ORSI ITALIANI MAGAZINE


Il gusto del peccato (parte quinta)

Un racconto di sessantaquattro

(sessantaquattro@infinito.it)


Quel pomeriggio il caldo era insopportabile, in spiaggia non si riusciva a stare, cosi' erano rimasti tutti a casa. Andai a fare un giro con la bicicletta di mio padre, imboccai una strada di campagna, percorsi la pineta, e proseguii per un paio di chilometri. Svoltai per una stradina sterrata e mi ritrovai davanti un cartello: 'Cave di Pizzo Maio'.

Pizzo Maio era il paese vicino a Umbro Calabro, li' lavora mio zio Paolo, li' lavorava Giulio!

Proseguii deciso a raggiungere le cave, e dopo poco arrivai. C'erano camion parcheggiati al suo interno, montagne di sabbia e ghiaia, due macchine vicino a un prefabbricato.

Continuai ancora lungo la strada che conduceva all'ingresso e incrociai una macchina station wagon, al volante un uomo di mezza eta' che mi guardo' e riparti' sgommando.

La cava sembrava deserta, forse era l'ora della pausa; proseguii lungo la strada fino a raggiungere la recinzione. Li' era parcheggiato il pick up di Giulio insieme ad altre macchine di servizio della ditta.

Entrai nella cava, in lontananza notai una ruspa, un altro camion carico di ghiaia stava uscendo venendomi incontro.

'Ehi, Gio' cosa ci fai qui?' chiese il camionista

Appena mi girai, vidi il faccione simpatico di Giulio, che sporgendo dal finestrino della betoniera mi sorrideva.

'Sono venuto a vedere se c'e' mio zio Paolo!' dissi

'Ma guarda che tuo zio non e' ancora tornato dalla Romania! Dovrebbe tornare giovedi'!'

'Cazzo, e' vero!' Esclamai fingendomi stupito.

'Posso venire a fare un giro con lei?'

'Certo sali, guarda pero' che devo andare a Castelsangiorgio!'

'Ok!'

Ero entusiasta!

Salii a fatica sulla betoniera, era fantastico trovarsi cosi' in alto, e soprattutto con a fianco quel bonazzo di Giulio.

La cabina non era molto ordinata, c'erano fogli sparsi ovunque. Notai anche un calendario di playboy ma non dissi nulla.

'Allora, cercavi tuo zio, bhe sai lui dovrebbe tornare giovedi'. E non vedra' l'ora di rincasare, e' via da piu' di un mese!'

'Si, non so come fa a resistere tanto lontano da casa.'

'Bhe sai, anch'io lo facevo, poi ho smesso per stare piu' con la famiglia. Ma ora credo che riprendero', ora che Luca e' grande!'

'Che vai a fare a Castelsangiorgio?'

'Devo svuotare diversi carichi in un cantiere, poi torno alla cava per prendere gli altri, nel periodo estivo ci si deve adattare, anche se in questa settimana quasi tutti sono in vacanza!'

Guardavo Giulio, immaginavo le sue mutande gonfie di un cazzo grosso e sudato, circondato da un mantello di peli morbidi.

La camicia aperta su un petto villoso e una pancetta invitante mi eccitavano.

Raggiungemmo il cantiere e Giulio scarico' tutto il carico, poi firmo' la ricevuta ad una segretaria carina.

'Grazie Giulio, ciao!' disse la figa.

'Ciao bambola' disse lui risalendo in cabina.

'Vieni su che ti snodo le gambine bella topa!' disse mentre lei si allontanava, poi mi guardo' e sorrise.

Non potevo piu' resistere, volevo palpaglielo.

Eravamo arrivati alla cava, quando notai un secondo calendario, questa volta non c'erano donne nude, ma scene di sesso, orge, tipe che lo prendevano da ogni parte, al mese di febbraio c'era il volto di una ragazza ricoperta di sperma.

'Ehi, attento a non sporcarti!' Mi disse lui ironico.

'Dev'essere una gran troia succhiacazzi quella!' dissi rompendo il ghiaccio.

'Gia'Purtroppo pero' non ho mai avuto la fortuna di incontrarla! Ci vorrebbero ogni tanto sul lavoro delle bocche calde in cui scaricarsi!' rispose lui.

'Dicono che i finocchi siano meglio a succhiare il cazzo' dissi senza imbarazzo.

'Mah, l'ho sentito anch'ioanche un mio amico me l'ha detto, dice che nei lavori di bocca sono imbattibili'

'Vuoi una conferma?!' gli dissi allungando una mano sulla sua coscia pelosa.

Ormai il ghiaccio era piu' che rotto, era in ebollizione.

Mi ritrassi subito e, arrossendo, incrociai il suo sguardo. Dalla sua occhiata capii che aveva capito tutto e che non aspettava altro. Mi prese la mano con stretta potente e decisa, posandola sul pacco dei jeans sgualciti, iniziai a palpaglielo.

Appoggiandomi una mano fra i capelli, mi spinse la faccia verso il suo magnifico uccello, mentre parcheggiava la betoniera nella cava deserta.

Gli sbottonai la zip ed impugnai un cazzo di tutto rispetto, non era lungo ma in compenso era molto grosso, aveva una cappella gonfia e pulsante che aspettava solo di essere avidamente succhiata.

'Gia', dimostramelo!' disse.

Passai la lingua sul suo glande e poi glielo presi in bocca. Era cosi' grande che avevo qualche difficolta' a lavorarlo con la lingua, cosi' cominciai a succhiarglielo, concentrandomi su quella stupenda cappella, leccai l'asta, giungendo fino ai coglioni tondi e sodi che riuscii, spalancando le mie fauci, a far entrare entrambi, con tutto il pelo ispido, dentro la mia cavita' orale. Stavo succhiando il cazzo a Giulio, il padre del mio amico

Il suo cazzone mi riempiva totalmente la bocca, baciavo e succhiavo i suoi coglioni gonfi e caldi.

"Ti piacciono vero?!' mi chiese ansimando.

Continuai a succhiarli per apprezzarne il sapore, sentirne la consistenza in bocca, era qualcosa di unico.

Si levo' la camicia e appoggiando la schiena alla portiera, distese la gamba lungo i sedili del camion, mentre io, inginocchiato tra i pedali ed il sedile facevo il mio lavoro.

Aperta la camicia non resistetti ad affondare le mie mani nel tappeto di peli sudati del suo torace. Li carezzavo, li facevo passare fra le dita, li tiravo.

Mordicchiavo i capezzoli sudati.

'Cristo?! Gio' non ti facevo finocchio!' Disse mettendomi una mano dietro la nuca e ordinandomi di succhiare.

&laqno;Mmmmh .. Ti piace il mio cazzo, vedo' disse scosso da fremiti di eccitazione incontrollabili.

'Sei un frocio succhiacazzi', diceva, ma restava a farselo succhiare afferrandomi la testa e spingendo sul suo batacchio, che diventava sempre piu' duro.

Il suo fiato caldo mi eccitava, mettevo le mani ovunque per sentire quei soffici peli che gli ricoprivano il petto, quella carne di maschio che sbuffava come un animale...

Allungando il braccio mi accarezzo' la schiena, e con la mano callosa scese piu' giu' per tastarmi le chiappe sode.

Sentivo il suo maschio odore di sudore, di cui era ricoperta la sua eccitante pancetta.

Non ne poteva piu', stava per esplodere

'Apri bene la bocca che sto per arrivare!' disse.

Immobilizzo' la mia testa, mi scrollo' alcune volte e mi riempi' la bocca di sborra calda.

Giulio venne in un rantolo di piacere, il suo camion di carne mi scarico' cinque o sei schizzi di sborra densa in gola, che bevuta! Inghiottivo la crema densa che gustavo con brama. La sborra calda del padre del mio amico mi colava lungo il mento..

Afferrandomi per i capelli mi costrinse a ripulirglielo minuziosamente.

Esausto, mi sfilo' il cazzo mezzo barzotto dalla bocca.

Appoggiai la mia testa sul suo petto soffice di peli corti e fitti.

Con la lingua mi spostai verso il basso, leccando la sua pancia voluminosa.

'Sei stato bravissimo, sei un gran pompinaro e l'hai pure bevuta!' mi disse soddisfatto.

Giulio si ricompose, e scendemmo dal camion. Era pieno pomeriggio, faceva molto caldo, l'afa e il sole forte, rendevano irrespirabile l'aria.

'Sara' il nostro segreto' disse.

'Ci vediamo stasera, ricordi che venite a cena da noi, tu e famiglia?' mi disse facendomi l'occhiolino.

Oddio, e' vero! Pensai.

'A stasera..' dissi mentre si allontanava per raggiungere il prefabbricato della cava.

Tornai a casa con mille pensieri nella testa e con il sapore del suo cazzo ancora tra il palato. Era stato bellissimo, la pelle di Giulio aveva un odore che mi piaceva particolarmente. E il suo sorriso era cosi' bello e lucente che riusciva sempre a mettermi di buon umore..

Luca mi aveva mandato un messaggio chiedendomi dove fossi, se solo sapeva che in quel momento stavo sbocchinando suo padre!

La sera non sapevo come comportarmi, cosi' un po' agitato mi preparai per andare da loro a cena.

Uscimmo attorno alle otto, Max e Gabriella si erano presi una serata tutta per loro.

Giulio era particolarmente figo, indossava una camicia bianca, dal colletto aperto si affacciava il soffice torace coperto dalla scura peluria; dei calzoni corti beige dalle quali spuntavano gambe possenti e villose e un paio di ciabatte di cuoio che fasciavano piedi da succhiare. Emanava un forte profumo di dopobarba, il suo pizzetto era ben definito e incorniciava un sorriso smagliante, che mi rivolse mentre mi salutava con una pacca sulla spalla. Salii in camera da Luca, con una scusa liquidai la mia assenza pomeridiana poi iniziammo a cenare. Al mio fianco sedeva Luca, davanti a me Giulio e al suo fianco mio padre che indossava dei calzoni a _ neri, e una maglietta arancione, che sottolineava il suo fisico massiccio.

Giulio si comportava come se nel pomeriggio non fosse successo nulla, ogni tanto lo guardavo, fissavo il suo volto, che era la cosa che mi piaceva piu' di lui. Mentre eravamo tutti quanti al tavolo, mi sfilai la scarpa e allungai il piede deciso a toccagli la patta. Incontrai la sua gamba. Al contatto col polpaccio muscoloso e i peli folti, lui alzo' lo sguardo e fissandomi abbozzo' un sorriso. Poi si avvicino' di piu' al tavolo con la sedia, in modo che potessi toccarlo meglio.

Risalii lungo la gamba, sfioravo con le dita la sua patta, ma era troppo distante e non riuscivo a tastagliela.

Lui continuava a mangiare parlando con mio padre, mentre il mio piede palpava curioso tutte le sue gambe villose.

Mentre Luisa, la moglie di Giulio, ando' ai fornelli insieme a mia madre per preparare l'altra portata, e Luca era intento a guardare la tv, mi avvicinai il piu' possibile al tavolo, e scivolando leggermente con la schiena lungo la sedia, toccai la sua patta, sentendo chiaramente la virilita' nei morbidi calzoni.

Mi ricomposi e uscii in giardino con Luca, i nostri genitori erano ancora attorno al tavolo a bere il caffe'.

Volevo stare con Giulio, ma non trovavo il modo per farlo.

Finito di cenare decidemmo di uscire e andare a bere qualcosa in paese. Luca sali' in camera sua per cambiarsi, io seguii Giulio che era andato in garage per tirare fuori la macchina.

'Che sei venuto a fare qui? Non possiamo fare niente, gli altri sono fuori!'

'Non me ne frega, ho voglia!' gli dissi palpandogli la patta, poi lo appoggiai alla portiera della macchina, gli slacciai i calzoni e infilai la mano tra i suoi boxer avvolto dal calore di quell'uccello mollo che riposava tra la foresta di peli pubici. Proprio mentre glielo stavo tirando fuori per succhiarlo tutto, Luisa lo chiamo'.

Cazzo!

'Forza, esci dal retro!' disse

Non riuscimmo a combinare niente.

Giulio guidava la macchina, osservandogli la patta immaginavo il suo cazzo riafflosciarsi tra i suoi calzoni, deluso da un mancato pompino.

Quella serata non ci furono occasioni, e cosi' tornai a casa a bocca asciutta.

CONTINUA (?)

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