ORSI ITALIANI MAGAZINE




ATTENZIONE / NOTICE

Questa pagina contiene immagini di nudo maschile e testo a contenuto omoerotico: e' pertanto riservata a persone maggiorenni

This page contains pictures of male nudity and a text with homoerotic contents: it's intended for persons over 18






Tra caschi e acciaio

Un racconto di kikiM


I racconti pubblicati possono contenere descrizioni di sesso non sicuro: ricordate, sono opera di fantasia! Nella vita reale praticate sempre il Sesso Sicuro usando il preservativo.

The stories published in this section may contain descriptions of unsafe sex: remember, it's fiction! In real life always practice Safe Sex by using condoms.


Allestimenti navali... e chi ne aveva mai sentito parlare prima di 3 anni fa!

Solo quando fui assunto da una ditta appaltatrice iniziai a prendere atto di quello che è il mondo della cantieristica portuale.

Il mio lavoro è prettamente d’ufficio - progettazione e aree e relativi impianti – ma ogni tanto capita di dover andare in cantiere. E la prima volta è stata una esperienza indimenticabile.

Ti mettono al corrente che la nave lunga 300 m, che sono 13/14 ponti, che a fine giornata fai km a piedi per muoverti all’interno cantiere… ma solo trovandoti davanti al mostro di acciaio in tutta la sua imponenza hai la percezione dell’industria e delle economie e giri di soldi – immensi – che fanno girare il mondo.

E vieni in contatto con tutta la varia umanità che vive in cantiere. Un paese autonomo di 3500 persone con decine di etnie e lingue diverse che si muovono, saldano ridono (e inveiscono!) in ogni angolo.

E con un campionario così vasto gli occhi corrono dappertutto a scandagliare i gruppi di uomini in tuta da lavoro, che a colpo d’occhio crea una massa tutta uniforme.

Ma che non è uniforme per nulla!

Vedi tipi, e pure tipe, e vien spontaneo confrontare muscoli o pance, visi burberi ma con un sorriso solare, angeli col vizio del fumo (purtroppo diffusissimo) e guardare ogni girocollo maschile per fare la classifica dei glabri o villosi.

Se le prime volte in cantiere, preso dall’euforia/novità del momento sei concentrato sul lavoro, le seconde inizi a prendere confidenza e guardi gli omaccioni, alla fine anche lì qualche fantasia scatta.

Ma la vita non è un porno. La fatica in questo ambiente è tanta e ammiro le persone che giornalmente entrano e si dedicano al duro lavoro fatto principalmente di acciaio e saldature.

Le mie incursioni in nave solitamente, sono di 2/3 giorni continui al massimo e nonostante la possibilità di girovagare hai a che fare sempre con la stessa squadra e ti riscontri con gli stessi colleghi: Giorgio, l’ingegnere di coordinamento tra cantiere e uffici, il toscanaccio con un gran barbone; gli operai fissi Corrado (tarchiato ma con forti avambracci pelosi), Boris (giovane e belloccio idraulico ucraino), Claudio (elettricista moro con la tuta sempre sbottonata sul petto quasi glabro) capitanati da Fadi, tunisino massiccio e sostanzioso.

La complicità della squadra era forte, si lavorava bene e anche nel dopo-lavoro spesso (almeno, quando c’ero anche io) si usciva insieme per una birretta per stemperare la tensione del cantiere. Conoscendolo meglio, Fadi era il vero genio.

Arrivato clandestino poco prima della maggiore età, iniziò a lavorare nei cantieri edili e si dimostrò subito un ottimo elemento, con la mente sveglia e attiva che ben presto gli consentì in pochi anni di far carriera.

Era lui che principalmente mi chiamava in ufficio (non l’ingegnere) per i problemi ed era sempre pronto a trovare la soluzione piuttosto che il colpevole.

Ci fu subito fiducia e stima reciproca. Nonché le mie fantasie per fare l’amore con tipo così, sognare la sua pelle scura contro la mia che mi teneva stretto (vabbè…)

Tanto che nei viaggi che capitava di fare insieme, più di una volta avrei voluto intavolare il discorso se fosse vero che gli uomini di cultura musulmana fossero abituati a soddisfarsi sessualmente tra loro, prima di arrivare al matrimonio.

Ma non arrivai mai a quel livello di confidenza, anche perché se avessi osato troppo, la vita di cantiere avrebbe potuto prendere una via strana. Niente di più facile che, nonostante la stima del gruppo, diventassi il “ricchione”.

Ma ci andai vicino a cambiare tutto l’equilibrio creato.

Accadde una sera, una di quelle il cui turno di lavoro diventa lungo quanto serve purché si finisca, così il giorno dopo non si deve ricominciare da zero.

E così, mi ritrovai praticamente solo nella nostra area sul ponte nave, a finire di tracciare imbonaggi. L’ora di cena passò, tutta la squadra andò via, ma io continuai fino le 21 passate.

Terminato e contento di quanto fatto, scesi e andai verso l’area in cui stanno i gabbiotti/uffici delle ditte a prendere le mie cose per poi uscire dal cantiere, e andare verso l’albergo e una doccia ristoratrice.

Arrivato al container, vidi le luci accese. Strano.

Ma ancora più strano che le tende veneziane si muovessero, come venissero schiacciate e appiattite continuamente contro il vetro. Feci il giro e arrivai alla porta.

Mi fermai un secondo prima di prendere la maniglia… un grido semi soffocato venne da dentro “ahhhhrg!!! Fai piano, dai, porco…”

Imbarazzo e curiosità mi stavano uccidendo, entrambe nello stesso momento.

Un piccolo squarcio nelle veneziane della porta mi permise di sbirciare dentro.

Io, favorito nel trovarmi nell’oscurità del “fuori”, osai guardare sapendo che chi ci fosse dentro non avrebbe avuto una visione ottimale verso l’esterno.

Sul lato opposto del gabbiotto, vidi Fadi appoggiato con la schiena per metà alla parete e metà contro la finestra (ecco il perché dei movimenti delle tende, visti prima), con la tuta aperta fino all’inguine e un uomo inginocchiato davanti a lui nella chiara azione di fargli un pompino.

Aveva ancora il casco in testa, non lo riconobbi.

Dalla mia posizione, vedevo poca pelle/palle, ma era chiaro che era Fadi a comandare i movimenti in quel momento.

Con una mano sul casco, teneva fermo la testa del tipo e lui muoveva il bacino, fottendo così la bocca dell’altro.

L’altra mano, teneva alta la maglietta che indossava sotto la tuta da lavoro.

Arrivava appena sopra la linea dei pettorali e mi permetteva di vedere il suo pelo ricciolino che dal petto scendeva sulla pancia.

Fadi lasciò andare la presa sul casco e rallentò il bacino.

Ora il tipo si dava da fare: stantuffava ora piano ora più energicamente.

Fadi, con espressione goduriosa e occhi che giravano in alto, allungò il collo all’indietro per abbandonarsi al piacere.

Nel mentre, mormorava qualcosa che non distinsi e la mano andò sotto la sua maglietta (probabilmente per stuzzicarsi il capezzolo).

Il mormorio aumentò di intensità, e ora capii cosa diceva: “vengoooo… sborro-sborro-sborro-SBORRO!!!! Succhia tutto… dai, dai, succhia tutto… tutto………….tutto………….” e con ancora un lieve movimento dei fianchi si mosse per cercar di prolungare al massimo l’estasi.

Il tipo si staccò e tolse il casco.

Mentre si alzava, Fadi abbassava la testa con gli occhi chiusi.

Il tipo si mise di lato e potei vedere il pacco di Fadi, semi moscio, lucido di saliva e sperma, che (con le palle) usciva dalla tuta blu scuro.

Ma riconobbi anche il pompatore… era Giorgio con il suo barbone!!

Anche lui aveva la zip della tuta completamente abbassata e il pisello fuori (evidentemente si toccava un po’, durante il suo “lavoro”).

Passò il dorso della mano sulle labbra per pulire qualche residuo.

Ora era il turno di Fadi, di “faticare”.

Si posizionarono in modo diverso e per me cambiò completamente la prospettiva.

Dal frontale in cui vedevo solo movimenti, a laterale così potei vedere tutta la scena: Fadi in ginocchio che inizia a leccare la punta del cazzo di Giorgio; Giorgio che sistemava la tuta per far giocare Fadi anche con i coglioni e che tirava su più che poteva la t-shirt per esporre i capezzoli.

Fadi li notò, e si alzò per stimolarli con dei morsetti.

Prima guardavo molto, molto incuriosito…. Ma con la visuale cambiata, pure io ero eccitato.

Sentivo il pisello duro compresso nelle mutande, ed ero combattuto se entrare o meno.

L’idea di trovarsi in mezzo a loro e toccarsi a vicenda era eccitantissima.

Un forte “SII!” mi riportò alla realtà.

Dal mio punto di osservazione, vidi che Fadi ci stava dando dentro con il suo pompino a Giorgio.

Quasi con violenza, lo ingoiava tutto e ritirandosi lavorava di mani velocemente.

Nel nuovo affondo, Giorgio gli prese la testa tra le proprie mani e lo tenne fermo.

Stava godendo.

Inarcò la schiena per essere ancora più possibile nella bocca di Fadi.

Fadi resistette fino all’ultimo spasmo di goduria di Giorgio e poi si staccò. Cavoli… chi l’avrebbe detto che quei due si facessero delle pompe a vicenda di questa portata.

In un attimo, tornarono alla normalità. Giorgio disse (e parlando in tono normale sentivo bene i discorsi, pur stando appena fuori): “Su andiamo, hai visto che ora abbiamo fatto?”

Già” rispose Fadi mentre tirava giù la maglietta. “Ma c’è ancora qui Luca! Vedi là le sue cose? Non possiamo chiudere. Sarà ancora a bordo?”

Prima che si avvicinassero alla porta, ebbi l’intuizione di allontanarmi silenziosamente, così che non potessero sospettare che fossi rimasto li per tutto il tempo. Fu la scelta giusta.

Arrivando all’angolo dell' ”isolato” formato dai container-uffici delle ditte, suonò il cellulare. Era Giorgio.

Ehi, che tu fai? Dormi sulla nave oggi?”

No no… sto arrivando al container… ma sei ancora li?”

Sì, avevo da sistemare una cosa con Fadi” con un tono divertito della voce.

Ok. Sono quasi arrivato, se mi aspettate un attimo, andiamo via insieme”

Vaaaabeneee” rispose Giorgio.

20 secondi dopo, fui al gabbiotto e li trovai dentro, sistemati e tranquilli ad aspettarmi.

Più o meno sistemati. Andando all’angolo dove avevo lasciato lo zaino, feci spostare Giorgio che si mosse con Fadi verso la porta. Presi le mie cose e li guardai.

Il cambio di luce, metteva in evidenza un residuo di sperma sui baffoni di Giorgio, tra i peli e la guancia.

Cosa hai lì, sui baffi?” chiesi nel modo più innocente che potei.

Senza pensare, Giorgio alzò la mano e con il lato dell’indice lisciò i baffi.

Per un attimo gli occhi si dilatarono. Comprensione, terrore, imbarazzo e panico per ciò che aveva in faccia e fece “Nulla… Non c’è nulla!” passando più volte il dito per eliminare il possibile residuo con fare disinvolto.

Terminai la questione dicendo “Ok. Qui chiudo io, allora” e poi andammo ai cancelli del cantiere.

Fuori, li salutai per l’indomani e mi diressi verso la mia auto.

Mentre mi allontanavo, li tenni d’occhio. Stavano parlando tra loro e vidi che Giorgio porgeva la mano “porca” verso Fadi. Che la toccò.

Con uno scatto della testa, Fadi alzò il volto e guardò Giorgio.


kikiM

Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti è puramente casuale;

Per qualsiasi nota o commento potete scrivere a ouat4891@yahoo.com