ORSI ITALIANI MAGAZINE


Gocce di rugiada nella notte (prima parte)

Un racconto di Ste


Per la prima volta da quando la mia ragazza mi ha lasciato mi sento rinato e finalmente tranquillo e rilassato. Gli ultimi anni sono stati un inferno. Lei mi accusava di tradirla continuamente durante i miei lunghi viaggi in giro per l'Europa con il mio camion. Aveva ragione, anche se forse non immaginava con chi, ma io ho il sospetto che anche lei si facesse consolare dal suo amico di vecchia data. Come darle torto? Un bel rumeno di venticinque anni, castano e ricciolone, con la mascella quadrata e due occhi blu della stessa tonalita' del mare lungo la costiera Amalfitana, con un velo di barba rada e pubescente. Lei strafiga dagli occhi turchesi, con la pelle liscia e chiara, due poppe sode e calde e una caldissima e umida passera che mi aveva conquistato al primo sguardo. Insomma avrebbero fatto dei meravigliosi bambini. Io non ci sarei riuscito. Mi ci vedete? Folti capelli ondulati lunghi e neri, pizzetto in disordine, occhi scuri, irsuto come un cavernicolo e proprio come un cavernicolo sono abituato a trattare le donne. In passato ho cercato di darmi un tono imparando le lingue straniere, ho fatto immani sacrifici per comprarmi il camion, ho lavorato anche sedici ore al giorno nei campi di grano e negli allevamenti di vacche. Fino ai ventisette anni mi depilavo accuratamente e tenevo compagnia ai danarosi occidentali, donne e uomini che venivano nel mio paese per trascorrere qualche momento di svago e di eccesso. Avevo certamente un gran fisico, adesso un po, trascurato per la vita irregolare che conduco, per le lunghe traversate di lavoro, al caldo d'estate, con la pelle bruciata dal sole e screpolata dal ghiaccio in inverno.

Fanculo!! Adesso sono al volante del mio bisonte e me ne frego di lei e delle altre troie come lei. Me ne frego dei debiti con la banca, me ne frego di tutto e di tutti. Il confine di Gorizia e' appena dietro di me, la strada per l'Italia e' spianata e Napoli mi aspetta a braccia aperte, vivace e spensierata come solo i napoletani sanno essere. Ma la notte sembra non passare mai. I fari delle auto sull'autostrada cominciano ad accecarmi. Brutto sintomo, sono almeno dieci ore che guido, forse dovrei fermarmi. Mi hanno avvertito che in Italia non si puo' viaggiare per piu' di sei ore consecutive, pena sanzioni molto severe. Se lascio l'autostrada forse non corro il rischio di farmi fermare dalla Polizia. Al prossimo casello esco. Per fortuna conosco l'Italia molto bene, e' stata una delle mie prime mete raggiunte ed attraversate con il mio bestione.

Ecco, devo arrivare almeno a Mestre. Sto scarrozzando il carico dalla Romania fino alle industrie tessili della Campania e magari, se riesco ad avere un carico per il ritorno, ci guadagno pure bene.

Ma dove sfrecciano gli Italiani a quest'ora della notte? Guarda questo, ma che cazzo fa? Attento idiota!!! Ci e' mancato poco. E poi dicono che siamo noi camionisti a fare incidenti. Pezzo di somaro!

Bip, bip!!!!

-Igor due mi senti? Igor due ci sei? Parli italiano? Do you speak italian?-

-Si, ti sento chi sei?-

-Sono dietro di te. Macho Man. Piacere.-

-Ciao Macho, sei italiano?-

-Certo. Ho preso la targa di quel fottuto figlio di puttana che a momenti ti centrava.-

-Ok Macho, ma non voglio guai.-

-Come vuoi. Dove sei diretto?-

-Salerno.-

-Ti consiglio di evitare l'uscita di C. c'e' sempre lo sbirro stronzo che vuole inchiappettarti. Esci a quella prima e fermati alla trattoria sulla destra, digli alla bionda che ti mando io.-

-La bionda?-

-Si e attento a te. E' una mia amica, ci siamo capiti??!!! Io esco qua, buon proseguimento!!-

-Grazie Macho, buona notte.-

E' questo il bello del mio lavoro, incontri tanti fratelli che parlano lingue diverse e pensano con teste diverse, ma nella notte sono uguali a te.

Sono le tre del mattino e sono veramente esausto. Finalmente!!! Ecco le luci di un autogrill. Credo che mi fermero' per rifocillarmi e riposare qualche ora.

Nel parcheggio dei camion ci sono tre autotreni due sloveni e uno ucraino, ma pare che sopra non ci sia nessuno. Forse stanno dormendo. Pazienza, mi berro' le birre da solo. Ho la schiena a pezzi ed il culo in fiamme. E' in assoluto l'estate piu' calda degli ultimi anni. Scendo dal mio bisonte a torso nudo, indossando un paio di pantaloni di tela rossi molto ampi ed i miei sandali.

AAHHH!!! Che bella pisciata. Aspetta un momento. La mia pisciata non puo' fare tutto questo rumore. Tu guarda!! Li dietro ci sono le docce, e qualcuno le sta usando. Quasi quasi ne approfitto anch'io, un po' di refrigerio in questa notte afosa mi ci vuole.

Mi avvicino alla porticina di alluminio spalancata. Accanto c'e' una finestrella aperta, ma e' troppo in alto e non riesco a vederci dentro. Quello che ascolto pero' mi basta per capire che i due camionisti sloveni si stanno facendo una bella doccia. Chiacchierano fra di loro. Malgrado io parli bene lo sloveno, capisco poco perche' sembrano sussurrare, ma ogni tanto qualche risata molto maschile risuona nel locale che deve essere molto piccolo e rimbomba.

Un ormai noto interesse mi solletica negli slip e mi spinge a varcare la soglia dell'antibagno. La luce interna e' molto forte, ma una delle due lampade al neon sta tirando le cuoia e lampeggia fastidiosamente. Vedo una sola porta chiusa che sembra portare nel locale dove i due camionisti si stanno lavando. Sulla parete di fronte c'e' un appendiabiti con una camicia di cotone scozzese appesa sotto un paio di pantaloncini corti di jeans. Sull'altro pomello una canottiera bianca appesa per una spallina e un paio di pantaloncini corti di tela.

C'e' molta acqua sparsa sul pavimento e un rivolo di acqua saponata che filtra dalla porta e percorre l'antibagno fino allo scolo al centro del pavimento. Ammonticchiati a fianco della porticina ci sono un paio di zoccoli e un paio di infradito.

Mi guardo attorno. Vicino al locale non c'e' nessuno. I quattro camion parcheggiati sono troppo lontani per vedere chi c'e' alla guida. Forse non mi vedra' nessuno e la tentazione e' irresistibile. Mi avvicino agli indumenti appesi e affondo le narici nella camicia scozzese. E' ancora calda e umida, e' insopportabilmente impregnata di un sudore acre ma famigliare, tipico di noi gente dell'est. Il pisello mi si sta rizzando e punta con forza verso l'esterno, tanto che devo sistemarmelo per bene per non farmelo dolere. Mi annuso. Anche io puzzo mica male e mi sento il torace umido. Mi sfilo i sandali dai piedi e li spingo verso le altre calzature. Dall'interno di quel locale si sentono i due uomini che chiedono il sapone l'uno all'altro e poi un tonfo nell'acqua come una pietra buttata in uno stagno.

-Scemo!!! Adesso raccoglilo.-

-Si, ma tu non fare scherzi eh?-

Mi sfilo in un volta sola sia i pantaloni che gli slip e li appendo al terzo pomello dell'attaccapanni. Il mio pene e' finalmente libero di ciondolare a destra ed a sinistra. Mi do una grattatina alle palle e intanto me lo scappello per bene. E' ben inturgidito e le sue dimensioni da tozze si fanno piu' slanciate.

Cammino a piedi nudi sul rivolo di acqua saponata e sono molto eccitato, come se i miei piedi toccassero anche quei corpi nudi oltre all'acqua ed al sapone che li ha detersi. Istintivamente apro la porta ed entro e trovo i due maschioni voltati verso di me mentre l'acqua schizzando dai loro corpi raggiunge il mio in ogni punto. Affondo nell'acqua sporca fin quasi alle caviglie e la cosa mi eccita ancora di piu'. Le due nerchie puntate verso di me sono un invito irresistibile. Si stanno sciacquando la testa, con le braccia verso l'alto e i loro fisici sono a mia disposizione, pronti a farsi divorare con gli occhi. Hanno notato la mia presenza. Il piu' giovane, sui trenta anni, si volta contro il muro sbattendomi davanti agli occhi il suo bellissimo sedere coperto di peluria bionda. E' deliziosamente imbarazzato nel farsi guardare da altri uomini o forse e' stato il mio sguardo insistente ed estasiato ad imbarazzarlo. Aveva un bel corpo. Massiccio, glabro e restava immobile a farsi flagellare dallo spruzzo tiepido mentre il sapone, gocciolando dai capelli chiari e rossicci, scivolava sul petto morbido e adiposo, strisciava sui capezzoli rosei e inturgiditi. Aveva un accenno di peluria dall'ombelico in giu' ed una foresta di riccioli rossi attorno alla verga e sulle palle. Dal suo attrezzo scappellato emergeva una bellissima fragola rosata che gia' immaginavo eiaculante e gocciolante dentro la mia bocca. Le gambe erano massicce e leggermente storte. Il sedere, piccolo per la statura di tutto rispetto del maschio, era rotondo e sodo. La schiena era segnata da muscoli dorsali ben delineati e in fondo due piccole, appena accennate, maniglie dell'amore.

Quell'altro se ne fotte alla grande. Rimane ritto in piedi di fronte a me con le gambe divaricate ed il suo bel fucile rilassato, annegato in abbondante peluria brizzolata. Deve avere passato da un po' la cinquantina e l'attrazione che provo per quel gigante pelato con molta barba e molto pelo sul petto e sulle spalle, mi spinge a sorridergli mentre comincia a insaponarsi con vigore il pube e schizzi di sapone mi raggiungono il viso.

-E questo che vuole?- dice il piu' giovane al piu' anziano voltandosi.

Mi salutano in sloveno ed io educatamente rispondo in sloveno avvicinandomi al terzo erogatore, accanto al gigante, schizzando le loro belle gambe pelose dell'acqua lurida di sapone e peli nella quale affondiamo.

-Da dove vieni? Sei Sloveno?- Chiede Boris, il piu' anziano.

-Sono Rumeno, mi chiamo Sebastian, ma mi chiamano tutti Igor.-

-Io sono Boris, lui e' Karl, siamo sloveni. Perche' parli cosi' bene lo sloveno?-

-Perche' viaggio molto e mi piace parlare le lingue. Conosco il tedesco e l'italiano, me la cavo con l'inglese e il russo e sto imparando il turco. In piu' sono Rumeno e quindi...-

-Dove stai andando?- Chiede finalmente Karl.

Odo la sua voce maschia e dolce, dal sapore mediterraneo. E' evidentemente molto piu' rilassato di quando sono entrato. Basta poco a noi uomini per diventare amici e sentirci subito a nostro agio anche se nudi come vermi.

-Vado a Salerno. Ragazzi, ve la bevete una birra con me?-

-Non diciamo mai di no ad una birra.- Rispose simpaticamente Boris.

Mentre l'acqua comincia a scorrermi addosso io osservo i due maschioni che si passano il sapone sulla schiena a vicenda e mi immagino gia' in loro compagnia mentre mi scopano a turno ripetutamente.

-Ragazzi, posso usare il vostro sapone?-

Karl termina il lavoro sulla schiena di Boris e me lo passa con delicatezza. Guardo Boris.

-Vuoi che lo faccia io?- E si offre di insaponarmi la schiena.

-Volentieri.- Esclamo forse con troppo entusiasmo.

Boris prende il sapone dalle mie mani, lo sfrega energicamente e comincia a massaggiarmi le spalle. E' un po, piu' alto di me e con i pollici mi massaggia delicatamente le scapole con movimenti circolari.

Chiudo l'acqua ed odo i nostri corpi gocciolare. In preda ad una fremente eccitazione allargo le braccia appoggiando le mani contro il muro e Boris scende lentamente lungo il mio torace fino alla cintola. Karl apre il rubinetto e Boris con le sue mani grandi e ruvide mi sciacqua con energia.

Afferro il sapone e mi insapono i capelli chiudendo gli occhi. Ora sono io ad offrire il mio corpo ai due camionisti, sperando che ne approfittino e questo pensiero mi eccita. I miei capelli lunghi mi aiutano a fare tanta schiuma che mi entra negli occhi. Accidenti brucia, non riesco a tenere gli occhi aperti e sbattendo le ciglia scorgo i movimenti dei miei due amici che, come attori in fotogrammi di un film muto, si muovono attorno a me osservando il mio corpo e lanciandosi delle occhiate di compiacimento.

-Cazzo!!! Se dovete fare qualcosa e' il momento giusto.- Penso. Invece Boris apre l'acqua e mi lava il sapone dai capelli. Mentre sono a capo chino osservo con desiderio il cazzone di Boris che comincia a dirompere dal fondo del suo ventre. La tentazione di inginocchiarmi davanti a lui e prenderlo in bocca e' fortissima, il mio cazzo e' di una dimensione imbarazzante e non sfugge all'attenzione dei due.

Karl mi porge il sapone.

-Posso insaponarti io?-.

-Era ora!!! Puoi fare cio' che vuoi.- Penso, e il mio corpo si abbandona totalmente alle sue mani belle e capaci.

-Grazie, faccio da me.- Dico con poca convinzione e sperando che egli insista.

-Karl io esco. A dopo Igor.-

-Ok!- Rispondiamo quasi insieme io e Karl al buon Boris.

Non mi dispiace restare da solo con Karl. Siamo due giovani sconosciuti, aitanti e muscolosi, con qualche chilo in piu' ma sani e forti. Forse lui mi capisce di piu', forse e' in grado di accettare di piu' di Boris la mia voglia di assaggiare la sua sborra. Sono tentato di abbracciare Karl di sentire il suo corpo strisciare su di me e di fargli sentire il mio corpo ispido e maschio su di lui. Sono tentato di dirgli tante cose, sono curioso di sapere che lui sta provando per me le stesse emozioni mentre mi passa il sapone sul petto e ci sorridiamo con un po' di imbarazzo.

-Sara' meglio che raggiunga Boris.-

-D'accordo, io finisco un attimo e arrivo.- E vedo Karl guardarmi titubante.

-Per bere le famose birre...- Aggiungo.

-Si, certo, ok!-

Cosi' resto solo, mi sciacquo energicamente il cazzo che gocciola un liquido trasparente e denso, che raccolgo sulla mano e lecco con molta voglia.

All'esterno sento gli zoccoli di Karl muoversi e apro la porta per spiare i suoi movimenti.

Esce completamente nudo, gocciolante, insensibile all'umidita' della notte, con gli indumenti in mano. Le sue natiche guizzanti si muovono con scioltezza, invidio l'aria della notte che gli accarezza la pelle ed i capezzoli inturgiditi dal freddo.

Mi sdraio in quell'acqua mischiata di sapone e sudore e comincio a segarmi la minchia mentre penso ai due maschioni che stanotte potrebbero desiderarmi e che io sto desiderando da molti minuti.

Improvvisamente si apre la porta ed un big bear di enormi proporzioni entra deciso. Lo guardo mentre faticosamente riempie l'ambiente nel quale ci troviamo e continuo a segarmi l'uccello eccitato da questa inaspettata ma gradevole presenza. Lui ha un momento di sconcerto, distoglie lo sguardo imbarazzato come se volesse togliere il disturbo. Poi mi fissa sorridendo. Il suo viso simpatico, circondato da una foltissima barba scura mi rassicura, il suo arnese indurito dalla scena che si sta gustando mi tranquillizza circa le sue intenzioni. Vuole solo assistere o ha in mente altro?

Si avvicina. Io allargo le cosce. Sono al limite, sto per venire ed e' in quel momento che il big comincia a pizzicarsi i capezzoli. E' bianco come il latte. Ha due mammelle flosce e cadenti, una enorme pancia e un ombelico sporgente. Lo voglio, sto venendo. Mi sono schizzato abbondantemente il ventre ed il petto e mentre gli ultimi rantoli di piacere escono dalla mia bocca, lui mi allunga la mano.

-Bravo. Ce l'ho duro. Me lo fai un ciuccia ciuccia?- E' il camionista Ucraino, parla un italiano un po' stentato, ma si capisce quello che vuole.

-Ho visto prima che annusavi i vestiti dei due di Slovenia. Annusami.-

-Mi piace annusare gli orsi come te.- Dico in russo.

-Ah, tu parli il russo. Allora sara' piu' semplice. Dai succhiamelo.-

Sorrido e mi inginocchio raggiungendogli il cazzo. Comincio a succhiare subito afferrandogli con forza le cosce e ingoiandogli il randello fino ad immergere il naso nel suo pube. L'odore e' terribilmente maschio. Il suo bigolo si indurisce fino a soffocarmi e sono costretto ad allontanarmi risalendo l'asta fino a meta'. Allora comincio a spompinarlo veramente leccandogli la cappella enorme come la pallina di un gelato. Le sue mani afferrano la mia testa e lui cerca di affondarsi ancora dentro di me. Sono in sua completa balia. Le mie ginocchia affondano nell'acqua ormai fredda e io non vedo l'ora di assaggiare la sborra del mio gigantesco amico.

-Igor, hai finito?- Irrompe Boris. Ammutolisce, forse non si aspettava di vedere la scena che si sta consumando sotto i suoi occhi, ma io credo che certe cose si sentano a pelle.

-Bene, bene, ci divertiamo un po'.-

Abbraccio le natiche del mio orso e mi sollevo da quella pozza esponendo il mio culo a Boris. Boris non si fa pregare, e' ancora nudo, entra con noi e chiude la porta.

-Non potevi dirlo prima che ti piace l'uccello?- Mi rimprovera.

-Sei fortunato perche' a me piacciono i culi.- E cosi' facendo comincia a segarsi la nerchia fino a quando e' pronta per me.

Mi afferra i fianchi e con rantoli soffocati comincia a ficcarmelo dentro.

Io non mi ribello. Mentre il suo manico entra, io assecondo i suoi movimenti. Sono troppo eccitato per sentire dolore o forse sono solo troppo eccitato e basta. Il gigante divarica il mio buco senza pieta', incurante dei miei gemiti, delle mie gambe tremolanti mentre ho gli intestini sfondati e mentre cerco di respirare ecco che l'orso mi sborra in bocca con forza.

Il suo seme e' salmastro, odora di buono e mi impasta i denti e la lingua. Mi stringo a lui mentre mi accarezza la testa e la locomotiva Boris dietro di me pompa la sua energia nel culo. Sono all'apice del piacere, il mio cazzo ha ripreso vita e gocciola ancora qualcosa. Me lo meno un po' e finalmente dopo dieci interminabili minuti mi sento afferrare i capelli e una serie di rantoli di Boris danno il segnale della fine.

Me lo tiene dentro ancora qualche minuto mentre cerca con le dita tremolanti i miei capezzoli e io lentamente risalgo con la lingua la montagna pelosa davanti a me. Arrivo ai capezzoli con la lingua ancora impastata di sperma e di peli.

Boris mi da' una pacca sul sedere e si sciacqua il cazzo.

-Che chiavata!! Devo dirlo a Karl? So che aveva voglia di menare un paio di botte anche lui.-

-Aspetta, ti prego, voglio fargli una sorpresa.-

(continua...)