ORSI ITALIANI MAGAZINE



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Carne da macello (seconda parte)

Un racconto di Orsomannaro


Il giorno dopo mi sembro' non finire mai. Non vedevo l'ora che io e Francesco staccassimo. Tra di noi durante l'orario di lavoro ci fu solo qualche sguardo e nient'altro.
Finito di lavorare ci infilammo nella sua auto. < stasera come stai, Simone?> mi chiese.
< molto eccitato...> gli risposi passandogli la mano sulla patta per sottolineare la mia voglia.
< Calmati, porcello. Altrimenti facciamo come ieri che non ci arriviamo a casa. >
Di tutta risposta io gli cacciai fuori l'uccello semiduro e lo spompinai.
Lui mi prendeva per i capelli e mi allontanava ma io testardo mi ci rituffavo sopra e ci davo dentro con piu' foga. Adoravo sentire in bocca la sua cappella liscia.
Nonostante lo mettessi a dura prova arrivammo a casa sua. Abitava in un condominio.
< Se vuoi continuo a sbocchinarti fino a fuori la porta di casa> gli dissi.
< Fai il bravo qua mi conoscono. >
Io gli morsi leggermente la base dell'uccello e risalii poi con la lingua fino alla cappella. < Ok, ma appena chiudi quella porta scatenati. > il modo in cui mi guardo' mi fece capire che il mio comportamento lo eccitava e che la serata sarebbe stata divertente.
Ci sistemammo e scendemmo dall'auto.
Salii le scale fino al suo appartamento elettrizzato. La sera prima era stato un perfetto toro da monta.
Entrammo in casa sua e appena chiusa la porta comincio' a spogliarsi rivelando un gran bel fisico sovrappeso e villoso. < Spogliati. > mi disse con tono autoritario
Io gli diedi le spalle e mi denudai dapprima la parte superiore poi mi abbassai pantaloni e slip con un solo movimento e mi chinai per farli scivolare oltre ai piedi.
Quando liberai il secondo piede dai pantaloni il suo cazzo pulsava gia' contro le mie natiche e le sue mani mi palpavano il culo. Mi spinse a pecorina, si lubrifico' le dita con la saliva e me le infilo' dentro.
< Adoro i culi larghi come il tuo, dove senza problema entrano tre dita. > mi stantuffo' con quelle e contemporaneamente con l'altra mano mi segava. Mi penetro' col cazzo come la sera prima con grande brutalita'.
Usci' e rientro' completamente per 5 minuti con la stessa violenza.
Scivolo' fuori da me e con due dita infilate nel sedere mi spinse verso l'alto per farmi alzare e poi stendere sul bracciolo del suo divano a pancia in giu'.  Trovavo quella posizione molto eccitante.
Quando m'inculo' ad ogni botta il divano dava un colpo contro il muro contro il quale stava.
Il cazzo di Francesco era splendido e lui ci sapeva fare.
Sapevo di essere completamente alla sua merce' e in cuor mio speravo che la cosa durasse tutta la notte.
Mi sfondo' il culo per un quanto d'ora circa in quella posizione.
Mi fece sdraiare in terra pancia all'aria e mi scopo' irruento come sempre pizzicandomi i capezzoli. Io ansimavo e godevo come una troia desiderandolo sempre piu' dentro e sempre piu' forte.
Francesco si fermo' e mi avvicino' il cazzo alle labbra.
Io spompinai con foga e goduria felice di tenere quel pezzo di carne nella mia bocca finche' non mi fece alzare e mi porto' in cucina.
Chinato sul tavolo mi scavo' dentro come un treno. Sul tavolo c'era una merendina, lui la scarto' e si stacco' da me.
< Guarda.> mi disse.
Io girai lo sguardo e lo vidi sborrare sullo snack.
Me lo porse sorridendo. Io la presi e cominciai a mangiare assaporando il sapore dello sperma mischiato a quello della merendina.
Mi osservo' mangiarla tutta poi mi ficco' il cazzo in gola che gli ripulii per bene.
Durante questa operazione si arrapo' di nuovo. Mi rimise a pecorina e me lo ficco' dentro ma non si mosse.
Non capivo cosa stava succedendo ma all'improvviso mi sentii riempire e un forte bruciore si espanse lungo tutto il mio basso ventre. Francesco tiro' un sospiro di sollievo e mi piscio' dentro.
Con le mani premute sui fianchi mi teneva immobile contro di lui.
Quando fini' mi sbatte' qualche minuto col culo pieno della sua urina, minuti in cui non riuscivo a focalizzare ne chi ero ne dove mi trovassi. Arrivo' dentro di me e mi lascio' ansimante sul freddo pavimento della cucina.
Nonostante quello che avevamo fatto gli guardai l'uccello semi turgido tra le gambe e ne avrei voluto ancora. A ginocchioni gli leccai le palle e il cazzo mentre mi masturbavo.
Gli venni su una gamba. Dopo di che andai in bagno a pulirmi e a svuotarmi.
Le nostre avventure si ripeterono molte volte. Non riuscivo a star lontano dal suo pacco piu' di due giorni. Il mio culo lo reclamava e ogni volta lui non tradiva mai le aspettative.

FINE

Orsomannaro.




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