ORSI ITALIANI MAGAZINE
Il gusto del peccato (parte prima)
Un racconto di sessantaquattro
Fin da quando ero piccolo io e la mia famiglia, per le vacanze estive, facevamo tappa fissa a Umbro Calabro, il paese natio di mio padre dove abitava mio zio Paolo.
Ero da diverse estati che non ci tornavo perche' avevo sempre preferito starmene con i nonni materni e godere dell'assenza dei miei genitori per tutto il periodo estivo; ma ora che avevo 18 anni compiuti da poco piu' di un mese, ci dovevo tornare.
Il mare era molto bello, ma di divertimenti ce n'erano ben pochi e mi promisi che nonostante tutto quello sarebbe stato l'ultimo anno che le vacanze le avrei passate coi miei genitori.
Quell'anno andammo insieme a una coppia sposata e senza figli, amici dei miei genitori, ma io conoscevo solo la moglie Gabriella. Utilizzammo il loro furgoncino a sette posti, ampio e spazioso.
Partimmo il 20 luglio in piena notte. Ancora mezzo addormentato e con gli occhi socchiusi caricai la valigia sul furgoncino; quando vidi Max, l'amico dei miei genitori, mi svegliai di colpo.
Alto circa un metro e settanta o forse di piu' e ben piazzato, folte sopracciglia scure su due occhi neri e penetranti, un pizzetto ben curato che incorniciava un sorriso simpatico e rassicurante di uno che ci sa fare; a questo si aggiungeva un viso dai tratti marcati e virili. Dalle maniche della felpa tirate in su, sbucavano delle braccia possenti ricoperte da una folta peluria nera. Quando ci presentammo lui mi strinse la mano forte e energicamente, aveva delle mani tozze e forti, dall'anulare scintillava la fede, come a dire 'amo mia moglie'. Portava un cappello con visiera e dei jeans che mettevano in risalto un formidabile culo tondo e sodo. Era alla guida, al suo fianco mio padre Alfonso. Nei sedili posteriori sedevano mia madre e Gabriella, che prima ancora dell'alba era gia' carica a parlare di cose completamente inutili. Mi era antipatica, dava l'impressione di una perfetta stronza isterica.
Cosi' mi sparai nelle orecchie la musica e mi addormentai.
Mi svegliai verso le 8:15, mio padre si era dato il cambio con Max che, nel frattempo, sembrava approfittarne per schiacciare un pisolino. Dormiva a braccia conserte, e con la visiera del cappello calata sugli occhi.
Ci aspettavano ancora lunghe ore di viaggio, saremmo arrivati a Umbro Calabro alle 14:00 circa.
Verso le 11 ci fermammo all'autogrill, andai al cesso; la puzza era forte, evitai gli orinatoi a parete, ed entrai nel bagno.
Mentre pisciavo leggevo le scritte sul muro:
'troia succhiacazzi chiama il 3491231***'
'con ingoio al 339123***, cerco cazzi superdotati chiamami al 335123***'
e poi figure pornografiche con vagine, cazzi e culi. Quando uscii c'era la maggior parte degli orinatoi occupati e al lavandino incrociai due omoni, molto piu' alti di me; io ero circa 165 e abbastanza magrolino.
Loro 185 e molto grossi, parlavano in straniero, pensai dovessero essere polacchi.
Notarono che li guardavo e uno disse all'altro qualcosa squadrandomi e sorridendomi, poi si misero entrambi a ridere. Non capii un accidente di quello che dissero, mi asciugai le mani e uscii dal bagno confuso.
Ancora turbato da quei due splendidi omaccioni, sulla porta del cesso incrociai un bonazzo da paura, con pizzetto e capelli tagliati molto corti. Dalla camicia sbucava fuori un ciuffetto di peli biondi. Lo rividi poi nel bar con la moglie e due figli.
All'autogrill mangiai poco e uscii subito per andare a vedere un po' i camionisti, che facevano sosta nella piazzola. I camionisti non erano granche', per di piu' vecchi e smilzi, ma notai un carabiniere che m'attizzava parecchio. Appoggiato all'auto di pattuglia indossava la divisa che sembrava particolarmente attillata, e disegnava all'altezza del cavallo del pantalone un'eccitante piegatura, alti stivali di pelle, manganello sulla destra e pistola sulla sinistra. A me sarebbe bastata quella al centro. Poi il collega usci' dall'autogrill, risalirono in macchina e ripartirono.
Quando ripartimmo era quasi mezzogiorno e faceva molto caldo. Cosi' mio padre e Max si cambiarono e si misero entrambi dei calzoni corti.
Durante il viaggio scrutai tutto il tempo Max, non riuscivo a capacitarmi di come non avessi mai notato che ci fosse un amico di famiglia cosi' bono.
Avrei dovuto starmene di piu' in casa e un po' meno fuori con gli amici.
Ora che indossava i calzoni corti potevo vedere due bei polpacci pelosi, era tremendamente eccitante.
Poi, mentre ero in contemplazione della foto di un vip mezzo nudo su di uno stupido giornale scandalistico, Gabriella mi chiese: 'Allora Gio', la fidanzata?'
Se avessi potuto l'avrei fulminata all'istante, ma risposi semplicemente che non l'avevo 'ora siamo amici e poi si vedra'' dissi.
'Ma chi e'?'
Mi veniva da risponderle: 'cazzi tuoi, no?'
Ma fortunatamente Max disse: 'e' un tipo taciturno non fargli troppe domande'.
Poi iniziarono a parlare di come loro si erano conosciuti e bla bla bla.
Inghiottii un boccone amaro, l'amarezza di essere gay e di non averlo mai rivelato a nessuno. Ero incredibilmente attratto dal genere maschile, ma fortunatamente non da tutti.
I miei preferiti erano gli uomini veri, quelli che non sospettavi fossero gay, le checche e gli omosessuali palestrati e tirati a lucido non facevano per me. Solo piu' tardi scoprii che le mie preferenze erano per quegli uomini che vengono denominati 'ORSI'.
Non so se fosse perche' avevo questi gusti particolari, ma fino ad allora non avevo ancora fatto esperienze. Certo e', che piacendomi gli uomini maturi, era molto piu' difficile incontrare qualcuno di interessante. Di checche ne avevo incontrate tante, ma non mi interessavano.
Alle 14:15 arrivammo a destinazione; dopo la ristrutturazione la casa era diventata molto carina: una villetta con vista mare, a circa 100m dalla spiaggia, con un piccolo giardino sul retro e un ampio terrazzo davanti.
Aveva due piani: al primo c'erano cucina, salotto e un bagno, al secondo tre camere da letto, un altro bagno e un piccolo ripostiglio.
Mio zio Paolo viveva da solo ormai da diversi anni in una casa che distava poco isolati dalla nostra. Dopo il loro divorzio zia Maria aveva deciso di cambiare paese e si era trasferita al nord, lui era rimasto fedele a Umbro Calabro. Lavorava come autotrasportatore e spesso, come in questo periodo, doveva stare lontano da casa per diverso tempo. Sarebbe tornato tra due settimane, quando finalmente anche per lui sarebbero iniziate le tanto attese vacanze estive.
Appena arrivati aiutai gli uomini a scaricare le valigie, mangiammo pizze da asporto, e poi mia madre e Gabriella iniziarono subito a sistemare la casa, rassettare i letti e pulire il necessario.
La mia stanza non era molto grande, pero' mi accontentavo, soprattutto perche' era tutta per me.
Al secondo piano sulla sinistra c'era la camera dove avrebbero dormito i miei e il bagno, sulla destra la camera di Max e Gabriella, poi un piccolo ripostiglio e in fondo al corridoio, la mia stanza.
Sistemai tutte le mie cose nell'armadio, poi tirai fuori il mio notebook, e lo sistemai sotto il letto. Non sarei riuscito a resistere senza per tutta la vacanza.
Mi cambiai e andai al supermercato con papa' e Max.
Il supermarket era poco affollato, visto l'ora e il caldo torrido che costringeva la maggior parte della gente a restare in casa. Prendemmo un sacco di provviste; io mi caricai di schifezze tipo patatine, bibite, cioccolato e gli altri pensarono al resto.
Il supermercato era frequentato soprattutto da turisti, infatti incrociai due tedeschi e una famiglia straniera francese. Lui era un gran bonazzo alto con due splendidi occhi neri, lei una donna minuta con la faccia da stronza.
Poi mio padre incontro' un signore e inizio' a parlare:
'Tu, sei Giorgio?!' mi chiese
'Come sei cresciuto'
'Sono Thomas, mi ricordo di te quando eri un bambino!'
Le cose si mettevano bene, Thomas era il classico tipo che piaceva a me; grosso, non palestrato ma massiccio, alto piu' di Max, i capelli corti e brizzolati che si intonavano a una barba incolta di pochi giorni, indossava una maglietta bianca dal cui colletto sbucavano peli neri e grigi, un paio di calzoncini che gli arrivavano al ginocchio con due bei polpacci grossi e pelosi, ai piedi delle infradito che trattenevano dei pollici grandi e carnosi.
Thomas era amico di mio padre da diversi anni, tuttavia non lo conosceva affatto e non avevo nessun tipo di ricordo di quando ero bambino.
Mentre eravamo sulla strada del ritorno, Max leggeva la Gazzetta dello sport, mentre io seduto dietro mio padre che guidava, gli ammiravo il profilo dei pettorali e i peli delle braccia.
Non sapevo nemmeno quanti anni avesse di preciso, fino a quando, nel pomeriggio approfittai della pennichella pomeridiana degli altri per sbirciare la sua carta d'identita': Massimo Rossi, cosi' si chiamava e aveva 41 anni.
Mio padre ne aveva 46 anni, ed era un gran bell'uomo, alto quasi un metro e novanta per 90 kg, un fisico massiccio formato dagli allenamenti di basket e dal nuoto. Petto ampio ricoperto da un'inestricabile groviglio di peli che salivano quasi ad arrivare verso il collo taurino. La barba tenuta un po' incolta di due o tre giorni, proseguiva tutt'uno coi capelli corti, tagliati quasi a zero.
Il culo e' sodo, le cosce sono grosse e possenti, le spalle larghe e le braccia forti.
Lo sguardo e' serio e severo. Il fisico di un uomo che non ti aspetteresti di trovarti davanti quando si presenta un dirigente d'azienda quasi cinquantenne.
Il primo giorno eravamo molto stanchi e cosi' non andammo al mare; dopo aver cenato, guardammo un po' di tv.
Mi misi a letto col mio notebook e iniziai a guardare un po' di foto porno che avevo scaricato dalla rete. Nella prima uno splendido uomo peloso si faceva succhiare il cazzo da due ragazzi, iniziai a segarmi e dopo poco venni.
Al mattino, mi svegliai tardi.
Andai al cesso e poi scesi in cucina; visione mistica: c'era Max in canottiera e pantaloncini neri che beveva succo direttamente dalla bottiglia. La canottiera rialzata scopriva parte della pancia, ammiravo il suo splendido ombelico e tutta la boscaglia di peli che lo circondava.
'Ben alzato! Le donne se ne sono andate gia' in spiaggia, tuo papa' e' in giardino. Tu vieni in spiaggia?' mi chiese
'Si, mi preparo e arrivo' risposi intontito.
Andai in camera a mettere il costume, e naturalmente tenni sotto le mutande perche' avevo paura che avendo un'erezione si potesse notare troppo.
Mi era gia' venuto duro a vedere Max in canottiera, figuriamoci.
Mio padre e Max erano molto affiatati, si conoscevano da diverso tempo, frequentavano gli stessi bar e giravano con la stessa gente.
La spiaggia libera era pressoche' deserta, i turisti preferivano frequentare le spiagge private dove, oltre al prezzo del lettino, erano inclusi attrattive e divertimenti, compresi quelli dei piedi della gente in testa e dei bambini rompipalle che ti tiravano la sabbia addosso mentre eri sdraiato a goderti il sole.
Max scrutava il mare.
'Sembra calmo oggi! Dovevo portare il materassino'.
Mio padre si era tolto la maglia, ed era solo coi calzoni rossi, era un gran bell'uomo.
Indossando occhiali da sole con lenti a specchio, per ingannare la direzione del mio sguardo, lo osservavo. La cosa che mi piaceva piu' di lui erano le sue belle gambe muscolose.
Anch'io desiderano avere un fisico cosi'.
Caratterialmente avrei voluto la sua determinazione e la testardaggine che molte volte, scontrandosi col mio carattere strafottente, erano cause di continue litigi.
Poi Max si sfilo' la canottiera. Dio!
Era qualcosa di unico, una specie di Dio greco, da manuale. I pettorali ben definiti ricoperti da pelo nero e dalle gocce di sudore, sul braccio destro un tatuaggio tribale, una catenella d'oro al collo il cui ciondolo si perdeva tra il groviglio di peli. La barba di solo un giorno che gia' si confondeva col pizzetto e segnava prepotentemente il viso. Sulla pancia poi i peli descrivevano una distinta pista che, oltrepassato il vortice dell'ombelico, finisce nell'elastico dei calzoni da bagno.
Purtroppo i pantaloncini non erano attillati e non riuscivo a vedere il pacco.
Ma lo spettacolo mi bastava.
Confronto a loro io ero un'acciuga, secco e glabro.
'Max ti devi radere il petto'
Quale bestemmia ha detto Gabriella? Pensai
Lui sorrise e si passo' la mano tozza tra i peli del petto e disse: 'Fa troppo male!'.
Poi si riabbasso' la visiera del cappello e inizio' a sonnecchiare.
A guardarlo mi venne subito duro come il marmo e cosi' mi girai a pancia in giu' per la gran parte del tempo.
Poi organizzammo un partita a carte, ci mettemmo in cerchio. Piu' che al gioco stavo attento a guardare attraverso i pantaloncini di Max, ma sfortunatamente riuscii solo a vedere la retina bianca e nient'altro.
Dopo aver fatto un breve bagno, mangiammo al sacco qualche panino, e al pomeriggio Max ando' a casa a prendere il materassino.
Quando torno' in spiaggia gonfiammo il materassino e andammo in acqua.
Lui si sedette davanti, io gli e dietro e ammiravo le imponenti spalle abbronzate. Remando con le braccia raggiungemmo dei massi distanti un centinaio di metri dalla riva.
Solo due giorni prima ero annoiato all'idea di partire, ora mi trovavo su dei massi in mezzo al mare con un manzo da paura.
Parlammo del piu' e del meno, della scuola, delle ragazze, delle vacanze.
'L'anno scorso siamo andati in barca con Thomas e dei suoi amici pescatori, siamo stati via due giorni e due notti'
'Me l'ha raccontato papa'! Che figata' risposi
'Gabri e mamma non si sono lamentate?'
'Pufh, naturale.. Ma Gabri si lamenta sempre, per cui e' normale. Tua mamma invece e' piu' permissiva'
'Mi piacerebbe venirci qualche volta'
'Quest'anno non so ancora se andremo, comunque se vuoi venire penso ci sia posto, poi dipende cosa dice il tuo capo Alfonso!'
Dopo poco tornammo alla spiaggia.
Alla sera uscimmo e andammo a bere qualcosa in un bar. Li' incontrammo Thomas con due suoi amici pescatori.
Dopo poco che eravamo seduti con loro al tavolo proposero tutti di andare a pescare, Gabriella fulmino' con lo sguardo Max ma lui fece finta di nulla.
La sera andai a letto tardi e mi svegliai in piena notte per andare al cesso. Dal corridoio notai che la TV del salotto era accesa cosi' scesi le scale e, nascondendomi al buio, iniziai a spiare Max che, seduto sul divano si scolava una birra facendo zapping.
Inevitabilmente, vista l'ora, incappo' in un programma sexy con donnine nude in pose eccitanti.
Sosto' un po' su quel canale, io mi stavo gia' segando e speravo che iniziasse anche lui a fare lo stesso. Poi spense la televisione e usci' in giardino, si accosto' al pino, piscio' e torno' a letto.
Mi eccitai da pazzi e venni due volte tra le lenzuola in una notte afosa che ti toglieva il respiro.
La mattina raccolsi in lavanderia le mutande sporche di Max; le annusavo mentre mi segavo pensando a lui, avevano un odore forte, acre, sapevano di maschio, sapevano di lui.
Era solo il terzo giorno, ma ero gia' in tilt.
Volevo spiarlo mentre si faceva la doccia ma era troppo rischioso, e di notte restavo sveglio fino a tardi perche' prima o poi ero convinto che avrei sentito lui e Gabri ansimare di piacere.
Era diventato un'ossessione.
Finalmente un giorno predisposi i piani, mentre le donne preparavano la cena e mio padre era da Thomas, avrei spiato Max dalla serratura del bagno.
Ero tranquillo nella mia stanza a giocare al PC quando lui entro'.
'Ciao, sai dov'e' finito il mio docciaschiuma?'
'Bho, non so'
'Ah, stai giocando a computer, non hai un altro joystick che ci sfidiamo?'
'Se ti va di giocare posso usare io i tasti e tu usi il joystick' risposi
'Sai che ti dico? Domani vado a comprarmi il joystick..'
Sorrisi impacciato.
Quando usci' mi misi subito a frugar nella valigia per cercare il mio docciaschiuma. Poi bussai al bagno.
'Max se vuoi ho il mio docciaschiuma'
Quando apri' la porta quasi svenni, aveva solo un asciugamano bianco legato attorno alla vita, nient'altro.
'Grazie, te lo rido' dopo'
Poi chiuse la porta.
Mi abbassai e iniziai a spiarlo dalla fessura della serratura, riuscii a veder solo il suo meraviglioso culo tondo e peloso, prima che sparisse sotto la doccia.
Mi allontanai paonazzo e col cazzo ritto tra le mutande.
Rimase sotto la doccia per una decina di minuti, poi quando sentii scorrere le ante delle doccia mi riabbassai per spiarlo di nuovo. Il suo cazzone era in bella mostra, riuscivo a vederlo penzolare tra le gambe possenti, mentre una vampata di calore e un brivido mi invadevano tutto il corpo.
Scappai subito in camera.
A cena sedevo vicino a mio padre e davanti a me c'era lui, non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
La sera mandavano una partita in tv, cosi' rimanemmo in casa ad eccezione delle donne che uscirono con delle loro amiche. Tra mio padre e Max si scolarono sei bottiglie di birra mentre, seduti sul divano a gambe larghe, imprecavano o esultavano per la loro squadra. La sola luce della tv che illuminava la stanza mi permetteva di sbirciare con sguardo fisso il pacco di Max.
Alla fine del primo tempo ando' in bagno e sentii la potente pisciata sgorgare nel water. Non accese la luce ne' chiuse la porta, cosi' quando passai per il corridoio lo vidi di spalle mentre svuotava il suo pipistrello, purtroppo non riuscii a vedere molto di piu'.
La partita fini' attorno alle 22.30 e a quel punto loro decisero di uscire, io non sapendo dove andare rimasi in casa.
La sera successiva sarei dovuto uscire con mia madre e Gabriella, e insieme a loro ci sarebbe stata una loro amica e suo figlio, che era mio coetaneo. Ero curioso di sapere cosa avrebbero fatto papa' e Max, cosi' pensai di mettere il mio lettore MP3, che faceva anche da registratore vocale in qualche punto nascosto della cucina. Mi eccitava l'idea che avrebbero bevuto, e si sa che quando si beve molto iniziano a dire un sacco di porcherie. Forse avrei potuto sentire anche mio padre, con la sua voce roca e maschia, dire cose sconce. Aveva mantenuto in mia presenza sempre un immagine impeccabile, troppo perfetta e rigorosa.
Attaccai con del nastro adesivo il registratore vocale sotto il tavolo della cucina; l'autonomia di 7/8 H di registrazione avrebbe coperto tutte le ore della mia assenza.
Prima di uscire andai di nuovo in lavanderia rovistai tra la biancheria, presi un paio di mutande di Max e i boxer di mio padre. Avevano un odore differente; mi segai annusandole e guardando un filmato porno in cui due uomini grossi e pelosi facevano uno splendido 69.
Poi risistemai tutto e mi preparai per uscire. Sara' stata l'aria del mare o quello splendido manzo di Max che girava tutto il giorno per la casa, ma in quei giorni i miei ormoni stavano impazzendo.
Il pomeriggio successivo andammo nuovamente sui massi e questa volta portammo anche la borsa e l'asciugamano. Anche le donne ci raggiunsero, ma fortunatamente restarono poco.
Poi mio padre si tuffo' in mare raggiungendo Max.
Quando tornarono sui massi, i calzoni da bagno fradici mi permettevano di sbirciare bene la sagoma dei loro pacchi. Entrambi sembravano riposare sul lato destro. I calzoncini blu di mio padre non riuscivano a nascondere una sagoma di tutto rispetto. Non avevo mai sbirciato i gioielli di mio padre, mi promisi di farlo la sera stessa.
Max prendeva il sole con i pantaloncini abbassati quasi fino a scoprire l'inizio della foresta di peli pubici; io sedevo dietro di lui cercando d intravedere qualcosa di piu' interessante. Le sue spalle larghe e robuste erano ricoperte dalla salsedine e brillavano alla luce del sole.
La sera precedente aveva fatto la barba lasciando il pizzetto; mio padre invece teneva sempre la barba di uno o due cm che sottolineava ancora di piu' il suo viso virile. Entrambi portavano i capelli molto corti, mio padre quasi a zero per mascherare la stempiatura che si andava allargando col passare degli anni.
Nel pomeriggio raggiungemmo le donne in spiaggia e giocammo a carte riparandoci sotto l'ombrellone, vinsi tre giocate su cinque e cosi' mi fu proposto di giocare a soldi qualche sera insieme ai loro amici. Le donne bocciarono subito la proposta, io feci uno sguardo un po' imbronciato, e scossi le spalle.
Sulla via del ritorno Max e papa' dissero che qualche sera avremmo giocato a soldi senza dire nulla alle donne. Era la prima volta che vedevo mio padre cosi' allegro e disteso, non era piu' il solito uomo serioso di sempre; ed era forse la prima volta che lo vedevo fare una cosa contro mia madre.
Prima di uscire accesi il registratore. Quella sera fu una noia unica, quel mio coetaneo era davvero antipatico, mi fece conoscere qualche ragazza e altri suoi amici, ma non ci pensavo piu' di tanto e avevo ben altro per la testa.
Tornammo verso mezzanotte e mezza, in casa non c'era nessuno; stoppai il lettore MP3 e inizia ad ascoltare.
Dopo circa 45min di silenzio, iniziai a sentire Max e papa' che accoglievano in casa altra gente, tra le tante voci anonime, mi sembro' di riconoscere quella di Thomas.
Si erano messi al tavolo a giocare a carte. Il rumore cresceva e dalla bassa qualita' della registrazione non riuscivo a capire molto. C'erano schiamazzi, risate, insulti e bestemmie che volavano, risate che scoppiavano dopo che qualcuno ruttava rumorosamente. Riuscivo a riconoscere la voce di Max e quella di mio padre che imprecava contro qualcuno:
'Porco D** metti la donna di cuori!' diceva uno
'Ti metto la donna di sto' cazzo' rispondeva quell'altro.
E poi scoppiavano tutti a ridere.
Il rumore continuo' cosi' per circa un'ora e mezza. Fino a quando sentii mio padre dire:
'Tra un po' tornano le bacchettone, ci troviamo piu' tardi al Bulldog!'
Volevo raggiungerli, ma non sapevo nemmeno dove fosse il locale.
Dopo essermi accertato che le donne dormissero, mi infilai maglietta e jeans, cappello da basket, presi il cellulare e uscii deciso a raggiungerli.
In piazza del paese c'era ancora qualche barettino aperto ma era popolato al piu' da anziani.
Domandai ad un vecchietto che sedeva su di una panchina sul lungomare.
'Scusi, sa dov'e' il Bulldog?'
'Certo, e' giu' al porto, a dieci/quindici minuti di strada'
'Ma e' una discoteca?'
Il vecchio mi rise in faccia
'No, e' un bar frequentato per lo piu' da pescatori e gente del posto, non c'e' gente della tua eta'!'
Il posto era lontano, rinunciai a raggiungerlo e tornai casa.
Mi stavo per addormentare quando sentii Max e papa' rincasare, l'orologio faceva le 2.45.
La mattina mi svegliai tardi, le donne erano gia' uscite e mio padre si preparava per raggiungerle.
Max busso' alla mia porta. Indossava dei calzoncini azzurri che contenevano a fatica le sue gambe abbronzate e muscolose, e la canottiera bianca era troppo stretta per trattenere il suo petto peloso, i peli spuntavano numerosi da entrambi i lati.
Con un sorriso contagioso si avvicino' chiedendomi:
'Ehi campione, andiamo a prendere il joystick?'
'Certo, arrivo.'
Mio padre non venne, cosi' mi ritrovai solo in macchina con Max. Ad un certo punto della strada accosto' e raggiunse il cassonetto per buttare via tutte le bottiglie di birra che si erano scolati la sera prima.
'Ve le siete scolate tutte voi?' chiesi
'Ieri abbiamo invitato Thomas a giocare a carte'
'Anch'io voglio esserci una volta! Poi che avete fatto?'
'Siamo andati in un bar, niente di speciale.'
Max mentiva. Lo avvertivo dalla voce, lo capivo dallo sguardo.
Acquistammo il joystick e tornammo a casa.
Appena rientrati Max si preparo' e raggiunse gli altri in spiaggia.
Io restai in casa e sbirciai un po' il suo cellulare, le chiamate e i messaggi. Alcuni erano di Gabriella, altri di un certo Matteo. Non c'era nulla di compromettente.
Memorizzai il suo numero.
Dopo circa un'ora torno', ero nella mia stanza a leggere un libro, mi saluto' dicendomi che sarebbe andato a dormire perche' la sera prima avevano fatto tardi.
Era una giornata calda, la strada gia' poco trafficata, a quell'ora di pieno pomeriggio era completamente deserta, e si poteva sentire solo il cicalio incessante proveniente dal campo vicino e il ventilatore in cucina. Il caldo sembrava avesse fermato anche il tempo.
Durante tutto il pomeriggio le tapparelle della casa rimanevano abbassate, filtravano solo la poca luce necessaria. Max era disteso sul suo letto con addosso solo dei calzoncini corti.
Scesi in cucina e mi preparai una granita.
'Che fai di buono?!' disse Max
'Sei gia' sveglio?!'
'Si, non riesco a prendere sonno, si muore di caldo!'
Li', di fronte a me, in tutto il suo splendore, c'era un uomo che avevo sempre sognato, si sgranava gli occhi con le nocche delle dita e poi si grattava la testa e la pancia, sbadiglio' levando le braccia possenti al soffitto.
'vuoi anche tu una granita?' chiesi
'ok, tanto che ci sei'
Ovviamente sapevo il suo gusto preferito e gliela preparai.
'Che si fa oggi?' chiesi
'Bhe, si puo' andare in spiaggia a schiattare dal caldo, si puo' andare a dormire senza prendere sonno...'
'Non ci sono oggi i tuoi amici? Quel tuo amico che fa?'
'non so, mi sta un po' sui coglioni. Suppongo stia leggendo un libro di scuola qualcosa del genere. Bhe, mi guardero' un film'
'Ok, io sono disopra se trovi qualche bel film nella videoteca western di tuo padre chiamami!'
Lo fissai risalire le scale, fino a quando il suo splendido corpo maschio scomparve dietro la porta.
Quella sera le donne andarono di nuovo con le loro amiche, io mi rifiutai categoricamente convincendo a fatica mio padre a portarmi con lui. Ero entusiasta del suo consenso.
Arrivati al locale incontrammo i loro amici: Enzo, Thomas e Giuliano.
Thomas avevo gia' avuto il piacere di vederlo al supermercato; Giuliano era davvero bono, e m'attizzava parecchio. Aveva degli occhi scuri e penetranti, abbastanza muscoloso, potava un pizzetto curato e indossava dei jeans e una camicia nera.
Poi c'era Enzo, e fu quello che mi colpi' piu' di tutti. Alto ben piazzato e massiccio, alto 185, era rasato a zero con un folto pizzetto nero che si confondeva con la barba leggermente incolta. Indossava dei pantaloncini, e delle infradito, e una maglietta bianca contro la quale premeva un torace possente. Sembrava avesse piu' o meno l'eta' di mio padre. Era davvero bono, forse il piu' maschio di tutti, il piu' vigoroso.
'E questo e' tuo figlio?' chiese Enzo
'Si, questo e' mio figlio Giorgio! Stasera ha voluto venire con noi perche' con mia moglie e le sue amiche si stanca.' rispose mio padre.
'Piacere Enzo' disse allungando il possente braccio e stringendomi energicamente la mano
'Fai bene, lasciale spettegolare le donne' disse dandomi una leggera pacca sulla spalla e sorridendomi.
Ero con cinque uomini, e me li sarei fatti tutti quanti, dal primo all'ultimo, incluso mio padre Alfonso, che ora iniziavo a vedere piu' come uomo che come padre. I cinque erano affiatati e si conoscevano da diversi anni, erano gli stessi con cui erano andati in barca l'estate scorsa.
Seduto al tavolo mi guardavo intorno spaesato, davanti a me c'era Giuliano, un ex militare 43enne sposato e divorziato, che era di pattuglia ad Umbro Calabro e nei paesi vicini, arruolato come poliziotto di quartiere.
Andammo al 'Faro', un locale fuori paese. Il locale era rustico, i tavoli in legno, le luci soffuse. Una band che suonava musica jazz, un bancone centrale e tutt'intorno dei tavoli. C'erano anche delle scale che conducevano a un soppalco, dalle cui ringhiere si affacciavano uomini che bevevano birra e fumavano sigari. Il fumo era ovunque, inutile dire che io ero li' solo per fare presenza, ma mi andava benissimo cosi'.
C'erano soprattutto uomini di mezza eta', pochissimi ragazzi giovani sotto i venticinque. Nessuno della mia eta'.
Le cameriere erano ragazze appariscenti e prosperose, con abitini succinti sculettavano davanti a clienti, che lanciavano occhiate inequivocabili e apprezzamenti volgari.
Dopo poco tempo l'alcool iniziava a fare effetto e qualcuno inizio' a dire le solite stronzate di quando si e' un po' brilli. Inizio' anche una rissa nel tavolo vicino al nostro che fu subito placata da due omaccioni buttafuori.
Mio padre aveva bevuto tre birre e sembrava piu' rilassato e tranquillo di sempre, faceva battute insieme agli altri, rideva e scherzava; faticavo a riconoscerlo.
Sedevo vicino a Thomas, lui a un certo punto mi mise la mano sulla gamba e mi chiese qualcosa, ma a causa della musica alta, non capii nulla e annuii con la testa. ,
I cessi del locale non erano granche', le pareti che dividevano un cesso dall'altro erano di compensato, rimasi sconvolto quando notai che sulla parete del cesso c'era un foro scansai subito l'idea che potesse essere un glory hole, ma dovetti ricredermi perche' quando finii di pisciare mi ritrovai un cazzo semieretto che sbucava voglioso di trovare una bocca accogliente.. Ero imbarazzato e non sapevo che fare, ma nonostante questo la voglia era tanta, cosi' mi inginocchiai e iniziai a succhiare. Pompavo e pompavo mentre fuori la musica continuava a girare, cercai di memorizzare le scarpe che indossava il mio uomo perche' avrei voluto vederlo in viso, poi menandoglielo un po' lo feci venire. Il fiotto di sborra raggiunse il water e colo' lungo la tavoletta.
Quando tornai a sedermi Enzo fumava il toscano, ed era incredibilmente sexy; bevetti un sorso di vodka di papa' per levare via il sapore forte di cazzo.
Al bancone era seduto il mio uomo, un uomo sui trenta, capelli lunghi castani e pizzetto, nemmeno molto carino.
Uscimmo dal locale verso l'una e mezza io sembravo essere l'unico sobrio, gli altri erano tutti un po' allegri, specialmente Max che ogni tanto barcollava.
Sentendo tutte le porcate che dicevano riferendosi a una cameriera particolarmente provocante, avevo il cazzo duro da piu' di due ore. Max si aggrappo' alla mia spalla e mi mise un braccio dietro al collo per sostenersi, mio padre e gli altri non ci fecero caso, io ne approfittavo per fissare perennemente le loro patte.
Sulla macchina Enzo disse:
'Andiamo a troie!'
Max sbraito' dicendo:
'Si, quello che ci vuole, una succhiacazzi!'
Tutti gli altri ridevano.
Il pacco di Max era aumentato, probabilmente l'aveva duro, avrei voluto tastarlo; ma avevo gia' sentito addosso il suo fiato che sapeva di alcool, mi aveva gia' circondato il collo con le sue mani possenti, avrei dovuto accontentarmi.
Poi Thomas accosto' sulla tangenziale:
'Ehi bella, quanto vuoi?' chiese a una puttana
Ma riparti' dicendo:
'Porca troia, oltre che puttana e' pure una ladra sta' mignotta! Piuttosto faccio da solo, visto che quella suora di mia moglie sara' gia' a dormire!'
'Sembrava un travone' disse Enzo ridendo
Non sapevano che c'era li' con loro, una troietta pronta a fare qualsiasi cosa pur di soddisfarli.
Quando Thomas fece una curva a velocita' sostenuta, nei sedili posteriori ci sballottammo un po', e io aderii al corpo possente di Max, misi la mano sul suo pacco per un istante sentendo la sua enorme consistenza.
Dopo dieci minuti di strada gli animi si erano calmati ed erano tutti addormentati ad eccezione mia e di Thomas.
'Ah, almeno tu sei sveglio! Hai visto che manipolo di scalmanati?!' disse
'Si... Mi sono divertito, pero' sarebbe stato meglio se ci fossimo fermati dalla tipa!'
Lui sorrise malizioso e mi guardo' attraverso lo specchietto retrovisore, poi notai che si sistemo' il pacco.
Arrivati a casa mio padre ando' subito a letto, Max si fece una doccia e raggiunse Gabriella. Mi segai tutta notte simulando pompini con una banana mentre guardavo uno dei tanti film porno. Mi inginocchiai prono sul letto e cominciai a spingerla con forza contro l'ano, dopo alcuni tentativi inizia a penetrarmi tra le pareti del buchetto provocandomi un fremito all'uccello.
Il giorno successivo andammo tutto il giorno in spiaggia, quando raggiunsi gli altri non mi dissero nulla. Solo piu' tardi, quando mi ritrovai solo con Max mi chiese se mi fossi divertito e mi disse che molto probabilemtne nel week end avrebber organizzato un'uscita in barca.
Quella si che era una notizia grandiosa!
Nel tardo pomeriggio mi misi a giocare al pc con la speranza che lui mi raggiungesse.
La sera gli altri si prepararono per uscire e Max venne a vedere come procedeva il gioco, quando entro' nella mia camera era tutto infighettato, camicia bianca e pantaloni neri con scarpe eleganti.
'Matrimonio?!' dissi scherzando
'Quasi, stasera ci tocca accontentare le donne e seguirle in un locale molto in. Come procede il gioco? Magari quando torno si puo' fare una partita, voglio la rivincita dell'altra sera.'
Il rapporto con Max sembrava ben consolidato, era diventato un amico e la cosa non poteva che farmi piacere.
Quella sera decisi di uscire da solo, avrei voluto raggiungere il faro, ma essendo troppo lontano mi accontentai di una passeggiata lungo il molo dove c'erano i pescatori che preparavano gli ormeggi.
Mentre percorrevo la strada di ritorno verso casa incrociai una pattuglia di vigilanza, guidava Giuliano, l'auto rallento' procedendo si e no a 10 km/h . Giuliano aveva il gomito fuori dal finestrino, la divisa gli donava particolarmente, mi guardo' e mi schiaccio' l'occhio, lo salutai imbarazzato senza ottenere riposta.
Max aveva dimenticato per l'ennesima volta il cellulare in stanza cosi' iniziai a leggere i suoi sms. Uno diceva:
<il figlio del Mastio e' sembrato divertirsi ieri sera. Non ti sembra ci sia rimasto un po' troppo nel cesso?>
Mittente: Giuliano < 3474698***>
La cosa mi sconvolse, avevo il terrore che potessero aver sospettato qualcosa.
Non capivo perche' mio papa' fosse soprannominato 'il Mastio'
Poi nell'sms successivo:
<Stavo scherzando, domani sera sono di turno. Enzo ha detto che la partenza e' prevista per le quattro e mezza/cinque. Cerchiamo di smazzarci di dosso le mogli, anche le quasi ex. Ciao>
Mittente: Giuliano < 3474698***>
Da quel messaggio capii che l'area di crisi che avevo sospettato tra Max e Gabriella era fondata. Memorizzai sul cellulare il numero di Giuliano, e riposi quello di Max dove l'avevo trovato.
Gli altri tornarono verso mezzanotte e mezza mentre ero attento a guardarmi l'unico film decente che passava la programmazione estiva di italia uno. Le donne andarono subito a letto, rimasi con mio padre sul divano. Indossava canottiera e calzoncini, sentivo il suo afrore forte e vedevo i peli che fuoriuscivano dalla canottiera. Avevo un'infernale voglia di carne, ed essere vicino a lui mi amplificava il mio desiderio. Durante la pubblicita' papa' cambio' canale e fini' su uno spettacolo sexy lesbo, in cui due ragazze limonavano davanti a un gruppetto di uomini. Sorrise e cambio'.
Piu' tardi andai in camera mia a giocare al pc, poi Max mi raggiunse.
'Credevo fossi andato a letto' dissi.
'No, figurati, non riesco a prendere sonno cosi' presto e con questo caldo.'
'Bhe, a letto non c'e' solo da prendere sonno!' dissi sorridendo malizioso.
'Pufh, figuriamoci, Gabri sara' gia' secca'
Max era assurdo: la canottiera arancione conteneva a fatica il suo petto nerboruto, e i calzoncini che indossava sembravano essere quasi attillati dalle gambe possenti e pelose che aveva.
Collegai il joystick e iniziammo a giocare, non riuscivo a concentrarmi. Lui era seduto di fianco a me, la temperatura era ancora alta e dalla finestra aperta filtrava a mala pena un soffio d'aria.
'Sai, stasera ho visto Giuliano, era di pattuglia ed e' passato di qui.' dissi
'Il martedi' e' sempre di pattuglia, devono costeggiare la zona tutta notte se non ci sono emergenze, ma quando si rompono i coglioni di continuare a girare si fermano in qualche locale fingendo un controllo, in realta' lo fanno solo per passare il tempo. Altre volte vanno a fare i controlli giu' vicino all'Ipnotic, un locale poco distante da qui, perche' sulla tangenziale ci sono un sacco di puttane e ogni tanto SI DIVERTONO a portarle in centrale per fare dei controlli. Sai, cazzate del genere.'
Era circa un'ora che stavamo giocando.
'Hai qualche pornazzo o foto su computer?' mi chiese
'Bhe, veramente'
Poi uscii dal gioco e raggiunsi la cartella dei video etero che avevo accuratamente separato dai video gay.
Feci doppio clic e apparve un filmato amatoriale di una zoccola che faceva una spagnola ad un tipo, un altro dove c'erano due uomini una donna, uno la inculava violentemente mentre l'altro la scopava in bocca.
Nel frattempo Max si era sdraiato appoggiato col gomito destro e la mano sinistra distesa lungo i fianchi. Dovevo essere un fuoco in viso, avevo un caldo tremendo, ero eccitato e imbarazzato dalla situazione. Nel video successivo c'erano cinque uomini che si scopavano due ragazze, lui guardava con un mezzo sorriso stampato in faccia. Nella penombra notai che si sistemo' il pacco. Poi il video fini' e lui usci' salutandomi dalla stanza.
Spensi il computer, non potevo lasciarmi scappare un occasione cosi', volevo approfittare della sua eccitazione.
Accertandomi che tutti gli altri dormissero, scesi silenziosamente in cucina e lo vidi seduto sul dondolo in terrazzo a fumare.
Lo raggiungo e mi siedo accanto a lui.
'Che ci fai qui?' chiede
'Mi fai fare un tiro?'
'Gia', cosi' se mi beccano i tuoi mi fanno il culo'
'Dai, non e' mica la prima volta..'
'Ok, tieni'
Tiro ed espiro, poi gliela rido' e lo fisso. Lui, che ha lo sguardo dritto nel vuoto, si gira e mi guarda incuriosito.
A quel punto spingo la mia mano sul suo petto e inizio a sentire la consistenza dei suoi pettorali; mi guarda e sorride malizioso alzando solo parte del labbro sinistro, poi sbuffa il fumo verso l'alto. Infilo la mano sotto la sua canottiera, quasi svengo quando vengo a contatto con tutti i suoi splendidi e morbidi peli che da tanto desideravo avere. Quando gli sfilo la canottiera mi si presenta un torace possente e ricoperto da nera pelliccia, continuo a palpagli il petto nerboruto, e inizio a succhiagli e pizzicagli i capezzoli turgidi; mi perdo tra la foresta del suo petto, poi a piena lingua catturo tutto il sudore acre delle sue ascelle.
Max mi lascia fare, distendendo le braccia lungo lo schienale del dondolo e continuando a fumare.
Poi scendo lungo le gambe, infilo la mano sotto i pantaloncini e inizio a tastagli le mutande rigonfie da un cazzo semibarzotto.
Mi alzo e mi inginocchio di fronte alla sua patta, mentre fumando lui mi fissa con uno sguardo perverso di chi sa di potere avere tutto senza chiedere nulla. Gli sfilo i calzoncini portandoglieli alle ginocchia e inizio a mordicchiagli il cazzo attraverso le mutande. Poi libero la sua bestia, non ancora del tutto dura, ma gia' di notevole consistenza. Un cazzo non molto lungo ma grosso e nodoso, tanto e' grosso che non riesco a chiuderlo nella mia mano. Con la sola punta della lingua salgo dai coglioni fino all'ombelico senza scappellarlo, disegno cerchi con la lingua golosa tra i suoi peli leccandogli poi a piena lingua il linguine sudato.
Gli scappello il cazzo, scoprendo una grossa cappella violacea che risplende sotto la luce della luna, lo ingoio piu' che posso, sentendone il suo odore forte, lo sento pulsare in bocca, crescere fino a diventare di marmo, lui si accende un'altra sigaretta e mi prende la testa con la sua grossa mano iniziando a guidarmi verso il suo piacere.
Mi piace guardarlo in preda al godimento mentre con gli occhi all'indietro, trattiene a stento gemiti e mugolii di piacere.
Metto le mani ovunque per sentire tutti i suoi muscoli e la peluria che li ricopre; gli stimolo di nuovo i capezzoli che ormai sono gia' intiro, gli passo la mano lungo il collo taurino e il petto villoso, godendo ogni volta al contatto con quella morbida peluria.
'SHHH.. Bravo! Ahhh 'dice ansimando lasciandomi spompinare tutto il suo enorme palo carnoso; dopo poco riesco ad inghiottirlo tutto in gola fino ai coglioni, e ogni volta che il mio naso finisce contro il cespuglio di peli ispidi del cazzo odoro il suo profumo intenso e inebriante.
Quando capisco che sta per venire non tentenno nemmeno un istante, mi infilo il suo cazzone il piu' possibile in gola quasi a soffocare trattenendo con le lacrime agli occhi i conati di vomito: il primo fiotto di sperma mi colpisce la gola facendomi tossire, i successivi mi inondano il palato riempiendomi completamente la bocca. La sua sborra calda e saporita e' come yogurt caldo e cremoso che deglutisco piano cercando di gustarne tutto il sapore fino all'ultima goccia, come fosse una delizia unica al mondo.
Dopo averlo ripulito per bene mi infilo il suo pollice in bocca simulando un nuovo pompino, lui mi guarda e passandomi la mano tra i capelli mi sorride soddisfatto.
'Bravo cucciolo..' dice
Mi rialzo mentre lui si risistema, non ci diciamo niente, ci scambiamo solo un paio di volte la sigaretta e poi rientramo.
Quando andai a letto non mi lavai nemmeno i denti, volevo tenermi stretto quell'inebriante sapore di cazzo.
Mi svegliai in piena notte, avevo fatto un sogno erotico e il mio cazzo mi pulsava ancora tra le mutande impregnate di sborra. Ero confuso, non riuscivo a distinguere la realta' dal sogno, ma con le ore che passavano mi accorsi di quello che era realmente successo tra me e Max.
Non sapevo cosa avrebbe comportato, e non riuscii a riprendere sonno.
Passando per andare in bagno notai mio padre che dormiva supino, e mia madre aveva un braccio appoggiato sul suo petto.
Quella mattina quando scesi in cucina gli altri stavano facendo colazione, Max era seduto in terrazzo sorseggiando caffe' e latte, evitai di guardarlo negli occhi mentre lui mi saluto'. Si comportava come se non fosse successo niente.
Quel giorno faceva incredibilmente caldo e cosi' raggiungemmo la spiaggia solo nel tardo pomeriggio. Le donne si dedicavano al giardinaggio, papa' dormiva sul divano quando Max busso' in camera via.
Non sapevo che dire, lui mi guardo' fissandomi negli occhi e mi disse che non dovevo preoccuparmi di nulla, che non avrebbe detto niente a nessuno. Poi mi passo' un braccio attorno al collo e mi tiro' a se', appoggiai la testa sul suo petto e mi abbandonai tra quelle sue braccia forti che sapevano di buono.
Finalmente mi tranquillizzai, guardandolo negli occhi sorrisi.
'E' successo, non succedera' piu', ok? Facciamo come se non e' accaduto niente'
Non ero per niente d'accordo con lui, volevo che la cosa si ripetesse, avrei voluto baciarlo e limonare con lui. Poi usci' dalla stanza, aveva dei calzoni bianchi e una maglietta nera, fissai le sue chiappe ricordandomi di lui nudo prima di entrare in doccia. Iniziai a pensare che forse non gli interessava minimamente della situazione, e da uomo maschio c'era semplicemente stato a farsi fare una pompa dopo aver visto un film porno. All'inizio mi deprimetti un po', poi pensai che non mi importava perche' io sapevo farlo godere, l'avevo visto dalla sua espressione, e sapevo che Gabriella certi servizietti non era disposta a farli.
Da quel momento abbandonai ogni sorta di pensieri e problemi, da quel
momento sarei stato solo una troietta voglioso di riaverlo mio.
CONTINUA (?)
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