probabilmente erano solo le pieghe della vestaglia.

'Allora Ok. Lo sai che farei qualsiasi cosa per la mia bambina.'

Dall’Aglio si volto' dalla mia parte e mi disse:

'Ora viene il bello'

Mi dedicai contro voglia di nuovo al filmino ma subito quello che vidi attiro' la mia attenzione: Dall’Aglio nello schermo si stava togliendo la polo e la figlia stava slacciandosi la salopette.

Incuriosito guardai Dall’Aglio che, non potevo crederci, si sbottonava i calzoni e se li toglieva, rimanendo in boxer e maglietta. La ragazza si era tolta la salopette e maglietta e si stava togliendo la calzamaglia.

Dall’Aglio si tolse le calze e infine la maglietta, mostrando due spalle robuste, un petto pieno di peli e una pancia piuttosto prominente. La figlia era rimasta anche lei in mutande.

Ero letteralmente incollato al video. Quasi non respiravo per non rompere l’incantesimo.

Dall’Aglio smise pero' di svestirsi ulteriormente e, sempre in boxer, si sedette sulla poltrona, la stessa poltrona, davanti alla TV, su cui eravamo seduti in quel momento.

Pensai che, alla fine, non sarebbe stato nulla di cio' che per un attimo mi era balenato in testa. Ma, con una mossa repentina il Dall’Aglio sullo schermo, opla', si tolse anche i boxer, rimanendo sulla poltrona completamente nudo.

Mi scappo' un verso, prima di tutto per la sorpresa, secondo perche' ora riuscivo a vedere un ammasso di carne gigantesco, quasi irreale.

La salivazione era completamente azzerata, quando Dall’Aglio nello schermo prese in mano una specie di telecomando e puntandolo evidentemente alla telecamera, zoomava, su cosa? Ma proprio su quell’insieme enorme, raggrinzito, di carne e pelle!

'Alice guarda anche tu nel televisore.'

Ora il televisore era completamente occupato da quello che era un uccello quasi sproporzionato. Mi venne subito alla mente l’uccello di Ferragotti, il mio allenatore di baseball, probabilmente anche perche' era circonciso, come il mio. In effetti sembrava forse lungo uguale, se la memoria non mi tradiva, ma sicuramente piu' largo, con una cappella, una cappella che bisognava vederla. Da non credere.

Nello schermo una mano afferrava quella bestia mollissima, la cui morbidezza era quasi palpabile, e la tirava su in modo da poterla vedere nella sua interezza.

Dall’Aglio di fianco a me guardo' dalla mia parte, per vedere le mie reazioni, ma io non riuscii a sostenere il suo sguardo.

Dopo un attimo lo schermo si apri' di nuovo e si sposto' sul volto di Alice.

'Su, Alice. Prova a dire alla telecamera, che cosa hai chiesto per il compleanno al babbo, stavolta ad alta voce.'

'Ho chiesto di poter giocare con il suo pisellone'

'Quale pisellone?' Ora si vedeva ancora Dall’Aglio stravaccato, nudo sulla poltrona.

Alice si avvicino' a suo padre, il quale sporse in avanti il bacino per porgere l’uccello alla figlia, la quale allungo' la mano e prese in mano quell’enorme begone molle.

Tremavo, ora. Mi sentivo scosso da scatti di fremito. Non era possibile, non stavo vedendo cio' che stavo vedendo. Non poteva essere reale.

Alice prese l’uccello con entrambe le mani. La piccolezza delle stesse rendeva se possibile per contrasto ancora piu' grande l’uccello di Dall'Aglio.

'Cosa ci vuoi fare, porcellina, con il cazzo di papa'?'

'Ci voglio fare delle cose' rispondeva la ragazza.

'Ti piace, l’uccello di papa'? Prova ad allungarlo.'

Alice strinse un po’ il fusto molle e tiro'. Il cazzo si allungo' enormemente dando una dimostrazione di quello che poteva essere da duro.

Alice ripete' l’operazione, sotto lo sguardo divertito del padre.

'Lo vedi come diventa grande? Toccami le palle, dai.'

Mentre Alice palpava i coglioni, Dall'Aglio zoomava con la telecamera. Ora le palle enormi e pelose erano in primo piano, con quella manina che si perdeva tra di esse, pesandole e poi lasciandole.

'Baciale, le palle di papa', da brava.'

Nello schermo si vide la testa di Alice avvicinarsi e baciare i coglioni, immersi nello scroto abbondante.

Poi si vide la mano, piu' grossa, di Dall'Aglio che schiacciava la testa della figlia contro i coglioni.

'Ecco, stai li' un po’, con la faccia tra le palle del babbo. Annusa. Ti piace l’odore?.'

L’inquadratura si allontano' leggermente, in modo da vedere la pancia di Dall'Aglio e la testa della figlia affondata nei coglioni e tenuta premuta dalla mano del padre.

'Tirati su ora'

Dall'Aglio nello schermo si prese con la destra l’uccello in mano, piu' grosso di prima, ma ancora molle, avvicino' la testa della figlia e le schiaccio' la cappella contro il naso.

'Ora annusami la cappella, svelta. Senti che buon odore? Prendimelo in mano e leccami la cappella, voglio sentire la tua lingua ruvida.'

I tremiti si facevano piu' violenti, dei veri e propri scossoni, mentre vidi Dall'Aglio di fianco a me che allungava una mano a toccarsi il gonfiore tra le gambe. Mi accorsi che il gonfiore era causato non dalle pieghe della stoffa, ma dalla grandezza dei membro, mentre con la mano si palpava, intento anche lui nella visione di quell’incredibile filmato.

Sullo schermo Alice stava leccando la cappella del padre, il quale la guidava con la voce, lubrica e oscena.

'Brava, cosi', brava. E ora la vuoi mangiare la cappella del papa'? La vuoi? Allora apri la bocca, da brava, ecco cosi'' disse mentre con la destra si era preso l’uccello in mano e con la sinistra spingeva la testa della figlia.

La cappella entro' e la bocca della figlia era tutta dilatata per la presenza di tanto cazzo.

'Di piu', dai, prendine in bocca di piu'. Cerca di ingoiare piu' che puoi.'

Sullo schermo la sua mano spingeva la testa della figlia, la quale aveva ingoiato anche una parte dell’asta. Suo padre spingeva ancora e grazie al fatto che ancora non era duro, riusci' ad entrare ancora un poco, finche' la figlia non ce la fece piu' e allora fece uscire il begone.

'Dai giocaci un po’ con la bocca, da brava. Al babbo piace, quando glielo prendi in bocca.'

Alice, inesperta, ma neanche tanto, glielo prese in mano e glielo masturbo' diverse volte. Quando la mano scendeva, l’uccello ricadeva per il proprio peso, ma il fenomeno era sempre meno evidente, perche' evidentemente il cazzone stava prendendo nerbo.

Ora la telecamera zoomava ed era possibile vedere in primo piano quella nerchia gigantesca, che cominciava a dare segni di irrigidimento. Il cordone stava cominciando a delinearsi.

'Lo vedi come si sta ingrossando? Vuol dire che al babbo piace, che stai facendo un buon lavoro. Dai continua cosi'.'

L’inquadratura si allargo' di nuovo. Nello schermo Dall'Aglio fece allontanare per un attimo la figlia e si prese in mano quel cazzo fantastico, ora completamente duro.

'Alice, guarda sullo schermo come e' grande il cazzo del papa'. Eccolo li', lo vedi come e' grosso e duro, ora?'

Lo schermo era completamente riempito da quel bestione, ma era solo quando l’inquadratura si apriva un po’ che si poteva vedere la proporzione incredibile del cazzo rispetto alle altri parti del corpo, anche se Dall'Aglio non era certo mingherlino.

Dall'Aglio alzo' la gamba sinistra e la pose sul bracciolo della poltrona e poi fece lo stesso con la gamba destra.

Adesso era in una posa che piu' oscenamente provocatoria non poteva essere.

'Vieni qui ora, che il babbo ti lecca un pochino anche lui.'

Le tolse le mutandine, la sollevo' con facilita' e la mise a testa in giu'. Le apri' le gambe in modo che la sua fica fosse proprio all’altezza della sua faccia.

'Mmh, che fichina, che hai, che profumo delizioso.'

Sposto' il corpo della figlia in modo che questa, distesa sulla sua pancia prominente, si trovasse con la faccia davanti al suo cazzo duro.

'Gioca ancora con il cazzo di papa', non smettere, fagli una sega, leccagli la cappella.'

Dall'Aglio torno' ad affondare il viso nella fichetta della figlia, mentre sullo schermo si vedevano le gambe allargate di Dall'Aglio con la faccia della figlia proprio nel mezzo. Incredibilmente arrapante la differenza fra il corpo esile di Alice e quello robusto e soprappeso di Dall’Aglio.

Alice lo masturbava con entrambe le mani e cercava di percorre tutta l’enorme asta. Poi ingoiava la cappella, ormai gigantesca. Di piu' non le entrava in bocca. Ogni tanto il padre smetteva e con la mano destra si sfregava la testa della figlia tra le palle.

'Attenzione, piccola mia. Ora il babbo sta per sborrare. Aggrappati con le gambe dietro la schiena.'

Alice si aggrappo' con le gambe dietro la testa del padre il quale pote' continuare a succhiare la fica della figlia con le mani libere. Con la sinistra schiacciava la testa della figlia, tra le gambe aperte, sulle palle e con l’altra si masturbava velocemente. Il tutto potendo guardare alla TV la scena di quell’omone, con la testa di una minuscola ragazzina affondata tra le gambe scandalosamente aperte.

'Aah, sto venendo, aah. Tra poco vedrai, bambolina, la sborra del babbo. Quella roba densa e bianca che esce dal cazzo. Eccola!'

Cosi' dicendo Dall'Aglio si alzo' in piedi, mise la figlia distesa di traverso sulla poltrona con la testa sul bracciolo, sali' di nuovo con il ginocchio sinistro sulla poltrona stessa e se lo prese di nuovo in mano. Si sporse in avanti e verso il basso, in modo da indirizzare l’incredibile cazzo verso la faccia della figlia. Se lo meno' con veemenza, con le palle che pallonzolavano seguendo il ritmo.

'Eccoti, ecco che ti arriva in faccia la sborra del babbo. Harrh. Prendi.'

Il primo schizzo colpi' la fronte della figlia come una frustata. Il ritmo della sega calo', mentre anche il secondo schizzo di sperma colpi' violentemente la guancia di Alice.

'Apri la bocca svelta'

Alice ubbidi' e Dall'Aglio ne approfitto' per ficcarvi a forza la cappellona gigantesca, mentre anche gli altri schizzi di sperma inondavano la bocca della figlia.

'Bevi, ingoia tutto.'

Quando la sborrata termino' Dall'Aglio lascio' la presa sull’uccello.

'Dai continua tu....'

Alice, sempre con la cappella in bocca, prese a masturbarlo con entrambe le mani mentre il padre si appoggiava sul davanti sul bracciolo.

'Brava, cosi'. Sei stata veramente brava, sai? Continua, che al babbo piace tenere il suo cazzo nella tua bocca.'

Poi si rivolse alla telecamera.

'Avete appena visto un papa' farsi fare un pompino con l’ingoio dalla figlia alla sua festa del diciottesimo compleanno.'


Il filmato fini'.

Io rimasi li' a fissare il nulla. Le immagini che avevo visto gia' mi mancavano. Non avevo mai visto nulla di simile, nemmeno nei miei sogni erotici piu' spinti.

'Allora, cosa ne pensa?'

'…'

'Glielo avevo detto che era roba forte.'

'Ma lei …l’ha fatto altre volte con sua figlia?'

'Diciamo anche lei me l’ha chiesto diverse volte. Ma questa era la prima volta che l’ho accontentata. Ho aspettato che compisse diciott’anni. Prima le ho solo permesso di filmarmi mentre mi facevo una sega.'

'Vuol dire che ha un altro filmato?'

'Si, la bimba l’ha visto talmente tante volte che ho dovuto doppiare la cassetta'

'Quando …quando posso vederlo anch’io?'

'Vedremo. Forse la prossima volta.'

'Perche' …perche' mi ha fatto vedere questo filmato? Non mi dira' che lo fa vedere a tutti?'

'Tutt’altro. E’ la prima persona a cui l’ho fatto vedere.'

'Allora glielo ripeto: perche' proprio a me?'

'Se l’ha scossa, me ne dispiace.'

'Scosso? Al diavolo …e' stata una cosa indicibile!'

'Ecco la risposta. Gliel’ho fatto vedere perche' qualcosa mi diceva che le sarebbe piaciuto.'

'Il che significa che ho la faccia da porco.'

'No, tutt’altro. E’ qualcosa che sentivo. Ma senta, non e' stanco di chiacchere?'

'In che senso?'

'Non le piacerebbe passare ai fatti?'

E cosi' dicendo si slaccio' la cintura della vestaglia e, semplicemente, la apri', ed io di colpo mi trovai di fronte lo spettacolo del suo corpo completamente nudo. Immediatamente il mio sguardo ando' al suo uccello, che se ne stava adagiato, non del tutto molle, fra le gambe leggermente divaricate. Come incantato, continuavo a fissarlo.

'Non ne ho mai visto uno simile.'

Dall'Aglio sembrava piuttosto divertito, oltre che orgoglioso.

'Guardi pure quanto vuole. Puo' anche avvicinarsi per veder meglio. Aspetti.'

Si alzo' dalla poltrona e dopo essersi tolto di dosso la vestaglia mi si mise in piedi davanti (io ero ancora seduto), completamente nudo, se non per le ciabatte di cuoio, con la braccia sui fianchi.

Io non riuscivo a staccare un solo momento lo sguardo.

'Non vuole toccare?'

Ero immobilizzato. Non riuscivo a rispondere, a fare niente altro che guardare quell’enorme begone penzolante fra le sue gambe.

Evidentemente Dall'Aglio capi' che doveva prendere lui la situazione in mano, perche' mi si avvicino' e monto' con le ginocchia sui braccioli della poltrona dove ero seduto, uno per parte. In questo modo mi trovavo la bestia a nemmeno una spanna dal naso.

Stranamente il mio primo movimento consiste' nell’abbracciare le sua gambe robuste e pelose. Il polpaccio, la coscia, e poi su fino al culo.

'Posso veramente?' chiesi, come un deficiente.

'Prego, si accomodi. E’ tutto suo.'

Allungai timidamente la mano destra e impugnai quell’uccello, e nel farlo divenne reale, non sogno. Ebbi la netta sensazione che non avrei mai piu' sentito fra le mani una grossezza simile.

Lo masturbai ma solamente per la stranezza di avere tra le mani un cazzo inaudito.

Sentivo un profumo strano. Avvicinai il naso e capii che era proprio il cazzo di Dall'Aglio che profumava ed in modo molto deciso di un’essenza orientale.

Desiderai in modo insopprimibile di averlo in bocca. Mi avvicinai con la bocca all’incredibile cappella e non appena aprii la bocca, Dall'Aglio butto' avanti il bacino e mi ritrovai la cappella dentro.

Lasciai la presa e contemporaneamente gli misi le mani dietro al culo spingendolo verso di me. Lo volli dentro il piu' possibile, continuavo a spingere ma l’uccello, non duro, sfuggiva da tutte le parti. Alla fine fu chiaro che tutto non sarei riuscito mai a metterlo in bocca, per cui mi arresi, sentendo la bocca, la gola, la trachea perfino, invase da tutta quella carne.

Lo feci finalmente uscire e ricadde penzoloni. Allora dal basso lo ripresi in bocca la cappella e quello che riuscii d’altro. Nel farlo nuovamente uscire lo allungai con la bocca. Ripetei l’operazione. Un paio di volte. Ogni volta, l’uccello stava sempre meno penzolante e sorprendentemente aumentava ancora di volume.

Dall'Aglio allora mi prese la testa e tenendosi il cazzo sulla pancia spinse il bacino in modo da schiacciarmi le palle sulla faccia. Si appoggio' in avanti con tutto il suo peso.

Io mi sentii invadere dai suoi coglioni morbidi e grandissimi, la cui forma sentivo chiaramente ora sulla guancia ora negli occhi o sul naso, man mano che Dall'Aglio muoveva il bacino.

Quando si allontano' il suo cazzo era completamente duro. Era spettacolare. Dovevo assolutamente misurarlo.

'Architetto presto mi dia qualcosa che lo voglio misurare.'

'Ma glielo so dire io quant’e' lungo!'

'Lo voglio misurare io.'

Si allontano' un attimo e ritorno' con un metro da sarta.

'Sapesse quante me l’hanno voluto misurare prima di lei!'

Mi stupii che non avvertisse la stonatura del genere femminile della frase precedente. Evidentemente non era tipo da andare a letto con altri uomini.

'Si sieda sulla poltrona.'

Appoggiai l’estremo del metro sull’attaccatura esterna e appoggiai il metro sul cordone, fino alla cappella.

'Trentadue centimetri. Non posso crederci. E ora la circonferenza … ventisette centimetri, dunque, vuol dire otto e mezzo di diametro.'

'Provi la cappella ora'

Sentii un timor reverenziale nell’accostare il metro alla base della cappella enorme.

'Trentun centimetri e mezzo, dieci esatti di diametro!'

'Huh, huh, esatto.'

Buttai da un lato il metro e gli presi l’uccello con entrambe le mani.

'Ma riesce a chiavare con un cazzo cosi'?'

'In effetti puo' essere un problema. Diciamo che devo spesso ricorrere a professioniste che ce l’hanno piu' larga delle altre.'

Sempre impugnando la nerchia, affondai la faccia nelle palle ritrovando la peluria e la morbidezza dello scroto.

'Se lo sarebbe aspettato un giorno di avere la faccia di un ingegnere immersa nei suoi coglioni? Dica la verita'.'

'Devo dire che non era mai rientrato tra i miei sogni erotici. Anche se confesso che e' una bella soddisfazione per un architetto.'

Mi spogliai nella parte superiore e mi tolsi i pantaloni rimanendo in mutande. Vidi che avevo perduto sperma copiosamente nell’ultima ora.

'Si metta con le gambe sui braccioli, come nel filmato'

Era strano continuare a darsi del lei, nonostante avessi in mano il suo cazzo, ma insieme intrigante.

Dall'Aglio ubbidi' e mi spalanco' le sue gambe porgendomi tutto il suo ben di Dio proprio davanti al naso. Mi strusciai con il petto sopra il suo cazzo, andavo su fino a sentirmelo sul basso ventre e poi giu' fino a che spuntava la cappella e la prendevo in bocca mentre le palle me le sentivo sulla pancia. Poi ancora su e ancora giu'. Nel mentre gli accarezzavo la parte interna delle cosce o lo abbracciavo sotto la schiena.

Dopo un po’ di quel trattamento Dall'Aglio comincio' a dare segni di essere vicino alla sborrata.

'Un architetto trova piu' soddisfazione a sborrare in faccia ad un ingegnere o in bocca?'

'In faccia, in faccia. Presto si rimetta lei sulla poltrona.'

Mi ritorno' con le ginocchia sopra i braccioli e comincio' a masturbarsi, facendo dei versi da animale.

'Tenga ingegnere, prenda in faccia la mia sborra.'

Il primo schizzo sputato da quella cappella gigantesca mi colpi' sotto il naso, il secondo sul mento, un altro sulla guancia. Poi mentre ancora se lo menava Dall'Aglio mi spinse la cappella in faccia, finche' io aprii la bocca e lui me lo ficco' dentro in modo che gli ultimi schizzi vennero bevuti con avidita' dal sottoscritto.

Dopo lo sforzo Dall'Aglio si rilasso' un poco, mentre io continuavo a succhiargli il cazzo.

Dall'Aglio diede un’occhiata al gonfiore che avevo nei boxer, e smonto' dalla poltrona. Mi tolse i boxer e poi si prese l’uccello ancora duro, cominciando a sfregare il mio. Io sentii la pressione della cappella sul mio uccello e il leggero movimento mi fece sborrare quasi subito.

Dall'Aglio fu il primo a ricomporsi, rimettendosi la vestaglia.

Anch’io presi a rivestirmi. Guardai l’orologio: le 9.40! Dovevo fare alla svelta.

'Devo scappare'

'Alla prossima, ingegnere. Ci sara' una prossima volta, vero?'

'Ci puo' giurare. A proposito, visto che ti ho appena succhiato il cazzo, penso che potremmo darci del tu.'

'Va bene. Ci conto.'

'E io conto di vedere il filmato che mi hai promesso, la prossima volta.'

'Ci pensero'. Quando ci vediamo ancora?'

'Va bene giovedi' prossimo, stessa ora?'

'Benissimo.'

Mentre salivo in macchina pensai che nonostante un uccello gigante avesse un suo fascino invincibile, alla fine le dimensioni esagerate non avevano permesso di fare tutto cio' che avrei voluto. Mi ripromisi la prossima volta di pensare a qualcosa di piu' fantasioso.

Telefonai a mia moglie dicendole che ero leggermente in ritardo, ma che ero sulla strada.


continua...

ORSI ITALIANI