ORSI ITALIANI MAGAZINE


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Helios

Un racconto di Antonio



Non ho mai raccontato quanto vi apprestate a leggere. Non ne ho mai parlato a nessuno. Prima la vergogna, poi la delusione, poi la rabbia, mi hanno sempre impedito di parlare. Adesso posso farlo. Adesso che mi e' tutto piu' chiaro, che non ho piu' vergogna, non sono piu' arrabbiato.
Era l'estate del 1989. Avrei compiuto 19 anni ad ottobre. Finalmente in vacanza da solo, in Grecia, trascorrevo le giornate come tutti i giovani in vacanza, d'estate, in Grecia.
Vivevamo fra la spiaggia e la discoteca, arrampicati su qualche scoglio a prendere il sole. O in barca, a qualche centinaio di metri dalla costa, la' dove transitavano i bellissimi yacht dei miliardari americani. Questo durante il giorno. La sera la festa era tutta per noi, fra uno spinello e una figa con la quale limonare.
Erano almeno 10 anni che andavo in vacanza da quelle parti.
Prima con i miei genitori e con tante regole e orari e cose da non fare e gente da evitare. Ma ora ero finalmente solo, con gli amici di sempre.
Quel giorno, verso la fine dell'estate, eravamo in tre: Io, Andreas e Mathias.
Avevamo raggiunto un piccolo isolotto che credevamo deserto dall'altra parte della baia.
Ci spogliammo completamente per prendere il sole tutti nudi, sdraiati uno a fianco dell'altro da buoni, vecchi amici, riscaldati dal sole del tardo pomeriggio.
Ci piaceva non pensare a niente. Ci piaceva pisolare al dolce suono rilassante della risacca.
Dopo una mezz'ora Mathias e Andreas cominciarono a fare apprezzamenti sul mio fisico e in particolare sul mio cazzo.
Ovviamente non era la prima volta che ci vedevamo nudi, e nemmeno la prima volta che prendevamo il sole nudi, ma era la prima volta che restavamo soli noi tre. Lo presi per uno scherzo. Mathias si era steso prono e mi guardava. Guardava il rilievo del mio petto muscoloso ansimare, la peluria bionda del mio addome imperlarsi di piccoli cristalli di sale.
Andreas se ne stava seduto, con le robuste braccia tatuate puntate sulla sabbia, dietro la schiena e guardava il mare. Poi guardava me, guardava Mathias e tornava a guardare l'Egeo.
Io me ne stavo supino, disteso fra i miei due amici di sempre. Le dita delle mani incrociate sotto la nuca, le gambe aperte e gli occhi chiusi nel tepore del sole delle 18. Sentivo Mathias sospirare e un rumore a me familiare di un cazzo che si masturbava.
Mathias aveva cominciato a farsi una sega guardando il mio corpo nudo e abbronzato. Si era girato su un fianco e mi guardava. Con una mano reggeva la testa, con l'altra si toccava e continuava a guardarmi. Io mi misi a ridere. Mathias aveva quasi 23 anni e aveva gia' un corpo da uomo. Andreas di anni ne aveva compiuti 21 proprio durante questa estate.
Improvvisamente Andreas mi blocco' le braccia. Mathias, con il cazzo in tiro si avvento' su di me, appiattendosi sul mio corpo. Colto di sorpresa, lanciai un grido soffocato, divertito dal gioco che i due volevano fare.
Le mie gambe lo afferrarono istintivamente ai fianchi, bloccandolo come in una morsa.
Per la prima volta il mio interno coscia aderiva al torace di Mathias. Ed era un torace sodo, muscoloso, creolo.
Ci guardammo per qualche secondo, ma i nostri sguardi erano differenti. Alzai gli occhi verso il volto di Andreas che vedevo impassibile ed inespressivo.
Mathias era serio, mi fissava negli occhi senza dire una parola. Il mio sorriso da scemo svani' quasi subito e il cuore comincio' a battere forte. Mathias striscio' sul mio corpo. I nostri petti sudaticci scivolavano uno sull'altro.
I suoi peli ricci e scuri si annodavano ai miei. Sentii il suo tarello rigido contro i miei testicoli, poi lo sentii puntare sul mio buco del culo.
Affondo' le mani nella sabbia, ai lati del mio petto, punto' le sue braccia muscolose, sollevo' il suo petto dal mio. La cordicina di pelle e la piccola stella marina d'argento cominciarono ad ondeggiare.
Mathias prese a spingere per penetrarmi. Non era piu' un gioco. Non volevo credere a quello che mi stava succedendo.
Mathias, con il quale avevo trascorso molti anni di vacanze, che mi aveva difeso molte volte quando eravamo ragazzini. Mathias, che era gia' uomo. Lui stava cercando di entrare in me, di scoparmi come si scopa una donna.
No. C'era qualcosa di sbagliato in tutto questo, di innaturale. Non dovevo permettergli di fare di me la sua puttana. Cominciai ad agitarmi, ad inveire contro di lui che continuava a spingere. Cominciai ad urlare per la rabbia e poi le mie urla si trasformarono in suppliche disperate. Mathias non parlava. Sbuffava, cercava di fottermi. Puntava i piedi nella sabbia per cercare una base solida per penetrarmi meglio.
Spingeva sul mio sfintere che cominciava dolermi.
Poi riuscii a liberare una mano e lo spinsi di lato con tutta la forza che avevo. Andreas mi blocco' seduto a terra, cingendomi il petto da dietro. Mathias si rialzo' e con ghigno sadico mi si avvicino' e mi afferro' la testa con le mani. Allargo' le gambe e il suo uccello eretto si avvicino' alla mia bocca. Voleva farsi spompinare. Cercai piu' volte di alzarmi ma Andreas mi teneva stretto. Le mie labbra serrate vennero piu' volte a contatto con il cazzo di Mathias.
Io agitavo la testa continuamente, per allontanarlo dalla mia bocca. Poi riuscii a sollevare un piede e colpii Mathias in mezzo alle gambe. Il ragazzo lancio' un urlo, si porto' le mani sulle palle e cadde a terra.
Andreas allento' la presa ed io riuscii a liberarmi. Mi alzai in piedi e cominciai a correre completamente nudo verso la boscaglia.
Andreas prese a rincorrermi con il cazzo in tiro. Udivo i suoi passi pesanti sulla sabbia dietro di me. Poi udii Mathias richiamarlo e quando trovai il coraggio di voltarmi i due erano gia' sulla barca, diretti verso il villaggio.
Mi gettai a terra sconvolto. Non potevo credere a quanto era appena accaduto e con orrore pensai a quello che avrebbe potuto succedermi. Mi stava crollando il mondo addosso e cominciai a piangere. Perche'? Perche' non tornavano sorridenti a dirmi che era stato tutto uno scherzo? Perche' mi lasciavano qui da solo? Non sapevo cosa fare. Chi sarebbe venuto a cercarmi quaggiu'?
Nessuno avrebbe creduto al mio racconto. Nessuno avrebbe creduto che Mathias ed Andreas avevano tentato di stuprarmi. Forse era stata colpa mia. Forse avevo frainteso o avevo esagerato io. Si', forse avrebbero fatto solo il giro attorno all'isoletta e sarebbero ritornati ridendo e con qualche birra. Eppure il loro sguardo era duro e spietato, come non lo avevo mai visto. Mi rialzai e tornai verso la battigia. La barca era ormai lontana. Non avevo altra scelta che nuotare verso casa, attraversare quei due chilometri di mare sperando di non scomparire fra le onde.
Mossi i primi passi nell'acqua fresca e cristallina. Mi gettai dell'acqua addosso per abituarmi alla temperatura ed i capezzoli si fecero piu' scuri e turgidi. Avanzai nell'acqua fino alle ginocchia, sempre piu' faticosamente e mi gettai. Nuotai per qualche metro, poi udii delle voci sulla spiaggia, alle mie spalle.
Voltandomi vidi tre uomini che si sbracciavano per chiamarmi. Erano tre turisti sui cinquanta. Panzuti, brizzolati, con la pelle arrossata. Mi facevano cenno di tornare indietro e di raggiungerli. Mi vergognavo, ero nudo. Ma aveva senso rischiare? No, certo.
Era meglio accettare un aiuto da loro che rischiare di affogare.
Lentamente tornai a riva e mi presentai a loro con le mani giunte a coprirmi il cazzo. Fortunatamente gli anni trascorsi nel collegio di Zurigo mi servirono, fra le altre cose, per imparare il tedesco e per comprendere le loro parole.
Avevano visto tutto. Mi chiesero chi erano quei due bruti, se stavo bene, se mi avevano fatto del male. Avevano un gommone dall'altra parte dell'isolotto. Mi invitavano ad andare con loro e con quello mi avrebbero riportato in paese. Scoppiai a piangere e ricevetti un abbraccio da uno di loro. Ci inoltrammo nella boscaglia e dopo poche decine di metri ci ritrovammo in una piccola baia con un gommone tirato in secca sulla battigia.
Piu' lontano, dalla parte opposta della baia, si trovava una specie di palafitta, una piattaforma di legno coperta da foglie di palma. Una scaletta di legno consentiva di salire e scendere da quella piattaforma. Nella luce del crepuscolo era difficile distinguere cosa e chi ci fosse su quella piattaforma.
Io pensai che volessero riaccompagnarmi verso terra e mi diressi istintivamente verso il gommone. Il piu' vicino a me mi afferro' il braccio trascinandomi delicatamente e indicandomi la piattaforma. Li seguii e raggiungemmo la scaletta. Mi dissero di salire e quindi mi arrampicai per primo. Sotto di me i tre stavano ammirando il mio sedere.
Erano tre amici in vacanza, tre orsi tedeschi in cerca di relax, natura e divertimento. Intanto imbruniva.
Mi fecero sedere con loro su alcuni teli da spiaggia distesi sulle assi di legno del pavimento. Mi chiesero come mi chiamavo e quanti anni avevo. Risposi con sincerita'. I tre si guardarono l'un l'altro, poi uno di loro, il piu' grassoccio, si trascino' accanto a me e mi chiese cosa stavamo facendo sulla spiaggia io e i miei amici.
Risposi che io non stavo facendo niente.
Erano Mathias e Andreas che volevano scoparmi.
Lui mi chiese ridendo se non mi sarebbe piaciuto. Io risposi di no e guardai i sorrisini dei tre orsi, evidentemente poco convinti. L'orso mi mise una mano sulla spalla. Era una mano morbida ma forte. Il suo sguardo profondo ed intenso mi ipnotizzava.
Mi spingeva a terra con decisione.
Non trovo' alcuna resistenza se non un inutile sguardo supplichevole. Il cuore prese a battermi molto forte. Mi sdraiai supino, con le braccia distese sopra la testa e chiusi gli occhi.
I tre orsi interpretarono la mia resa come una volonta' malcelata di cedere alla loro voglia.
Il mio era solo terrore. Una mano comincio' ad accarezzarmi il petto, altre mani mi allargarono le gambe e una comincio' a toccarmi proprio li', dove nessuna mano maschile aveva mai osato andare. Istintivamente cercai di chiudere le cosce e la pelle dei coglioni si fece dura e incartapecorita. Le mie cosce rimanevano bloccate dalle ginocchia del tizio che cercava di eccitarmi palpeggiandomi il pacco.
Per molti minuti restai immobile mentre altre gambe sconosciute si erano inginocchiate sulle mie braccia, bloccandole. Le mani massaggiavano con delicatezza il mio petto, stropicciandomi i capezzoli con le dita.
Improvvisamente qualcosa di caldo e di viscido si avviluppo' al mio cazzo scappellato. Aprii istintivamente la bocca e gli occhi, fissando il nulla e mentre indurivo gli addominali per sollevare il busto, la lingua del tedesco mi entro' in bocca.
Era la prima volta che un uomo mi metteva la sua lingua in bocca. Ed era la prima volta che un altro uomo mi faceva un pompino. Avevo paura. Erano gli anni della spicosi della terribile malattia e questi tre erano evidentemente tre omosessuali a caccia di una preda.
La sua saliva aveva un buon sapore. La sua barbetta ispida mi solleticava il mento ed il naso. Le dita che mi palpavano il petto erano delicate e capaci. Talvolta si fermavano per sentire i fortissimi battiti dal mio cuore.
Il pompinaro si impegnava. Si impegnava come una ragazza che conobbi qualche annetto fa e che fu la prima a spompinarmi. Il ricordo di quella bocca voluttuosa mi fece eccitare.
E con somma soddisfazione dell'orso il mio cazzo comincio' a gonfiarsi ed irrigidirsi.
Sentivo i suoi movimenti piu' veloci e coinvolgenti. Percepivo il suo risucchio delicato e la sua lingua molto esperta su e giu' lungo la mia canna.
Continuarono per una buona mezz'ora, dandosi il cambio l'un con l'altro. Io cominciavo a rilassarmi. La paura lasciava il posto al delirio dei sensi.
Improvvisamente non mi importava di altro che provare piacere e cominciai ad impegnarmi affinche' il mio piacere fosse massimo.
Ecco perche', con il cazzo ancora gocciolante, non mi opposi quando l'orso sopra la mia testa mi offri' il suo pisello da succhiare.
Era grosso, mi riempi' la bocca. E per ironia, non succhiai il cazzo di Mathias, giovane e pieno di energia, per succhiare quello vecchio, ma terribilmente maschio, dello sconosciuto orso tedesco.
Il mio primo impatto con un cazzo in bocca fu un misto di riluttanza e di curiosita'.
Ansimavo, gonfiavo il petto e le solite mani delicate mi titillavano i capezzoli.
Dalle mani, alla lingua.
Una calda e salivosa lingua che li piallava.
Il mio cazzo era rigidissimo e prossimo all'eiaculazione, per la prima volta, nella bocca di un altro uomo.
Improvvisamente il mio cazzo usci' dalla bocca dell'orso pompinaro.
I tre mi girarono a pancia in giu'. Il cazzo era in tiro e mi faceva male perche' rimaneva schiacciato sotto il mio stesso peso.
Cercai di tenere sollevato il sedere per non schiacciarlo.
In quel mentre, qualcuno mi allargo' le gambe ed allora capii e la paura che sembrava svanita ripiombo' su di me e divenne terrore.
Cercai di divincolarmi ma il piu' grosso degli orsi si era gia' seduto sulle mie spalle e mi teneva bloccate le braccia. Cominciai ad urlare, sperando che qualcuno potesse venire in mio aiuto.
Forse i ragazzi stavano ritornando a cercarmi, forse qualcuno avrebbe udito le mie grida e mi avrebbe salvato. Le mie urla ebbero vita breve. Uno dei tre raccolse da terra il suo slip e me lo ficco' in bocca accarezzandomi la testa e deridendo la mia vana illusione.
Tentavo di stringere le natiche per impedire la penetrazione.
Fu allora che mi dissero chiaramente che mi avrebbero scopato tutti e tre.
Io potevo resistere a tutti e soffrire moltissimo, oppure cedere e lasciarli fare a modo loro.
Non volli arrendermi. Cercai ancora di agitarmi un paio di volte, cercai ancora di stringere le natiche.
Poi cedetti. L'orso mi spalmo' qualcosa sul buco. Poteva essere olio solare.
So solo che sentii distintamente le sue dita violarmi il culo. Cominciai a piangere. Era doloroso ed umiliante. Avvertii l'animale sdraiarsi su di me, allargarmi la natica destra con la sua mano ed infine qualcosa di caldo e viscido che premette un paio di volte sul mio sfintere. Bruciava. Sentivo un dolore terribile. Una mano riprese a massaggiarmi fra le natiche.
Uno, forse due dita contemporaneamente, rese viscide dall'olio mi penetrarono ripetutamente.
L'orso riprovo' ancora con il suo cazzo. Mi rilassai e per un istante ebbi la sensazione di essere sventrato. Urlai di dolore.
Provai una sensazione atroce. Il culo mi bruciava all'inverosimile, qualcosa saliva dentro di me premendo sulla vescica. L'animale diede un paio di colpi secchi e si sdraio' completamente su di me e prese a muoversi. Dopo i primi movimenti ebbi la sensazione di dover cagare un elefante. Sentivo le viscere scoppiarmi e bruciarmi.
La prima inculata della mia vita fu l'esperienza piu' terribile. Non duro' molto, qualche minuto, forse tre o quattro. Il mio corpo cosparso di sudore e saliva fremeva sotto il peso dei due bestioni tedeschi.
Alla fine accelero' le botte, i suoi rantoli si fecero piu' frequenti e piu' animaleschi e finalmente, dopo avere emesso alcuni rantoli piu' violenti, questi rallentarono e la bestia si cheto'.
Usci' dal mio corpo per cedere il posto al secondo orso. In quel momento evacuai e sentii il mio intestino liberato.
Il secondo orso non si scompose, rimosse il telo da spiaggia sottostante, mi ripuli' il culo e si getto' su di me. La seconda penetrazione fu piu' rapida ma piu' dolorosa. Avvertivo aprirsi le lacerazioni delle mucose provocate la prima volta e ricominciai ad urlare.
Sentivo anche l'odore del sangue mescolato a quello del sudore.
L'uomo che sedeva sulle mie spalle protestava all'idea di essere l'ultimo. Inoltre le sue braccia, pur molto forti, cominciavano a dolergli per lo sforzo di tenere immobilizzate le mie.
Dalla mia bocca costantemente aperta per il dolore colava saliva e piu' volte le mie labbra si appoggiarono ai piedi dell'orso. All'orso piaceva farsi baciare i piedi e volentieri mi imponeva di farlo.
Il mio inculatore procedeva con molto impegno. Si fermava e poi riprendeva a montarmi. Evidentemente lo sforzo era notevole.
L'altro orso, il primo che aveva abusato di me, mi venne davanti in tutta la sua possanza e fu allora che lo vidi bene.
Aveva peli neri piuttosto fitti, due caviglie sottili e due polpacci muscolosi. Il tarello spuntava di qualche centimetro dalla peluria brizzolata che lo circondava ed era scappellato, ancora arrossato per lo sforzo che aveva compiuto nello sverginarmi, ancora gocciolante di sperma.
Restava a guardarmi sorridente, con le mani ai fianchi e sghignazzava con gli altri ad ogni mia smorfia di dolore.
Mi mise anche un paio di volte il piede in faccia, cosi' da farmi capire chi era il padrone. Intanto ad ogni movimento dell'orso dentro di me, sentivo bruciarmi tutto.
Il buco del culo era sempre piu' spanato.
Il mio cazzo non tirava piu'. Lo sentivo gocciolare. Il montatore usciva e poi rientrava e ad ogni sua uscita perdevo un fiotto di merda.
L'orso era eccitatissimo e continuava a scoparmi finche' anche lui emise un lungo sospiro di piacere e mi sentii riempire della sua sborra.
Dopo qualche secondo si rialzo'.
Mi si levo' di dosso anche l'ultimo dei tre ed io, con le braccia libere, tentai di sollevarmi.
Ricaddi sfinito sul tavolato di legno e mi girai supino osservando i tre orsi.
Anche il terzo, dopo avere atteso quasi mezz‚ora, si sdraio' su di me. Aveva il cazzo in tiro da un po' di tempo. Si sedette sul mio petto, mi prese la testa fra le mani e mi impose di succhiargli il cazzo.
Obbedii e il suo cazzone riempi' la mia bocca.
Spingeva. E qualcosa di viscido cominciava a colarmi giu' per la gola, provocandomi conati di vomito.
Provai a ribellarmi. Provai a sputare fuori tutto e l'orso mi assesto' un pesante schiaffone, poi un secondo.
Il naso sanguinava, le labbra sanguinavano e quel cazzo duro e grosso continuo' a penetrarmi. Infine avvertii distintamente alcuni fiotti in gola che ingoiai per non soffocare.
Anche il terzo esaudi' le proprie voglie.
Si rialzo' lasciandomi in lacrime e sofferente su quella piattaforma. I tre recuperarono i teli, le borse e le calzature e si diressero nudi verso il gommone. Il primo che mi scopo' torno' indietro, mi trascino' giu' dalla scaletta.
Attraversammo la spiaggia e ci buttammo in mare. L'acqua fredda e salata sembrava darmi un po' di refrigerio.
Gli orsi si lavarono schizzandosi l'acqua addosso, come tre bambini.
Lavarono anche me, massaggiandomi lungamente il corpo mentre io me ne stavo in piedi, immobile a farmi palpeggiare.
Infine spinsero in mare il gommone, vi salirono sopra e si rivestirono.
Mi chiesero se volevo un passaggio per tornare in paese.
Stavo li a guardarli. Sentivo l'intestino in fiamme, sentivo qualcosa uscirmi da dietro e istintivamente mi passai la mano fra le natiche ed osservai le mie dita.
Sangue, sperma. Cagavo ancora qualcosa di molto liquido.
Mi ripulii ed accettai il loro passaggio. La traversata fu breve e silenziosa.
Nessuno mi rivolse la parola e io feci altrettanto.
Continuavo a sentire dolori dietro, ma soprattutto dentro. Pensai a cosa raccontare a chi mi avrebbe fatto domande.
Ad ogni modo quello fu l'ultimo anno di vacanza in Grecia.
Rientrai a Milano, pieno di lividi fuori e dentro di me, con tre giorni di anticipo.
I miei genitori si dissero sorpresi di vedermi cosi' presto perche' gli anni precedenti mi facevo trascinare a forza fino a casa.
Risposi che forse era il momento di cambiare luogo di vacanza e in Grecia non misi piu' piede.


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