ORSI ITALIANI MAGAZINE
Franz
Un racconto di Fluxbear
Due sono le granitiche certezze su cui poggia la sopravvivenza di un piccolo borgo medievale come quello in cui vivo, privo di ogni attrattiva turistica se non fosse per la sua millenaria storia comunale e una manciata di diroccate torri merlate che spiccano qui e la' tra gli abusi edilizi dell'ultima ventina d'anni: i turisti tedeschi e quelli giapponesi. Durante tutto l'anno la piccola piazzetta, lastricata piu' di feci animali e sputi di vecchi che non della sua naturale copertura in porfido, risuona di un inglese stentato, a volte nasale a volte gutturale, impegnato ora a chiedere cibo, ora la guida all'ameno paesello.
Franz veniva da tre anni in vacanza qui, ma non lo avevo mai visto prima: mi sembra' strano, vista la modesta estensione del 'natio borgo selvaggio'. Mi lagnavo soprattutto del fatto di essermi perso per ben due anni un orso biondo, rarissimo dalle mie parti, ma ovviamente molto diffuso in ambiente teutonico, che non limitasse il proprio pelo alla barba, ma che avesse la pelle bianca e delicata ricoperta da una fitta tela di pelo fulvo, ammiccante dalla canotta, che tirata dalla sua bella e tonda panciotta da birra, regalava alla visione quasi l'interezza del suo petto e delle sue spalle. Lo abbordai al bar sottocasa, una sera in cui, partiti tutti i miei amici, me ne stavo a scambiare quattro chiacchere con Alfredo, il barista, e a bere qualcosa. Franz era da solo davanti al suo boccale di birra, con le braccia poggiate sul bancone e la testa un po' ciondolante, come gia' fosse partito con la testa per i lidi sconosciuti dell'ubriachezza. Oltra alla gia' citata (ed eccitante) canotta, indossava dei tre quarti sfilacciati, e dei sandali francescani, da cui si poteva vedere che anche sulla dita dei piedi abbondavano ciuffetti di peli.
Aveva piu' o meno la mia eta', solo tre anni in piu', seppi dopo: lavorava come ottico a Colonia, ma con l'arrivo dell'estate si licenziava, prendendosi mesi interi di vacanza per viaggiare, per poi andare a lavorare da un'altra parte quando avesse di nuovo avuto bisogno di soldi. Mi avvicinai a lui, un po' timoroso: fino ad allora avevo tentato approcci 'sicuri' tramite internet o all'interno di locali ursini, in cui era difficile sentirsi dire di no, ma qui si trattava di dover scoprire se Franz amava la compagnia di una controfigura di Bud Spencer, non solo per quattro chiacchiere. Mi rivolsi a lui in inglese: quasi incredulo, Franz si indico' col dito e disse stupito:'me?' per essere sicuro che stessi parlando con lui.'Certo' gli dissi. L'orsotto tedesco si apri' in un bel sorrisone a 32 denti, contento di avere qualcuno con cui parlare. Fui molto contento di risultargli subito simpatico, e fui ancora piu' felice quando all'improvviso, dopo avermi squadrato un po', mise le mani davanti al petto e disse, in italiano: 'bele tete pilose tu hai'.
Scoppiammo in una risata, e incoraggiato da quell'affermazione, decisi di avere una conferma definitiva, e gli chiesi se per caso sapesse cosa volesse dire 'bear'. Franz mi fece l'occhiolino con un'aria furbetta, e per tutta risposta mi poggio la mano sul pacco. Alfredo se ne accorse, e con un'occhiataccia mi intimo' di fare quelle cose fuori dal suo locale. Per tutta risposta, gli chiesi se aveva voglia di unirsi a noi, ma lui che era etero perso mi mando' simpaticamente a cagare, augurandomi poi pero' buona fortuna col tedesco e dicendomi che potevo andare nel retro se avevo bisogno di un posto, dove lui di solito portava la sua amante. Presi Franza per mano, che rideva a crepapelle per il teatrino che io e alfredo stavamo facendo, e lo tirai nella mini red room del barista. Devo dire che mi fece alquanto impressione fare sesso in una stanza tappezzata di poster osceni di donne, e Franz appena fu entrato storse il naso dicendo un eloquente 'no good'. Pero' in effetti la stanza era ben fornita: profilattici e lubrificanti a portata di mano non mancavono. Appena ci sedemmo sul letto, mentre ero intento ad armeggiare nel cassetto per prendere il preservativo, Franz mi busso' col dito sulla spalla, e quando mi girai mi stampo' un bacio in bocca, palpeggiando con vigore in mezzo alle mie gambe. Il mio cazzo non tardo' a rispondere, riempendo la stoffa dei miei bermuda. Il biondo mugolo' in segno di approvazione.
Ero contento che il tedesco non ci andasse per il sottile, anche perche' ero ansioso che decidesse di dedicarsi completamente al mio arnese, non solo perche' ormai bucava le mutande, ma anche perche' non sapeva granche' baciare e non vedevo l'ora che smettesse di infilarmi la sua linguetta fredda nella bocca,sebbene l'intreccio delle nostre soffici barbe desse una morbida sensazione di piacevolezza. L'orsotto, quasi capendo il fastidio che provavo, si stacco' da me, e fece segno di spogliarmi, mentre anche lui si sfilava gli abiti, restando solo in sandali. Il suo corpo era stupendo, dominato da una bella pancia tonda e dura sotto cui spuntava un buon cazzo, non enorme, circonciso, dallo scroto molle e belle palle pendule. Quando mi vide nudo, Franz si avvicino', passandosi la lingua sulle labbra:'belo bear, very nice boops.' le mie tette pelose lo avevano stregato, cosi'' decisi di sfoderare il mio pezzo forte subito: lo feci sedere, poggiando le mie tette su di lui, in modo che il suo piolo fosse al centro del mio petto.
Allora strinsi le tette una contro l'altra, facendogli una sega spagnola. Franz era estasiato. Mi disse che solo un chubby americano gliela aveva fatta una volta, e da allora non aveva trovato un altro orso con seni abbastanza grossi per riprovare. Alternavo lo sfregamento contro il petto, davvero caldo per v ia del mio abbondante vello, a voraci ingoi e slinguate. Franz mi fece segno con le mani, mostrandomi prima 6 dita e poi 9, per indicarmi che aveva voglia di un 69. ovviamente per la mia mole era meglio che stessi di sotto, e mi sdraiai sul letto di schiena, mentre il tedesco mi venne sopra, infilandosi il mio cazzo pulsante e venoso in bocca. Mi piaceva soprattutto giocare con i suoi testicoli, che lisciavo sulla mia faccia, baciavo e mettevo in bocca, e ogni tanto titillavo il suo ano, infilandoci il dito via via piu' a fondo. senza avvertirmi, sentii il cazzo di Franz farsi durissimo, e capii che stava per venire: feci appena in tempo a togliermelo di bocca, quando mi scarico' una discreta quantita' di caldo sperma sulla barba.
Franz si giro', e abbracciandomi mi lecco' il viso pulendomi dal suo
seme. Io non ero ancora venuto, e mentre Franz mi manteneva in tiro segandomi,
mi chiese se volevo venirgli in bocca o volessi che mi cavalcasse. Senza
dire niente, afferrai il profilat tico, e glielo porsi. Il tedescotto lo
prese con i denti, e me lo mise con calma, infilandolo piano piano. Si mise
a cavalcioni su di me, puntandosi il mio pezzo di carne tra le natiche:
non ci volle molto perche' scivolassi dentro di lui, benche' io possegga
una discreta mazza. Un po' il profilattico, un po' il culo ben allenato
del teutonico, tutto concorse affiche' la mia entrata dentro di lui fosse
senza sf orzo per me, per nulla dolorosa per lui: Franz scivolava senza
difficolta', stimolando i miei capezzoli ormai ben duri. Franz era molto
esperto, sapeva come muoversi per portarmi sull'orlo dell'orgasmo senza
farmi pero' esplodere. Quando dopo circa venti minuti,venni, gemetti come
non avevo mai fatto. Franza sussurro':'Good', si sfilo' la mazza e prese
il preservativo pieno di sborra, scolandoselo tutto in bocca avidamente.
'You're crazy' gli dissi scuotendo la testa. Ed io e quel pazzo passiamo
ancora ogni estate qualche notte insieme nel prive' di Alfredo.