ATTENZIONE
/ NOTICE
Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto
omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni
This page contains pictures of male nudity and a text with homoerotic
contents: it's intended for persons over 18
Don
Sandro
Un
racconto di Orsardo
I
racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non
sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale
praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.
The stories published in this section may contain descriptions of
unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice
Safe Sex by using condoms.
In
una
chiesetta, arroccata a mezza montagna, persiste un rito legato ad
antiche tradizioni pagane. Nel giorno in cui si festeggia la santa,
cui la chiesa è dedicata, si fa una gran processione che parte
all’alba dal paese che sta laggiù, in fondo alla vallata.
Salendo, tutti cercano di trovare sulle rive del torrente, che corre accanto al sentiero, un sasso che porta inciso (o meglio che ricorda) il pettine della santa. Lo si raccoglie e lo si porta in chiesa dove viene benedetto e serve da amuleto contro tutte le avversità della vita: va passato sulla pelle dove si ha un dolore, va “bussato” alla testa quando c’è un’emicrania, va strisciato sul sesso della donna che non riesce ad avere figli.
E’ chiaramente una derivazione dell’antichissimo culto delle pietre che i nostri avi, che non avevano ancora tutte le medicine che la “scienza” ha inventato per ammazzare il dolore (e i pazienti!), utilizzavano con esiti, spesso, miracolosi.
Studioso di tradizioni e di riti, non appena un’amica me ne ha parlato, mi son subito interessato alla cosa e ho dato la mia adesione ad un gruppo di pellegrini che avevano organizzato il viaggio.
Il grosso pulmann è strapieno di una cinquantina di donne, di un po’ tutte le età, che stradafacendo continuano a cantare inni o a srotolare rosari. Di uomini, oltre a me, ci sono quattro vecchiotti e il prete che accompagna il gruppo. Meno male che il mio è un viaggio culturale, altrimenti sarebbe proprio da spararsi!
Arriviamo a metà pomeriggio nell’albergo del paese a fondovalle: il programma prevede un paio d’ore di preghiera e preparazione (io mi farò una bella passeggiata, ho già deciso!), cena in albergo (alle 19), visione di un filmato sulla storia della chiesetta e delle tradizioni, poi a letto presto e, al mattino, partenza alle sei per il Monte.
Come si vede, il programma è solo per chi ha deciso di non pensare ad altro che al rito benedetto ed è proprio inutile guardarsi intorno: anche i paesani son proprio bruttini e rozzi e, tutti, parlano soltanto dell’avvenimento di domani. Va beh!, tanto l’ho scelto io.
L’albergo è dignitoso, il personale gentile… ma, improvvisamente, mi sento chiamare, vado dal portiere, che sta confabulando con l’accompagnatrice e il prete.
“Signore… E’ successa una cosa deplorevole, ma, sa, l’albergo è pieno e Lei aveva prenotato una singola e, poi, doveva essercene un’altra per il signor prevosto, ma c’è rimasta solo una doppia ... e io non so che fare!”
Finalmente, do un’occhiata al prete: non m’era proprio venuto in mente di guardarlo finora. E’ un uomo sui quarantotto-cinquantanni, un bel po’ più alto di me, robusto, leggermente stempiato. Porta il clargy-men e degli ampi jeans. Ma ha uno sguardo dolce e profondo, mi sorride e “Se non le dispiace, possiamo dormire insieme… tanto io non russo!” scoppia in una fragorosa risata, contagiosa, e tutti e quattro ridiamo.
“Ma, certo! S’immagini! Non c’è nessun problema!” Rispondo, tanto non è assolutamente aria per trovare qualcuno con cui passare una serata piacevole.
Così,
ci
presentiamo: ha una mano grande, forte, che avvolge tutta la mia.
La sua è una stretta virile, ma non violenta, non di quelle che ti
sfasciano la mano, anzi è come se mi passasse con dolcezza una
fiamma sul palmo: da lì, correndo lungo il braccio, il petto,
l’addome e il ventre, mi sento il pube infiammarsi… lo guardo
negli occhi e mi sembra proprio uno che normalmente la stringe così.
Ma che strana sensazione! Forse sarà colpa del fatto che, da un po’ di tempo, non faccio sesso, ma il tocco di quella mano mi ha eccitato. E pensare che è un prete… devo proprio esser scemo!
Scambiamo alcune parole, gli racconto il motivo delle mie ricerche e della mia presenza qui. E’ un piacere parlare con lui: colto, intelligente, spiritoso.
Decido di non fare la passeggiata, ma di seguire il programma: preghiera e preparazione. Io non sono cattolico osservante, proprio perché trovo molto bigottismo nelle pratiche della chiesa, ma lui è intelligentemente sarcastico, spesso mette alla gogna certi modi di vedere, certe insistenze reiterate di preghiera: così passo velocemente il tempo ed è quasi l’ora di cena.
Anche a tavola, ci sediamo vicini e vedo che spesso s’infastidisce quando l’una o l’altra donnetta viene ad interrompere la nostra conversazione.
Prima del filmato, c’è finalmente tempo per andare in camera: non è una doppia, è una matrimoniale!
Ci guardiamo, seri, in faccia, poi don Sandro comincia a ridere: “Ma così, non devi russare neanche tu, eh!” e, da compagnone, mi dà una pacca sulla spalla.
Durante il film, continuo a pensare che devo stare attento, se solo una stretta di mano m’ha eccitato, non vorrei che dormirgli accanto mi giochi qualche scherzo.
Ma no! Porca miseria! Sono un uomo maturo e non mi farò mica eccitare come un ragazzino!
“Da che parte preferisci dormire?” mi chiede gentilmente appena rientrati in camera.
“Scegli
tu!”
rispondo perché sono un po’ confuso e turbato. Lui
incomincia a svestirsi, quando è in mutande, lo guardo … e mi
piglia un colpo! Ha un fisico appesantito, ma bellissimo.
Tutta la muscolatura testimonia un passato da sportivo: spalle larghe, braccia che si gonfiano al più piccolo movimento, cosce tornite e dai muscoli ben disegnati … e, poi, il pelo! Nero, lungo, che gli riempie tutto il petto per scendere giù sull’addome e, con una lunga, ombreggiata linea sparisce nello slip. “Hai fatto molto sport?” chiedo, raschiandomi un po’ la gola.
“Facevo rugby e giocavo in serie A … poi, la vocazione … e non ho fatto più niente!” dice dandosi una manata allusiva alla pancia, che è notevolmente pronunciata, ma bella, tonda e tesa. E soggiunge “Appena posso, faccio delle passeggiate, ma non è come quando si fa allenamento … e, questa qui, non riesco proprio a farla andar giù.”
“Si, ma non è brutta! Ti da un portamento da antico condottiero!” mi scappa di rispondere. Lui ride: è bello sentirlo, perché veramente si diverte.
Mentre comincio a spogliarmi anch’io, lui va in bagno e subito si sente l’acqua scrosciare e lui che canticchia, allegro.
Dopo un po’, quando finisce la doccia: “Gigi, guarda se ci sono gli asciugamani, qui non ce n’è!” Li tolgo dall’armadio, glieli porto e lui è lì, nudo, con le gambe un po’ divaricate per lasciare scorrere l’acqua che quel pelo meraviglioso trattiene ancora.
Sebbene, quando era in mutande, non avessi volutamente guardato come ce l’aveva, ora glielo guardo … anche questo particolare è bello come il resto: il suo sesso, largo, con il prepuzio che lo copre tutto e s’arriccia un po’ in punta, pende su uno scroto gonfio e tutto coperto di riccioli neri.
Distolgo lo sguardo e m’accorgo che ha notato la mia prolungata occhiata, ma non dice niente e comincia ad asciugarsi.
Faccio per andarmene, ma lui: “Anche tu hai un bel fisico: anche tu hai fatto sport?” “Solo tennis e nuoto! Non ho avuto possibilità, o voglia!, di fare altro …
E non ho certo un fisico bello come il tuo!” “Non è vero! Hai delle belle spalle e le gambe son come le mie!”
Istintivamente me le guardo e mi accorgo della tensione che, a mia insaputa, è cresciuta nelle mutande, istintivamente mi porto una mano davanti, ma se n’è accorto pure lui: “Cos’è basta farti due complimenti, che subito ti ecciti?”
Io sono imbarazzatissimo, mentre lui continua ad asciugarsi con calma. Non so cosa fare né dove guardare. Mentre do un’altra sbirciata al suo pendaglio, che dondola ritmicamente ai movimenti dell’asciugamano: “Per favore, mi asciughi la schiena?” ed è già lì, che mi offre le spalle tutte imperlate di gocce e la vista incredibile di due meloni, sodi e leggermente velati dalla peluria, che si innescano sulle gambe tornite.
Mentre la mia eccitazione sale a mille, comincio a strusciare la massa muscolare della schiena, detergendo fino all’ultima goccia d’acqua. Starei tutta notte ad asciugare quella pelle profumata!
Mi faccio forza e scendo al sedere, fingendo di rincorrere gocce che non esistono. Poi prendo coscienza di quello che sto facendo (e desiderando di fare!) e me ne torno in camera. Ma lui ”Non fai la doccia, tu?”
“Quando
hai
finito!”
“Ma non fare la mammola: non la fai perché hai paura di farti vedere nudo e… col pisello duro! Guarda che sono abituato: negli spogliatoi succedeva sempre!”
Non me lo faccio ripetere: la speranza è sempre l’ultima a morire. Mi tolgo gli slip e entro in doccia, mentre lui seduto sul wc si sta asciugando meticolosamente le dita di un piede. Quando l’acqua scroscia, mi giro, insaponandomi. Come un dito puntato contro di lui, il mio uccello sobbalza ai movimenti della mano insaponata. Ho gli occhi chiusi e una paura indemoniata! Sento che si alza: oddio! Cosa farà?
Va in camera, da dove subito si sente venire il suo canto.
Finita la doccia, torno in camera con addosso solo gli slip, che, fortunatamente, ora coprono un uccello che ha ricominciato a dormire. Lui è già a letto con le coperte su, fino al mento. M’infilo sotto, anch’io. Ma sarà il caldo della doccia di prima o l’umido delle lenzuola, sento freddo e rabbrividisco.
“Oh, povero passerotto, hai freddo?! Vieni qui, che ti riscaldo io!” Naturalmente non me lo faccio ripetere: scivolo verso di lui e lui mi accoglie in quella grande tenaglia muscolosa, le mani mi accarezzano, scaldandomi. Io mi lascio andare contro il suo vasto petto e sento che là, dove il suo sesso si adagia contro la mia coscia, lui è nudo.
Mi
stringo
a lui. Le carezze continuano, dalla nuca scendono su tutta la
schiena: io, naturalmente, mi sento già tutto eccitato e glielo
faccio sentire, appoggiandomi prima lievemente, poi con più forza,
contro il suo ventre: il risultato lo percepisco presto, perché
contro la coscia, al ritmo di lente ondate di calore, qualcosa si
muove, si tende, si gonfia e, duro come un pezzo di pietra, spinge
contro la mia gamba.
Allungo una mano e dolcemente lo accarezzo. E’ morbido e liscio, caldissimo e pulsante.
Mi
alza la faccia con un dito e mi costringe a guardarlo: i suoi occhi
mi trapanano in profondità, sorride, si avvicina e posa le labbra
sulle mie.
Poi la punta della lingua s’affaccia nella mia bocca, entra con forza e inizia la danza sensualissima delle lingue che si cercano, si vogliono, desiderano dar piacere.
Lo
stringo, lancio le mie dita ad ispezionarne ogni piega, ogni
anfratto, passo le mani sui suoi muscoli, gli accarezzo i peli, gli
titillo i capezzoli e ogni suo mormorio di piacere mi eccita sempre
più.
Quando, finalmente, riesco a staccarmi dal suo bacio, mi immergo sotto le coperte e la lingua ripercorre la strada delle mani: ogni centimetro di pelle viene assaporato e i suoi mugolii e i gorgoglii della sua gola mi incitano a continuare.
Dopo avergli dato a lungo piacere nell’ombelico, scendo, gioco, vado avanti e indietro e, improvvisamente, me lo ingollo tutto.
Lui urla, si piega su di me e mi bacia la nuca, il collo, le spalle. Sembra la prima volta che qualcuno glielo prende in bocca: è un vero piacere sentirlo godere così. Anche se troppo presto, improvviso, il suo seme, come lava incandescente, entra in me … poi sono solo le sue carezze che mi raggiungono ovunque.
Se per lui è stato bello, per me è stato bellissimo! Potrei anche smettere e dormire, tanto m’ha dato piacere sentire il suo godimento!
Ma lui, ormai, è arrapato, mi strappa lo slip, poi me lo prende in mano, lo masturba con violenza, poi lo morde, lo lecca, lo ingoia… è un godimento incredibile, oltre a tutto mi eccita il fatto che quella lingua, quelle labbra, quelle mani appartengano ad un sacerdote e, poiché questo termine indica che è il “conduttore del sacro in Terra” ipotizzo che sia il mio uccello a diventare sacro!
Quando il mio piacere scoppia, se lo succhia tutto e, deglutendo, lo introduce in sé!
Ma allora, non è la prima volta, penso, e mi vien voglia di controllare un po’. Spingo la mano dallo scroto al perineo, raggiungo l’ano e comincio a giocarci.
Si contorce, mugola, rabbrividisce: quando sospingo un dito sento che il suo desiderio torna a irrigidirgli il pene.
Provo ad assaggiarlo con la lingua: cerca di agevolarmi staccandosi con le mani le natiche. La mia lingua, e l’esperienza di tanti anni, lo fanno impazzire, si apre tutto a me! Mi vuole!
E mi ha!
Quando non ce la faccio più e sto per venire, lo chiamo per nome, come invocandolo, e sento che anche lui, con me, emette tutto il suo caldissimo liquido, che ci riempie, c’incolla l’uno all’altro … e sono le bocche che, ancora, entrano in azione ed è un bacio senza fine, dolce, appagante. Ci addormentiamo così.
Suona la sveglia: sono le cinque e fuori è ancora buio. Non ci alziamo, ma ci riimmergiamo uno nell’altro. Baci carezze, coccole, mentre i sessi nuovamente risvegliati ci dolgono, cercando il piacere. E non è sufficiente baciarli, non basta cercare di calmarli con le sapienti carezze …
Di
nuovo, questa montagna di muscoli, questo essere dolce come il miele
e forte come un toro, mi vuole.
Entro in lui con attenzione, con cura: non voglio che provi dolore, non voglio che abbia un ricordo che non sia più che bello.
Di nuovo il mio piacere e il suo sono contemporanei! Esplodiamo insieme, ci baciamo come se temessimo che sia l’ultima volta, ci stringiamo come volendo compenetrarci, poi … di corsa, dobbiamo lavarci, vestirci, scendere: il gruppo aspetta.
Albeggia
e
si fatica un po’ lungo il sentiero: spesso dobbiamo sorreggere
qualche vecchietta, aiutarla a superare qualche passo difficile,
infine si giunge sul greto del fiume e, lì, tutti si pongono alla
cerca del sasso … ne trovo uno grosso che ha un conglomerato
centrale di un altro minerale: quando mi cade a terra, si spezza
creando come due grossi pettini.
Alzo lo sguardo e don Sandro è lì, che mi osserva. Gliene offro uno, mi sorride, mi cinge le spalle con un braccio e mi sussurra “Secondo me, non son poi tanto lontane le nostre città: chissà se ci rivedremo?”
Non temere, Sandro.
Se tu desideri vedermi, io non aspetto altro! Vedrai quanto presto “mi capiterà di passare dal tuo paese!”
Così, sulla via del ritorno, mentre, ogni tanto, rubiamo una carezza nascosta, ci lanciamo uno sguardo, ci scambiamo un sorriso, io sto organizzandomi per stendere un intenso programma di visite a te!
Visite culturali, naturalmente!