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omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni
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L'eros
è magia
Un racconto di kikiM
I
racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non
sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale
praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.
The stories published in this section may contain descriptions of
unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice
Safe Sex by using condoms.
Dover scegliere la scuola è sempre un grande passo per un pre-adolescente. Contrariamente ad altri stati europei, in Italia ci sono le medie, come periodo tampone per crescere ancora un pochino e fare la scelta che condizionerà la propria vita.
Per me no, non è stato così. A 11 anni la vita è cambiata di botto. Verso un mondo totalmente sconosciuto ed inimmaginato. Finite elementari, arrivò a casa una strana e grossa lettera scritta con inchiostro verde smeraldo.
Appena finita di leggerla, al campanello di casa suonarono 2 persone vestite (o almeno, per il me dell’epoca) bizzarramente che spiegarono in inglese a mia mamma la lettera e ciò che comportava.
Già, io sono italo (da parte di padre) inglese (da parte di madre) e ho avuto la fortuna di crescere bilingue. Ma quello che i signori raccontavano mi pareva di non capirlo.
Non perché usassero parole difficili.
Dicevano che io avevo le qualità per entrare nella Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts e sarei diventato mago. Io ero sbigottito. Mio padre ammutolito. Mia madre, invece, si vedeva che stava cercando di ricordare qualcosa.
Poi chiese agli sconosciuti “Ma… per caso ha a che fare con la mia bis-nonna Glenda?”
Sorridendo, mostrarono gentilmente un documento: scoprì così che la mia trisavola era una strega. Mia mamma non l’aveva mai conosciuta, ma i racconti delle capacità straordinarie riportati da nonna Amy (la figlia di Glenda) avevano riempito casa quando lei era piccola. Ma siccome Glenda morì senza lasciare “eredi” magici, i racconti divennero quasi una sorta di fiabe di famiglia.
Il dono si era manifestato in me.
Certo, tutto ciò sembrava impossibile. Ma dopo aver parlato lungamente con i 2 maghi era chiaro il mio destino: a settembre sarei andato ad Hogwarts. Il primo di settembre fui con i miei a Londra, per accompagnarmi a prendere il treno scarlatto e tutti e 3 facemmo il primo incontro con la comunità magica, che molto gentilmente ci aiutò ad orientarci.
La mia inesperienza con la magia non era poi così differente anche da chi era cresciuto in famiglie piene di maghi. A scuola fui messo nella casa di Corvonero ed il primo anno fu una scoperta continua.
La mia curiosità non era mai sazia: le lezioni tutte nuove, la mitologia del castello e la storia di Harry Potter e Voldemort che si era proprio conclusa lì, ad Hogwarts. Il castello era stato ricostruito dopo la loro epica battaglia, ma erano stati lasciate, così come erano, alcune rovine, in memoria dell’evento.
Poi c’era il prof. Ruf, un fantasma docente di Storia della magia, che era diventato il massimo esperto della Battaglia di Hogwarts, in quanto testimone presente sul campo. I miei nuovi amici maghi mi indicarono anche la figlia di Harry, l’ultima dei 3 Potter che stava frequentando la scuola. Lei era all’ultimo anno. I primi 3 anni furono emozionanti, pieni di amici e scoperte.
Col fatto di tornare a casa in Italia, ogni estate ospitavo qualche amico e ci divertivamo un sacco a trovare le differenze. Non solo tra babbani e maghi, ma anche tra quelli italiani e inglesi. Ma fu durante il 4 anno che, nacquero in me nuovi sentimenti e sensazioni.
Era l’adolescenza.
Mentre i miei compagni parlavano di ragazze, io guardavo i ragazzi. Ma non sapevo come poter avvicinarmi. Avevo notato che girava per scuola qualche coppia gay o lesbica, e nessuno se ne stupiva. Però verso i ragazzi che mi piacevano, non riuscivo mai a capire se avessi potuto approcciarmi a loro o no. Così ogni tanto mi capitava di essere più meditabondo e di vagare per il castello.
Ed una sera, dopo il rientro delle vacanze di Pasqua, mentre pensavo a quanto era carino Richard di Tassorosso e fantasticavo di baciarlo e palparlo in un corridoio poco illuminato, mi trovai in fondo al corridoio del quinto piano, che era un vicolo cieco. Mi girai, tornai indietro di un paio di metri, e sulla destra una porta apparve. O era sempre stata lì? Non ricordavo bene. D'altronde, non avendo una via d’uscita, non ci passavo spesso.
La curiosità prevalse e decisi di vedere se era una classe o un ripostiglio. Di fronte alla porta c’era un ampio paravento a 4 ante che non concedeva la vista diretta della stanza. Mi mossi verso lo spazio aperto a cui lo stesso separé dava invito e mi trovai in una stanza ampia ma accogliente. E decisamente non era un’aula.
La luce era soffusa e proveniva da varie lampade schermate. Sembrava un salotto di fine 800 con pareti decorate, ma era suddiviso da altri separè che creavano varie stanze più piccole.
In una c’era un grande letto con la testiera antica, in un altro un sofà con chaise-longue, i un altro spazio una poltrona con un grande specchio. Ogni separè, aveva poi cornici appese. Essendoci foto o ritratti magici, si muovevano, ma ciò che mi colpì era il tema: erano tutte immagini erotiche più o meno spinte!
Le guardai tutte e rimasi colpito da quella di un mago adulto con un ragazzo poco più che maggiorenne. Erano seduti uno affianco all’altro, nudi. Il mago, stava sulla sinistra, era sbarbato ma con petto peloso e il pelo scendeva fino al pube. Stava con le gambe large per mostrare il suo uccello in tiro.
Abbracciava con il braccio sinistro il ragazzo, che lo guardava libidinoso, schiudendo la bocca per baciarlo. Il mago gli si avvicinò e si stuzzicarono toccandosi a vicenda solo con le punte delle loro lingue. Il ragazzo (nel quale mi ci rivedevo, in quanto un po’ in carne e pelosetto) abbracciava anche lui il mago, ma allungava la mano al suo cazzo, per segarlo. E veniva ricambiato dal mago.
Mi misi estasiato a vedere la scena, e cominciai a toccarmi, con una calma mai avuta prima. Quel luogo infondeva la tranquillità di potersi masturbare prendendosi tutti i tempi ( non come nelle docce dei dormitori, dove ci si poteva concedere solo un veloce seghino, correndo il rischio di essere beccati e puniti).
Dopo poco, restando là a braghe calate, gingillando il cazzo, venni. Rimasi con la mano piena di sborra e pensai “servirebbe un fazzoletto… ma non ce ne sono” però girandomi, su un tavolino vidi una scatola piena. Mi servii per sistemarmi e guardai l’orologio. Era quasi l’ora del coprifuoco. Diedi un ultimo sguardo alla stanza ed ai due porcelli dell’immagine. Erano ancora intenti a limonare e toccarsi a vicenda. Evidentemente quando erano stati magicamente ritratti non avevano raggiunto l’orgasmo e avrebbero potuto continuare a segarsi imperterriti.
Tornai qualche sera dopo e ritrovai la stanza per “rilassarmi” con calma. E poi la settimana dopo ancora. E ancora e ancora. Avevo oramai intuito di che si trattava.
Andai a controllare sul libro della “Battaglia di Hogwarts” ed in effetti, la stanza delle Necessità, che era stata il rifugio del prof. Paciock e “porta di accesso” di quelli dell’Ordine della Fenice per dare battaglia ai Mangiamorte di Voldemort, era stata vista l’ultima volta al quinto piano. Ma da allora, che era stata distrutta da un terribile incendio di Ardemonio, nessuno l’aveva più vista da oltre 20 anni. Era possibile che il tempo e la magia di cui sono perfuse le pareti del castello, avessero ripristinato la Stanza…
Ma possibile che fossi proprio io l’unico ad averla trovata? Feci alcune prove, giungendo al piano con varie necessità, dato che il libro raccontava che si sarebbe adeguata alle richieste. Come quando arrivai con la vescica piena e quella volta trovai un sontuoso gabinetto. Decisi di non farne parola con nessuno, almeno fino alla fine dell’anno. Per poterci godere solo io, come il primo giorno che la scoprii.
L’ultima sera di scuola, prima di partire per casa per le vacanze estive, mi recai al piano per “salutare” la Stanza e vedere se vi erano nuove immagini (che, notai, divennero sempre più a tema gay man mano che la usavo). Ma appena entrato, quando fui dell’anticamera creata dal primo separè, mi fu chiaro che c’era già qualcuno.
Sentivo ansimare, in chiara fase di piacere sessuale.
Incerto se rimanere o andare via, intravidi, guardando tra gli spazi delle ante del paravento, qualcuno nella zona con poltrona e specchio. L’anticamera di ingresso non era illuminata, quindi mi dissi di restare immobile lì a curiosare. Chiusi la porta, supplicando che non cigolasse e la chiusura fosse silenziosa. La Stanza rispose prontamente alla richiesta, non facendo fare alla porta alcun rumore.
Guardai bene e vidi, in piedi davanti allo specchio, una figura enorme e nuda che si stava segando guardando il proprio riflesso. Era il prof. Hagrid di “Cura delle Creature Magiche”. Il Mezzogigante mi dava le spalle, ma l’angolazione dello specchio, faceva sì che potessi vederlo per interno anche sul davanti.
Parte del petto era coperto dalla sua sempre cespugliosa lunga barba, ma dal pettorale in giù si vedeva tutta la sua ursinità: grossa pancia tesa, braccia forti, gambe massicce e un vero gran cazzone. Il tutto coperto da una bella peluria scura. Lo vidi ancor meglio quando smise di masturbarsi per tintillarsi i capezzoli.
Oltre alle notevoli dimensioni in quanto mezzogigante (Hagrid è sempre stato grande più del doppio di un uomo normale), in proporzione, il suo pisello era da superdotato. Avrei dovuto prenderlo con entrambe le mie mani, se mai mi fossi fatto avanti per poter prendere bene la cappella e farlo godere.
Tornò a segarsi, mettendo un dito sulla cappella e menandolo. Si mosse e alzò una gamba per mettere il piede sulla seduta vicina poltrona. Guardai ora la schiena. Stranamente, la sua vasta schiena non era coperta di pelo, così come il culo. Solo la fessura tra le chiappe lo era, andando a collegarsi con il pelo delle gambone.
In quella posizione potei vedere anche il sacco dei coglioni che saltellavano a ritmo della sega. Notai che si faceva più intesa. Mancava poco alla sborrata e non volevo certo perdermela. Ci furono degli sbuffi da toro in calore e poi Hagrid volse la testa verso l’alto. Un furioso rantolo di piacere uscì dalla sua bocca, mentre schizzava contro lo specchio.
Solo 2 getti di sperma, ma il godimento continuava, tenendosi stretto il cazzo.
Io lo capii perché il suo ringhio era ripreso, però a scatti e di minore intensità vocale. Era chiaro che assaporava le ultime scariche di piacere. Hagrid si guardò attraverso lo specchio sporco di lui e appoggiò alla poltrona, massaggiandosi la pancia soddisfatto.
Decisi che era ora di andare. Ora che il professore non era più distratto dalla sega, c’era il rischio che mi scoprisse. Sbirciai per un’ultima volta il suo pisellone che colava una grossa e vischiosa goccia di sperma ed andai via, pregando nuovamente la Stanza di rendere silenziosa la porta. Tornai in dormitorio e pensai “Allora non solo il solo a sapere della Stanza… e nemmeno il solo ad usarla per il sesso.”
Il giorno dopo, ci fu il rientro in Italia. Le vacanze andarono molto bene, anche se notai la differenza di atteggiamento verso coppie omo a cui mi ero abituato ad Hogwarts. Il periodo estivo dei vari pride e la copertura mediatica, faceva sì che spesso se ne parlava tra i vecchi amici: il clima non era certo ostile, però sicuramente un po’ più retrogrado. Non mi esposi di certo, non avendo ben chiaro le mie inclinazioni, ma lo “sentii” distintamente
Fortunatamente, tornò anche in paese Luca che fece decisamente cambiare idea alla nostra combriccola. Lui, come me, studiava fuori e tornava solo per le vacanze. Fu lui a spiazzare tutti dicendo “Ma che ragionamenti fai… Se ti dicessi che sono gay, cosa cambia per te? Cambia la tua idea su di me?” E Paolo rispose “Beh no. Ti conosco da sempre. Sei mio amico” E fui così che Luca ribatté “Bene. Allora… sono gay.”
La compagnia rimase interdetta e Aldo chiese “Ma per davvero?”. Luca concluse con “Si. Mi piace baciare i maschi” e aggiunse “ma tranquilli… non siete i miei tipi ed ho già un ragazzo in città”. In quel momento percepii un vero cambiamento di mentalità e fui fiducioso che da allora tutti loro capissero importanza della persona, anziché dare l’etichetta in base ai gusti.
Dopo questa “confessione” di Luca, ebbi il coraggio di avvicinarmi a lui per parlare. Credo avessi sempre sentito la necessità di un confronto sull’essere gay e grazie a Luca presi meglio coscienza di me. Trascorremmo l’estate assieme, anche “pasticciando” un po’ tra di noi (il ragazzo di città, mi confidò, era solo un trucco per far stare calmi gli altri) e così a 15 anni imparai ad essere fiero.
Al ritorno ad Hogwarts, in autunno, mi feci anche più audace.
Per le attività extra-curricolari sono sempre esistiti dei vari club. Dalla battaglia di Hogwarts, mi dissero, per favorire lo scambio quasi tutte le associazioni delle Case vennero confluiti in un unico ente. Così cresceva l’amicizia e la possibilità di incontro tra i ragazzi. Tutte le attività, tranne le squadre di Quidditch e di Gobbiglie: togliere quei tornei sarebbe stato un sacrilegio.
Decisi di iscrivermi a qualche club: scelsi quelli simili di Incantesimi e di Duello (per applicare gli incantesimi). Fu proprio ad una serata di incontro di Incantesimi che vidi Killian.
Scoprii che era un Battitore per la squadra di Serpeverde. Ciò congegnava alla sua prestanza fisica: solitamente i Serpeverde sceglievano Battitori robusti. Aveva già un po’ di barba, castana come i capelli ben curati e occhi marroni, su un corpo pieno ma atletico. Durante gli incontri, cercavo di attaccare bottone con lui e per questo, quando ci riuscivo, ero in squadra con lui per le esercitazioni. Un minimo di conoscenza si era instaurata: io lo salutavo nei corridoi e riuscii anche a chiedergli aiuto per il mio compito sugli incantesimi di Locomozione, vista la sua abilità nel farsi seguire dalla borsa dei libri come un cagnolino, per non sentire il peso sulle spalle.
Ma memore della promessa fatta con me stesso di essere audace, alla notizia del primo fine settimana ad Hogsmeade (il villaggio accanto al castello), previsto per la metà di ottobre, alla fine di una serata al club lo fermai.
“Scusa, Killian… posso chiederti una cosa?”
“Certo” rispose cordiale
Aspettai pochi secondi che la classe fosse libera dall’ultimo compagno e mi chiese “sì? Dimmi…”
“Ti andrebbe di andare ad Hogsmeade insieme?” Ma siccome le parole che stavo pronunciando mi sembravano troppo ufficiale, corressi il tiro con “… O-o di trovarci lì nel pomeriggio e andare a bere qualcosa insieme”
Il cuore batteva forte ed avvertivo un leggero tremito del mio corpo durante l’attesa.
Killian disse con enfasi “Si molto volentieri Alex!” e propose, finendo di chiudere la borsa “Sei mai stato alla Testa di Porco?”
Era fatta. Avevo un appuntamento con Killian: tra 2 settimane, nel pomeriggio del sabato ci saremmo trovati fuori Mielandia e poi saremmo andati al pub.
In quei 15 giorni, quando ci incontravano in nella Sala Grande io aggiungevo un occhiolino al saluto. Lui invece mi dava una pacca o una stretta leggera sulla spalla. Mi sentivo bene.
Arrivò il sabato ad Hogsmeade. La mattina scesi al villaggio con i miei amici, facemmo un lungo giro dai TiriVispiWeasly e poi alla locanda “Tre Manici di Scopa”. Con la scusa di camminare un po’ dopo il terzo giro di Burrobirra, mi congedai da loro in direzione Mielandia.
Girai l’angolo e Killian stava uscendo con in mano un bel pacchetto.
“Oddio” pensai “non mi avrà preso un regalo!”.
Quando mi vide si avvicinò e mi salutò con calore e la pacca al braccio e disse “Senti, facciamo 2 passi verso la Posta? Devo spedire questo” indicando il bel pacchetto. “E’ per il compleanno di zio Dave. Va matto per i Calderoni di cioccolato fondente col whisky incendiario di Mielandia”.
Fui divertito da questa frase. Un me di cinque anni prima non avrebbe capito una parola. Killian notò la mia faccia e gli spiegai la cosa mentre camminavamo. “Posso capire” fece lui “la prima volta che da piccolo salii su un treno babbano, c’era un tizio che parlava in una scatoletta e diceva -… ed entra nella cartella di video e troverai il file per la presentazione online dei nuovi gelati- Mi domandavo cosa potessero farci dei gelati in uno zainetto per la scuola eheheh”
Spedito il gufo allo zio, andammo alla Testa di porco.
“Lo sai che era del fratello di Silente? E che questa era la via sicura di uscita da Hogwarts durante la Battaglia?”
“Si” risposi “mi ha sempre incuriosito la storia e ho letto un po’ di cose. C’erano i tuoi?”
“No… avevano finito la scuola 2/3 anni prima” mi disse mentre cercavamo un tavolo. “Siediti lì, intanto io vado a prendere qualcosa al banco”. Dopo poco Killian tornò con 2 Whisky Incendiari.
“Cosa??” feci io “qui te lo danno anche se non sei maggiorenne?”
“ahah no, no” rispose “beh, forse quando era dei Silente e c’erano un bel po’ di affari loschi, non andavano tanto per il sottile a chi chiedeva cosa. No, comunque sono maggiorenne… approfitta!” disse indicando il bicchiere.
“Ma sei al sesto anno…non è possibile tu sia maggiorenne” replicai
“Invece si. Ho praticamente saltato tutto il secondo anno perché ero a casa malato. Così ho dovuto ripeterlo e sono un anno indietro”
Ed iniziammo a parlare ognuno un po’ di noi. Fu sorpreso quando gli dissi che sono italiano.
Ad un certo punto, allungò la mano sulla mia gamba. Io misi la mia mano sulla sua e me la strinse. Sorridemmo.
Si era fatto tardi e rischiavamo di arrivare al castello oltre l’orario consentito. Si faceva sempre più buio e ci affrettammo lungo la strada che portava a scuola. Gli tesi la mano e la prese. Superati i cancelli, ma prima di entrare nell’atrio, mi fermò facendomi girare verso di lui e mi abbracciò col suo corpaccione muscoloso dicendo : “E’ stato bello con te, oggi. Spero nel prossimo fine settimana a Hogsmeade… Ma mi piacerebbe rivederti prima”
“Che dici se domani ci troviamo una mezzoretta prima, nell’aula del club?” proposi
“Ottima idea” disse stampandomi un veloce bacio sulle labbra. La barba era morbida.
Entrammo a scuola e ci dirigemmo diretti alla Sala Grande per la cena, dove ognuno raggiunse il gruppo dei propri amici.
Fu così che iniziammo la nostra frequentazione. Eravamo abbastanza discreti, ma sicuramente le rispettive cerchie avevano iniziato a intuire qualcosa, dato che spesso ci assentavamo prima ai pasti o arrivavamo in ritardo o ci trovavamo in biblioteca a studiare. Finché una sera, che ci eravamo appartati in anticipo nell’aula del club, ci sorprese il prof Vitious. Eravamo uno contro l’altro, con Killian appoggiato alla cattedra e limonavamo. Entra il professore e, anche se imbarazzato per aver rotto l’intimità, disse leggero “Oh ragazzi… non… non… badate a me. Devo appoggiare solo questi libri.” E mentre usciva disse ancora “Buon proseguimento. Però ci sono solo 10 minuti prima che cominci il club” e ci fece l’occhiolino.
E da allora cominciammo a vederci allo scoperto e conoscere gli amici uno dell’altro.
Arrivò il 22 novembre, il mio compleanno.
Solitamente la mia camerata mi svegliava con un frastuono facendomi prendere un colpo e si affrettavano per farmi gli auguri. Quest’anno, no. Anzi, ero già praticamente in ritardo perché mi lasciarono dormire più a lungo e tranquillamente. Mi resi conto e mi destai all’improvviso. Ed ero solo.
Un po’ contrariato che mi avessero lasciato lì così, il giorno del mio compleanno, mi alzai e vestii velocemente correndo giù in Sala Grande a far colazione. Anche il dormitorio era deserto, a parte un paio del primo anno, in forte ritardo come me.
Fortunatamente la Sala era ancora quasi tutta piena, quindi forse il mio ritardo non era grave quanto pensassi. Intravidi i miei amici al tavolo dei Corvonero e mi diressi da loro cercando di sembrare disinvolto come in un giorno normale. Nel mentre, cercavo Killian con lo sguardo; non era in vista.
Nessuno dei miei amici mi guardò o disse qualcosa. C’era lo spazio libero tra Mark e Wanda, e mi sedetti li. Ancora niente, nessuno mi rivolse la parola.
Improvvisamente, sentii due mani forti che mi presero le spalle. Poi uno schiocco di petardi e gli artigli si sciolsero in mani scendendo sul mio petto e diventando un abbraccio. Tutti i miei si unirono al baccano con urla di auguri e il volto di Killian che mi stringeva a se da dietro, lo vidi alla mia sinistra. Disse “Buon compleanno Alex!” seguito da un bacio, a metà tra bocca e guancia.
Aveva organizzato tutto Killian a mia insaputa.
Solo che i ragazzi si erano fatti prendere la mano e con i petardi magici avevano fatto partire animali fantastici di fuochi di artificio e riempito la tavola di coriandoli salterini, che si stavano allargando a tutta la sala entrando nei piatti di tutti ( meno male che dovevo ancora mangiare!). Visto il caos, arrivarono sia il prof Vitious che la Preside McGranitt. Con un paio di colpi di bacchetta placarono i fuochi che volavano per la sala. E sulla minaccia di una punizione per tutti, ci obbligarono a pulire in gruppo i coriandoli con l’incantesimo Evanescente. Alcuni fecero sparire anche dei piatti dei commensali, ma per l’inizio delle lezioni avevamo finito il lavoro.
Uscendo dalla Sala Grande, salutai Killian con un bacio e dissi “Grazie!!” e non facendomi sentire da nessuno “ci troviamo stasera, dopo cena, in fondo al corridoio del quinto piano. Ok?”. Anche se con un filo di incomprensione in volto, mi fece un segno di assenso e disse “a stasera”
Erano un paio di giorni che ci pensavo di voler portare Killian nella Stanza delle Necessità.
Non ero certo che potesse succedere qualcosa, ma sicuramente il posto più tranquillo ne avrebbe dato la possibilità. Dovevo solo chieder alla Stanza di chiudersi ad altre persone, per non far sì che qualcuno entri e ci veda, come è successo a me con Hagrid.
La giornata fu poco proficua, dal punto di vista istruttivo. Tra il mio compleanno e la prospettiva della serata con Killian, la mia mente era decisamente distratta. Finite le lezioni, portai libri e quaderni in Dormitorio e scesi a cenare. Fu ancora occasione di festa, ma Killian non c’era. La paranoia che più tardi non si presentasse, si accese in me. Con una certa ansia, salii al quito piano e attesi. Non molto, in verità, nel corridoio tranquillo sentii avvicinarsi qualcuno e riconobbi la sua sagoma. Iniziai a camminare avanti in dietro pensando “ci serve il mio rifugio porco, dove stare solo noi. Io e Killian. Senza che nessuno possa entrare a disturbarci.”
Avvicinandosi a me, Killian disse: “Ciao! Ma perché ci vediamo qui? Qui non c’è niente che…. OH CAZZ!!!”
Era apparsa la porta della Stanza.
“Vieni” gli dissi prendendolo per mano e conducendolo dentro. Killian aveva uno sguardo esterrefatto passando il portale, toccando il legno dello stipite ed assaporando la magia che vi scorreva. Chiusi la porta, ben sapendo che l’incantesimo di farci restare soli, senza incursioni, si sarebbe attivato.
Superato il primo separè, gli feci vedere la Stanza, che si era come sempre adattata per essere un comodo salotto antico, con luce soffusa avvolgente, con il grande letto e le foto erotiche alle pareti.
“Ma che posto è questo?” chiese Killian ancora estasiato
Stavo per dirgli la completa verità, cioè che si trattava della Stanza delle Necessità, ma in quel momento mi venne da non dirgli tutto per intero: ci conoscevamo un po’, ma da poco… ed era pur sempre un Serpeverde.
“Sai...” iniziai a raccontare, ricordandomi del calendario lunare “è una stanza-mannara che va e viene con la luna piena. E visto quello che si trova qua dentro” indicando con un ampio gesto letto e immagini “ha un certo senso. La luna scatena le nostre pulsioni. In una scuola come Hogwarts sai quanti ormoni scatenati ci sono! Lho scoperta per caso un annetto fa” e scoppiammo a ridere.
Killian mi si avvicinò e mi abbracciò “Questo posto lo teniamo per noi, ok?” mi disse all’orecchio. Poi cominciò a leccare il mio lobo destro e prosegui leccando il collo. Misi la mia mano sulla sua testa affondando le dita tra i suoi capelli. Continuò a scendere leccando e baciando fino alla clavicola.
Poi si tirò su e chiese “E cosa combini qui da un anno solo soletto?” tenendomi stretto a se, e facendo scivolare le sue mani dalla schiena al sedere. Data la vicinanza credo che entrambi sentivamo quanto ci aveva eccitato la situazione.
Risposi a Killian con i gesti. Piano iniziai a sbottonare la tunica di scuola e infilare le mani sotto. Lo baciai e cercai di sfilargli la camicia dai pantaloni per toccare la sua pelle. Ma gli strati della divisa erano troppi. Anche lui cercava di districarsi coi miei vestiti ma era in difficoltà. Si fermò e disse “Che ne dici se ognuno si toglie qualcosa?”
Così facemmo. Entrambi ci togliemmo le scarpe, tunica e maglione. Io tolsi anche la camicia e rimasi in canottiera con i pantaloni. Killian si sbottonò solo la camicia senza toglierla, però tolse la cintura. Lo feci anche io e poi mi avvicinai a lui che si era accomodato al divano con chaise longue.
Capii perché non si tolse la camicia, sotto non aveva niente altro. Uno splendore di petto villoso faceva capolino tra i lembi di tessuto. Misi la mano sul collo e iniziai ad accarezzarlo scendendo piano. Ero completamente rapito dalla cosa. “Posso vedere di più?” gli chiesi.
“D-d-davvero ti piace?” rispose titubante
“Oh si!” dissi con enfasi
“Sai, ho sempre avuto un po’ di vergogna. Fin dal primo anno avevo già il petto peloso, e quando sono entrato in squadra, negli spogliatoi io ero più peloso di quelli dell’ultimo anno”. Come prima, risposi con i fatti. Presi il colletto della camicia e la aprii fino oltre le spalle per godere del suo corpo. Mi tuffai di faccia sul suo petto baciando e annusando il suo profumo. Evidentemente gli facevo solletico, perché si mese a ridacchiare e mi strinse con le sue braccia forti, e mi riporto alla sua altezza per ficcarmi la lingua in bocca.
Continuammo a baciarci e man mano toglierci il resto, fino a indossare entrambi solo le mutande. I cazzi erano in tiro da un bel po’ e avevano già lasciato il segno: una macchia bagnata era ben visibile sulle mie in tinta unita. Un po’ meno sulle sue a tema a righe.
Toccai la zona bagnata e continuai ad accarezzare il suo cazzo, sempre da fuori le mutande. Eravamo distesi uno accanto all’altro e Killian teneva un braccio attorno alle mie spalle. Sentivo che sospirava forte mentre lo masturbavo e questo eccitava anche me. Muovevo lentamente il bacino contro di lui. Lo sfregare ed aprirsi della mia cappella dentro le mie mutande mi dava piacere.
La mano libera di Killian si mosse, e con un gesto si abbassò le mutande facendo emergere il suo pisello duro. Abbassando un poco lo sguardo e rimanendo con la testa sul velluto del suo pezzo, presi in mano il suo cazzo e lo menai. Subito la goduria di Killian aumentò di intensità, con gemiti più forti e respiri più corti. Ma fui costretto a fermarmi, perché stavo cadendo dal divanetto.
Mi misi in piedi e anche Killian. Mi fece segno di spostarci sul letto. Camminando con le mutande sotto le palle andò a sedersi al bordo. Si mosse all’indietro per andare ad appoggiarsi sui gomiti, e io mi abbassai, e dopo avergli sfilato le mutande. Così mi dedicai bocca e lingua al suo pisello sempre duro.
Era sapido. Lo ingoiai fino in fondo e poi tornai su. Ciucciando la cappella, lo guardai in viso e vidi che si godeva il lavoro con le braccia alzate dietro la testa.
Alzò anche una gamba sopra la mia spalla e disse “Leccami tutto… e vai anche con le dita”.
Obbediente mi spinsi sotto i coglioni e poi fino al culo. Leccai con dovizia il buchetto e poi iniziai a inserire le dita. Prima uno con delicatezza e dopo poco anche il secondo.
“oh, guarda qui” disse indicando il comodino “c’è dello Sgusciagodi! Mettine un po’ e prova anche con 3 dita”. Io non lo avevo mai sentito, ma evidentemente lui ne aveva bisogno. E la Stanza lo aveva soddisfatto. Capii presto che era una pozione lubrificante. Mi bagnai le dita e feci quanto Killian mi chiedeva. Per me era uno spettacolo vederlo mentre gli davo piacere. Il mio pisello era durissimo e oramai le mutande che ancora indossavo, lo tenevano a stento.
Improvvisamente, Killian disse “Basta!”
Mi ritrassi da lui, ma lui mi si avvicinò e baciandomi mi abbassò le mutande. “Scopami” disse “ti voglio dentro me”. Era decisamente esperto di come si faceva l’amore.
Si girò e risalì sul letto a gattoni, fermandosi e rimanendo in posizione per me. Salii anche io, artigliando le chiappe e andando a strofinare la faccia sulla schiena. Salii su fino al collo. Anche Killian si alzò e riuscii a baciarlo da dietro. Poi si riabbassò subito per agevolarmi.
Preso lo Sgusciagodi e me lo misi abbondantemente sul pisello. Al contrario di prima che lo sentivo tiepido e dolce al tatto, ora lo sentivo fresco ed energizzante sulla cappella. Con questa nuova sensazione, lo impuntai delicatamente nel culo a Killian, che mi accolse.
La pozione forse aveva parte di ingredienti usati nei filtri d’amore, perché i profumi mi davano una ebrezza erotica. Forse era anche la complicità instaurata con Killian, ma non avevo mai fatto prima l’amore in quel modo. Lui rimaneva a pecorina, e io lo trombavo: prima eretto, poi mi stendevo su di lui, affondavo la mano nei capelli. Poi abbassò la faccia sul letto, tenendo alto il culo e lasciandomi fare con lui ciò che piaceva ad entrambi. Mugulando, girò la testa verso destra e seguendo il suo sguardo, ci vidi noi 2 riflessi allo specchio che scopavamo.
Chiusi un attimo gli occhi e come per magia, mi trovai Killian girato supino verso di me con le gambe alzate e il cazzo di marmo mentre continuavo a scoparlo. Forse anche lui fu stupito dal magico cambio di direzione, ma non lo diede a vedere. Mentre io, alla visione del suo petto ursino, venni. Venni come mai prima.
Finiti i miei ansimi, Killian allargò le gambe, io uscii e mi distesi su lui, in cerca della sua bocca.
La trovai facilmente, perché anche lui stava cercando la mia. Con una mano alla nuca, limonò duro tenendomi a se. Rotolammo e poi fui io sotto. Si alzò e rimase a cavalcioni su di me. Il pisello sempre in tiro. A tiro di mie mani mi capitò il flacone di Sgusciagodi; ne presi un po’ in mano gli lubrificai l’uccello. Inarcò all’indietro la schiena per qualche secondo, poi si piegò verso di me e, con un movimento ritmico di bacino, si masturbava contro la mia pancia.
Piegai le gambe e lo presi ai fianchi per seguire il suo movimento. Man mano che si avvicinava all’orgasmo, il suo gemito aumentava l’intensità.
Col primo fiotto di sperma, quasi si fermò, ma ululando di piacere. Avendo le mani sui fianchi, lo accompagnai a riprendere il movimento. Ciò lo fece riprendere a godere e spruzzare.
Con una risatina, riprendemmo a limonare. Mi avvinghiai a lui con le gambe e continuammo a fare l’amore. Mi baciava il collo, io leccai i lobi, intrecciammo le dita delle mani mentre il sudore dei corpi si mischiava.
Quando io fui sopra, avido del suo pelo, feci scorrere le mani sul petto e involontariamente spalmai il suo sperma sul petto e poi su fino al collo. Killian mi prese la mano e la leccò. Io feci lo stesso.
Scivolai di lato e il suo braccio rimase sotto la mia testa facendomi da cuscino.
“C’è un bagno?” chiese Killian “ci laviamo e poi restiamo qui per quanto vogliamo”.
Pensando ardentemente alla nostra necessità, ci alzammo dal letto e condussi Killian dietro ad un separè, dove c’era un ampio doccione. Lavati insieme e di nuovo con i cazzi quasi in tiro, tornammo a letto.
Killian era supino, io mi rimisi sul fianco per appoggiare la testa alla sua spalla.
Essendo in erezione, ci toccavamo delicatamente, senza frenesia. Gli piaceva il mio pisello non circonciso, mentre io amavo esplorare il suo senza cappella
“Ma quando vieni, ululi sempre?” chiesi a Killian ad un certo punto.
“Beh, no……” disse “deve essere per la compagnia” dandomi un bacio “o la luna piena. In fondo forse potrei avere qualche antenato lupo, visto come è stato selvaggio. ..,e cosa ho qui” aggiunse toccandosi il vello sul petto.
Il nostro amoreggiare, baciandoci e toccandoci ci fece pian piano cadere nel sonno. Quando Killian mi svegliò, era notte più che inoltrata. Era ora di rientrare ai dormitori. Ci sistemammo e lasciammo la Stanza.
Avevamo fatto più tardi di quanto credessi: dalle finestre si vedevano in lontananza il primo schiarimento del cielo. Al dormitorio, ebbi appena il tempo di risolvere l’indovinello di ingresso e salire silenziosamente in camera e mettermi a letto. Dopo 20/30 minuti i miei compagni iniziarono a svegliarsi.
Fingendo di essere lì da ore, mi alzai anche io e fui oggetto dei pettegolezzi, visto che non c’ero stato per tutta la sera.
Ma li liquidai dicendo che ce la siamo spassata, centellinando particolari e diventai idolo.
La giornata fu tosta: le ore di sonno nella Stanza erano state comunque poche.
Solo alla cena riuscii ad avvicinarmi a Killian. Anche sulla sua faccia si leggeva la stanchezza della giornata “e ora ho anche l’allenamento di Quidditch!” mi disse.
“Per fortuna il letto era comodo” risposi “alla prossima luna vuoi riprovarlo?”
E disse “Di sicUUUUUUro!!!!” ululando nella Sala Grande
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