ORSI ITALIANI MAGAZINE


Il figlio di papa'

Un racconto di Ma Cro

Notte d'estate.

Autostrada A7.

Pianura infuocata prima dei contrafforti dell'appennino.

Grossa auto di rappresentanza, made in England, nera, vetri scuri, all'interno cristallo divisorio di separazione fra zona conducente e salotto padronale; qui temperatura polare in contrasto con il calore esterno che la terra ha assorbito durante il giorno e restituisce di notte con gli interessi.

Sul sedile posteriore Dodo, il figlio di papa', 26 anni, biondino, slavato, occhio ceruleo, fasciato dal jeans Gucci a vita bassa, camicia della stessa marca, aderente, aperta fino alla cintura, con evidenza del torace bianco latte, accuratamente depilato, corporatura media, fisico asciutto coltivato nei centri estetici del quadrilatero della moda, capelli dal taglio asimmetrico coperti di gel effetto bagnato, mocassino appuntito in morbida nappa francese, grandi occhiali scuri portati ostentatamente pur nella quasi totale oscurita' esterna dovuta al periodo di luna nuova.

Sul tavolino di cortesia in radica di noce tracce di polvere bianca e residui di tartine al caviale.

Sdraiato di fianco Tommaso, il cane dal pedigree altisonante, abbigliamento firmato, stessi interessi, stesso reddito, ora addormentato e sognante orizzonti sintetici.

Al volante Gianni, l'autista, guardia del corpo, facchino, maggiordomo, domestico: 33 anni, un metro e ottantacinque per centoventicinque chili abbondanti, corti capelli neri, occhi scuri furbi e indulgenti, baffi e pizzetto, camiciotto di cotone a quadretti comperato al mercato, sbottonato per dare sfogo al pelo nero e riccio che come una pelliccia ricopre ogni dove, fisico massiccio da lottatore, un po' sovrappeso, assunto da papa', tramite un'agenzia di body guard, per fare da balia al rampollo.

Vita vissuta in un altro fuso orario, seguendo gente che si alza da letto quando i metalmeccanici vanno a dormire e va a dormire quando i metalmeccanici fanno colazione.

Due di notte, l'auto corre sul nastro d'asfalto verso le compagnie monegasche, la spia della riserva di carburante si e' gia' accesa da un po', ecco l'insegna della stazione di servizio, freccia a destra e come un fantasma l'auto attraversa il piazzale per fermarsi davanti alla colonnina del distributore

Gianni, l'autista, guardia del corpo, ecc., spalanca la portiera, catapulta la sua mole fuori dall'auto, inspira a pieni polmoni l'odore della campagna, l'aroma di terra e di fieno gli ricorda l'infanzia trascorsa sull'appennino, prima che la famiglia si trasferisse a Milano, si stiracchia le membra rattrappite dalle lunghe ore trascorse seduto in attesa davanti ai locali dove con il suo stipendio potrebbe bere si e no un bicchiere di acqua minerale.

Sul piazzale non c'e' anima viva, il parcheggio dei camion ospita solo quattro mezzi, tre spagnoli che tornano a casa vuoti dopo aver scaricato frutta all'ortomercato e un turco finito li chissa' come; all'interno degli autotreni le luci spente e le tende tirate parlano chiaramente di meritato riposo.

Dopo qualche minuto, dal gabbiotto della stazione di servizio esce l'addetto al rifornimento, sguardo assonnato, la mole imponente del torace muscoloso, ricoperto da una moquette bruna, e' appena contenuta dalla canottiera mentre i pantaloncini corti sembrano sul punto di cedere al minimo movimento delle cosce grosse e muscolose come quelle di un peso massimo sollevatore di pesi.

Il corpo bagnato di sudore brilla alla luce dei neon, sul davanti si nota il segno di quella che potrebbe essere un'illusione idraulica derivante da un sogno erotico interrotto sul piu' bello.

Benzina o gasolio?

Benzina, il pieno per favore.

Vado un attimo in bagno, mi guarda lei la macchina?

Vada pure, ci sono io, intanto le pulisco il parabrezza, con tutti quei moscerini non so come fa a vedere fuori...

Gianni non fa in tempo ad estrarre il suo attrezzo per liberarsi dell'urina che sente sul piazzale la voce stridula di Dodo che inveisce, 'ma guarda sto bifolco, sta attento, cretino, non vedi che con la spugna mi schizzi?... '

Ma signore, mi scusi, ma non l'ho nemmeno sfiorata, come ti permetti di contraddirmi, stronzo che non sei altro.

Gianni ripone l'attrezzatura in fretta e furia e con passo lesto si dirige verso l'auto.

Ma guarda quest'animale come mi ha conciato.

Provo a vedere ma non vedo nulla, la macchia e' quasi invisibile e poi mi sembra di caviale, si sara' sporcato in auto.

Cosa fai? mi contraddici?... morto di fame che non sei altro.

Vado alla toilette a ripulirmi e Dodo se ne va ondeggiando verso il bagno.

Mi scusi, dice Gianni all'addetto al distributore, e' colpa mia, non dovevo allontanarmi.

Non si scusi, non c'e' motivo, lei e' una persona per bene.

Gianni nel frattempo paga il pieno e l'addetto rientra nel gabbiotto forse va a riprendere il sogno interrotto.

A quel punto tutte le luci si spengono, forse il sovraccarico del condizionatore ha fatto saltare il contatore.

Dodo e' nella toilette alle prese con la macchia inesistente quando l'ambiente precipita nel buio piu' totale 'cazzo, questa non ci voleva' non aveva finito di pensarlo che una mano grossa come un badile gli chiude la bocca ed un braccio massiccio e muscoloso gli cinge il torace e lo solleva da terra portandolo verso la fila dei cessi un calcio ad una porta e questa si apre sbattendo per poi richiudersi alle spalle di Dodo e del suo rapitore.

L'odore di urina e disinfettante tipico di ogni bagno pubblico si mischia all'odore di sudore dell'ignoto energumeno.

Zitto o ti accoppo, dice una voce roca all'orecchio di Dodo, adesso farai quello che ti dico, altrimenti ti spedisco dritto al creatore.

Dodo, terrorizzato, non ha la forza e la volonta' di recalcitrare.

Adesso mi siedo sul water, tu ti inginocchi a terra e vediamo se sai usare la bocca per fare qualcosa di buono oltre che per dire stronzate

Non passa una frazione di secondo che un pene di dimensioni ciclopiche riempie la cavita' orale di Dodo che reprime a stento un conato di vomito .

Che fai, signorina, ha perso la favella?... succhia, altrimenti non esci vivo da qui.

Dodo, ormai in crisi parossistica inizia suo malgrado a succhiare e leccare quel grosso pezzo di carne che si trova piantato fino in gola le mani appoggiate sulle enormi cosce della persona che lo sovrasta, la testa che nel movimento ondulatorio tocca ogni volta contro un addome abbondante e sodo, il naso che si ficca ad ogni movimento nel pelo riccio del pube...

... ecco, bravo, lo vedi che con un po' di umilta' si impara a fare di tutto?... bravo, vai avanti cosi'.

L'odore acre del sudore dell'inguine della bestia pervade le cavita' nasali del malcapitato, l'oscurita' piu' completa ha fatto perdere il senso dell'orientamento e la nozione del tempo trascorso i grugniti dell'animale in calore sono l'unico segnale di vita in quell'antro .

Ad un certo punto si sente un rumore fuori dalla porta del cesso qualcuno sta cercando di entrare il cigolio dell'uscio fa sperare a Dodo che la salvezza sia arrivata.

L'intruso retrocede, forse ha intuito cosa si stia consumando... si sente lo schiocco del distributore elettronico di sapone liquido che schizza la quantita' predefinita della sostanza viscida, un attimo di silenzio... poi la porta alle spalle di Dodo si spalanca, l'intruso entra nell'angusto spazio, due robuste mani abbassano con violenza i pantaloni di Dodo denudandogli le chiappe tonde, soffici e imberbi poi le stesse mani gli cingono i fianchi con forza e determinazione e subito dopo un enorme membro si fa strada nello sfintere di Dodo provocandogli un dolore terrificate, come una fitta che partendo dal cervello paralizza tutto il corpo senza dire una parola il nuovo arrivato comincia a spingere e ritrarre forsennatamente il suo manico, dando colpi violentissimi al martoriato sedere di Dodo, come se non bastasse, gli carica di schiaffoni le delicate chiappe e poi gli stringe con le dita i capezzoli fino a farli quasi sanguinare.

Alla fine il corpo enorme dello sconosciuto si adagia sulla schiena di Dodo comprimendogli il torace fino a fargli quasi mancare il respiro ed un violento fiotto di caldo sperma che gli invade l'intestino e' preso quasi come una liberazione.

Dodo quasi non si accorge che l'intruso che gli ha spaccato il culo se ne e' andato, quando l'aguzzino che ha di fronte emette un grugnito piu' forte, con la mano gli serra la nuca e gli spinge brutalmente in gola la mazza, ... una specie di brivido scuote il corpo del carceriere e una colata di sperma caldo e leggermente salato invade la bocca e la gola, fuoriuscendo dal naso.

...con un ultimo sospiro lo sconosciuto estrae il corpo estraneo dalla bocca di Dodo, glielo passa sul volto per ripulirlo, si alza, con un calcio lo scosta brutalmente, esce dalla porta e se ne va senza dire nemmeno una parola.

Dodo, ormai solo vomita nella tazza del cesso tutto quello che gli e' rimasto in bocca e nello stomaco alla fine si alza malconcio ed ammaccato, esce dal cesso sempre nel buio piu' nero non sa dove andare a parare. Lo sfintere infranto gli brucia, il volto e' rigato dalle lacrime miste a liquido seminale

...la luce torna all'improvviso, l'immagine riflessa allo specchio e' quella di un uomo reduce da un pestaggio, il volto pieno di ecchimosi, i pantaloni alle caviglie, la camicia ridotta a brandelli il sudore e altri liquidi organici, suoi ed altrui, colano sulla cute lattea.

L'imponente figura di Gianni spunta sulla porta della toilette con sguardo enigmatico si avvicina a Dodo mio Dio, ma che le e' successo?... glielo ho detto mille volte che le pastiglie che prende e la polvere che inala prima o poi le avrebbero fatto male al buio non doveva muoversi almeno non sarebbe andato a sbattere contro lo stipite della porta del cesso, venga che chiediamo al benzinaio se ha un po' di disinfettante.

... Il benzinaio, silenzioso forse perche' ancora offeso dal comportamento di Dodo, apre la cassetta del pronto soccorso e ne estrae un flacone d'alcool, senza nemmeno guardarlo in faccia con uno spruzzo colpisce l'abrasione che Dodo ha sul braccio, il bruciore, seppure intenso, e' quasi un sollievo se paragonato al dolore lancinante del suo sfintere poco prima dilatato a dismisura per un attimo gli sembra che l'odore dell'alcool, insieme a quello del sudore del benzinaio, gli ricordi qualcosa, ma sicuramente si tratta di suggestione.

Gianni accompagna Dodo all'auto sostenendolo, Dodo si appoggia al corpo solido di Gianni, ...non aveva mai notato quelle mani cosi' forti all'estremita' di quegli enormi avambracci ricoperti di pelo e i bicipiti possenti che quasi fanno tutt'uno con il torace, mani amiche, per fortuna perche' averle rivolte contro potrebbe essere un'esperienza poco gradevole.

Tommaso, il came di marca, steso in auto, non si e' nemmeno svegliato, dorme il suo sonno sintetico, il muso solcato da un sorriso ebete .

.. ecco, stia comodo, ora ce ne andiamo, si riposi, penso a tutto io, fra poche ore saremo a Montecarlo la lavero' e medichero' io stesso poi le faro' un massaggio e potra' finalmente riposare in un bel letto pulito.

Deposto Dodo sul sedile posteriore, Gianni si mette al volante, non prima di avere estratto dai pantaloni i lembi del camiciotto di cotone che ora pende a guisa di tunica, cosi' almeno non si vede la macchia di sapone liquido che si e' formata a lato della zip

Un saluto al benzinaio con un'impercettibile strizzata d'occhio e via .

(1 ­ continua)

Ma Cro