ORSI ITALIANI MAGAZINE



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Magari fosse vero! (Capitolo 5)

Un racconto in 11 puntate di billone61 (billone61@libero.it)

I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


capitolo 5

FABIO, FINALMENTE

Quella sera in macchina pensai a come la mia vita, tutto a un tratto profumasse di sesso. Se soltanto pensavo alle mie future occasioni, solo quelle gia' organizzate, mi ritornava duro, nonostante avessi sborrato gia' due volte quel pomeriggio. Domani avrei rivisto Fabio. E se tutto andava come doveva andare (ma dopo la scorsa telefonata chi lo metteva in dubbio?), avrei fatto l’amore con lui. Con quel ragazzone gigantesco. E dolcissimo. Mamma mia. Mi venne voglia di telefonargli. Guardai l’ora e mi dissi, perche' no?

Feci il numero di Fabio e il cuore mi batte' quando sentii lo squillo libero.

'Andrea. Ciao, ciao' sentivo in sottofondo il rumore di una macchina in cammino.

'Ciao Fabio, scusa se ti disturbo.'

'No, tutt’altro. Anzi, ti volevo chiamare. Volevo avvisarti che sto portando la famiglia a Treviso per cui domani mattina arrivero' verso meta' mattinata.'

'C’e' li' anche tua moglie?'

'Si'

'Questo vuol dire che domani possiamo stare a casa tua?'

'Si' ovviamente rispondeva a monosillabi.

'E… senti posso… disdire l’albergo?'

'Si' mi parve di sentire un’emozione nella sua voce, ma sicuramente nella mia era evidente.

'Meraviglioso. Non ti rubo piu' tempo. A domani'

'Ciao, ciao'

Domani sera tutta la notte insieme a Fabio! Svegliarmi al suo fianco!

L’emozione rischiava di sopraffarmi.

Arrivai a casa con questi pensieri e solo quando, ormai inconsciamente, buttai un occhio in direzione della casa in fondo alla strada e vidi il Toyota Pick-up bianco, mi giunse in petto un’altra emozione improvvisa. Ora forse potevo fare qualcosa anche con il capo-cantiere della Cavazzoni!

Non sapevo nulla di lui, tranne che sua moglie era dottoressa e si era fatta operare ai polmoni e che aveva un figlio adottivo russo, oltre al fatto appunto che lavorava alla Cavazzoni, ditta di cui non conoscevo nulla, se non che lavorava, come la Cospe nel campo dei pipeline.

L’avevo sempre e solo intravisto, ma cio' che vedevo ogni volta faceva aumentare la mia curiosita' e la mia attrazione nei confronti di quell’uomo sui 45 anni, quasi calvo, tarchiato, panciuto e trasandato che ogni tanto faceva capolino davanti a casa sua.

Ma come potevo fare per scagliargli il mio incantesimo? Non gli avevo mai parlato, non aveva senso mettergli una mano sulla spalla; in piu' non lo vedevo quasi mai fuori casa. Infine avevo un solo argomento (il lavoro) su cui parlare al massimo per due minuti per cui dovevo tenermelo buono.

Era chiaro che avrei dovuto approfittare del fine settimana, quando qualche volta metteva il naso fuori di casa, ma veramente non avevo idee, tranne il fatto che non avevo nessuna intenzione per questo di desistere. Forse sarebbe stato utile conoscere il suo nome, ma come? Sfogliai l’elenco telefonico di Lesignano in cerca di indizi, ma, come temevo, tutto cio' che ricavai era che sua moglie (cui era intestato il telefono) si chiamava Ferroni. Niente da fare quindi da quel lato.


L’indomani mi misi in macchina senza alcuna stanchezza in corpo, nonostante non fossero nemmeno le 6.30.

Arrivai in Sitic, quasi contento di non avere subito l’emozione forte della vista di Fabio.

Poi pero' mi trovai ad emozionarmi non appena sentivo i passi di qualcuno in corridoio. Decisi di darmi una mossa e me ne andai da Franceschetto al secondo piano. Ci stetti fino a mezzogiorno quando Francesco mi chiamo' per la mensa.

Che sorpresa quando vidi che Fabio non era ancora arrivato. Cominciai a pensare alle cose piu' tremende e mi venne meno l’appetito, per cui mangiai poco o niente.

Di ritorno in ufficio presi il telefono, che avevo lasciato nella giacca, per chiamarlo e notai con sollievo che erano presenti ben tre chiamate perse e tutte e tre di Fabio.

Stavo per comporre il numero quando vidi finalmente il suo faccione fare capolino nel mio ufficio.

'Ciao. Ho cercato di chiamarti ma al tuo numero non rispondeva nessuno. Ho avuto qualche problema e sono dovuto partire un po’ piu' tardi.'

'Non fa niente. Son contento di vederti.'

Lui allora entro' in ufficio e si sedette e comincio' a muovere la gamba destra nervosamente come era solito fare.

'Sei nervoso?' gli chiesi

'No, e' che anch’io sono contento di vederti.' Mi guardo' con i suoi occhioni azzurri e tristi incastonati in quella faccia da cane bastonato.

'Hai poi... disdetto l’albergo?'

'Si, perche'? Ci sono dei problemi?'

'No, no. Tutt’altro. E’ perfetto. L’unica cosa magari e' che... insomma io non sono un gran cuoco, ti dovrai accontentare.'

'Quanto a questo, se non ti offendi, potrei fare una pasta io. Me la cavo abbastanza bene.'

'No, no: tu sei l’ospite. Non se ne parla nemmeno. Ah, un’ultima cosa.'

'Dimmi.'

'Cosa diciamo agli altri? Non so se e' una buona idea dire che vieni a casa mia…'

'Non preoccuparti per questo. A Francesco ho gia' detto che stasera ho un appuntamento con un amico intorno alle 18 e che tu mi dai uno strappo dato che e' sulla strada per il corso della sicurezza.'

'Magnifico. Ci vediamo dopo'

Nel pomeriggio facemmo una riunione con Fabio e Francesco sul lotto 4 di Mestre. Feci di tutto per fare bella figura nei confronti di Fabio, perche' volevo assolutamente che mi apprezzasse dal punto di vista professionale. Fui comprensivo nei confronti dei suoi errori, ma fermo, facendogli notare cosa non andava e cosa invece avrebbe dovuto fare. Venni fuori anche con una bella idea per risolvere un problema statico-contrattuale che gli suggerii, dopo averla approfondita, di proporre a Pistoni.

Feci in modo che potesse venderla come una sua idea, e piu' tardi mi disse che in cantiere era stata apprezzata molto.

Quando furono le 18.30 Fabio passo' dal mio ufficio.

'Andiamo?'

Mi colse un po’ alla sprovvista. Misi tutto in borsa e lo seguii dopo aver salutato gli altri ed essermi scusato con Antonio per la partenza anticipata.

Mi fermai alla macchina per prendere la borsa e salii sulla Punto Sitic di Fabio.

'Eccoci qui. Ci vuole molto per arrivare a casa tua?'

'Un’ora circa'

Durante il tragitto non parlammo molto di noi, quanto piuttosto di lavoro. Io non sapevo come affrontare l'argomento e lui era troppo timido per farlo.

Quando eravamo gia' usciti da Milano mi feci forza e gli chiesi:

'Mi hai sorpreso ieri mezzogiorno quando mi hai chiamato.'

'Ecco, riguardo a quello …senti mi dispiace. Sono stato un animale.'

'Non volevo fartene un rimprovero.'

'Sono io che me lo faccio. Veramente non avrei dovuto essere cosi'… materiale. Ma il fatto e' che, credimi, questa settimana e' stata abbastanza dura per me.'

'Cosa e' successo?'

'Niente, niente. E’ che… insomma io sono sempre stato eterosessuale, devi credermi.'

'Ti credo infatti'

'Davvero? Beh in effetti e' proprio cosi'. Anzi, a dirla tutta gli omosessuali mi hanno sempre fatto un po’ schifo.'

'Mi sembrava che il disgusto non lo nascondessi nemmeno. D’altra parte, l’unica cosa che non mi e' piaciuta di te e' proprio questa intolleranza verso i diversi, intesi in senso lato. Anche se in fondo penso sia una posa'

'Lo pensi davvero?'

'Si, penso che tu lo faccia per timidezza, per recitare la parte del burbero che non sei.'

'Ma e' cosi' evidente?'

'Non so se e' evidente. Questo e' quello che penso io. Cosi' come penso che se per caso qualcuna di quelle ragazze cui rivolgi sottovoce un invito ‘a dartela’, rispondesse a tono alle tue avances, saresti forse un po’ in difficolta''

'Mi sai che mi hai sgamato bene. In effetti non sono poi quell’orco cui mi atteggio. E quando dicevo che gli omosessuali mi facevano schifo, non lo dicevo per una questione morale, ma per una semplice questione di gusto personale. Mi piacciono le donne, a me.'

'Mi sembra che non ci sia nulla di strano in cio'.'

'Si, infatti. Lo strano e' lo stato in cui mi sono trovato in questi giorni e che mi ha portato a fare quella telefonata disgraziata.'

'Quelle telefonate.'

'Lo sapevo che mi avevi sgamato anche la prima volta. Ma allora mi ero semplicemente dimenticato che quando telefoni sul cellulare appare il nome del chiamante.'

'Insomma, vuoi dirmi che hai scoperto delle ‘inclinazioni’ diverse dal solito?'

'Ecco, direi di si'. Ma il fatto e' che non sono cambiato.'

'Cioe'?'

'Cioe' mi piacciono ancora le donne e molto. E mi fanno ancora schifo gli uomini, sessualmente parlando. Con una sola eccezione.'

'…' Non volevo rovinare la mia prima dichiarazione con qualche commento leggero a distendere la tensione.

Fabio si volto' verso di me prima di pronunciare la parola magica: 'Tu'

'…'

'Non so perche', ma ho anche l’impressione, quasi la certezza…' faceva fatica a pronunciare quelle parole, '…che anche tu sia attratto da me'.

Capitolai.

'E’ cosi' infatti'

E cosi' dicendo gli presi la mano che aveva sul cambio con entrambe le mie e me la avvicinai al viso. Aveva delle mani stupende, grosse e grassocce. Mi accorsi di quanta importanza io dessi alle mani. Mani affusolate, nodose, unghie appuntite, avrebbero avuto un influsso notevolmente negativo. Ma quelle di Fabio erano proprio mani da amare. Baciai la sua mano e poi di nuovo la posai sul cambio.

Fabio si volse verso di me e mi sorrise in modo molto dolce.

Proprio in quel momento accosto': eravamo arrivati sotto casa sua.

Lo seguii mentre salivamo le scale in silenzio. L’odore di condominio diede intimita' al nostro incedere.

Finalmente apri' la porta ed entrammo.

Fabio, era evidente, non era abituato ad avere ospiti e fu piuttosto impacciato nel suo tentativo di essere cortese.

'Accomodati. Dammi pure i tuoi vestiti'

'Vuoi che mi spogli subito?' dissi per alleviare la tensione, ma mi pentii di questa iniziativa. Arrossi' in modo evidente. Per recuperare, risi rumorosamente, e lui fu contento di ridere con me, mentre prendeva il mio cappotto.

Di ritorno mi invito' a sedermi sul divano e a vedere la televisione, mentre lui preparava qualcosa da mangiare.

'In realta' ho preparato tutto ieri sera, per cui devo soltanto scaldare il sugo e mettere su l’acqua per la pasta. Poi, se ti va, ho fatto del vitello tonnato.'

'Certo che mi va. Ma non dovevi disturbarti'

'Nessun disturbo. L’ho fatto volentieri'

Lo guardai mentre, con sufficiente disinvoltura armeggiava con pentole e cucchiai di legno. Era evidente che non era completamente a digiuno con l’arte della cucina, anche se non riusciva a dissimulare una mancanza di consuetudine.

'Posso dare una mano?'

'Non c’e' bisogno, davvero. Non ci vuol molto.'

'Ma qualcosa ci sara' pur da fare! Manovalanza pura intendo. Che so, un classico: grattare il formaggio?'

'Ecco quella e' una cosa che non mi piace molto fare.'

'Perche' a qualcuno piace grattare il formaggio?'

Parve dubbioso 'Hai ragione. Faccio io allora'

'Ma dai! Stavo scherzando. Dai qua.'

Mi sembrava che con il tempo in lui, anziche' aumentare la confidenza nei miei confronti, questa diminuisse, tanto che pensai che, se avessi lasciato a lui l’iniziativa, la serata avrebbe rischiato di non corrispondere per nulla alle aspettative.

D’altra parte io non e' che sapessi effettivamente come comportarmi. Finora, negli altri casi, avevo lasciato che gli eventi mi trascinassero, per cui ero un po’ spiazzato.

Gli spaghetti non erano male, anche se ne avevo mangiati di migliori, e la salsa del tonnato era di quella compera, era evidente.

Lui continuava a ripetere che la pasta era scotta, insipida, il sugo era bruciato, la carne era dura, era evidentemente teso. Io continuavo ad attenuare le critiche, ma la situazione si stava ancora di piu' raffreddando. Non parlavamo che di mangiare. Qualche volta il discorso cadeva su Francesco, ma poi cadeva nel vuoto.

Mi sentii le forze scemare cosi' come la voglia di continuare una serata nata male. Decisi, finito il caffe', pessimo tra l’altro (ma forse ero ormai io che ero diventato intollerante), di fare una mossa inaspettata.

'Sono piuttosto stanco. Posso sapere dove dormiro' questa sera?'

'Come stanco? Dormire... ecco, io veramente avevo pensato che… che stupido. Puoi dormire nel mio letto. Io staro' qui sul divano.'

'No, non voglio disturbarti ulteriormente. Dormiro' io nel divano.'

'Senti, non se ne parla nemmeno. Ho detto che tu starai nel letto grande. Ho cambiato questa mattina le lenzuola apposta per… lasciamo perdere.'

'Che c’e', Fabio?'

Lui si era voltato sconsolato 'Niente, niente'

'D’accordo, sei molto gentile. Ti dispiace se faccio una doccia?'

Lui parve un po’ riaversi. 'Una doccia? No, certo che no. Ti do un salviettone'

'Mi fai un grosso favore. In effetti io non l’ho portato.'

'Ecco qui. Io intanto lavero' i piatti.'

MI dispiaceva vederlo cosi' evidentemente affranto. D’altra parte non era che avesse avuto una gran reazione, di fronte allo sfumare di ogni speranza riguardo alla serata. E dire che probabilmente non si sarebbe presentata di nuovo un’occasione cosi' ghiotta. Noi due soli in casa sua.

Mentre facevo la doccia pensavo a come recuperare la serata. Provavo a ricordare le aspettative che mi avevano tanto eccitato nei giorni precedenti. Quando uscii dalla doccia in pigiama, mi sentii un po’ scemo.

'Se vuoi guardare la televisione il telecomando e sul tavolo. Faccio anch’io la doccia.'

Non risposi: Fabio aveva il dono di ammutolirmi.

Accesi la televisione e guardai distratto qualche fotogramma, finche' sentii lo scrosciare della doccia.

Provai a concentrarmi su quello che stava succedendo in bagno. Il suo corpo nudo, maestoso, avvolto dall’acqua e dal sapone. Non poteva finire cosi'…

Pensai alla conformazione del bagno e ne dedussi che probabilmente si aveva un’ottima visuale se qualcuno avesse spiato dal buco della serratura. Ero un po’ fuori allenamento, ma un tempo ero stato un esperto di questo genere di cose.

Mi avvicinai silenziosamente e appoggiai l’occhio alla serratura. In effetti si vedeva tutto il bagno e in fondo, lateralmente dentro il box si intravedeva la sagoma di un corpo nudo.

Mi sembro' ancora piu' grosso di quanto mi aspettassi. I movimenti, in se' assolutamente innocenti, schermati dal vetro satinato del box, assumevano un nuovo connotato piu' libidinoso.

La salivazione mi si azzero' per la tensione mentre attendevo che Fabio uscisse. Finalmente e con un tuffo al cuore, il rumore dell’acqua fini'. Si senti' un sospirone e la porta del box si apri'. Prima usci' la gamba destra, esitante, in cerca della ciabatta, poi mentre il piede trovava e infilava la ciabatta il bacino si protese un po’ in avanti e si intravide prima la pancia e poi finalmente i genitali.

Infine, con decisione, tutto il corpo usci' e mi trovai davanti, anche se solo per un attimo (ma che attimo) un maestoso, fantastico, corpo nudo. Perfetto. Di piu', forse. Un corpo come io l’avevo sempre sognato.

Mentre io mi sdilinquivo in tali apprezzamenti, Fabio si volto' per prendere l’accappatoio, e mi accorsi di non essermi per nulla concentrato sulle dimensioni del suo uccello. L’unica cosa che mi era rimasta era che mi sembrava proporzionato con tutto il resto e cio' mi bastava.

Ne approfittai per apprezzare anche lo scultoreo didietro che avevo ammirato tante volte. Tondo, muscoloso, leggermente all’infuori. Tutto concorreva a dare l’impressione di un corpo di un ex atleta (ginnasta, pugile, nuotatore) da tempo inattivo, anche se lui aveva sempre palesato la sua avversione per ogni tipo di sport.

Ancora un attimo rubato e poi il momento magico si concluse, lasciandomi un rimescoli'o interno, di desiderio, di voglia di abbracciarlo, che in qualche modo non potevo ignorare.

Stetti ancora a guardarlo mentre si asciugava, infagottato dall’accappatoio, aspettando il momento (ecco che arrivava) in cui si sarebbe massaggiato i genitali, nella speranza di intravederli ancora una volta, ma non successe.

Ero li' che non riuscivo a decidermi ad andare via, aspettando il momento in cui si sarebbe liberato dell’accappatoio per rivestirsi, quando lo vidi cercare e non trovare, qualcosa. Capii che era il ricambio che non aveva portato con se', per cui decisi di allontanarmi, prima che uscisse e mi cogliesse sul fatto.

Mi sedetti veloce sul divano, con il cuore a mille, come sempre quando hai appena fatto una cosa molto rischiosa, ma la mia agitazione era anche dovuta al fatto che volevo escogitare qualcosa per cogliere l’occasione.

Dove avrebbe cercato il ricambio? In camera sua, certo. Quindi era la' che dovevo andare. Presi il primo giornale che mi capito' sotto mano e corsi quasi in camera da letto. Mentre mi sdraiavo, sentii la porta del bagno aprirsi.

Quando Fabio entro' in camera, il suo sguardo di imbarazzo, si tramuto' in sorpresa, che sul momento non capii.

'Mi sono dimenticato il ricambio…' si scuso', indirizzandosi verso il como', e mentre si avvicinava, accennando al giornale che avevo in mano, aggiunse 'Non sapevo che ti interessassi di maglia…'.

Guardai la foto della rivista che raffigurava una pubblicita' di una marca di calze da donna, con un’attrice famosa, tutta gambe, sorridente verso l’obiettivo, nell’atto di togliersi i collant. Girai la rivista e scopri che si chiamava ‘L’uncinetto’.

Stavolta fui io ad essere imbarazzato. Sentii che stavo arrossendo e lui cerco' di venirmi in aiuto.

'Guarda che non c’e' nulla di male. Delle volte anch’io mi trovo a sfogliare delle riviste da donna… anche se di solito io guardo solo le figure' e si mise a ridere, come a dire ‘ci sono di quelle sventole…' Il suo sorriso mi restitui' per un attimo il Fabio che mi aspettavo.

'Si, in effetti, non e' stata una scelta felice, ora che mi sovviene'

Si volto' per prendere mutande e maglietta dal cassettone. Poi sembro' indirizzarsi nuovamente fuori dalla camera, con quel suo incedere caracollante.

'Aspetta' dissi io.

Lui si volto'.

'Mi dispiace che tu dorma sul divano. Perche' non stai qui anche tu? Di spazio ce n’e' per entrambi.' Cercai di fare una smorfia ammiccante, anche se non ero sicuro che avesse capito.

'Non so… veramente avevo capito che…' dopo un’esitazione sembro' infine decidersi 'Comunque, se per te va bene, per me va ancora meglio'

'Vada cosi' allora.'

'Mi vado a cambiare e torno' e si volto' per uscire.

'Aspetta, Fabio. Resta qui.' Riuscii ad aggiungere con un filo di voce: 'Voglio vedere'

'Eh, come?' Poi sembro' capire l’allusione e divenne rosso come un peperone. 'Dai, non e' il caso.'

'E’ il caso, si'. Ti assicuro che e' proprio il caso. Voglio guardarti mentre ti cambi'

'E’ che un po’ mi vergogno.'

'Di chi? Di me? Insomma, siamo fra uomini no?'

'Ecco, non e' che sia molto orgoglioso del mio corpo. Sono grasso come una vacca'

'Fabio, non devi preoccuparti di quello. Se sono qui e' perche' io non la penso cosi'. Non credi?'

'…'

'Senti. Devi credermi se ti dico che non potrai essere una delusione per me. A me e' gia' bastato guardarti le mani, per capire che mi piacerai'

Fabio ancora non disse nulla ma accenno' un sorriso furbo dei suoi. Mi sembrava che mancava solo l’ultima spintarella.

Mi misi seduto sul letto a gambe incrociate.

'Su forza. Tiriamo via questo accappatoio. Abbiamo pagato per lo spettacolo.'

Fabio prese in mano la corda dell’accappatoio, ma poi si fermo'.

Mi avvicinai allora a lui.

'Vuoi che faccia io?' gli chiesi.

Ebbe una reazione.

'No, no, faccio io. Non dirmi che non ti ho avvertito, pero'.'

Si volto' e si tolse l’accappatoio, mettendolo su una sedia. Poi si volto' coprendosi i genitali con entrambe le mani.

'Wow!'

Il suo era un corpo immenso. Le braccia erano possenti, il petto muscoloso e coperto di peli biondi finiva in corrispondenza della rotondita' della pancia, prominente ma non troppo (almeno secondo i miei canoni). Le gambe poi erano veramente da sballo, due tronchi massicci che alla base presentavano due piedi tozzi e larghi.

'Notevole. Veramente notevole. Ora voltati un attimo… Non preoccuparti, non mi interessano in genere i culi degli uomini. Ma il tuo mi ha sempre incuriosito'

Fabio si giro' facendomi rimirare l’attaccatura alta di quel sedere che pareva scolpito, tanto era perfetto.

'Formidabile'

Fabio si volto' di nuovo. Era li' in piedi davanti a me ed evidentemente non sapeva piu' che fare.

'Per l’esame completo mi manca solo una cosa ora.' E cosi' dicendo ammiccai alle mani che tentavano di coprire i genitali.

Fabio si mise a ridere, tutto rosso, specie le orecchie, l’una piu' a sventola dell’altra, ma non si mosse.

'Senti Fabio. Il motivo per cui siamo qui, lo conosciamo entrambi. Non sono venuto qui solo per gustare la tua cucina o approfittare di un posto letto. Mi sembra che, dei due, sei stato tu che hai preso l’iniziativa.'

'E’ che qui c’e' troppa luce. Non c’e' abbastanza atmosfera. Non mi sono mai trovato in questa situazione, neanche con una donna.'

Provai a mettermi nei suoi panni e convenni che la sua posizione non era invidiabile. Per cui gli venni incontro.

'Hai ragione. Senti, facciamo cosi'. Adesso io spengo la luce principale e accendo questa lampada. Tu vieni qui e vieni sotto le coperte. Che ne dici?'

'Va bene'

La cosa, mi rendevo conto stava diventando un po’ troppo fredda e automatica. Non si era creato ancora il clima giusto.

Fabio si infilo' nelle coperte. Decisi di spogliarmi anch’io, prima di imitarlo.

'Sembriamo marito e moglie, adesso' dissi 'anche se non so chi e' il marito e chi la moglie'

'Sicuramente sono io il marito, che discorsi!'

'Beh, quand’e' cosi', a te spetta l’iniziativa'

Rise. Si giro' appoggiandosi col braccio sinistro e mi guardo' ancora ridendo.

'Hai un sorriso stupendo. Vederti ridere mi fa bene'

Si avvicino' con il suo faccione al mio e poi si ritrasse. Ero stufo di quella manfrina.

'E’ che… non ho mai baciato un uomo.'

Qund’era cosi'… mi alzai abbracciandolo con la sinistra e lo baciai con passione appoggiando le mie labbra alle sue.

Lui dapprima subi' la sorpresa, poi sentii il suo braccio possente circondarmi le spalle e la sua bocca si apri'. Le nostre lingue si cercarono, la mia piu' guizzante, la sua piu' sonnolenta.

Sentivo sul petto il contatto con il suo petto.

Avrei voluto strofinare i miei genitali contro i suoi ma non volevo offendere la sua sensibilita', perche' io ce l’avevo gia' duro.

Mi limitai a strofinare il petto contro il suo, a baciargli il collo, finche' lui si abbandono' sulla schiena. Ora era in mio possesso. Gli baciai il petto e scesi fino alla pancia. Capii dalle sue reazioni che era ancora teso. Non era ancora il momento di scendere ulteriormente. Risalii per nuovamente baciarlo. Lui sembro' apprezzare, poiche' mi prese il viso tra le mani (le sue mai sul mio viso!).

Lo scavalcai e scesi di nuovo. Finalmente sentii sulla parte inferiore della pancia il contatto con i suoi genitali. Dolcemente, senza schiacciare, sfregai la pancia e la sensazione di morbidezza quasi mi sopraffece.

Fabio allargo' le gambe, come ad invitarmi a continuare. Io scesi, lentamente, continuai a scendere. Ora il gonfiore dei suoi genitali lo sentivo sul petto, mentre gli baciavo la pancia. Riuscivo a distinguere in particolare il nerbo dell’uccello che stava cominciando a irrigidirsi.

Finalmente vidi davanti al mento l’inizio dei peli del pube, chiari, mentre sentivo il contatto dell’uccello sul collo.

La mia voglia aveva raggiunto vertici parossistici, mentre abbassai lo sguardo e vidi, disteso languidamente sulla sua destra il membro di Fabio. Era chiaro, la pelle sottilissima lasciava scoperta la parte terminale della cappella, in modo da rendere visibile il taglietto. Forse per contrasto con il candore roseo della pelle dell’asta, la cappella sembrava molto scura, violacea. Il cazzo, pur non duro, era largo, leggermente piu' stretto in punta che alla base ma non in modo accentuato come quello di Baldovin.

Le palle erano gonfie e tendevano la pelle dello scroto. La voglia di morderle era invincibile.

Guardai Fabio, il quale aveva abbassato la testa sul cuscino e chiuso gli occhi.

Annusai e come era da aspettarsi dopo fatto la doccia sentii solamente odore di buono.

Finalmente abbandonai ogni remora e affondai la faccia quasi in preda ad un raptus. Feci roteare la faccia in modo da sentire il contatto con il begone e con le palle in tutte le parti del volto. Non riuscivo a smettere, sarei rimasto li' per ore e il profumo leggero di sudore mi attizzava ulteriormente.

Dapprima Fabio al mio affondo reagi' stringendo le gambe e rannicchiandole. Poi si distese. Apprezzava, evidentemente, il suo cazzo lo dimostrava, poiche' veniva sbattuto a destra e a sinistra ed era sempre piu' duro.

Era ancora coperto, anche se la cappella faceva capolino sulla punta.

Lo presi in mano. Le mie dita non riuscivano a toccarsi, tanto era largo. Lo scappellai ammirando la cappella violacea che sormontava il biancore della pelle dell’asta.

Avevo troppa voglia di riceverlo in bocca, ma volevo allungare quel momento il piu' possibile. Gli leccai le palle, constatandone la compattezza. Ripetei l’operazione, dal basso all’alto e lasciandole ricadere. Guardai ancora il cazzo di Fabio, mentre dolcemente glielo menavo.

Infine mi decisi, non potendo resistere oltre, e gli baciai la cappella, lucida e morbida, prima di prendere in bocca tutto l’uccello, violentemente, cercando di ingoiare quanto piu' possibile. Sentii quasi male in fondo alla gola, prima di alzare la testa per fare uscire lentamente il cazzo bagnato dalla mia saliva.

Cominciai ad andare su e giu' con la testa, aiutandomi con la mano, che seguiva il ritmo del pompino.

Fabio aveva finalmente alzato la testa. Ora non era piu' preoccupato di nulla e, alzandosi sui gomiti, prese a guardare le mie evoluzioni sul suo cazzo.

Sentii la sua mano sulla testa. La volevo, quella manona, per cui la presi e me la misi sulla guancia. Poi mi tolsi l’uccello di bocca e feci in modo che se lo prendesse in mano.

Stetti un po’ a guardare quella mano stupenda avviluppata attorno all’uccellone, apprezzandone l’armonia delle proporzioni. Baciai la sua cappella e vedevo che lui mi porgeva ancora il cazzo, invitandomi a proseguire.

Io lo feci, riprendendoglielo in mano, ma prima lo volli masturbare un poco, per poter vedere quel corpo gigantesco nudo tutto per intero.

Mi alzai un poco e presi a menarglielo in modo piuttosto vigoroso, mentre con la sinistra gli accarezzavo l’interno delle gambe massicce. Lui abbandonava la testa all’indietro, per poi guardare un poco cosa succedeva e ancora riversare all’indietro la testa.

Stava cominciando ad avvicinarsi il momento clou, perche' lui aveva aperto maggiormente le gambe.

Allora io tornai alla carica e glielo ingoiai tutto. Poi mi dedicai alla parte superiore dell’uccello lavorando a piu' non posso di lingua, mentre continuavo inesorabile nella sega.

'Attenzione' disse Fabio quasi sottovoce ed era la prima parola che uno di noi due pronunciava da ormai diverso tempo.

Era un modo insolito, troppo composto e timido, per dire che stava venendo.

Vedendo che io non smettevo e continuavo a tenere il suo uccello saldamente in bocca, lui parve divincolarsi, quasi a cercare di portare il momento piu' in la', di scongiurarlo. Ma questo non era nelle sue forze, dal momento che io non smettevo.

'Attenzione, Andrea. Ho paura che non ce la faccio piu''

Di colpo mollai tutto. Il suo cazzone se ne stava dritto come un fuso, pulsando in modo evidentissimo secondo le montate del suo sperma. Ma mi ero fermato appena in tempo.

Fabio che, dicendomi di stare attento voleva solo farmi la gentilezza di evitare di sborrarmi in bocca (non mi conosceva, il puro), ci rimase un po’ male di quella repentina svolta e quindi allungo' la mano, poiche' aveva superato il punto di non ritorno. Io pero' gli presi la mano impedendogli di arrivare il cazzo e stetti a guardare il dondolare di quel cazzone, che sembrava disperatamente bisognoso di un’ultima spinta.

Una goccia di sperma fece capolino e usci' timida, mentre Fabio mi guardava implorante. Voleva protestare ma io gli feci segno di stare zitto con il dito sulla bocca.

Quando pensai che il momento era passato gli leccai la goccia di sperma e a bruciapelo, glielo ripresi violentemente in bocca e ricominciai a spompinare come un ossesso.

Stavolta Fabio non riusci' a stare fermo. Le gambe si aprivano e chiudevano, il bacino veniva spinto verso l’alto. Mise entrambe le mani sulla testa e quando finalmente sentivo che stava montando una sborrata gigantesca, cerco' con le mani di sollevarmi il volto.

Io ovviamente lo ignorai: non mi sarei perso una goccia del suo sperma per niente al mondo.

Alla fine capita l’antifona e ormai ad un punto troppo avanzato, Fabio si arrese e se ne usci' con un verso roco e potente insieme.

'Aaaaahhrrhhrr'

Vidi il suo bacino alzarsi e mentre sentivo la bocca riempirsi della sua sborra, finalmente le sue mani mi invitarono a rimanere li' a continuare cio' che stavo facendo.

Mentre facevo questo, avevo abbassato il mio cazzo fino a che lo riuscii a strofinare sulla sua gamba. Incredibile a dirsi ma, senza nemmeno toccarmelo, venni anch’io proprio in quell’istante.

Il getto di Fabio era molto abbondante. Io continuai il pompino, sempre piu' lentamente, fino a che il cazzo aveva perso un po’ del suo nerbo.

Poi mi alzai e andai in bagno. Presi della carta igienica.

Quando tornai Fabio era li' nudo, gigantesco, con le mani sotto la testa, soddisfatto, non c’e' che dire.

Gli pulii la gamba del mio sperma (probabilmente non se ne era nemmeno accorto). Mi distesi di fianco a lui e lui mi mise un braccio dietro la testa. Coprii le nostre nudita' con le coperte.

'Com’e' allora stare con un uomo?' gli chiesi mentre mi godevo l’intimita' del contatto dei nostri corpi appagati.

'Fantastico. Di piu', probabilmente.'

Avevo la testa nell’incavo della sua ascella sinistra, di cui sentivo il leggero odore muschiato del sudore, e con la sinistra gli accarezzavo i peli del petto e della pancia.

'Sai, Fabio, penso che mi stia innamorando'

Non rispose. Con la mano sinistra pero' mi accarezzo' il viso. A me come risposta bastava.

Poi mi venne in mente che la frase era un po’ compromettente.

'Voglio precisare che non ti voglio mettere nei casini e che non te ne generero' mai in futuro. So cosa vuol dire avere una famiglia: anch’io ne ho una e non ho nessuna intenzione di compromettere nulla. Semplicemente volevo dire che quando mi vorrai io saro' li' per te'

'E’ bello sentirtelo dire. Sai, devo dire che la tua frase un po’ mi ha spaventato, ma non per il significato da parte tua. E’ che mi faceva porre a me stesso un interrogativo. Se posso cioe' ancora pensare alla mia famiglia come prima. Cosa sento in effetti io nei tuoi confronti. Ti confesso che anche per me non e' solo sesso.'

'Senti, ti faccio una proposta. Viviamo la nostra vita, godiamocela, stiamo insieme quando lo vogliamo e poniamoci poche domande.'

'Una domanda pero' ancora te la devo fare: come si fa a mettere su una famiglia se sei omosessuale?'

Volli pungolarlo un po’.

'Potrei fare la stessa domanda a te.'

'Ma io non sono omosessuale!' Protesto', come era logico.

'E allora perche' dovrei esserlo io?'

'Beh, ecco, io non farei mai ad un uomo quello che hai fatto tu a me. Sicuramente non lo farei con tanta passione…'

'Si vedeva, eh, che mi piaceva? In effetti e' cosi'. Si' sono omosessuale. Da piccolo per questo ho molto sofferto, anzi ancora di piu' da giovane. Pensa che a vent’anni esatti, ho perfino cercato di uccidermi.'

Mi si allontano' e mi guardo' in faccia, come a dire, ‘dici sul serio?’.

Per tutta risposta gli feci vedere la cicatrice nel polso sinistro.

'Devo dire che fallii per un solo motivo: odio il dolore, e, ti assicuro, tagliarsi le vene fa male. Per cui risulto' che non ero riuscito ad arrivare troppo in profondita'. Ma paura di morire, quella non ce l’avevo. Piuttosto rabbia perche' mi rendevo conto che, per morire avrei dovuto perdere piu' sangue di quello che effettivamente usciva dal mio polso.'

Mi strinse forte a se' con il suo braccio possente.

Stavo cosi' bene che, in una pausa di qualche minuto, mi addormentai.


Mi svegliai dopo molto tempo quando Fabio mi tolse il braccio da dietro la testa e si volto' dall’altra parte. Era buio, per cui mi girai anch’io e mi riaddormentai.

Quando fu mattino ci sveglio' il fastidioso allarme del telefonino di Fabio. Erano la sei. Lui si alzo' e ando' a scartabellare nell’altra stanza fino a che riusci' a farlo tacere. Rimase di la' qualche minuto durante il quale io andai in bagno a pisciare e mi misi mutande e maglietta. Quando torno' in camera anche lui aveva indossato la biancheria intima. Il mio occhio cadde subito sul gonfiore invitante delle sue mutande.

'Cosa mangi per colazione di solito?'

'Di solito caffelatte e biscotti. Oggi pero' avrei voglia di mangiare qualcos’altro.'

'Cosa per esempio?' mi chiese lui, ma supponevo stesse immaginandosi la risposta.

Mi avvicinai a lui e gli misi la mano sinistra sui coglioni 'Un bel cazzo, per esempio. Si, un bel cazzone e' proprio quello che mi ci vuole.'

Intanto con la mano glielo palpavo.

'Ma dobbiamo andare…'

'Se sei un ospite come si deve, non puoi negarmi un desiderio cosi' minuscolo.' Sentivo che il suo uccello stava rispondendo alle mie attenzioni.

'Guarda, io mi distendo sul letto e non mi muovo se non fai qualcosa'

E cosi' feci. Lui mi guardo' e mi fece uno dei suoi soliti sorrisi.

'Sai che sei proprio un bel tipo? Avrei in effetti una certa voglia di schiaffartelo …'

'Stavi dicendo ‘nel culo’? Perche' guarda che a me non dispiacerebbe. Anche se a dire il vero, Fabio, non e' da signore, al primo appuntamento.'

'Il problema e' che non ho preservativi.'

"Ok. Allora te lo faro' solo vedere"

Mi girai sul letto abbassandomi i boxer. Protesi il culo, che mi ero rasato dopo l’inculata di Baldovin. Aprii i glutei per fare vedere lo sfintere.

'Non vuoi nemmeno appoggiare il tuo uccello fra le mie chiappe?'

Fabio evidentemente era attratto. Mi voltai per guardarlo, proprio mentre lui si tolse infine gli slip. Il suo cazzo era gia' quasi duro. Mi rimisi a novanta gradi sempre tenendomi aperte le chiappe. Lui mi venne dietro. Sentii il contatto del suo cazzo sulla pelle sensibile dello sfintere. Lo aveva messo longitudinale alla feritoia fra le due chiappe e ora lo faceva andare avanti e indietro. Cercavo di immaginare la cappella che si copriva e scopriva, la punta che, fino a che non fosse stato duro, si incurvava verso il basso. Sentivo le sua palle quando spingeva con il bacino.

'Mio Dio. Mi fa venire una voglia.'

'Girati' mi disse.

Io obbedii, un po’ deluso per dire la verita', perche' sembrava un ordine liquidatorio.

Fui sorpreso e positivamente quando pero' lui mi venne sopra a cavalcioni.

'Se per colazione vuoi veramente mangiarti un cazzo vedro' di accontentarti'

Alzo' il cuscino dietro la mia testa, mi alzo' con le braccia in modo che la mia testa si appoggiasse allo stesso, verticalmente. A gambe larghe e inginocchio, cercando di non schiacciarmi, avvicino' il bacino in modo che io mi trovai davanti agli occhi il suo bestione duro che puntava dritto a me, con la cappella scoperta solo sulla punta.

Se lo prese in mano e se lo scappello'. Protendendo il bacino me lo pose sugli occhi, sulla guancia, sul collo, sotto il naso.

Poi si tenne l’uccello attaccato alla pancia e avanzo' ancora in modo da presentarmi davanti agli occhi le palle gonfie.

'Ti va un antipasto? Ti farei assaggiare un po’ le mie palle.'

Spinse il bacino e mi schiaccio' le palle sulla bocca. Io non me lo feci ripetere e le baciai, le presi in bocca. Poi mi abbassai con la testa e lavorai dal basso verso l’alto, mordicchiando, leccando, ingoiando. Fabio aveva lasciato il cazzo che ora mi dondolava, duro, in faccia, e si era appoggiato con le mani sulla testiera del letto.

Gli leccai la fine dello scroto, fin verso il buco del culo. Fabio gradi' perche' sollevo' una gamba in modo da aprirle maggiormente. Io allora gli leccai il buco del culo, glielo succhiai. Poi di nuovo affondavo il naso nei coglioni morbidi e aggrappandomi sulla gamba, mi tiravo su e leccavo tutta l’asta turgida.

'Mamma mia. Che roba. Senti prendimelo in bocca, perche' io non ce la faccio gia' piu'.'

Io mi sollevai e di nuovo mi trovai davanti il cazzone dritto che Fabio mi porgeva con la mano sinistra, mentre con la destra mi spingeva la testa verso l’uccello.

Glielo presi in bocca, tenendogli il culo con entrambe le mani, e cominciai a spompinarlo.

Sentivo che Fabio era gia' prossimo alla sborrata, perche' era lui che muoveva avanti e indietro il bacino.

Glielo presi in mano e alzai lo sguardo. 'Ci sei?'

'Si che ci sono. Sto arrivando'

E io lo sentivo che stava arrivando. Soltanto qualche colpo sarebbe bastato e via.

Allora io per rendergli piu' lungo il godimento rallentai enormemente le operazioni. Andavo giu' con la mano e insieme glielo ingoiavo piu' che potevo, poi risalivo e mentre mi usciva di bocca la mano saliva. E poi scendevo. Fabio muoveva il bacino, voleva scoparmi piu' in fretta. Io non lo assecondavo, ma continuavo con il mio ritmo lento. Senza fermarmi pero'. Sapevo che il climax stava arrivando. Fabio ormai ogni volta che il suo cazzo entrava nella bocca spingeva in avanti il bacino e gemeva sempre piu' a lungo.

'Hah …. Haah …. Haaah …. Haaaah'

Finche' sentii la sborra rimontare l’asta e Fabio non ce la fece piu'. MI schiaccio' con tutta la possanza del suo corpo, spingendo il bacino e ficcandomi l’uccello in gola, cosi' in gola come non mi era mai entrato.

A quel punto si' che lo assecondai, e, aiutandomi con la mano, lo masturbai.

'Eccola. Mamma mia. Haaaaaah'

Fabio mi sborro' in bocca, ma subito tolse l’uccello e io lo continuai a masturbare, in modo che gli schizzi successivi mi colpirono in faccia.

'In faccia, si'. Prendila in faccia'

Glielo ripresi in bocca e gli succhiai le ultime gocce.

Fabio sospiro' diverse volte per l’appagatezza e, senza dirmi nulla, mentre glielo lavoravo, si giro', mi abbasso' i boxer e me lo prese in mano. Sentii la sua mano enorme e calda attorno al cazzo. Appena comincio' a masturbarmi, con il suo cazzone ancora in bocca, gli sborrai in mano.


Ci vestimmo in silenzio, ma non era un silenzio imbarazzato. Sapevamo entrambi cosa avevamo appena fatto e cosa questo poteva significare.

Nulla sarebbe stato piu' come prima, su questo non c’era alcun dubbio.


continua...

ORSI ITALIANI