ORSI ITALIANI MAGAZINE




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Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni

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La finestra di fronte

Un racconto di Holden


I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


( ...a Gino )

Assorto nei miei pensieri, guardavo fuori dalla finestra un punto imprecisato del parco. Un isola verde nel centro della città, antistante alla redazione del giornale.

Ormai la primavera è inoltrata coi suoi colori, gli alberi sono di un verde intenso, e il profumo dolciastro dei fiori inebria il mio olfatto, trascinato dall'aria frizzantina del mattino, attraverso i battenti socchiusi delle imposte.

Cosa farò questo fine settimana? Oggi è venerdì, e ancora non ci ho pensato. Con giornate come questa viene la voglia di fare una scappata al mare, non lontano da quì, in due ore ci si arriva.

 I miei pensieri si interrompono allo squillo del telefono sulla scrivania.

 Il direttore mi informa che il collega Ferraris non si sente bene, e per oggi non si presenterà al lavoro. Mi chiedo il perchè Di Iorio, il direttore, si prenda il disturbo di annunciarmi questo inconveniente.

Ecco che in meno di un minuto il mio dilemma viene svelato.

Il collega si sta occupando di una recensione sulla accoglienza e cordialità degli agriturismi e Mad at Breakfas Piemontesi, scelti a campione tra le centinaia sul territorio.

Conoscendo un poco Ferraris, avrà puntato il dito a caso sull'elenco telefonico e la sua lista di candidati si è risolta in trenta secondi.

Di Iorio insiste che il pezzo venga terminato per l'inizio settimana, ma ancora un locale manca all'appello per la recensione.

Ho capìto in poche parole che pretende quest'ultima recensione da me.

Senza giri di parole mi scarica la patata bollente, tocca a me fare un sopraluogo.

Sinceramente non avendo fatto programmi per il fine settimana, due giorni sulle colline delle Langhe non mi spiacciono.

Arrivo finalmente nella frazione di questo comune, del quale sinceramente non avevo mai sentito parlare, pur essendo piemontese.

Da questo punto della collina il paesaggio è spettacolare, sito Unesco, non a caso, tra vigneti e vegetazione dai colori molteplici.

Il piccolo parco che ogni giorno guardo dalla finestra sembra un bonsai al confronto.

Poi il profumo di campagna, l'odore dei prati appena tagliati, la fioritura degli alberi da frutta, anche quello degli animali di qualche cortile non mi infastidisce.

Raggiungo il locale, non male, mi aspettavo qualcosa di più semplice e casereccio, invece è una bella struttura ricavata da un cascinale a ferro di cavallo, con grande cortile interno curato nei particolari.


Parcheggio, scarico il mio bagaglio e mi avvio verso l'entrata.

Suono il campanello e attendo qualche minuto, suono nuovamente. Presumo vista l'ora, che chi gestisce sia affacendato con la cucina o il servizio ai tavoli.

Ho letto che è a conduzione familiare, quindi non sarà molto il personale, saranno tutti occupati con gli ospiti.

Ecco che dal citofono una voce maschile dal timbro grave e maturo mi risponde.

Mi presento, e mi apre il cancello.

Nel cortile mi guardo intorno, è ancora meglio di quanto si vedesse da fuori, il gusto dei particolari è curato.


Una signora di mezza età mi viene incontro, capelli raccolti, guance rosa, curve burrose e grande sorriso. Mi allunga la mano e si presenta, io faccio altrettanto. "La aspettavamo"

Intanto ci avviciniamo all'ingresso, situato sul primo lato della grande corte a ferro di cavallo. Avvicinandomi alla porta noto una finestra aperta, dalla quale intravedo la reception.

Un signore è seduto col telefono all'orecchio, con la stessa voce che ho udito al citofono.

Entriamo, i nostri occhi si incrociano. Un uomo sui sessanta, con capelli brizzolati e un bel baffo folto sale e pepe. Porta sul naso un mezzo occhiale da presbite che trovo interessante su quel viso un po paffuto e sorridente.

La signora si congeda lasciandomi al bancone, presumo sia la moglie, non ho osato chiedere.

Saluto con un cenno del capo l'uomo, che con un movimento della mano mi fa capire che sarà subito da me non appena finirà di parlare con un cliente, lo deduco dalle parole sentite.

Eccolo che termina la conversazione, si alza e fa il giro del bancone per salutarmi. Il fisico è ancora meglio del viso, quel robusto sodo che piace a me, l'addòme pronunciato e largo di torace.

Una camicia azzurra aperta per due bottoni lascia intravvedere un bel pelo sul petto, le maniche arrotolate fanno altrettanto con le braccia.

Al polso un orologio di marca, segno del buon tenore di vita.

Mi colpisce la veretta al pollice invece che all'anulare.

Un pantalone già leggero, forse indossato prematuramente, fa risaltare le gambe ben proporzionate al resto del corpo, sembrano due tronchi di pino.

Mi guarda intensamente da capo a piedi, come io ho appena fatto con lui.

Ci presentiamo, lui si chiama Luigi, la sua voce è profonda e calda nel tono.

Quattro frasi di convenevoli nel descrivermi il posto e il territorio circostante tra i vigneti e il paesaggio.

Poi, con voce alta, chiama una ragazza che immagino sia la figlia o nipote. le chiede se la camera numero 25 è fatta, ma la ragazza risponde che sono pronte altre camere, suggerendogli i numeri.

Lui sempra spazientito, e insiste che la 25 venga sistemata per l'ospite. Non capisco che differenza ci sia, penso, ma vedo che la sua insistenza non lascia margine di trattativa.



Dopo poco Luigi mi comunica che la camera è pronta e che, se lo desidero, possiamo andare a vederla.

Annuisco e lo seguo.

Percorriamo un lungo corridoio, lui mi precede col mio trolley.  

Ecco il piano superiore, le camere vanno dal 20 al 26, la mia è la penultima nel corridoio.

La apre e accende una luce, le imposte sono chiuse. L'odore di pulito e di bucato mi fanno una buona impressione.

Lascia il trolley vicino al letto, mi indica il bagno sempre con cordialità, e si congeda dicendomi: "Per qualsiasi cosa non esiti a chiamare, il telefono è sul comodino, componendo il 9 risponderò io".

Il suo sguardo è intenso, mi fissa per qualche minuto negli occhi, poi scende come per fissare un punto sui miei pantaloni, tanto che mi viene il dubbio di essermi macchiato col caffè.

Abbasso anche io lo sguardo in quella direzione, ma non noto macchie.

Mi saluta, e nel passarmi a fianco il suo braccio peloso sfiora il mio. Una leggera scossa elettrostatica rompe quel momento di silenzio imbarazzante, facendoci sorridere senza commenti.


Chiusa la porta mi guardo intorno, osservo l'arredamento, perchè anche questo  è oggetto della mia relazione di lavoro.

In arte povera i mobili, legno di noce quasi tutto nella stanza. Il letto matrimoniale più alto dei tradizionali, con una trapunta fiorata con colori tenui.

Sui comodini, oltre al telefono, due lampade a boccia, semplici ma carine, alzo lo sguardo al soffitto per vedere se l'abbinamento col lampadario è rispettato. Non avevo dubbi, la lampada appesa è la stessa, solo più grande, con due lampadine all'interno.

A destra del secondo comodino noto una porta chiusa. Sarà di collegamento con la stanza accanto, per le famiglie con figli. Una comunicazione veloce per non passare per il corridoio pubblico.

Quadri appesi alle pareti raffigurano paesaggi naïf.

Un grande specchio sul comò di fronte al letto, riflette le due statuette posizionate sul mobile.


Apro le tende, la finestra e le persiane.

Il sole mi abbaglia, e i fiori nei vasi che addobbano la ringhiera sprigionano il loro profumo di primavera.

Mi godo per qualche minuto il sole in faccia, poi lentamente apro gli occhi. La mia vista pian piano si abitua a quella luce. Mi guardo intorno, abbasso lo sguardo tra i vasi e noto la finestra dove Luigi siede dietro al bancone. Lo guardo, lui mi guarda e sorride.

Ho uno strano pensiero mentre lo osservo. La sua insistenza nell'assegnarmi quella camera, non sarà perchè la posizione gli è favorevole dal bancone?"

Rientro, credo che sistemerò le mie cose.

Prenderò qualche appunto sulle prime impressioni, e poi scenderò a fare due passi.


Una camminata nella frazione, poche case.

Mi dirigo verso i vigneti, dove i filari iniziano a germogliare.

Ci sono persone che stanno lavorando, non me ne intendo, ma sembra che stiano legando i rami su fili sostenuti da pali per tutta la lunghezza dei filari, donne e uomini.

Qualcuno al primo sguardo non sembra male.

Braccia robuste spuntano da magliette troppo corte e consumate.

Pantaloni arrotolati fino ai polpacci, mostrano gambe muscolose e pelose.

Alcuni chini, nel loro lavoro mi deliziano dei loro fondo schiena sodo, con la spaccatura delle natiche che si intravede dai pantaloni che calano un po.

Ho sempre avuto un debole per gli uomini di fatica, trovo che il fisico del lavoratore superi di gran lunga in bellezza quello di chi lo costruisce in palestra.

Mi distanzio un po' da quel gruppo di lavoratori che mi guardano incuriositi.

Mi dirigo in una zona, dove alberi da frutta sono in fiore.

Cammino con lo sguardo verso l'alto, quando sento tra i cespugli rumori che mi fanno arrestare.

Potrebbe essere un animale, forse un cinghiale?

Resto immobile, e ascolto.


In realtà mettendo meglio a fuoco, noto che un uomo dietro ai cespugli sta urinando, dandomi le spalle, non notando la mia presenza.

Mi avvicino senza rumore, fino a cogliere il suo profilo.

I calzoni calati a mezza natica, mostrano un bel sedere peloso.

Ancora qualche passo e posso vedere il suo membro, mentre una bella fontanella d'orata zampilla tra l'erba.

Possiede un bel pene gonfio, con un glande rosa scuro scoperto dal prepuzio.

Lo osservo e l'eccitazione mi sale.

Lui nota la mia presenza.

Tenta un balzo indietro come per nascondersi meglio dietro l'albero, ma subito dopo torna alla mia vista, forse assecondando la mia curiosità.

Il suo pene ormai svuotato, è ancora più grande.

Con la mano inizia a massaggiarlo portandolo in erezione.

Con l'altra si cala ancora un poco i pantaloni, mostrandomi anche i grossi testicoli pelosi.

Belli e gonfi si muovono al movimento della sua masturbazione.

Si solleva la maglietta, e la sua pancia con un bel pelo, mi eccita sempre di più.

Con un cenno mi invita ad avvicinarmi.

Senza esitazione, guardandomi frettolosamente intorno, mi avvicino a lui.

Senza parlare gli prendo in mano quel tronco caldo e pulsante.

Lo stringo e lo sego.

Con la mano sinistra gli prendo i testicoli, facendolo ansimare sempre più.

Mi tocca il cavallo dei pantaloni e tasta la mia erezione.

Mi slaccia cintura e bottoni, tirandomelo fuori.

Non perde tempo a menarmelo, che subito si inginocchia davanti a me, e con la lingua raccoglie le goccie della mia eccitazione.

Sempre con la lingua ruota sul mio glande lubrificandolo.

In un attimo sparisce nella sua bocca calda.

Il piacere è immenso, l'idea di essere in quella situazione, con altre persone non lontane che potrebbero vederci, mi fa salire un calore in tutto il corpo, tra la paura e l'emozione.

Quando dopo qualche minuto di succhiamento, la sua voglia diventa insaziabile, si alza e mi gira le spalle.

Cala del tutto i pantaloni, si piega appoggiandosi all'albero.

Mi mostra un bel culo, con pelo nel solco. Si allarga le natiche, invitandomi nella tana.

Io lo appoggio lubrificato dalla sua saliva, e senza troppa esitazione lo penetro a piccoli colpi.

Lui si dimena muovendosi avanti e indietro, seguendo le mie spinte profonde e regolari come un pistone nella biella.

Con la mano si masturba velocemente, facendo allargare sempre più la sua morsa di carne in cui sono imprigionato.

Gli tolgo la mano e lo voglio sentire con la mia.

Il presperma mi bagna le dita, la sua eccitazione è copiosa.

Mi eccita molto questo non parlarci, ma leggerci nel pensiero su come muoverci e scopare.

Da lontano alcune voci gridano un qualcosa che non percepisco.

Lui invece solleva  la testa in quella direzione, come se avesse riconosciuto il suo nome .

Non ha nessuna intenzione di interrompere, anzi... dai contraccolpi mi fa capire che ne vuole ancora.

I nostri corpi sono un tutt'uno, il mio ventre sulla sua schiena, le mie cosce sbattono contro le sue. Il suo sesso che pulsa nella mia mano, il mio membro nel suo corpo insaziabile.

Una sola parola dopo un tempo che non so quantificare.

"Sto venendoooo!" dice con voce soffocata tra i denti.

Questo fa aumentare il mio ritmo, l'orgasmo copioso sale dal mio corpo, fino ad uscire con un getto che percepisce anche lui dentro.

Il suo piacere innonda la mia mano, gli lascio sfogo, lo spruzzo colpisce il tronco davanti a lui, colando come una linfa.

Ci riprendiamo dal fiatone e ci ripuliamo con dei fazzolettini.

Lui mi guarda negli occhi. Non avevo notato quel verde intenso simile al mio tra le sue ciglia.

Capelli scuri, viso mediterraneo, con un cenno di barba che circonda un bel sorriso.

Non so che fare, che dire...

"Sono Mario!" mi dice.

Poi si avvicina alla mia bocca con le labbra aperte. Non so cosa mi è preso, non bacio mai uno sconosciuto.

Gli prendo il viso tra le mani ancora umide del suo seme, gli metto la lingua in bocca cercando la sua.

Ci baciamo con passione malgrado sia dopo l'orgasmo, segno che ci piacciamo, un gesto che va oltre alla libìdo del momento.

Avrà circa 40 anni, nel pieno della bellezza, pelo nero sul torace fiero dai pettorali pronunciati.


Ci sistemiamo coi vestiti, e lui dopo l'insistenza delle voci in lontananza si avvia.

"Holden!" gli urlo a distanza. Lui mi fa un cenno con la mano e sparisce tra le piante tornando al suo lavoro.

Tra il confuso e l'appagato torno indietro sui miei passi.

Un po stropicciato con camicia fuori dai pantaloni, entro nel cancello.

Luigi è lì fuori, seduto su una panca nel cortile. Mi guarda già da lontano. Gli occhi socchiusi come per mettermi a fuoco.

Gli vado incontro e mi siedo fianco a lui.

Scambiamo qualche parola senza un argomento preciso. Poi guardandomi mi chiede se è iniziato bene il mio soggiorno.

Quasi me la leggesse negli occhi la risposta, con un sorriso a mezza bocca sembra voglia dirmi molte cose.

"Non poteva iniziare meglio", gli rispondo, e il suo sorriso si allarga anche sul resto delle labbra.

Mi invita a prendere un aperitivo con lui sotto al pergolato, dove alcuni tavolini in metallo sono occupati da altri ospiti.

Una coppia francese con due bambini stanno bevendo succhi di frutta e mangiando dolcetti da un piattino.

Due coppie di anziani in un tavolo da quattro, si gustano una bottiglia di vino bianco con quattro calici davanti.

Un poco distanziati due uomini chiari di capelli con baffi bevono vino rosso in bicchieri grandi a boccia.

Luigi nota che il mio sguardo è nella loro direzione e mi da un colpetto di gomito, come per distogliermi dal fissarli.

Almeno questo ho pensato in quel momento.

Mi fa accomodare ad un tavolino, e mi chiede cosa gradisco assaggiare.

"Mi fido di lei", rispondo, lasciando che decida per me.

Si avvia, e in pochi minuti ecco che torna con una bottiglia e due bicchieri grandi e un piattino di stuzzichini

Luigi è un buon oratore, non mi aveva fatto questa impressione all'arrivo.

Invece sa come intrattenere i clienti, con anèddoti e storielle, anche un po spinte.

Altre persone si uniscono sotto al pergolato, per due chiacchiere e un bicchiere. Nel giro di un ora ci si conosce tutti e ci si da del tu.

Nel suo intrattenere, Luigi si agita un poco sulla sedia, le sue gambe si spostano a secondo della direzione del cliente al quale si rivolge.

Non so come, ma la sua sedia si avvicina sempre più alla mia. Tanto che il suo ginocchio lo sento chiaramente contro al mio. Non so se sia un tic nervoso o meno, ma lo struscio diventa insistente.

Non tolgo la gamba, la cosa non mi spiace. Lui continua, e vedendo che non mi ritraggo, coinvolgendomi nel discorso appoggia la mano sulla mia coscia.

Mi guardo intorno tra i presenti, solo i baffuti tedeschi notano la cosa. Uno dei due mi strizza l'occhio, mentre l'altro sorride.

I due sono belli, chiari di capelli entrambi.

In tenuta estiva malgrado sia solo Maggio, portano bermuda e sandali ai piedi.

Il più maturo è robusto, con occhi chiari e il baffo un po' brizzolato.

Spalle larghe e addome da bebitore di birra, pelo chiaro ma folto sul petto.

L'altro più giovane, un po più in forma fisicamente, ma non magro. Bei pettorali da sportivo e gampe muscolose. Le unghie dei piedi laccate di nero con un anello all'alluce.

Alzano i calici nella mia direzione e incitano un brindisi.

Il pomeriggio volge al termine, il sole tramonta dietro le colline.

Rientriamo tutti in camera per sistemarci per la cena.

Salgo coi tedeschi e altre persone che alloggiano nella stessa ala del caseggiato.

Alcuni si infilano nelle camere precedenti alla mia, solo i tedeschi continuano il corridoio.

Mi fermo davanti alla 25 e loro mi superano, sono alla 26, l'ultima.

Il più maturo dei due, Hans, nel salutarmi con un italiano scolastico, mi appoggia la mano sulla spalla, pizzicandomi una guancia sotto il lobo. Gli sorrido ricambiando con una pacca sulla schiena.

Il più giovane, Lucas, nel varcare la porta mi strizza l'occhio, e spariscono all'interno.

Mi faccio una doccia, ancora sento il profumo di maschio addosso, di Mario.

Canticchio sotto l'acqua mentre mi insapono. Mi è sembrato di sentire un rumore, chiudo l'acqua, ma forse era una mia impressione.

Terminata la doccia prendo un telo dall'armadietto vicino al box. Tampono un po per non gocciolare, poi esco dal bagno col telo in vita.

Eppure mi sembrava di avere chiuso la porta della camera! penso tra me, invece la trovo socchiusa di qualche centimetro.

La apro e guardo nel corridoio. Al fondo verso le scale riconosco la sagoma di Luigi, che sta voltando l'angolo.

Resto fermo a riflettere per qualche secondo, poi rientro.

Mi eccita l'idea che sia venuto a sbirciarmi mentre ero in doccia...

Mi vesto a puntìno, non elegante, ma sportivo.

Camicia di jeans, pantalone sabbia, scarpe di tela blu abbinate alla maglia di cotone a coste che lego in vita.

Scendo in sala, dove alcuni sono già sistemati nei tavoli.

Gli anziani ci sono, i francesi pure. Altri conosciuti quel pomeriggio mi salutano con la mano.

La signora mi fa accomodare. le chiedo se dopo cena si possa andare da qualche parte li intorno, magari qualche locale...

Mi risponde che nel paese vicino ci sono un pub e una vineria aperti fino a tardi.

La cena è squisita, il vino altrettanto. Luigi viene a salutarmi senza imbarazzo. D'altra parte non si è accorto che l'ho sorpreso nel corridoio.

Io non accenno a nulla e gli propongo di cenare con me. Lui ringrazia, ma dice che deve pensare agli ospiti. Magari per il dolce si siede un attimo.

Intanto arrivano i tedeschi e gli altri ritardatari. La sala è piena.

I due biondi sono eleganti nelle loro camicie bianche, uno con pantalone blu, mentre l'altro più giovane ha azzardato un pantalone rosso.

Golfini melange sulle spalle e scarpe di cuoio ai piedi.

Mi salutano prendendo posto al tavolo.

Se non avessi già iniziato la cena, chiederei alla signora di spostarmi al loro tavolo, o loro al mio. Magari gliene parlo domani a colazione.

Il tono delle voci si è abbassato rispetto al pomeriggio, sotto al pergolato. Comunque si scherza con scambi di battute tra gli ospiti.

Quando tutti sono serviti col secondo, Luigi si accomoda al mio tavolo, portando due piattini di Bonèt, un dolce tipico, che ci gustiamo insieme.

Comanda una bottiglia di Moscato, un vino adatto per dessèrt, e lo stappa.

"Alla nostra!" dice.

La frase mi suona strana, solitamente la si usa di buon auspicio per qualcosa che si dovrà fare insieme. Non replico, e brindo.

Dopo un caffè decido che uscirò, per andare a visitare il paese vicino.

Alzandomi chiedo ai biondi Hans e Lucas che programmi hanno per la serata.

Hanno appuntamento con amici, senza puntualizzare dove. Capisco che il mio tentativo di invito non è stato colto, o non gradito. Quindi cambio discorso.

Sono simpatici e piacevoli conversatori. Ci siamo raccontati un po delle nostre cose, poi per non fare troppo tardi, e farlo fare a loro, li saluto e mi avvio fuori.

Un saluto a Luigi, già al bancone, mi strizza l'occhio, ed esco.

Il paese non è male per essere sperduto tra le colline.

Nella via centrale vedo la vineria e il pub non lontani tra loro, dei quali mi parlò la signora.

Vino per oggi ne ho bebuto abbastanza, penso...

Mi infilerò nel pub.

Parcheggio, e mi incammino per la via.

Raggiungo il pub. Non è pieno per essere venerdì. Forse questa è più un'abitudine di noi cittadini, di uscire il venerdì sera; perchè chi abita da queste parti, il sabato è giorno lavorativo.

La musica non è assordante; una compilation rock melodico in sottofondo mi fa intuire il targhet dei clienti. I ragazzini non ascoltano questo genere...

Mi avvicino al bancone, mi sistemo su di uno sgabello libero.  Una ragazza dai capelli rossi mi appare di fronte con un sorriso, per chiedermi cosa desidero bere.

"Che birra avete?" rispondo.

Una voce al mio fianco la precede. "La doppio malto è molto buona quì!"

Mi volto a sinistra e due occhi verdi come i miei mi fissano.

E' Mario.

Non avrei potuto riconoscerlo dalla voce, le due parole pronunciate nel pomeriggio non sono bastate per ricordarne il timbro.

Sembra un altro. Una camicia verde risalta gli occhi e la carnagione scura. Un jeans sbiadito con scarpe da ginnastica lo confondono tra i ragazzi che schiamazzano in strada.

I capelli pettinati indietro col gel, lasciano la fronte scoperta e le sopraciglia scure rendono gli occhi ancora più luminosi.

"Ciao! Come va?" Gli dico, non sapendo come rompere il ghiaccio.

"Bene" risponde "Un po stanco, ttroppa fatica oggi".

Sorrido, e  lui mi imita.

Beviamo una birra insieme parlando un po.

Mi racconta del lavoro, io del mio.

Senza imbarazzi per il segreto che ci accomuna.

Ordiniamo un secondo boccale, intanto lui interagisce con altri vicino al bancone. Sicuramente amici o colleghi di lavoro.

Gli dico dove sono sistemato, con la speranza che possa raggiungermi, quando un ragazzino ci interrompe entrando di corsa nel locale, avvicinandosi a lui.

Improvvisamente il mio sguardo cade sulla sua mano sinistra e una fede d'oro luccicante si fa spazio tra la peluria delle dita.

"Lui è mio figlio" continua...

Mi blocco, e l'idea di invitarlo nella mia camera svanisce nella mia testa.

Parla un poco col figlio affettuosamente, gli dice di andare a giocare ancora dieci minuti con gli altri ragazzi, poi torneranno a casa. Il ragazzino torna fuori. Io gli faccio i complimenti per quanto gli somigli, Mario annuisce e sorride.

Chiedo alla ragazza dietro al bancone dove sono i bagni, ho bevuto troppo.

Mi scuso con Mario, e mi avvio verso il bagno. Mi aspettavo che la pulizia lasciasse a desiderare, come in tutti questi locali notturni, invece è pulito e profuma di detersivo.

Faccio quel che devo al wc, poi mi dirigo verso i lavandini per lavarmi le mani.

Mi guardo allo specchio, quando la porta si apre, Mario mi ha seguìto.

Si avvicina a me, mi prende da dietro, con le braccia mi avvolge il torace. Mi bacia sul collo, mi sussurra che ha voglia di me.

Il suo sesso lo sento contro al mio sedere, è duro. Mi volto incurante che eventuali clienti possano entrare, lo afferro e lo bacio in bocca.

Entriamo frettolosamente nel bagno con la porta aperta, Gli slaccio i pantaloni e tocco il suo pene duro.

Lui fa lo stesso con me. Si abbassa e me lo prende in bocca, succhia avidamente.

Gli tengo la testa con le mani, seguendo il movimento.

Lo sollevo perchè voglio anche io succhiarlo un po, mi chino e lo prendo in bocca.

Sentiamo passi nell'antibagno, Mario mi blocca, resto fermo col suo membro in bocca.

Il cliente entra nel bagno accanto al nostro, la cosa mi eccita di più, continuo il mio pompino silenziosamente.

Mario sembra gradisca, la sua eccitazione sale, lo sento dal presperma che mi scende in gola. Lo sento irrigidirsi, mi fa un cenno che sta per venire.

Non lo lascio, voglio gustarmi tutto il suo seme.

Il suo fiato si fa affannoso, le natiche si stringono, ed ecco che il calore di un getto caldo innonda la mia bocca.

Lo gusto, lo ingoio, il gusto dolce e un po salato mi piace.

Intanto il cliente è uscito, noi restiamo ancora un po in questa posizione.

Nessuna goccia è caduta in terra, Mi solleva e mi bacia ancora, vuole sentire il suo sapore nella mia bocca.

Mi masturba, sono ancora molto eccitato dalla situazione. Sto per venire, dirigo il mio uccello verso il wc, e vengo sulla ceramica bianca.

Mario si china, raccogliendo le ultime gocce che scendono dal mio glande, succhiandolo bene.

Usciamo da quella situazione uno alla volta, e torniamo al bancone.

Ordiniamo un'ultima birra esausti e soddisfatti.

"Devo proprio andare ora", dice, domani si lavora.

E' un peccato penso, ma lo tengo per me.

"Ok, allora ci si rivede, io resto da queste parti fino a domenica" rispondo.

Mi allunga la mano per un saluto, io faccio lo stesso, e quella stretta mi fa capire che non è un addio.

Resto ancora per una mezz'ora, poi un occhiata all'orologio sul muro mi avvisa che sono le 24, forse sarà meglio rientrare.

Lascio i soldi sul bancone, con una mancia per la ragazza dai capelli rossi.

Luigi con la chiave della camera mi ha lasciato anche quella del cancello, così al ritorno non ho la necessità di suonare.

Un silenzio mi avvolge con la frescura della sera. Gli uccelli notturni e i grilli col loro canto mi accompagnano fino alla porta principale.

Alcune luci si intravedono tra le persiane delle camere. All'interno le luci abbassate nel corridoio. una fievole voce di televisore da qualche camera che oltrepasso. Mi infilo nella mia e giro la chiave nella toppa.

Una sciaquata in bagno, lavo i denti e mi metto a letto.

Prendo sonno quasi subito. ma nel dormire dei rumori mi svegliano. Forse sogno, o forse no.

Resto un attimo ad ascoltare e i rumori riprendono dalla camera dopo la mia. I tedeschi devono essere rientrati, senza troppa attenzione al sonno altrui.

Ascolto ancora e quei rumori diventano gemiti. Accosto l'orecchio al muro, provengono proprio da lì.

Mi alzo e mi accosto alla porta di divisione delle camere, da quì si sente meglio.

Stanno decisamente facendo sesso.

Mi eccita la cosa, io che dormo sempre nudo, il mio pene non fatica senza i boxer ad indurirsi.

Mi abbasso fino al buco della serratura, con la speranza che si veda qualcosa, ma purtroppo e ostruito o tengono la luce spenta.

Pazienza... ho già avuto la mia dose oggi. Per sbollire il mio testosterone, apro la finestra e le persiane, in modo che la frescura della notte faccia le veci di una doccia fredda.

Guardo le stelle, e scendendo con gli occhi noto un'ombra dalla finestra aperta sopra la reception.

Un riflesso della luna svela i movimenti di un occhiale. Abituato a quel buio la vista si affina, il capello brizzolato, l'addome sporgente, il pelo sul petto largo, non mi fa dubitare sul soggetto. Luigi è là di fronte che mi osserva.

Fingo di non averlo visto e mi avvicino alla ringhiera tra i vasi. La situazione mi eccita nuovamente, e il mio sesso ricomincia a pulsare.

Allargo le braccia sulla ringhiera, lasciando che i genitali sporgano dalle bacchette, e che il chiarore di luna possa fare in modo che Luigi mi guardi meglio, nel momento del mio massimo splendore.

Il suo braccio si muove sotto il davanzale, sta sicuramente masturbandosi. Lascio che concluda intanto mi fumo una sigaretta.

Quando sparisce dalla mia vista, rientro. Augurandomi che quell'esibizionismo non mi costi un raffreddore.

Una sciaquata ai denti e torno a letto.

La mattina del sabato il sole splende, preannuncia una  giornata ancora più bella, promette un caldo pomeriggio.

Ho sentito a colazione che alcuni ospiti organizzano una scampagnata. Mi informo e mi aggrego.

Si parte per le 10, la signora burrosa ci ha preparato cestini per il pic-nic.

Luigi si è preoccupato di prepararci il vino e l'acqua.

Camminiamo per due ore, i bambini ogni tanto vogliono una sosta, gli anziani pure.

Troviamo un bel prato tra alberi da frutta in fiore, ci sistemiamo alla rinfusa, qualcuno preferisce restare al sole, altri in ombra.

I cestini sono ricchi di vivande, panini, focaccia, frutta e dolcetti.

Il buon vino di Luigi accompagna gradevolmente il pik-nik, mettendo allegria al gruppo.

Un po di relax dopo il pranzetto, mi metto al sole.

Tolgo la maglietta perchè scalda molto a quest'ora.

Udiamo giungere da lontano un mezzo a motore, sembra un fuori-strada.

Si abbicina sul sentiero, rallenta.

Un colpo di clacson mi fa sollevare la testa dal prato, tutti salutano con la mano, come si faceva al passaggio del treno da bambini, pensano sia un gesto di cortesia nei confronti degli abitanti.

L'autista ricambia, ma non si muove, lo metto a fuoco, lo riconosco, nonostante un cappello di paglietta sul capo.

Scende e si avvicina, mi saluta con la mano.

"Ciao Mario" dico.

Saluta tutti, è cortese ed educato.

Non si pone il problema se il gruppo lo sta ascoltando, mi propone di salire con lui, un aiuto per portare alcuni sacchi con non so cosa, da qualche parte in un deposito più in alto sulla collina.

Non ho prestato molta attenzione a quanto dicesse, i suoi occhi dicevano altro.

Rivolgendomi al gruppo, mi scuso se li lascierò per un pò, gli dico che li raggiungerò prima del ritorno.

Salgo con Mario e andiamo.

"Me lo sentivo di incontrarti", dice lui.

"Ci ho sperato", rispondo io.

Quello dei sacchi era una scusa naturalmente, li ha sopra alla macchina da giorni. Il suo giro tra i sentieri era intenzionale. Terminato il lavoro, sapendo che l'indomani sarei partito, lo ha messo alla ricerca. Forse è anche andato da Luigi a chiedere, ma non domando.

Saliamo per un bel po', con la sicurezza che ha nella guida, lascia intendere che conosca a memoria la zona.

Accostiamo su di uno sterrato, una manovra per mettere l'auto in posizione di partenza, magari anche per tenere sotto controllo il passaggio.

"E' improbabile che a quest'ora passi qualcuno", dice. "Tutti pranzano, e quassù non ci sono abitazioni".

Ci guardiamo, e subito le nostre bocche si avvicinano.

Mi piace il suo sapore, la lingua è dolce e sa come muoversi.

Le nostre mani esplorano i corpi eccitati.

I capezzoli sono turgidi per i brividi del momento.

I nostri membri sono già in erezione, pronti per essere liberati da quei vestiti ingombranti che impediscono il contatto della pelle.

Decidiamo di scendere dall'auto. Mario ha un telo pulito dietro, magari preparato apposta per certe occasioni. Lo stendiamo sull'erba, i vestiti volano in pochi secondi.

Mi sale letteralmente addosso nudo, io sotto sento il suo calore, il suo pelo sul mio. Il suo sesso che pulsa sul mio inguine. Non smettiamo di baciarci, la passione ci travolge.

Mi lecca il collo, il petto, mi succhia i capezzoli e tutta la pancia. Affonda il naso nel mio pube e inizia a baciarmi il membro durissimo dalla base fino alla punta.

Lo prende in bocca, lo sento nel calore della gola. La lingua frenetica si muove sul glande.

Si gira su di me, il suo uccello è alla mia portata, lo vedo umido di eccitazione, lo lecco, lo bacio lo prendo in bocca.

E' durissimo e venoso. Gli tengo con la mano i testicoli, li sfioro, li accarezzo, sono gonfi.

Mario si sporge oltre, leccando il mio scroto, mi lecca il perineo e arriva al buco. Ci affonda la lingua, mi allarga le natiche.

Faccio lo stesso con lui. Ha il pelo morbido e pulito.

Il suo culo è sodo da lavoratore. Le cosce muscolose, quella carnagione olivastra è quasi d'orata al sole.

Questa volta è lui che mi propone di girarmi, mi sollevo sulle ginocchia, lascio che mi lavori ancora un po il buchetto con la lingua.

Si inginocchia dietro me e appoggia il suo bel tronco tra le mie natiche.

Lo sento entrare dolcemente, si ferma un attimo, poi entra ancora. Io spingo in fuori per facilitargli l'ingresso, lui continua la penetrazione.

 Un colpetto alla volta ed è tutto dentro.

Era molto tempo che non mi scopavano, ho quasi sempre dovuto fare l'attivo negli ultimi anni. E' bellissimo sentirlo, il calore e il suo calibro mi fan godere moltissimo.

Mi masturbo per aumentare il piacere. Le sue mani mi accarezzano la schiena, le sento sotto la pancia, mi solleva, vuole scoparmi stringendomi a se, sentire il calore dei corpi incollati.

Mi prende il pene in mano, me lo stringe, mi stringe i testicoli, mi fa male, ma mi fa godere questo dolore.

Giro un po la testa di lato, trovo il suo viso ansimante contro la mia guancia.

Riusciamo a toccarci con la lingua, ci succhiamo a vicenda.

Sto per venire, Mario lo capisce dal mio affanno, aumenta gli affondi. Il dolore è tutto un piacere. Non vorrei finisse, ma lo sento che si fa teso, i suoi spasmi sono aumentati.

Stiamo venendo. ce lo diciamo. Io sono il primo, il mio orgasmo è abbondante. Lui lo tira fuori e mi viene sulla schiena, mi innonda del suo seme caldo.

Ci accasciamo sul telo esausti. Restiamo abbracciati uno di fronte all'altro, guardandoci negli occhi, senza parlare, ansimanti.

Quando il fiato si regolarizza, continuiamo a baciarci accarezzandoci i corpi.

Quanto è bello quest'uomo. Toccherei il suo corpo per ore, la forma del suo busto, la schiena, le gambe, le braccia...

Mi piace tutto di lui.

Non so quanto tempo è passato, ma il sole non è più su di noi. Mario mi tiene il membro in mano, me lo mena, lo vuole ancora duro.

Mi dice che lo vuole, lo vuole sentire dentro. Mi masturba, me lo fa tornare duro ancora.

Lui resta disteso a pancia sotto, io gli allargo le natiche e gli salivo il buco.

Lo penetro piano in quella posizione, straiati uno sull'altro.

Non fatico nemmeno a sollevarmi sulle braccia, resto sopra di lui, muovendo solo il bacino per scoparlo.

Che bello vederlo con le gambe aperte come una puttana sottomessa.

Mi incita a scoparlo, gli lecco il collo, la nuca, le orecchie.

"Dai scopami!" continua a supplicarmi. Mi eccita molto questo, tanto che non mi ci vuole molto a farmi venire una seconda volta. Gli vengo dentro.

Restiamo così coi respiri spezzati per la posizione assunta. Resto dentro di lui anche se il pene si è sgonfiato, non voglio alzarmi, lo abbraccio. Lui mi stringe le mani.

Mi sussurra parole tenere, dice che gli piace stare con me. C'è una bella complicità sessuale tra noi, sappiamo cosa ci piace e cosa cerchiamo.

Il profumo della sua pelle è da maschio, quel leggero sudore pungente sprigionato dal sesso sembra speziato, mi ricorda quello delle essenze, sulle bancarelle nella Medina di Tunisi.

Continuo a guardarlo, non ha difetti il suo corpo, la pelle è liscia e il pelo brilla al sole.

Si è fatto veramente tardi, dobbiamo tornare.

Ripuliti come possiamo, ci rivestiamo, saliamo in macchina e mette in moto.

Ripercorriamo la strada, ma del gruppo nessuna traccia. Mi accompagna fino al casale.

Restiamo qualche minuto ancora a parlare in macchina, scambiandoci i contatti.

La speranza è di rivederci. Un bacio fugace guardandoci intorno e ci salutiamo.


Rientrando nel cortile tutto il gruppo della scampagnata è sotto al pergolato, mi guardano con sospetto.

Luigi mi viene incontro, mi sussurra che erano preoccupati per non avermi visto rientrare.

Noto le sue narici allargarsi, come se mi fiutasse, l'odore del sesso si sentirà così tanto all'aria aperta?

Un cenno di sorriso sulla sua bocca, mi appoggia una mano sulla spalla, accompagnandomi verso gli altri ospiti.

Lusingato per le attenzioni, mi scuso inventando una storia, abbiamo fatto un giro per le colline perdendo la cognizione del tempo.

Mi chiedono di fermarmi con loro a bere qualcosa. Declino l'invito dicendo che sono stanco, che ho bisogno di una doccia e un po di relax, prima di cena.

Salgo in camera, chiudo la porta, esito qualche secondo poi la riapro e la accosto solamente.

Mi spoglio, lascio tutto sul letto e mi infilo nel box.

La sensazione di avere occhi indiscreti addosso mi eccita nuovamente. Una brezza di contraria mi fa capire che la porta è aperta.

Mi insapono le parti intime, il mio membro torna in erezione, tengo gli occhi chiusi, mi giro su me stesso, allargo le natiche e mi insapono nel mezzo. Con le dita mi stimolo il buco, ci infilo un dito dentro e ansimo in modo esagerato.

Guardo verso lo specchio, il riflesso di Luigi sulla porta del bagno mi eccita ancora di più...

Vedo la sua mano che si stringe il pacco, attraverso i pantaloni leggeri.

Fingo di non vederlo e mi masturbo.

In realtà non ho voglia di venire, lo faccio solo per il suo voyeurismo.

Mi sciaquo dalla schiuma, chiudo l'acqua, Luigi si precipita fuori.

Non capisco come mai non prenda iniziativa con me... forse teme di perdere credibilità col locale, o forse è solo timido nell'esporsi.

Mi asciugo, mi metto la biancheria, sistemo le cose smesse, e mi adagio sul letto.

La porta è chiusa.

La finestra è aperta, sento le voci sotto.

Luigi parla ad alta voce, intrattiene gli ospiti con aneddoti. Mi assopisco un po'.

In un baleno apro gli occhi ed è già buio fuori, non mi sono accorto di aver dormito, guardo l'orologio, segna le 20.30

Sono in ritardo per la cena.


Mi vesto in fretta e scendo. Incontro nel corridoio i tedeschi, anc'essi in ritardo.

Gli propongo di unirmi a loro per la cena, ne sono lieti.

In sala tutti sono presenti, Luigi mi lancia un occhiata sospettosa quando mi vede entrare coi due biondi tutti impomattati.

Ceniamo in allegria, la compagnia è piacevole.

La cucina è sempre deliziosa, e il vino ottimo.

I miei compagni di tavolo mi propongono di uscire con loro dopo, ma sinceramente sono molto stanco.

Non ho una gran voglia di uscire.

Gli trovo una scusa per non offenderli, e decido di restare nel locale.

E' sabato sera, tutti escono a fare un giro, anche le famiglie e gli anziani presenti.

Resto solo nel cortile, mi siedo a fumare sotto al pergolato, Luigi mi raggiunge con due amari.

Facciamo un po di conversazione, spero che affronti il discorso sesso, ma lo evita accuratamente.

Io pure.

Si fanno le 23 e mi congedo da lui.

Dico che sono a pezzi, la camminata di oggi mi ha distrutto, in realtà è stato ben altro a stancarmi.


Torno in camera, chiudo a chiave questa volta, accendo un po la TV.

Mi spoglio e mi metto a letto.

Mi addormento.

Penso di sognare profondamente, quando una strana sensazione mi prende nella zona inguine.

Un calore piacevole avvolge il mio membro.

Apro leggermente gli occhi, una luce fioca proviene dalla porta divisoria delle camere.

Metto un po meglio a fuoco e una figura ai miei piedi è accovacciata tra le mie gambe.

Lo riconosco, è Hans, il più maturo dei due tedeschi, mi sta letteralmente facendo un pompìno.

Non sono in erezione completa, ma sparisce tutto nella sua bocca.

Succhia in modo frenetico, ora che si è accorto del mio risveglio, è molto bravo nella pratica. Ma non siamo soli, Lucas il più giovane è alla mia destra, in piedi che lo guarda con il pene tra le mani, si avvicina a me e me lo porge alla bocca.

Lo lecco, è grande e circonciso. Ha un bel pelo in tutto il corpo, fitto ma chiaro, solo sul pube è più scuro. Due grandi testicoli tra quelle cosce da atleta. Lo succhio quanto ne riesco a prendere in bocca.

Lucas mi sale a cavalcioni sul petto, dando la schiena ad Hans che continua il suo lavoretto. Mi strofina il grosso membro sul viso, sul collo, mi sbatte il pene sulle guance come a schiaffeggiarmi, poi me lo rimette tra le labbra.

Quasi mi sento soffocare, quando simula una scopata nella mia bocca, mi salgono conati nel momento in cui lo spinge in gola.

Lo tengo a distanza con le mani sul bacino, per poter gestire io il gioco.

Intanto Hans mi ha sollevato le gambe, inizia a leccarmi il culo, la sua lingua grossa e ruvida la sento entrare nel buco, sembra un glande per quanto entra, calda e umida.

Hans mi stimola con due dita il buco, me le infila dentro sfiorandomi la prostata, continuando a succhiarmi.

Lucas si gira su di me, mi mostra il suo culo tonico allargandosi le chiappe. Lo lecco, gli metto la lingua dentro al buco.

Lui gode, si china sul mio uccello e scansa Hans. Mi vuole assaggiare anche lui.

Hans si sente trascurato, quindi propone di cambiare posizione.

Mi porge il culone peloso alla pecorina, mentre Lucas gli si mette sotto per spompinarlo.

Io lubrifico il buco ad Hans con la saliva.

Mentre loro si godono un bel 69, con Lucas sotto e Hans sopra, io lo penetro.

Hans è grosso e peloso anche sulla schiena e sulle chiappe.  Mi piace scopare da dietro questo bel manzo.

Lui lo stringe, lo vuole sentire bene dentro. Lucas da sotto ci lecca entrambi, lecca il mio membro che entra ed esce dal buco del suo uomo.

Mi prende i testicoli in bocca, mi piace la sensazione che mi provoca.

Continuiamo a scopare cambiando ancora, sembra che la fantasia non manchi. Ci sdraiamo tutti e tre su di un fianco, Hans il primo, aspetta che io lo penetri da dietro, e poi Lucas si mette dietro me. Mi lecca un po il buco, poi mi penetra.

Scopare ed essere scopato contemporaneamente è sempre stata una mia fantasia, ed ora senza chiederlo si sta realizzando.

I nostri sono ritmi all'unisono, Quando spingo in Hans, Lucas spinge dentro me.

Aggiungo alla scopata una sega ad Hans, gli prendo il pene in mano, quant'è grosso pure il suo...

Lucas mi tocca i testicoli, mi stringe la base dell'uccello mentre stantuffo nel culo di Hans. Con un dito riesce ad entrare nel buco lubrificato contro il mio membro, allarghiamo ancora di più Hans, che si bagna abbondantemente nella mia mano.

Scopiamo in questa posizione ancora un po, poi decidono che non finirà così...


E' il turno di Lucas ad essere scopato, e la posizione mi incuriosisce, mai provata in questi anni.

Hans mi fa mettere con la testa all'angolo del letto, lui si mette nell'angolo opposto.

Ci accavalliamo con le gambe, fino ad avvicinare i nostri scroti l'uno contro l'altro. Anche i membri sono uno contro l'altro.

Lucas ci sale sopra, dopo essersi lubrificato con non so quale crema, con la grande mano tiene entrambi i nostri pali umidi bicini, e lentamente se li appoggia al buco.

Mi godo chiaramente l'apertura, perchè ho la schiena dalla mia parte, Hans dalla sua lo masturba per farlo eccitare al massimo.

I due glandi rosa entrano, Lucas si solleva, poi torna a scendere facendone entrare ancora un po. Con diversi sali e scendi i nostri pali entrano in lui.

Gode in modo vistoso, con suoni simili a lamenti, ma i  suoi jà jà confermano la sua volontà e il piacere di avere due totem nel retto.

Questa è una scopata molto intrigante, sentire un bel membro contro al tuo, entrare e uscire insieme, strofinarsi, bagnarsi uno con gli umori dell'altro, imprigionati in questa morsa di carnecalda, umida e insaziabile.

Questi due sanno godere come pochi in giro.

Le nostre performance durano molto tempo, tanto che alla fine i nostri orgasmi multipli innondano i nostri corpi pelosi e sudati fino quasi all'alba.

Ci saremmo addormentati qualche ora, non mi sono reso conto. I due orsi sono nel mio letto ancora, mi ritrovo nel mezzo come una preda imprigionata nella tagliola.

Dormono, una gamba di Lucas accavallata alla mia, il braccio di Hans, che dorme prono, mi circonda la pancia.

Non mi muovo. Allungo le mani sui loro corpi addormentati. Sfioro il pelo sul petto di Lucas, scendo sulla pancia e sul pube. Il suo cmembro a riposo pende dal mio lato, lo sfioro con le dita, lo sperma esiccato sulla cappella la rendono lucida.

Con l'altra mano accarezzo il corpo di Hans, il suo sedere peloso, la peluria sulla schiena, il suo braccio su di me.

Mi riaddormento in quella posizione.


Quando riapro gli occhi sono solo, la finestra è aperta, il sole è già alto e riscalda la camera. Il profumo dei fiori sul balcone confonde l'odore di sperma che si sente.

Mi alzo, la porta di collegamento è chiusa, sarà stato tutto un sogno?

Mi guardo intorno, un tubetto di lubrificante è sul comodino, alcuni Kleenex in terra.

Raccolgo tutto e butto nel cestino del bagno.

Tolgo le lenzuola, le lascio ai piedi del materasso nudo.

Una bella doccia calda, sistemo le mie cose. Inizio a preparare il trolley, dopo pranzo lascierò la stanza, il mio week-end giunge al termine.

Scendo per la colazione, incontro poche persone.

Non si vede nemmeno Luigi. La signora burrosa mi serve un caffè doppio con pane e marmellata. Un po di frutta e sono a posto.

Le chiedo dove sono tutti. Mi risponde che sono scesi nel paese, perchè la domenica mattina c'è un mercatino artigianale con prodotti della zona, che piace molto agli ospiti.

Luigi è andato al negozio a fare la spesa.

Io esco a fare due passi, aspettando che rifacciano la camera, per poi finire di sistemare le mie cose.

Non mi allontano troppo, solo una passeggiata lì intorno.

Mi godo ancora un po la bellezza di questi luoghi, Penso a quanto siamo stupidi noi italiani, quando andiamo a cercare all'estero paesaggi da bisitare, e non sappiamo apprezzare ciò che abbiamo a portata di mano.

Le Langhe sono spettacolari sotto tutti i punti di vista, paesaggi da cartolina, colori unici della natura.

La temperatura è godibile, siamo a fine Maggio ma sembra estate.

Il silenzio mi avvolge, l'aria profumata mi inebria, mi sento splendidamente quì.

Faccio ritorno, la macchina di Luigi è in cortile, lo vedo scaricare scatole dal bagagliaio. Mi offro di aiutarlo, lui cerca di convincermi che farà da solo, ma sento che gli fa piacere la mia presenza.

Portiamo tutto in dispensa, mi offre un caffè ringraziandomi.

Gli annuncio che partirò dopo pranzo, il suo viso dispiaciuto annuisce.

Salgo in camera, ormai sarà sistemata.

Infatti, tutto è in ordine, lenzuola cambiate, asciugamani pure e un buon profumo di pulito  aleggia.


Apro le imposte per far entrare un po di sole.

Guardo la finestra di fronte, ma è chiusa.

Sistemo ancora le cose che non mi servono più in valigia.

Sento due colpetti alla porta, quasi impercettibili. La apro e Luigi è lì in piedi a fissarmi.

Lo invito ad entrare, faccio il simpatico con un paio di battute, vedendolo un po in imbarazzo.

Mi chiede se mi sono trovato bene. "Certamente", rispondo, non avrei potuto trovare di meglio.

Continua a fissarmi con i suoi occhiali leggermente sul naso. sembra non sappia cosa dirmi. Forse si aspetta che dica qualcosa io.

Chiudo la porta alle sue spalle girandogli intorno. Luigi resta immobile. Chiudo le tende senza chiudere la finestra. Torno vicino a lui che non si è mosso di un centimetro.

Gli tolgo gli occhiali, li appoggio sul comodino. Lo spingo sul letto, lui mi lascia fare.

Inizio a sbottonargli la camicia, il bel torace peloso spunta tra le mie dita, con qualche pelo grigio sul petto.

Ha una bella pancia sporgente ma tesa.

Continuo con i pantaloni, slaccio la cintura, abbasso la cerniera e apro la patta.

Sento in quel movimento il suo sesso che inizia a pulsare.

Gli tolgo le scarpe e calo i pantaloni, li sfilo dai piedi.

Porta un boxer bianco aderente, la forma del pene indurito la si vede chiaramente con i grossi testicoli sotto.

La camicia è tolta, lo sfioro sul pelo, sento un tremolìo nelle sue braccia, mi guarda incuriosito.

Lo tocco ovunque, è un bell'uomo robusto ma proporzionato. Mi avvicino col viso sul suo pacco, lo annuso.

Coi denti afferro l'elastico, lo tiro verso me e un bel glande rosa mi guarda fiero.

Gli tolgo i boxer, lui non si muove. ha un bel membro venoso, non molto lungo ma grande nel diametro. La punta è scoperta, guarda verso l'alto, i testicoli sono gonfi e pelosi.

Li tocco, li stringo, Luigi ha un sussulto. Con la lingua percorro il tronco, gli stimolo il frenulo. Mi appoggia le mani sulla nuca, invitandomi a prenderlo in bocca. Lo accontento, lo succhio avidamente, me lo affondo tutto in gola.

Con la lingua giro intorno al solco della cappella, con la punta entro nel buchetto, sento i primi segni di godimento dolciastri.

Li succhio, li assaporo.

Gli prendo in bocca un testicolo alla volta.

Sollevo le sue gambe per guardargli il culo. Allargo le natiche con le dita, il suo nido è stretto. Con la punta della lingua lo lecco, poi col dito lo stimolo. I suoi gemiti sono segno di apprezzamento.

Continuo alternando lingua e dito, fino a quando lo vedo aperto e rilassato.

Mi spoglio velocemente, lui resta in quella posizione guardandomi nei movimenti. Faccio il giro del letto e mi metto sopra di lui.

Il mio uccello è duro sulla sua bocca, la apre senza esitazione, me lo succhia e ingoia in un attimo.

Mi chino su di lui e facciamo un 69, i peli dei nostri corpi nudi si strusciano.

Ci succhiamo a lungo, non sembra si stanchi facilmente.

Volto Luigi sulla schiena mettendogli due cuscini sotto il bacino, gli lecco ancora un po il culo, facendo colare un po di saliva nel solco.

Con la cappella inizio a stimolarlo, è stretto. Secondo me non lo ha mai preso fino ad ora, ma lo desidera da sempre.

Si allarga le natiche con le mani, porgendomi il suo segreto nascosto.

Entro con la punta, un lamento gutturale esce dalla sua bocca, indietreggio un po, poi rientro affondandone un po di più.

Luigi si lamenta dal dolore, soffocando un grido sulla coperta. Io non esito, continuo il mio lavoro, anche se mi implora di toglierlo per il troppo male.

Gli metto una mano sulla bocca per ammutolirlo, lui mi morde.

Con qualche colpetto entro ancora un po.

Si agita, si dimena, cerca di togliermi la mano.

Non demordo, con l'altra mano lo tengo giù. Mi soffermo un po col mio palo dentro, per farlo abituare a quella penetrazione. Gli dico di spingere in fuori, lui obbedisce, e affondo tutto.

Smette di lagnarsi e i suoi lamenti diventano gemiti.

Lo scopo, prima dolcemente, poi aumento il ritmo.

Sta godendo, lo sento, ora mi incita a continuare.

Lo schiaffeggio sulla schiena, sulle natiche, mi eccita farlo.

Tolgo la mano dalla sua bocca, ormai non si lamenta più, ansima forte col viso premuto sul letto.

Mi chino su di lui, gli mordo il collo e l'orecchio. Gli sussurro che è la mia troia.

Che non aspettava altro di essere scopato. Luigi ormai preso da questo gioco mi incita a continuare. Mi dice tra i denti: "Siiiii sono la tua troia! sbattimi di più!"

Infilo le mani sotto il suo petto, gli prendo i capezzoli induriti, li stringo, gli tiro i peli. Lui accenna lamenti di dolore. Continuo come un cowboy sul suo stallone, il sudore ci avvolge entrambi.

L'orgasmo sta arrivando, lo sento salire, aumento i colpi e un getto caldo gli innonda il retto.

Appagato mi accascio su di lui.

Restiamo qualche minuto in questa posizione, poi mi sollevo. Lo volto, due lacrime scendono dalle sue guance.

Saranno per la gioia o per il dolore?

Lo guardo un attimo così indifeso e passivo sotto di me.

Mi fa tenerezza quest'uomo adulto che non reagisce, e inerme si sottomette.

Mi chino su di lui, con un dito gli asciugo le lacrime, mi avvicino al suo orecchio, gli sussurro che è un bell'uomo, che è stato magnifico scopare con lui...

Luigi sorride e mi bacia una guancia.

Gli prendo il viso tra le mani e lo bacio in bocca, il suo baffo mi solletica, ma sa baciare bene.

Sento il suo membro sotto me che riprende vita.

Già... perchè lui non ha avuto ancora il suo orgasmo.

Scendo sul corpo e lo lecco tutto, la lingua tra il pelo , fino all'ombelico.

Scendo ancora e mi riprendo il pene in bocca. E' duro e pulsa. "Vuoi scoparmi?" gli chiedo. Luigi mi fa un cenno di consenso con le sopraciglia.

Lo bagno ancora un po', e gli salgo sopra.

Mi accavallo a lui, mi infilo il suo tronchetto nel culo dolcemente.

Stringo le chiappe, lo voglio sentire bene. Salgo e scendo sul suo palo, lo guardo, ha gli occhi semichiusi dal piacere. Gli tiro i peli del petto riccioli e folti, me ne sento alcuni strappati tra le dita.

Con la mano gli stringo i testicoli, scendo con le dita e gli infilo l'indice nel culo ancora bagnato.

Arrivo a toccargli la prostata, la stimolo, la sento muoversi.

Le cosce si induriscono, il petto inizia con gli spasmi. Sta decisamente venendo.

Aumento il mio sali-scendi e un urlo soffocato gli esce dalla gola.

Sento dentro un calore che mi sale nelle budella, Si dimena sotto di me con colpetti di bacino.

Ritrae la testa indietro appagato da quel orgasmo abbondante.

Ora sorride soddisfatto.

Restiamo coricati per un po, così nudi. Luigi mi confessa che non lo aveva mai preso, ma era contento di averlo fatto, ha goduto molto.

Son felice di aver accontentato quest'uomo buono e generoso con tutti.

Poi sinceramente l'idea di essere partito senza aver concluso nulla con lui mi sarebbe spiaciuto.

Luigi Non è più molto giovane, ma ancora prestante e virile. Forse un po' represso, non deve essere facile per lui, restare sempre in quel locale con la famiglia intorno, e non poter sfogare il suo istinto omosessuale.

A turno ci laviamo in doccia, in due non ci si entra. Questa volta mii può guardare sapendo di avere il mio consenso.

Mi lavo per primo, Luigi seduto sul bordo vasca mi guarda, Il suo uccello è barzotto, se lo tocca.

Mi sciaquo ed esco, lo invito ad entrare nel box mentre io mi avvolgo dal telo.

Lui si insapona, lo guardo, Sembra un orso bagnato.

Mentre si sta sciacquando dalla schiuma, apro la porta del box, la sua faccia mi osserva incuriosita. Mi chino verso il suo sesso pendente e gonfio, lo prendo ancora in bocca.

Mi lascia fare, lo sento che cresce tra le mie labbra.

Voglio farlo venire ancora.

Mi appaga sapendo che avrà un ricordo di questa esperienza, impresso nella sua mente per sempre.

Un ricordo che lo soddisferà in quei momenti di solitudine e di fantasie alla finestra di fronte.

 

Scendiamo uno alla volta per il pranzo, Io mi siedo al tavolo di Hans e Lucas, che ancora non sono tornati.

Luigi intanto mi porta un aperitivo col sorriso sulle labbra.

Ha aperto la sua bottiglia migliore, mi dice.

Lusingato per questo onore lo convinco a sedersi con me nell'attesa dei tedeschi.

Mi dice sussurrando che non mi dimenticherà mai. Che in qualsiasi momento vorrò sarò suo ospite gradito.

Lo ringrazio, sicuramente tornerò, perchè pure io ho trascorso un bellissimo week-end.

Arrivano i tedeschi, si siedono al tavolo e Luigi torna al suo lavoro.

Pranziamo piacevolmente, I biondi mi raccontano di quanto han visto nel paese, ridiamo, Luigi ci osserva da lontano.

Hans sotto al tavolo allunga un po le mani, mi tocca la coscia e il pacco.

Gli annuncio che partirò tra poco, subito dopo pranzo, sembrano dispiaciuti.

Lucas mi propone di fare un salto da loro in camera prima di andare.

Li ringrazio, ma va bene così... devo proprio andare.

Mi lasciano i loro contatti, invitandomi ad andarli a trovare in Germania.

Mai dire mai, rispondo.

Il mio bagaglio è già alla reception, Prendo il caffè ancora con loro e poi i saluti.

Luigi al bancone mi aspetta. Vorrebbe offrirmi il soggiorno, ma rifiuto. "Ti ringrazio, ma sono quì per lavoro, non dimenticarlo, ho il rimborso spese".

Annuisce porgendomi una cassa di bottiglie di vino scelto da lui.

"Questo lo accetto volentieri", ringraziandolo con un abbraccio. "E' stato un piacere conoscerti", mi dice, "Anche per me, tutto è fantastico quassù", dico io.

Mi dirigo alla macchina, Luigi mi accompagna fuori, Hans e Lucas lo seguono e mi salutano ancora.

Parto, e dallo specchietto li vedo con la mano ancora alzata fuori dal cancello.

Scendo piano da queste colline, voglio godermi ancora un po il paesaggio, il profumo, i suoni della natura.

Ormai le colline sono alle mie spalle, sulla statale aumento la velocità.

Qualcuno mi lampeggia dietro, guardo dallo specchietto, non vorrei aver superato i limiti.

Guardo meglio, un fuoristrada mi sta seguendo.

Lascio che si avvicini ancora per mettere a fuoco il guidatore.

 Ora lo riconosco.

 E' Mario...   -

 

Per commenti e suggerimenti sempre graditi:

giovaneholden67@gmail.com

 


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