ATTENZIONE
/ NOTICE
Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto
omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni
This page contains pictures of male nudity and a text with homoerotic
contents: it's intended for persons over 18
Claudio
Un
racconto di Honeybear
I
racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non
sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale
praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.
The stories published in this section may contain descriptions of
unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice
Safe Sex by using condoms.
Ciao a tutti,
Quella che vi accingete a leggere è la versione originale di un racconto pubblicato poche settimane fa su questo sito con il titolo ‘Il nuoto è uno sport completo’.
Navigando tra le pagine dedicate ai nostri componimenti, con mia grande (e divertita) sorpresa, ho constato che qualcuno (in assoluta buona fede) lo ha clonato, cambiando davvero poco del mio testo.
Risolto l’imbarazzante equivoco con chi di dovere, ho chiesto la sostituzione del testo clonato con quello originale. Non mi resta dunque che auguarVi buon divertimento e… Buona (ri)lettura!
A presto
La
mia professione mi lascia parecchio tempo libero che, in parte, dedico a
me stesso.
Amo
molto
infatti prendermi cura del mio corpo, seppur non in maniera maniacale.
Diciamo che mi piace mantenere al meglio il mio metro e ottantacinque d’altezza e tonico il mio fisico (non esageratamente) muscoloso.
Com’è il resto?
Beh,
ho i capelli scuri come gli occhi e il filo di barba che incornicia il
mio mento volitivo, nonché il generoso manto di pelo che ricopre la mia
carnagione olivastra.
Dimenticavo!
Ho un bel culo alto e sodo che sembra essere il mio punto di forza,
almeno a giudizio del pubblico femminile.
E non solo…
Per
garantirmi la tonicità di cui sopra il nuoto è certamente lo sport che
pratico più volentieri, visto che alle superiori mi si prospettava una
promettente carriera come delfinista.
La
passione è rimasta, non così la costanza negli allenamenti che ho dovuto
abbandonare per dedicarmi agli studi universitari.
Ad
ogni modo, i sacrifici compiuti negli anni dell’adolescenza, hanno
certamente dato i loro frutti, contribuendo a modellare il mio fisico.
Ora nuoto soprattutto perché, oltre a tenermi in forma, mi aiuta a rilassarmi.
Lo
scorso mercoledì, approfittando del mio giorno libero, come di consueto,
mi recai alla piscina che frequento da tempo.
Riesco
ad andarci almeno un paio di volte a settimana, prediligendo la mattina
quando non c’è molta gente.
Posso così allenarmi liberamente per almeno un’ora e mezza.
La
prassi è ormai consolidata: m’infilo il costume nero e, dopo essermi
assicurato nello specchio che ogni cosa è al suo posto (si sarà capito
che sono un po’ vanitoso!?), faccio la doccia per dirigermi sul piano
vasca verso i blocchi di partenza.
Salgo, indosso cuffia e occhialini e con un bel tuffo inizio a macinare chilometri; a quell’ora la temperatura percepita non è da spiaggia tropicale, ma a me piace così, perché mi sveglia.
Dato l’orario per certi versi anomalo (in genere la folla va a nuotare la sera), posso dire che in vasca ci conosciamo praticamente tutti.
Nella corsia accanto alla mia ad esempio, nuotano spesso due ragazzi, Filippo e Pierluigi.
Scambiando
quattro chiacchiere nelle brevi pause che mi concedo, è emerso che sono
due studenti che condividono un appartamento in affitto nei pressi del
quartiere universitario.
Capita
poi che mi soffermi ad osservarli quando riprendo fiato tra una ripetuta
e l’altra, e credo che l’opinione comune li definirebbe tranquillamente
due bei ragazzi, seppur molto diversi tra loro.
Li
accomuna un fisico tonico e muscoloso simile al mio, fatto di spalle
larghe, torace e addome ben disegnati che terminano in un paio di gambe
sode, pronte a sorreggere un fondoschiena non indifferente (forse anche
loro praticavano nuoto prima d’iscriversi all’università).
Per il resto, il primo è castano, decisamente peloso con gli occhi verdi e una barba piena, mentre il secondo è biondiccio, moderatamente peloso con gli occhi nocciola.
Quel
giorno c’erano anche loro.
Accortisi
della mia presenza, non appena mi fermai, si avvicinarono per salutarmi.
Nel
raccontarmi brevemente l’ennesimo successo riportato nell’ultimo esame
sostenuto, non potei fare a meno di notare che Pierluigi, il più
estroverso dei due, nel corso della conversazione non lesinò complimenti
al mio fisico.
Questa volta tuttavia, mi parvero un pochino più espliciti del solito…
Non
diedi particolare peso alla cosa, li salutai e conclusi l’allenamento
previsto per godere appieno del mio momento preferito.
Adoro
attardarmi sotto la doccia: mi rilassa e mi rimette in pace con il
mondo.
Soprattutto
perché, se sono solo, dopo essermi versato una generosa quantità di
doccia-shampoo sulle mani, chiudo gli occhi e mi diletto a massaggiare
ed accarezzare il mio corpo godendo del piacere dell’acqua e della
schiuma che si crea.
Lascio perciò le mie dita libere di scivolare sul pelo bagnato e ammorbidito, indugiando sui miei grossi capezzoli, per lasciarle quindi scendere lungo l’addome, fino al costume dove passano e ripassano sulla stoffa acrilica, indurendo lentamente il mio membro che si staglia in rilievo sul ridottissimo costume che porto.
Affaccendanto
in quelle solite faccende, riaprii gli occhi di colpo: non ero più solo.
Nelle
docce
davanti a me, i due ragazzi. Mi voltai rapidamente.
Con la coda dell’occhio mi parve tuttavia di cogliere un malizioso sguardo d’intesa tra loro mentre si allontanavano.
Imbarazzato finii di sciacquarmi: speravo non avessero assistito al mio siparietto ma, soprattutto, che non avessero visto lo scomodo (per quel momento) gonfiore nelle mie parti basse.
Scacciai
in fretta quegli odiosi pensieri e mi recai nella cabina a rotazione per
cambiarmi.
Volli credere alla coincidenza, perché al mio passaggio, quella di Filippo e Pierluigi era aperta.
Si stavano cambiando insieme!
Ed
erano completamente nudi, uno di fronte all’altro, gli accappatoi
gettati sulla panca.
Dal pelo chiaro di Pierluigi pendeva un uccello dalle dimensioni invidiabili ed il culo alto, sodo e peloso dell’amico non era da meno.
Non
so per quale ragione rallentai, soffermandomi ad osservarli.
Deglutii.
Mentre
i miei occhi scendevano nuovamente verso il basso, notai ancora lo
stesso sguardo che mi rivolsero quand’eravamo in acqua.
Contemporaneamente,
come se avessero programmato la cosa, si scambiarono di posto.
Potei così ammirare il folto pelo di Filippo, fornito di un accessorio pari a quello di Pierluigi, il quale mi mostrò le sue chiappe sode coperte da una lanugine chiara e soffice.
Dopo
aver arraffato al volo la mia borsa, mi fiondai nella prima cabina
libera; chiusi rumorosamente e mi lasciai scivolare lungo la parete,
sbuffando.
Toccai con una mano la fronte: era bagnata di sudore; non per colpa dell’umidità dello spogliatoio… Quella non rende certo l’uccello barzotto…
M’infilai
rapidamente gli slip e il resto del vestiario: l’aria esterna,
sicuramente più fresca, mi avrebbe fatto bene.
E la giornata, dedicata alla spesa e ad alcuni indispensabili acquisti per la casa, avrebbe fatto il resto!
Aprendo
la porta per uscire dallo spogliatoio, sgranai gli occhi!
Me li trovai davanti già pronti e vestiti. Pierluigi sorridendo, mi accolse dicendo:
“Ce ne hai messo di tempo!”
Evidentemente a disagio risposi:
“Non credevo di essere atteso”.
I
due ragazzi, davanti al caffè che mi offrirono, spiegarono di aver
bisogno un passaggio in macchina.
Dissero di abitare proprio vicino al centro commerciale dove mi sarei recato e che avevano perso l’ultimo autobus utile per tornare prima di mezzogiorno.
Poco convinto di quella spiegazione, accettai comunque di accompagnarli.
Salendo
in macchina, mi parve che i due confabulassero qualcosa.
La
marcia s’avviò invece in un silenzio imbarazzato: nemmeno Pierluigi,
generalmente più loquace di Filippo, sembrava avere molto da dire.
S’instaurò invece un ostinato gioco di sguardi tra noi che culminò con la mano del primo che mi scivolava sul ginocchio per risalire fino al pacco.
Mi
guardò. Il mio uccello pulsò.
Lo
guardai.
Lo
sentii stringere la presa.
Altra
pulsazione.
I
miei occhi si spostarono poi, attraverso lo specchietto retrovisore, ad
incontrare quelli di Filippo.
Il
mio uccello pulsò di nuovo.
Lui,
incontrando il mio sguardo abbassò il suo.
Sorrisi; quindi Pierluigi, che sedeva accanto a me fece per dire qualcosa. Non gliene diedi il tempo:
“Visto che ormai siamo praticamente arrivati, perché non mi invitate a casa vostra a bere un altro caffè?”
I due accettarono sollevati. Parcheggiammo e ci dirigemmo al loro appartamento.
Appena
arrivati Filippo sparì in cucina a preparare la moka, mentre Pierluigi
mi guidò in un breve tour del piccolo, ma delizioso appartamento che
condividevano.
Il
giro, ovviamente, terminò nella loro camera.
Mi accomodai su uno dei due giacigli.
“È
quello di Filippo…” deglutì e si sedette ai piedi del letto, non troppo
vicino a me.
Lo
fissai
intensamente.
Entrambi
passammo la lingua sulle labbra.
Si
fece
coraggio e si avvicinò pian piano.
La
sua mano e la mia si sfiorarono inducendo i nostri sguardi ad
incrociarsi.
Le
bocche si avvicinarono, si schiusero lentamente lasciando che le lingue
iniziassero a scambiarsi tenere effusioni.
Non avevo mai baciato un altro uomo prima di allora, ma tutto mi sembrava estremamente naturale.
Allontanando le labbra da quelle di Pierluigi mi rivolsi lo verso Filippo, che entrò in quel preciso istante:
“Il caffè è pronto…” annunciò timidamente.
“Lascia perdere il caffè!” e con la mano battei sulla coperta.
Mi
ritrovai così, tra quei due stalloni da monta che morivano dalla voglia
di far l’amore con me.
Non
avevo minimamente pensato che potessero essere gay o addirittura una
coppia.
Sinceramente non me importava: il turbamento provato nello spogliatoio della piscina, aveva lasciato il campo libero ad un’irrefrenabile voglia di vedere fino a che punto sarei stato in grado di spingermi.
Baciai
Filippo come avevo fatto con Pierluigi.
Iniziai
a massaggiare i loro sessi da sopra i pantaloni, liberandoli al più
presto per vederli svettare nella loro erezione.
Mentre
le zip scendevano, li sentii gemere.
Il mio cazzo riprese ad indurirsi.
Si
alzarono per calarsi i jeans, ponendomi dinnanzi a due culi marmorei.
Scorsi le mani sul ruvido vello di uno e sulla morbida peluria dell’altro mentre sentivo il mio cazzo pulsare freneticamente, prigioniero delle mutande: l’attrito della pelle con la stoffa mi provocava un leggero fastidio.
Cercai
di non pensarci e mi dedicai ad accarezzare il pube di entrambi mentre,
con il palmo della mano, spingevo i manganelli verso il basso allo scopo
di aumentare il tono dell’erezione.
Non
ce n’era bisogno: avevo al mio fianco due tori eccitati.
Mi
limitai perciò ad afferrare i due cazzoni affinché i proprietari si
risedessero: massaggiavo e masturbavo entrambi, guardando negli occhi
ora l’uno ora l’altro, baciandoli alternativamente.
E godendo dell’eccitazione provata nel far scorrere le mie mani lungo due ragguardevoli verghe d’acciaio.
Anche le loro mani non restarono inermi: provarono a spogliarmi. Goffamente presero a litigare con la mia camicia che, oltre a non lasciarsi sbottonare, sembrava proprio non voler uscire dai pantaloni.
Mi
alzai di scatto, ponendomi in piedi davanti ai due giovani maschioni.
Mi
sfilai la camicia dalla cintola, aprendola lentamente.
Ad ogni bottone che slacciavo mi accarezzavo i peli su una porzione di petto che si allargava sempre più.
Non
la levai. Sfilai invece scarpe e calze per togliermi i pantaloni.
Compii
ogni gesto molto lentamente e girato di schiena.
Per
farmi ammirare da ogni angolazione.
Sentivo
il loro sguardo addosso e me ne compiacevo.
Sì, indiscutibilmente godevo nello spogliarmi davanti a due maschi arrapati al pari di un fidanzato ubriaco che festeggia il suo addio al celibato con una spogliarellista!
Rimasi
con la camicia aperta e gli slip.
Ero nuovamente di fronte a loro: nelle mie parti basse era chiaramente visibile un rigonfiamento tendente a sinistra con una piccola chiazza umida all’estremità.
Mi
avvicinai ad entrambi e li trassi a me.
Le
loro mani forti accarezzarono il folto pelo sul petto risalendo
dall’addome.
Le
sentii scorrere fino alle spalle… Un istante dopo la camicia era a
terra.
Serrai i bicipiti per farglieli toccare. Vidi gli uccelli guizzare!
Le dita disegnarono frenetiche il profilo dei miei fianchi. Contemporaneamente afferrarono l’elastico degli slip che andarono a far compagnia al resto della nostra roba.
S’inginocchiarono
dinnanzi
alla mia erezione come si fa con una reliquia.
E
allo stesso modo la venerarono, prendendo a far scorrere le loro lingue
per lavorarmi la mazza a dovere.
Reclinai
il capo e sospirai: difficilmente avevo provato un piacere simile prima
di quel momento.
Sentivo
l’uccello completamente bagnato: sulla cappella il mio liquido
prespermatico che, a turno, prelevavano mischiandolo alla saliva per
irrorare l’asta.
Le loro mani diligentemente venivano usate per masturbarsi reciprocamente.
Sudavo
ancora.
Questa volta non era imbarazzo, ma puro piacere. Ansimavo e il mio respiro affannato si univa ai loro.
Diedi
una leggera carezza sulle due teste di entrambi per invitarli a
risalire.
Docili
ed ubbidienti eseguirono l’ordine, senza tuttavia privare le loro lingue
del piacere di perlustrare quanta più superficie possibile del mio
corpo.
Riprendemmo a baciarci: io mi ritrovai nel mezzo, mentre finivo di levare i vestiti a Pierluigi.
Mi
voltai ed afferrai Filippo alla nuca, lo baciai sulla bocca, e lo spinsi
sul letto.
Finii
di spogliare anche lui e gli montai sopra senza distogliere lo sguardo.
Con
la mano presi il suo cazzo duro.
Giocai
a lungo con la sua cappella.
Dapprima
leccandomi le dita per poi strofinarcele sopra e poi divertendomi a
puntarla sul mio ano bramoso d’inghiottirla insieme a tutto il resto.
Fortunatamente
pensava Pierluigi a lubrificarlo con massicci sputi, sapientemente
spalmati intorno e dentro al mio buchetto.
Sentivo con quale ardore mi allargava le chiappe, nel prendere la mira per poi affondare dita e lingua laddove serviva.
Fermai
la sua azione ed afferrai con mano decisa l’arnese di Filippo.
Lo
puntai e lo guidai nella penetrazione: un solo deciso colpo per sentirlo
tendere all’inverosimile le pieghe dell’orifizio e risalire, con tutta
la sua eccitazione, fin quasi a solleticarmi la prostata.
Avevo sottovalutato le conseguenze di quella mossa azzardata: il dolore fu lancinante al pari del grido che una mano prontamente soffocò mentre stringevo con tutta la forza che avevo in corpo i pettorali di chi era sotto di me!
Devo dire che il timido Filippo disponeva di un cazzo veramente imponente; mi ci volle del tempo prima che il mio respiro ed il mio battito cardiaco tornassero regolari e che la sensazione di morire cedesse il passo ad un’estasi senza limiti.
Il giovane capì perfettamente la situazione e cominciò a muoversi lentamente sotto di me, frattanto l’amico continuava a lubrificarmi con la saliva.
Baciai di nuovo Filippo, che aveva smesso di spingere per consentirmi di cavalcarlo.
Mentre
mi dedicavo al mio primo smorzacandela da protagonista, mi sorrise: sul
suo volto un’espressione serena e soddisfatta, quasi beata.
Rivolsi perciò lo sguardo verso l’altro nostro compagno di giochi, che capì subito quale intenzione celasse la mia occhiata.
Mi
sdraiai sulla morbida coltre di pelo di Filippo e sentii Pierluigi
forzare a sua volta il mio culo. Prima con un dito, poi con due…
Finché capì che era giunto il momento di rompere gli indugi!
Puntò
la cappella contro le pieghe già tese del mio orifizio, appoggiandola
alla verga che per prima mi aveva sfondato.
Io
non mi mossi in attesa che anche il suo sesso riempisse il mio buco.
Ci volle un secondo: ora li avevo entrambi dentro.
Iniziai
una danza frenetica, accecato dal piacere e dal dolore: più mi muovevo,
più sentivo quei due cazzi dentro di me.
Più provavo dolore e maggiore era il godimento.
I
due ragazzi presero a masturbarmi, alternandosi alle spinte: sbuffavo e
mugolavo come la più consumata delle troie in calore.
Venni,
digrignando i denti per soffocare l’ennesimo grido che mi saliva in
gola.
Inondai letteralmente Filippo con il mio seme: alcuni spruzzi arrivarono a lambirgli la barba e le labbra che avidamente accolsero quel nettare dolce-amaro.
Mi abbandonai a peso morto su di lui, mentre la sborra prodotta, mista al sudore, lavava il pelo di entrambi.
Sentii
Pierluigi sfilarsi da sopra, sollevarmi e rovesciarmi sul letto.
Un
rapido gesto d'intesa con Filippo e si alzarono ponendosi ciascuno su un
lato del pavimento.
Pochi
colpi e, pressoché in contemporanea, riversarono il loro seme caldo su
di me, saziando definitivamente il mio corpo dell’aspro nettare
maschile.
Mi
guardai: avevo sborra ovunque.
Sopra di me, due visi sorridenti e soddisfatti del lavoro compiuto!
Si
accasciarono al mio fianco, felici.
Ancora pochi baci e di nuovo sotto la doccia
Da quella volta, dopo l’allenamento in piscina, a massaggiarmi pensano loro…