ORSI ITALIANI MAGAZINE
I guardiani dei boschi
Un racconto di Billy Joe
-Bene, vediamo se ho tutto in ordine.-
Passai in rassegna il contenuto del mio zainetto per poter fare quella arrampicata che da giorni ero tentato di intraprendere. Avevo scovato finalmente una cartina molto dettagliata della montagna sulla quale avevo verificato la tracciatura di alcuni sentieri. Non volevo tornare in citta' prima di avere scattato qualche foto dei boschi e del paesino dall'alto del monte.
-Gli scarponcini li ho ai piedi, calze e maglietta di ricambio, una felpa, il binocolo e la macchina fotografica digitale..mi porto un asciugamanoe il sacchetto dei panini.- Odorai il profumo del pane fresco che avevo da poco acquistato in negozio. Il formaggio di pecora aveva un aroma piccante e stuzzicante. La borraccia era piena di acqua fresca e penzolava dalla tasca dello zaino. Cominciai il cammino. Il tempo si manteneva splendido e la giornata prometteva di essere limpida e soleggiata, come le precedenti.
In fondo al paese, passati gli orti delle ultime casette, il viottolo cominciava ad inerpicarsi rabbiosamente. I primi cento-centocinquanta metri erano esposti al sole di meta' mattino, poi iniziava un ombra scura, assoluta e per certi versi spaventosa. Inoltrandomi per quell'antro oscuro provavo una eccitazione strana. Il cuore cominciava a battere forte, ma era la durezza del cammino a stimolarlo. Il fresco e l'umidita' del sottobosco inturgidirono i miei capezzoli, stimolati ulteriormente dalle cinghie dello zaino che spostavo di proposito per farli strusciare sul petto. le natiche ed i polpacci cominciavano a dolermi per lo sforzo della salita e il sudore mi stava lentamente inzuppando la maglietta grigia che cosi' rivelava la forma atletica del mio torace. Mesi di addominali e di flessioni mi avevano tonificato al punto da essermi totalmente scordato i postumi dell'incidente stradale nel quale ero stato coinvolto sei mesi prima e che mi aveva reso piuttosto flaccido e cicciotto..beh, l'appetito del resto non mi era mai mancato...
Salendo verso la cima della collina ebbi la possibilita' di fotografare funghi e fiori. Si riconoscevano le tracce lasciate dai cinghiali, anche qualche fazzolettino lasciato dai soliti imbecilli cui, evidentemente, pesava troppo e che, con la scusa che 'e' solo carta', se ne erano liberati disinvoltamente. Scattai numerose foto al sottobosco e mentre stavo inquadrando uno splendido faggio, notai nell'obiettivo una strana nebbiolina biancastra che attraversava il sentiero. Feci qualche foto e proseguii fino a pochi metri dalla nebbia, quando compresi che si trattava di fumo.
-Oddio !!!! Un incendio !!!- Non avvertivo altro che l'odore di bruciato, nessun crepitio, nessuna fiamma, nessun fuggi fuggi di animali. Mi addentrai nel folto del bosco costeggiando la nuvola bianca e scorsi fra le fronde una piccola radura nella quale uscii subito dopo. Da una parte c'era un cerchio di pietre dal quale proveniva quel fumo che, sollevandosi in una colonna vaporosa e densa, si allargava lentamente fra gli alberi dove cavalcava una piccola brezza che la spingeva nella boscaglia. Si trattava di un semplice fuoco lasciato forse incustodito, forse spento malamente che stava covando sotto le foglie bagnate dalla rugiada.
Mi avvicinai di corsa per soffocare il fuoco, quando una jeep sbuco' da una carrareccia, freno' di colpo fermandosi tra me e il mio obiettivo e la persona alla guida scese battendo energicamente i piedi su quel fuoco.
-Ho dell'acqua !!!- esclamai e porsi a quell'uomo la mia borraccia.
-Non serve a un cazzo la tua acqua !!!- disse con rudezza e continuo' a pestare le foglie emettendo forti gemiti ad ogni colpo inferto al terreno.
Mi colpi' immediatamente l'aspetto di quella guardia forestale. Indossava l'abbigliamento maschile che preferisco, un paio di pantaloni mimetici infilati negli anfibi, un berretto militare e una maglietta verde dell'esercito. Ma era il suo fisico che mi eccitava da morire. Poteva essere alto 1,75, poco piu' di me, capelli scuri rasati quasi a zero, un collo taurino di dimensioni considerevoli e un sedere rotondo e ben fatto che i colori militari, nei quali era avvolto, facevano risaltare molto bene.
Vedevo la sua schiena. Ampia, possente. Aveva due spalle e due braccia enormi. L'energia che impegnava nello spegnimento di quel fuocherello lo faceva sudare e due grosse macchie scure cominciavano a formarsi ai lati della scapole, sotto le ascelle. Le braccia erano nere di fitta peluria, sia al di sopra del gomito che sull'avambraccio e osservando quella massa muoversi si capiva che non era solo ciccia, ma c'era anche sostanza, muscoli poderosi e massicci e rimanevo incantato al pensiero di quel bestione addosso a me.
Il fumo lentamente si dissolse e l'uomo si sposto' esausto verso il suo mezzo, appoggiandosi alla ruota con il sedere e con le mani sulle ginocchia leggermente piegate, riprendeva fiato ansimando rumorosamente.
-Ti serve la mia acqua adesso?- posai lo zaino a terra e gli porsi la borraccia.
Lui alzo' lo sguardo verso di me. Era brutto, orrendo direi. Aveva una faccia quadrata, sopraciglia foltissime, congiunte in cima al naso in un unico serpente nero che gli attraversava la testa da una tempia all'altra. Le guance mollicce e butterate, ricoperte di una barba ispida ma rada che gli scendeva lungo il collo. Non c'era distinzione tra la barba e la peluria del petto che gli fuoriusciva dalla maglietta. Gli occhi erano sporgenti, bovini, scuri e i denti disordinati, ingialliti dal tabacco. Ad osservarlo bene gli si potevano dare 45 anni, forse qualcuno in piu', ma l'aspetto era molto trasandato e lo invecchiava impietosamente.
Afferro' la borraccia senza ringraziarmi e comincio' a tracannare. L'acqua fresca gli fuoriusci' dalla bocca e gli bagno' il petto, le sue mammelle evidenti e il suo pancione cresciuto a polenta e capriolo. Si fermo' un attimo guardandomi con attenzione e poi riprese a bere ancora un sorso o due. Mi rese la borraccia sempre tenendomi gli occhi fissi addosso e continuando ad ansimare. Io ero molto imbarazzato. Lui non parlava e mi guardava come se volesse sbranarmi, io cercavo di non tradire l'emozione e l'attrazione che provavo, malgrado la bruttezza dell'uomo.
-Grazie per l'acqua.-
-Di niente. Stavo salendo per un sentiero e ho visto il fumo.-
Lui si alzo' e mi venne vicino. Io sempre piu' imbarazzato cercavo di proseguire nel racconto, quando mi lui interruppe.
-Ti trema la voce... hai paura?- mi chiese portandosi le mani ai fianchi.
-Paura io?.......perche' dovrei?-
-Mah, forse perche' hai rischiato di dar fuoco a tutta la montagna e adesso hai paura che ti denunci.-
-Io non ho fatto niente !!-
-Davvero?- e mi afferro' il polso stringendomelo con molta forza.
-Lasciami andare bestione !!- e cercai di liberarmi con uno strattone.
-Non cosi' in fretta !!!- e mi torse il polso fino a farmi male.
-Aaahhh !!! Ma che cazzo vuoi da me?- e caddi in ginocchio ai suoi piedi, mentre lui continuava a stringermi il polso.
Con un agile movimento, incredibile per un uomo della sua stazza, mi prese la testa fra le cosce e mi blocco' a terra. Dalla tasca dei pantaloni tiro' fuori delle manette e mi arresto' formalmente, accusandomi di avere tentato di dare fuoco al bosco.
-Sei pazzooo !!! Lasciami andare, nonho fatto niente !!!- cercai di divincolarmi ma lui mi aveva gia' afferrato per le manette che mi bloccavano i polsi dietro la schiena e mi stava trascinando verso la sua auto.
-Certo, dicono tutti cosi'avanti muoviti, stronzo !!- e mi spinse dentro lo sportello aperto della sua jeep.
-Ti stai sbagliando, non ho fatto niente, cazzo, non posso crederci !!! Uno viene da queste parti per godersi una vacanza e trova uno stronzo in divisa che gli rovina le ferie !!-
-Di' ancora una parola e oltre all'accusa di piromania ti becchi anche una denuncia per resistenza e insulti a un pubblico ufficiale.-
-Ti prego, credimi !!! Non ho fatto niente, io cercavo si spegnerlo..ti prego, perche' vuoi mettermi nei guai?- cominciai a piagnucolare.
Lui rimaneva impassibile e dopo aver messo in moto la jeep riprese il sentiero dal quale era giunto. Mi parve strana una cosa: invece di scendere a valle, dove avrebbe potuto consegnarmi ad una caserma, prese il tratturo verso la cima della montagna. Il terreno era molto sconnesso e io venivo sbatacchiato a destra e sinistra, avanti e indietro.
-Ahi !!! Mi fanno male le manette ti prego toglimele. non ho fatto niente.-
Lo dicevo con poca convinzione. La situazione unita all'eccitante odore di fumo e sudore dell'ufficiale mi facevano desiderare un lungo periodo di prigionia nelle mani di quell'uomo. Nei miei slip il pisello si stava gonfiando. Osservavo le sue mani tozze e pelose maneggiare con maestria il cambio e il volante dell'auto. Le immaginavo su di me, intente a manipolare il mio corpo, a piegarlo ai suoi voleri. Avrei voluto che il suo viso arcigno e cattivo affondasse fra i miei pettorali, fra le mie gambe e queste immagini mi indurivano tutto.
-Se non stai zitto ti butto in un burrone e ti lascio crepare come meriteresti !!!- la sua voce era maschia, spietata, terribile. Non stava scherzando, non stava cercando di farmi paura, era serio e incazzato, ma io non vedevo l'ora di arrivare dove voleva portarmi e pregavo in cuor mio che fosse per possedermi.
Dopo una decina di minuti uscimmo dal bosco e ci ritrovammo in mezzo ad un bellissimo prato verdeggiante. Il terreno era molto inclinato e piu' in su, prima dell'inizio dell'abetaia, su una formazione rocciosa era stata edificata una piccola baita che somigliava piu' ad un capanno per gli attrezzi, se non fosse stato per un filo di fumo azzurro che fuoriusciva dal comignolo di pietra e che denunciava che era abitata.
La jeep accelero', passo' ai piedi delle rocce, davanti alla casupola e monto' su di uno spiazzo laterale dove un altro uomo stava spaccando ciocchi di legno con una scure.
All'arrivo della jeep, l'uomo si volto' verso di noi. Rimasi folgorato dalla possanza di quel corpo.
Sopra due gambe sensualmente vestite in divisa mimetica ed anfibi si ergeva un torace muscoloso e virilizzato da una peluria bianca e fittissima. La sua pelle rosata, piu' arrossata sulle spalle e sulla schiena era tirata dallo straordinario sviluppo della massa muscolare. I due pettorali erano gonfi, ampissimi e sporgenti, l'addome incredibilmente piatto. Le braccia sembravano potenti come pale di un bulldozer, decorate da un filo spinato sanguinante tatuato su entrambe i bicipiti. Il pizzetto bianco, bianchi i capelli cortissimi dell'uomo che, malgrado la canizie, non doveva avere piu' di 55 anni. Il suo volto arrossato dal sole era severo e accigliato. Senza togliersi i guanti di pelle che gli coprivano le mani, si mise sulla spalla la scure e avanzo' incuriosito verso di noi. La vista di quell'uomo mi irrigidi' completamente. La sua pelle lucidata dal sudore e quei due piccoli capezzoli rosati promettevano piaceri e profumi ammiccanti.
La jeep si fermo'. Il guidatore scese dall'auto e gli ando' vicino bisbigliando qualcosa. Faceva cenno verso di me con la testa e il collega mi guardo' un paio di volte annuendo, come a dire 'adesso ci penso io'.
Il mio guardiano se ne ando' in casa togliendosi la maglietta sudata e svelando finalmente il suo abbondante pelo nero sulla schiena e i fasci muscolari, che gli irrobustivano il dorso, ammorbiditi da qualche chilo di grasso.
L'altro apri' la portiera.
-Scendi !!- tuono' con un vocione grave, severo ed eccitante.
-Senti, non so cosa ti ha detto, ma io non ho fatto..- non ebbi modo di terminare la frase. La sua grossa mano mi prese per il collo e mi schiaccio' forte sul sedile, facendomi quasi soffocare.
-Non mi frega un cazzo di quello che hai fatto. Scendi e stai zitto !!- e mi prese per la maglietta trascinandomi giu' dall'auto.
-Ma io- mi sferro' un gran pugno allo stomaco. Non ero preparato e il dolore mi fece mancare il fiato e piegare su me stesso fino ad inginocchiarmi per terra.
-Avanti !!! Alza il culo !!- e afferrandomi per un braccio mi fece rialzare, ancora contorto dal dolore. Mi spinse in avanti verso il capanno dove arrivai stimolato dai calci in culo che mi sferrava il militare. Il guardiano dentro si era messo comodo, completamente nudo, seduto su di una panca con le gambe divaricate si stava facendo un lavoretto di mano. Quando entrai mi sorrise e fece cenno che mi avvicinassi lasciando il suo tarello penzoloni. Era un bel cazzone leggermente piegato, con due grossi coglioni appesi sotto.
-Muoviti, stronzo, fammi divertire !!!-
Il suo arnese era sodo e scappellato, grosso e lungo almeno una spanna. Il collega mi preparo' all'incontro ravvicinato che ero destinato ad avere e mi strappo' di dosso la maglietta. Poi fu la volta dei pantaloncini e degli slip e in pochi istanti il mio corpo nudo era diventato l'oggetto dell'attenzione dei due guardaboschi.
-Guarda, guarda !!! Che bel torello. E che bell'uccellone duro che ha fra le gambe, avanti, su, vieni dal tuo paparino..-.
-Cosa volete farmi?- chiesi timidamente.
-Vogliamo darti una possibilita'. Se ti comporterai bene non ti denunceremo, altrimenti ti faremo sbattere in prigione, insieme a tanti bei marocchini che non vedono l'ora di avere fra le mani un bel maschietto biondo come te.- disse il militare seduto.
-E tu forse non ti rendi conto di cosa ti farebbero..- disse l'altro che mi stava ancora addosso.
-Quello che volete farmi voi, immagino.-
I due militari risero. Il militare canuto mi spinse verso il collega seduto e mi fece sedere al suo fianco. Mi immobilizzarono le braccia oltre lo schienale della panca. L'orso bianco venne dietro e mi lego' una corda alle manette. Poi mi fece incrociare le caviglie, le afferro' e le lego' alla stessa corda. In questo modo polsi e caviglie erano legati in modo che stendendo le gambe, i polsi erano tirati verso il basso, dietro lo schienale. Ero cosi' costretto ad arcuare la schiena e sporgere il busto in avanti. Ero teso come un corda di violino, con le cosce molto divaricate e il pisello eretto come il pennone di una bandiera. Dopo avermi cosi' immobilizzato si sedettero uno alla mia destra e uno alla mia sinistra.
-Che bel fisico !!!!- disse il moro palpandomi con maestria il petto e solleticandomi con i sui pollici ruvidi sotto i capezzoli.
Io cominciai a gemere di piacere ed il cuore mi usciva dal petto.
-Sara' uno di quelli che si pompano i muscoli e poi lo prendono in culo da tutti.- sentenzio' l'altro.
-Vero, ma per adesso ci divertiremo un po' noi.-
Mentre il collega si divertiva e mi faceva divertire giocando con i miei capezzoli, l'orso bianco si tolse gli anfibi, i calzoni e le mutande e sfodero' un uccello dalle dimensioni e dalla consistenza superiore alla media. Si sedette nuovamente accanto a me segandomi l'uccello con molta rudezza, tanto che cominciai subito a gemere per il dolore. La sua lingua penetrava nella mia bocca con violenza, soffocandomi, facendomi mancare il respiro. Il moro comincio' a succhiarmi i capezzoli, a giocarci con la lingua. Il respiro accelerava, il battito del cuore era alle stelle. La mano dell'orso bianco sul mio tarello scorreva sempre piu' velocemente e mi faceva gemere. Poi scese vero il basso e me lo prese in bocca insalivandomi la cappella e la canna.
-Sai di buono... si vede che sei una persona pulita.-
-Ooohhh !!!!! Mmmhhh !!! e tu? Sei pulito?- chiesi ansimando.
-Lo vedrai subito-
Si alzo' e sali' in piedi sulla panca divaricando le gambe attorno ai miei fianchi. Il suo randello possente e rosato era a pochi centimetri dalla mia bocca anelante. La aprii voglioso, odorando il forte odore che sprigionava e fui pronto a riceverlo.
-Aspetta !!!....- disse il moro -.io voglio fotterlo da dietro-.
Cerco' di scivolare sotto di me costringendomi a tendere le mie braccia e il mio corpo.
-Aaahhh !!!! No !!! Mi spacchi le bracciata !!!!- urlai.
Il bianco mi prese per i capelli.
-Taci stronzo !!!!- e mi afferro' per i fianchi sollevandomi tanto da permettere al moro di sedersi sulla panca al mio posto ed io sopra di lui.
-Adesso mentre spompini il mio amico, lo prendi in culo, ti va?- mi sussurro' alle orecchie il moro.
Io sentivo il suo corpo aderente al mio. La sua panciona pelosa e molliccia mi costringeva a sedermi esattamente sulla sua verga. Le mie braccia bloccate dietro esponevano il mio petto ai morbosi desideri dei due uomini. Il moro giocherellava con i miei capezzoli e i miei gemiti indurivano il bastone che sentivo fra le natiche. Il bianco finalmente mi penetro' la bocca, ma le sue dimensioni erano veramente incredibili e non entrava come avrebbe voluto.
-Fagli aprire bene la bocca a questa vacca !!!- disse al moro.
-Ci penso io..-
Le mani del moro abbandonarono i miei capezzoli in fiamme e mi allargarono le natiche. Il corpo mi doleva, mi dolevano le caviglie strette dalla corda, mi facevano male i polsi bloccati dalle manette e la schiena arcuata all'indietro, ma avvertii distintamente la sua grande mazza sventrarmi il buco e penetrare con qualche difficolta' dentro di me.Urlai e piansi per un dolore che non pensavo fosse cosi' atroce, mentre il moro gemeva e godeva con la bocca appoggiata al mio orecchio. Ma ottenne l'effetto promesso. L'urlo soffocato mi fece aprire la bocca all'inverosimile e sgranavo gli occhi facendo divertire l'orso bianco che riusci' a penetrarmi fino a farmi soffocare.
-Ti piace? Guarda che bella fava dura e lucida ho solo per te. Dai, sono pronto..spompinami !!!- mi ordino' il bianco.
Malgrado il dolore e le lacrime io eseguii diligentemente. Il forte sapore salino si addolci' man mano che il pene scorreva e finalmente l'aroma di maschio adulto prese il sopravvento. Anche il dolore al buco si fece piu' lieve. Gli era impossibile farmi saltare come avrei voluto, quindi la verga del moro rimaneva dentro tutta e i suoi peli mi solleticavano lo sfintere. Lui si contorceva ansimando e sudando ed il suo forte sudore speziato travolgeva i miei sensi.
-E per me non c'e' niente oggi?- ansimo' il moro.
Il taglialegna usci' dalla mia bocca ed entro' per qualche minuto in quella del collega che succhiava rumorosamente appoggiato al mio orecchio.
-Nooooo !!!! E' mio !!!! Lo voglio io !!!- protestai.
-Ti accontento subito !!!- e la sua vergona insalivata dal moro mi ritorno' in gola, fino all'ugola.
-Ti piace fotterlo Pier?- chiese il bianco al moro.
-Sssiii !!! Il ragazzo ha un culo da favola.- e continuava a gemere e straziarmi i capezzoli.
-Non piangere ragazzo, ho quasi finito..- ma le lacrime che mi scendevano non erano di dolore. La mia mente non connetteva piu'. Piangevo, succhiavo, gemevo e godevo in un turbinio di sentimenti che non capivo e quando l'orso bianco mi venne in bocca e il suo sperma scese lungo la mia gola come l'albume di un uovo, io non volevo lasciarlo andare, volevo che ricominciasse.
-Aaahhh !!!! Che spompinata !!!- disse il bianco e resto' in piedi a guardarmi godere e sentirmi gemere di piacere.
-Prepara il buco che poi tocca a me..- mi sussurro'.
Io continuai a fissarlo con gli occhi spalancati e la bocca aperta. Sbavavo abbondantemente e gemevo. Poi mi resi conto che Pier stava venendomi dentro. Sentivo vibrare dei colpi alla schiena e il suo grido ursino prolungato, quasi agonizzante, diedero il segnale della fine.
-Franco, fammi uscire da qua sotto..- disse Pier. Franco mi slego' le caviglie e io fui liberato da quella posizione scomoda.
-No..!!!! E che cazzo !!!!! E io?- chiese Franco interdetto.
-Ti va di fottermi a smorza candela ?- gli chiesi.
Lui mi afferro' per i capelli e con un ghigno feroce mi disse:
-Decido io come fotterti, capito?-
-Ok, Ok !!! Ma ti prego, liberami dalle manette- lo implorai.
-Perche' dovrei? A me piace cosi'.-
Mi fece sdraiare sulla tavolata di legno grezzo con la schiena. Le braccia schiacciate sotto il mio corpo ed i polsi imprigionati mi dolevano e qualche scaglia di legno cominciava a penetrarmi nella pelle. Avevo le gambe penzoloni e il mio tarello che gocciolava sborra trasparente e filamentosa. Pier si sedette su di una seggiola dall'altra parte della tavola e ricomincio' a solleticarmi i capezzoli inumidendosi pollice e indice delle mani e a farli scorrere come se stesse caricando un orologio a molla. Lo guardavo capovolto e gli sorridevo.
-Allora credi alla mia innocenza, vero?- gli chiesi.
-Ssssttt !!! Non parlare.- mi sussurro' con dolcezza accarezzandomi le guance e le tempie. Visto da quella prospettiva sembrava quasi bello e una volta chiusi gli occhi per il piacere e per la voglia di prenderlo in culo ancora una volta, ansimavo e sospiravo lasciandomi toccare e solleticare dal mio bisonte moro.
Franco si sedette fra le mie cosce e me lo prese in bocca ancora leccandomi via la crema trasparente e salmastra che me lo inumidiva. Con una mano mi stringeva il bastone segandomelo con maestria, con l'altra mano mi afferrava i testicoli tirandoli delicatamente.
-Mmmhhh !!! Aaahhh !!! Sei fantastico !!!- il suo pizzetto mi punzecchiava tutto e stringendo le cosce sentivo i muscoli del suo torace fra le ginocchia.
Avevo voglia di succhiargli i capezzoli, di ricoprire di saliva quelle due montagne rocciose che aveva sul petto e in preda alla disperazione di non riuscire ad averlo subito, gemevo e mi contorcevo su quella tavola come su di uno spiedo. Avvertivo la sua calda lingua solleticarmi tutto e quelle mani callose palpeggiarmi i coglioni come mai nessuno aveva fatto fino a quel giorno.
-Sto sborrando- sospirai.
-Sto aspettando il tuo nettare.- e continuo' a spompinare finche' gli eruttai in gola, sul suo bel pizzetto bianco e in viso, su quel bel viso arrossato dal sole.
Pier abbandono' per un istante la sua postazione, raggiunse Franco e davanti ai miei deliziati occhi si abbracciarono appassionatamente baciandosi a lungo. Pier gli leccava la mia sborra dalla faccia e dal petto e mentre Franco lo stringeva a se' Pier comincio' a leccarli l'addome, l'ombelico e piu' giu' fino a quando scomparve dalla mia vista, ma mi accorsi ugualmente di quello che stava facendo. Franco chiuse gli occhi, il suo viso comincio' a deformarsi in una smorfia di piacere e comincio' a sospirare pizzicandosi i capezzoli. Mi guardo' mentre il mio randello ricomincio' a indurirsi e mi disse:
-Me lo sta lubrificando per te-
Poi al colmo del piacere Franco si volse verso di me, mi allargo' le cosce, mi mise le caviglie sulle sue spalle e comincio' a spingere la sua mazza rosata dentro di me.
Fortunatamente Pier, che evidentemente conosceva bene le dimensioni di Franco mi tappo' la bocca, ma fu il piu' terribile dolore che soffrii e lanciai un urlo. Le mie viscere si adattarono con gran fatica a quel mostro di carne e nervi che mi sventro' lo sfintere e solo dopo ripetuti inserimenti della cappella e dopo avere ritrovato un minimo di elasticita' nei tessuti, la sua mazza pote' entrare fino al pube, per tutti i suoi 22 centimetri.
Franco spingeva e ansimava, io cercavo di rilassare il buco il piu' possibile, ma avvertivo un fortissimo bruciore alla vescica e il mio bel tarello duro si rilasso' totalmente. Le sue mani fortissime mi trattennero per le caviglie, io cercai di non scivolare sulla tavola tenendomi forte al bordo che avevo sotto il culo. Franco mi monto' ininterrottamente per quindici minuti durante i quali la mia gola secca e ansimante comincio' a bruciarmi terribilmente. Le labbra di Pier inumidivano le mie mentre si segava il cazzo assistendo al mio piacere. Poi quando fu anche lui prossimo alla sborrata, avvicino' la sua cappella alla mia bocca e svuoto' i suoi coglioni sulla mia lingua famelica. Ingoiai con gusto il suo nettare e Franco, eccitato dalla visione si appresto' a venire. Avvertii lo schizzo abbondante nel mio intestino, i rantoli dell'orso bianco che si affievolivano e le botte sempre meno frequenti che mi menava.
L'uscita del suo uccello mi libero' le viscere con gran piacere.
-Vieni, non so nemmeno come cazzo ti chiami.-
-Billy-.
Pier mi tolse le manette e mi accompagno' fuori all'abbeveratoio. Mi massaggiavo i polsi lacerati dalle manette e cercavo di sciogliere i muscoli e le giunture delle braccia e della schiena, cosi' duramente provati. Mi sedetti sul bordo del vascone mentre Pier mi massaggiava la schiena e Franco si spruzzava di acqua il petto, le braccia e la sua enorme verga arrossata.
Uno spruzzo mi raggiunse alla schiena.
-Aaahhh !!! Bastardo !!!- esclamai ridendo e trattenendo il respiro per le fitte.
Franco rise di gusto. Diedi una occhiata di intesa a Pier e in un istante fummo immersi con le braccia nell'acqua gelida, sollevando ondate di ghiaccio contro di lui.
Gli spruzzi luccicavano in aria come diamanti, ricadevano sui nostri manti soffici e abbondanti. L'aria del tardo pomeriggio era fresca e frizzante, il sole stava lentamente scendendo alle nostre spalle, oltre l'abetaia e le prime ombre dei pini si allungavano su di noi, sulla capanna e sui nostri tre corpi nudi, ursini e muscolosi che giocherellavano, randelli e natiche al vento, attorno alla grande vasca di acqua gelida.
Billy Joe