ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Ottobre - Novembre - Dicembre 2014


MERAVIGLIE SU CARTA - IL VIAGGIO OLTRE LA VITA - UN'ALTRA SIGNORA DEL TEATRO CI HA LASCIATI - IL LEAR VERDIANO - GRANDI NOMI AL CORRER - SUGGESTIONI AMERICANE - PALAZZI VICENTINI
Alle Gallerie dell'Accademia di Venezia, dall'11 Ottobre 2014 all'11 Gennaio 2015: DISEGNI dell'Ottocento e del Novecento, Da Hayez a Vedova.

L'accurata scelta di fogli, per la quasi totalita' inediti, prende le mosse dall'avvenuta catalogazione di questa sezione del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe della Galleria dell'Accademia; penulima tappa, per cosi' dire, prima degli ultimissimi artisti e delle relative acquisizioni, ma per i prossimi mesi ci viene promessa un riproposta di grandissima importanza: Sebastiano Ricci; come dire, uno sguardo indietro prima di continuare.

Nelle consuete sale espositive destinate alle manifestazioni temporanee, le oltre cento opere esposte, subiscono la medesima illuminazione fissa di tutte le altre mostre, a dire il vero mi sembrava meno peggio, probabilmente per un effetto di assuefazione, certo non ideale...

Fortunatamente la scelta e' di fogli di grande bellezza ed interesse, in un numero alto ma non eccessivo, sono circa centoquaranta e di autori di grande nome ed importanza, come i due di Vincenzo Camuccini, colorati ad olio ed il magnifico gruppo di Andrea Appiani, di cui fa parte l'elegante RITRATTO DI GIUSEPPE VALLARDI, manifesto della mostra e copertina dell'accurato catalogo edito da Electa. Notevoli (e che mano!) gli studi preparatori per la DISTRUZIONE DEL TEMPIO DI GERUSALEMME di Francesco Hayez, esposto accanto; alcune dignitosissime figure di Cosroe Dusi, ed i commoventi QUATTRO RITRATTI DI ALIENATI NEL MANICOMIO DI S.SERVOLO A VENEZIA di Silvio Giulio Rotta.

Molti importanti disegni di architettura, ed un notevole numero di questi,  a firma di Giacomo Quarenghi, tema con cui ci si collega alla Biennale Architettura, come alla mostra: RUSSIA PALLADIANA, Palladio e la Russia, dal Barocco al Modernismo, al Museo Correr sino al 10 Novembre.

L'accurata impaginazione del percorso, dovuta alla sensibilita' di Annalisa Perissa Torrini, riserva ulteriori notevoli emozioni come il NUDO FEMMINILE DISTESO di Gaetano Previati, due nudi di Giuseppe Santomaso e due studi di Emilio Vedova del 1942.

Finale col botto, come dicevano i giallisti d'una volta: i disegni di Carlo Scarpa, preparatori per gli allestimenti delle Gallerie stesse, fra cui uno relativo alla sala con L'INDOVINA di Giovan Battista Piazzetta, ed eccocela davanti, sorniona e seduttiva!


emilio campanella


Il viaggio oltre la vita: a Bologna, aperta al pubblico il 25 Ottobre, si potra' visitare sino al 22 Febbraio prossimo, a Palazzo Pepoli, Museo della Storia di Bologna.

L'esposizione, il cui sottotitolo e' 'Gli Etruschi e l' aldila' fra capolavori e realta' virtuale', e' un'idea congiunta del Museo Nazionale di Villa Giulia a Roma e Genus Bononiae Musei nella citta'.

In un unico viaggio, appunto,  la mostra temporanea e' perfettamente integrata nel percorso museale; peraltro, Bologna essendo citta' di origine etrusca (Felsina) coerentemente i percorsi s'intersecano l'uno nell'altro, cosi' come si coniugano agilmente gli allestimenti multimediali e le installazioni, tanto permanenti, quanto temporanee.

Diciamo che si tratta di giocattoli di lusso dalla grande ed efficace utilita' didattica. Se seguiamo la storia della citta' dal V secolo avanti Cristo ai giorni nostri, tanto cronologicamente, quanto per temi, da una sala all'altra si aprono capitoli che spaziano intorno alla civilta' etrusca in tutte le zone della penisola, e seguendo suggestioni anche qui tematiche.

La prima tappa e' una ricostruzione della TOMBA DELLA NAVE di Tarquinia affrontando immediatamente l'argomento del viaggio per mare, del passaggio dell'acqua per l'inizio della vita ultraterrena.

Di seguito l'evocazione della necropoli che gli antichi viandanti incontravano entrando in citta', prima di intraprendere il percorso vero e proprio del museo. Importanti reperti provenienti da Roma (uno per tutti il CRATERE A CALICE, ATTICO A FIGURE ROSSE, con la morte di Sarpedonte, opera di EUPHRONIOS, da Cerveteri), come da scavi cittadini e della zona, con corredi esposti quasi integralmente e facenti parte del patrimonio del locale Museo Civico Archeologico affiancati da pannelli informativi agili ed esaurienti accompagnano le varie sezioni 'sparse' ad arte per i tre piani dell'edificio.

S'incontrano interessanti video relativi al museo romano, come alla realizzazione della copia del SARCOFAGO DEGLI SPOSI, protagonista anche della suggestiva installazione multimediale che conclude l'esposizione. Accanto una sala didattica atta a sensibilizzare i ragazzi nell'esperienza dello scavo, del ritrovamento e la catalogazione dei reperti antichi. In conclusione una perfetta integrazione abilmente scenotecnica, agile ed accattivante; un'ottima introduzione iconografica e didattica, ma non solo. Una piccola, sintetica guida viene consegnata in omaggio all'ingresso.

Il catalogo edito da Bononia University Press Ë accuratissimo. Un video tridimensionale che prende le mosse dalla SITULA DELLA CERTOSA dalla quale viene estrapolato un personaggio guida (Apa) che accompagnera' i ragazzi alla scoperta della citta', la creazione del 2012, e' ora integrata da un secondo personaggio: Ati, l'etrusca meridionale che guidera' alla scoperta del Tempio di Veio, fra l'altro; le voci sono di Lucio Dalla e di Sabrina Ferilli, l'autore, ancora una volta Giosue' Boetto Cohen che firma anche la sontuosa installazione citata sopra, dedicata al SARCOFAGO DEGLI SPOSI e che chiude la mostra.


emilio campanella


La discreta, bravissima, intensa, sottile, Lucilla Morlacchi ha percorso il palcoscenico, si e' lasciata le luci di scena alle spalle, e' entrata in quinta, e' passata dal camerino a radunare le proprie cose, e con la valigetta contenente la sua storia di grande donna di teatro si e' avviata verso l'uscita degli artisti.

Il taxi l'attendeva fuori per portarla all'aeroporto in tempo per il volo prenotato con destinazione PARADISO DEGLI ATTORI.

All'arrivo, sicuramente grandi festeggiamenti ed il regalo di un copione scritto per lei da interpretare nell'imminente festival...Tornando qui ripenso a quante emozioni mi ha regalato questa signora, vivevo a Genova ed il Teatro Stabile proponeva le regie di Luigi Squarzina che quel teatro dirigeva con Ivo Chiesa.

Nella memoria e' fotografata la Kattrin, figlia muta di Madre Courage nel memorabile allestimento con Lina Volonghi. Nella pièce brechtiana, Kattrin ha un ruolo scolpito dai gesti che suppliscono la voce che manca e le mute urla disperate per la violenza subita che la Morlacchi con il suo corpo riusciva a rendere assordanti.

Sempre di quegli anni le goldoniane ULTIME SERE DI CARNOVALE ed I RUSTEGHI, sempre di Squarzina in cui l'intrigante, brillante, intelligente, fascinosa, volitiva Sora Felice aveva il volto e la voce indimenticabili di Lucilla Morlacchi. Poi la dolente Mommina pirandelliana di QUESTA SERA SI RECITA A SOGGETTO; un TARTUFO MoliËre/Bulgakov entrambi sempre di Squarzina.

Un'ANITRA SELVATICA durissima con Ronconi, e prima LE SERVE di Genet con Mina Mezzadri. Il cinema e la televisione, soprattutto in molti sceneggiati, come si chiamavano allora, ma soprattutto l'indimenticabile, schiva, sconfitta,  Concetta nel GATTOPARDO viscontiano.

Poi ritrovata a Milano, al Pierlombardo di Parenti, in uno scatenato, divertentissimo Feydeaux; negli ultimi anni alla Biennale Teatro nei pasoliniani TURCS TAL FRIUL e piu' recentemente la testoriana MONACA DI MONZA spettacoli entrambi, per la regia di Elio de Capitani. Due ruoli forti e drammaturgicamente molto sfaccetatti.


emilio campanella

Quando Giuseppe Verdi comincio' a lavorare a SIMON BOCCANEGRA aveva in mente da tempo di affrontare il personaggio shakespeariano, dunque, forse, nel dramma di Antonio Garcia Gutierrez (quello stesso del Trovatore) cui liberamente si ispira, trovo' temi simili come il dolore della paternita' e la solitudine del potere.

Debutto' al Gran Teatro La Fenice di Venezia nel 1857 con scarso successo parzialmente riscattato tempo dopo alla Scala, ma non entro' mai veramente in repertorio. Nel 1880 venne ripreso per vari motivi, e rielaborato  il lavoro di Piave, da Verdi stesso insieme a Boito, con il quale inizio' la fruttuosa collaborazione che conosciamo.

L'opera venne ampiamente rimaneggiata, ma rimase e rimane sempre sbilanciata drammaturgicamente, e forse anche pi˘, grazie ed a causa della grande scena finale del primo atto, esercizio stilistico teatral-musicale di altissimo livello, che, pero', provoca un forte squilibrio con i due atti successivi. Comunque quando ando' in scena nel 1881 ebbe ben altro riscontro.

Verdi che pur amava questo lavoro, lo definiva un po' un figlio zoppo. Personalmente l' amo molto , forse per questi suoi 'difetti', ma anche per le qualita' musicali, i caratteri scolpiti, ma non primitivi dei molti personaggi. Mancava da Venezia dal 2001, quando al Palafenice vennero proposte le due versioni per la regia di Elio De Capitani.

Queste note fanno riferimento alla prova generale del 20 Novembre. Il nuovo allestimento porta la firma di Andrea De Rosa che cura anche le scene, i bei costumi d'epoca di grande gusto e sobrieta' sono di Alessandro Lai, mentre straordinario light designer, ancora una volta, Pasquale Mari, autore anche delle suggestive proiezioni, di cui parlero' piu' avanti.

L'orchestra era diretta con grande intensita' drammatica, precisione, respiro e preziosita' timbriche da Myung-Whun Chung. Il prologo, cupo, notturno vede la nera facciata del palazzo dei Fieschi, sullo sfondo della quale si svolgono gli incontri frettolosi di questi genovesi sempre litigiosi, intenzionati ad eleggere Doge, Simone, per poter avere un rappresentante del potere che possa fare i loro interessi essendo un corsaro, e di estrazione non nobile. Gia' dei nodi si presentano e dei caratteri cominciano a delinearsi: uno scontro fra Boccanegra (Simone Piazzola) e Jacopo Fiesco (Giacomo Prestia) affrontato con decisione e resa drammatica, e la presenza di Paolo Albiani (Julian Kim).

Gia' ci sono conflitti, una bambina scomparsa, una figlia ed amante morta improvvisamente, e la trama diventa  oltremolto complicata, perche' qui quasi tutti si sdoppiano, si nascondono, cambiano nome...ci sono congiure continue, tradimenti, agnizioni, un bel repertorio  di colpi di scena sostenuti da una musica di grande intensa resa drammatica che attenua ogni incongruenza, come sosteneva Brahms che stiimava molto questo lavoro. La regia risolve bene un momento di grande difficolta', infatti Simone entra nel buio, silenzioso palazzo per scoprire la sua amata Maria su un catafalco, noi scorgiamo la sua figura come una santa in una teca devozionale (S. Caterina da Genova nel suo Santuario?)... pazzo di dolore lo vediamo uscire con il corpo fra le braccia e che posera' a terra come in una pieta' rovesciata, mentre intanto lo si festeggia per l'avvenuta elezione; evidentemente e' solo un suo delirio allucinatorio di cui gli altri non si avvedono, e la regia sottolinea senza sbavature questo fatto, grazie alle luci che investono solo i due protagonisti dell'amore tragico, mentre tutti gli altri sono su un piano luministico differente.

Il primo atto trova Amelia Grimaldi (Maria Agresta) ed il suo incontro con Gabriele Adorno (Maurizio Meli), mentre Paolo Albiani li spia; successivamente giunge il Doge che in un intenso emozionato, trepido incontro-agnizione, teso allo spasimo dalla musica, dalla regia, dal direttore, dagli interpreti, porta al riconoscimento di padre e figlia: Amelia Grimaldi (Adottata dalla nobile famiglia) e' in realta' Maria Boccanegra, quindi nipote di Jacopo Fiesco. Qui la silohuette in controluce di un palazzo lascia vedere un'alba sul mare e si riconosce il Monte di Portofino (Le scene sono state girate in estate sulla passeggiata di Nervi, e corrispondono alle ore di svolgimento nelle scene della vicenda. Il secondo quadro, quello citato come nuovo in confronto alla prima versione si svolge nel Palazzo Ducale genovese e ci sono contrasti politici, una sommossa, una congiura svelata, una donna rapita( l'unica della storia, Amelia/Maria) liberatasi ed 'un rio che si svela'.

La sommossa si scioglie per l'autorevole e coraggioso atteggiamento di Simone, ma anche per la presenza di questa donna che d'ora in poi sara' l'ago della bilancia di ogni successivo nodo drammatico, amata da tutti, ed in fondo, da tutti stimata, risulta un ottimo espediente drammatico per dividere uomini violenti pronti a scannarsi. Nel secondo atto altri nodi drammatici e la grande aria di Paolo, un po' una prova generale di Jago, abbastanza ben risolta da Kim ed i contrasti di umore di Adorno che passa da assassino intenzionale ad incredulo spettatore della inaspettata realta' che la 'sua' Amelia sia figlia di Boccanegra, e che ancora una volta sopraggiunge a tempo per salvarlo dal pugnale di GAbriele...in tutto questo notevolissimi arie, duetti e concertati, mentre poco prima, intanto, Simone ha bevuto il veleno preparatogli da Albiani.

Nell'ultimo atto tutti i nodi, e sono veramente tanti, vengono al pettine: il vilain dela storia ci rimetteraa' la testa, i due amanti si sposano, Simone si consuma lentamente mentre il palazzo stilizzato ha verande che si aprono sul mare al tramonto(con un effetto un po' Punta Perotti, non so quanto voluto...), quel mare cifra della regia e tema dominante, anche musicalmente, di tutta l'opera, un mare anche precedentemente intravisto come di scorcio da carrugi in salita... Prima di perdere le forze Boccanegra avra' il tempo di incontrare il nemico di una vita: Jacopo Fiesco e nel lungo duetto fra due uomini, entrambi ormai anziani, potra' dirgli come abbia ritrovato la bambina perduta che non sapeva piu' che fine avesse fatto venticinque anni prima, ed essere, finalmente perdonato.

La resa musicale e' stata intensissima da parte di orchestra ed interpreti. Il sole e' ormai tramontato, arrivano i novelli sposi , Simone allo stremo indica ad Amelia/Maria, Jacopo Fiesco come padre di sua madre, grandi abbracci mentre Simone scivola a terra per non rialzarsi piu'. Viene proclamato Gabriele Adorno come nuovo Doge: IL DOGE E' MORTO, VIVA IL DOGE! Dal coro si avanza la figura di Maria che avevamo visto portare in braccio, esanime da Simone nel prologo, ed ora sara' lei a sostenerlo come in una pieta' speculare alla prima, e tutte le altre figure sono come di un COMPIANTO. Grandi applausi al coro, ai comprimari, al direttore, tantissimi; a Julian Kim nonostante qualche incertezza, ma pienamente in parte; a Giacomo Prestia, Fiesco di notevole statura; a Francesco Meli, Adorno decisamente credibile e sfaccettato; Maria Agresta, Amelia/Maria, figura femminile che ne assomma molte nel medesimo personaggio: giovane donna che sa quello che vuole, con una tragica storia alle spalle, donna forte che subisce un rapimento e se la cava, figlia del Doge, innamorata del suo tentato sicario, insomma molto materiale umano  che la cantante affronta con attenta coscienza dell'importanza del personaggio nell' economia dell'opera. Simone Piazzola, un Simon Boccanegra umanissimo, strappato al mare che ama tanto, attento ai sentimenti degli altri, nonostante tutto: un Doge autorevole, di statura drammatica perfettamente credibile e dolente nelle tragedie che vive.


emilio campanella


Dal 6 Dicembre 2014 al 3 Marzo 2015 il Museo Correr di Venezia offre una grande opportunita' con la mostra: LA POESIA DELLA LUCE, Disegni Veneziani dalla National Gallery of Art di Washington, ampia scelta di opere su carta, dal XV all'inizio del XX secolo, in cui la citta' e' fonte di ispirazione con le sue luci uniche.

Sono oltre 130 fogli scelti con grande cura analizzata dall'attentissimo catalogo edito da Marsilio.

L'esposizione si divide in otto sezioni, per cosÏ dire, fluide, con un rispetto non rigidissimo di temi ed ordine cronologico, ma mantenendo un criterio, diciamo, ispirativo poetico, estetico, potrebbe suggerire qualcuno, avendo gioco facile, trattandosi di opere su carta di tale bellezza... ogni disegno, e' elegantemente e sobriamente incorniciato, cosa non frequentissima e decisamente di grande gusto, in piu' l'allestimento discreto e le luci perfette permettono un'ideale fruizione.

Il consiglio e' di avere almeno un'ora di tempo a disposizione per apprezzare da vicino, siccome essendo sottovetro non ci sono problemi di allarmi, neanche per i grandi miopi come me,di ogni segno, ogni linea, l'equilibrio dell'insieme, lo sfumato...

Non ci sono solo artisti veneziani, ma anche altri che qui hanno avuto impegni professionali ed 'innamoramenti ispirativi'. I nomi sono tantissimi e veramente da capogiro: Giovanni Bellini, Andrea Mantegna, Albrecht Durer (magnifico il suo SULTANO IN TRONO del 1495), Vittore Carpaccio, Girolamo Romanino, Sebastiano del Piombo, Lorenzo Lotto, Jacopo Tintoretto, Tiziano, Alessandro Vittoria (S.GIROLAMO del 1565/70, inequivocabilmente il disegno di un grande scultore...), Jacopo Bassano, Paolo Farinati (terribile la sua violentissima PUNIZIONE DI MARSIA del 1570/75... cosi' spaventosamente realistica!), Paolo Veronese, Jacopo Palma il Giovane, Lodewijk Toeput, detto Lodovico Pozzoserrato (che bella la sua MIETITURA ESTIVA IN UN VASTO PAESAGGIO del 1590, c.a, cosi' fiamminga nell'impianto!), Bernardo Strozzi, Antonio Zanchi, Sebastiano Ricci, Giambattista Piazzetta (DIO PADRE E LO SPIRITO SANTO del 1740/42 che colpisce per lo sguardo penetrante e per la modernita' dell'insieme), i fogli sono in tutto sei e fra questi anche l'immagine simbolo della mostra (GIOVANE UOMO CHE ABBRACCIA UNA FANCIULLA, 1743, c.a); dodici opere di Giambattista Tiepolo (divertentissimo l' AVVOCATO VENEZIANO ALLA SUA SCRIVANIA, 1755/60), Gaspare Diziani, Francesco Fontebasso, Francesco Zuccarelli, Canaletto, Giambattista Piranesi (dieci disegni!), Bernardo Bellotto, Carlo Innocenzo Carlone, otto fogli di Giandomenico Tiepolo, Jean Honore' Fragonard, Francesco Guardi, Giacomo Quarenghi, Giuseppe Bernardino Bison, Hercules Edward Lear, William Stanley Haseltine (BARCHE VENEZIANE NELLA LUCE DEL MATTINO, 1871/74, fra le quali si staglia una rossa vela al terzo) Maurice Brazil Prendergast ed in chiusura tre John Singer Sargent, fra cui ANGOLO DELLA LIBRERIA A VENEZIA, 1904/1907, dalla luce perfetta. Qui si conclude la mostra con questa sezione, l'ottava, intitolata: DAI ROMANTICI AGLI IMPRESSIONISTI, mentre andando a ritroso, la settima riguarda: FRANCESCO GUARDI, GIANDOMENICO TIEPOLO E GLI ARCHITETTI DEL NEOCLASSICISMO; la sesta, GIAMBATTISTA PIRANESI; la quinta: GIAMBATTISTA TIEPOLO E CANALETTO; la quarta va: DAL BAROCCO AL ROCOCO'; la terza: I GRANDI MAESTRI DEL '500, VERONESE TINTORETTO, BASSANO, PALMA IL GIOVANE; la seconda: TIZIANO ED IL RINASCIMENTO; ed IL PRIMO RINASCIMENTO DA MANTEGNA A GIORGIONE inizia il percorso che consilio almeno due volte.


emilio campanella


Le trovate a Genova, a Palazzo Ducale sino all'otto Febbraio 2015, ve le procureranno Frida Kahlo e  Diego Rivera, ospiti degli Appartamenti del Doge e Nickolas Muray, con le sue magnifiche, epocali fotografie, nel Sottoporticato.

Andando architettonicamente con ordine parlero', per iniziare di FRIDA KAHLO E DIEGO RIVERA, siccome l'esposizione curata da Helga Prigniz Poda si occupa di entrambe queste forti personalita'.

Quello che colpisce percorrendo le sale e notando le sezioni in cui si suddivide la mostra e' principalmente che si sono cercati di evitare il piu' possibile i clichés della biografia della pittrice, pur affrontandone i capitoli piu' drammatici, cosi' come si coglie l'intenzione di porre l'accento sulle affinita' elettive di due spiriti elevati; l'importantissima ampia parte conclusiva dell'esposizione e' un'interessante galleria fotografica (presente anche un emozionante filmato che vede Trotzkji, Frida e Diego nel loro giardino) che e' anche cifra corrispondente di tutta la manifestazione cosi' attenta ai fermenti artistici, culturali e politici del tempo e dei loro protagonisti.

Fra le tante, anche immagini di Dora Maar e Fred Muray...creando un legame con l'altra esposizione. Tornando ai due pittori ed al loro sodalizio artistico sentimentale, si parte con la prima sala dedicata a Rivera ed il suo modo di guardare l'arte italiana, testimoniata da molti studi e disegni; questo suo sguardo classico influenzera' in una certa maniera gli impianti e le scelte cromatiche della sua pittura tendenzialmente epica; diverso il discorso che concerne Frida, che filtra attraverso non solo il suo sguardo, ma il suo corpo, il suo volto, il mondo che la circonda, aldila' di un apparente narcisismo, certo presente, ma non fine a se stesso... una donna che faceva di se stessa un'opera d'arte vivente, anche grazie al gusto dell'acconciatura, dell'abbigliamento in difesa delle radici etniche.

Anche di lei, un'interessantissima serie di disegni che trattano  delle sue drammatiche vicende fisiche: incidenti, operazioni chirurgiche e tutto cio' che si sa anche troppo, e che qui, ribadisco, e' affrontato senza compiacimenti morbosi come in altre occasioni. A conclusione, nella Cappella Dogale abiti ed acconciature nello stile di quelli che le erano appartenuti.

Dopo la libreria, si esce sulla loggia del piano nobile e si ripercorre a ritroso lo scalone. Ritrovatisi nel cortile maggiore, si esce ed oltre la facciata su Piazza Matteotti, si scende subito a destra, ed ancora a destra si entra nell'ingresso del Sottoporticato dove si puo' visitare: CELEBRITY PORTRAITS, NICKOLAS MURAY.

Le due mostre hanno un biglietto cumulativo e sono entrambe notevoli... Se la prima e' precisa, coerente e ben contestualizzata, questa, al contrario manca di criterio, o se ne ha uno, E' talmente misterioso da risultare difficilmente riconoscibile... ordine cronologico? Tematico? Mah... per fortuna le immagini sono talmente belle ed anche note da permettere un orientamento.

Sono rimasto colpito dalla messe di foto di danza degli anni venti e trenta, una piccola storia della Modern Dance Americana: Ted Shaun, Ruth St.Denis, Martha Graham, Doris Humphreys, solo per fare alcuni nomi; il cinema: Clara Bow, Lillian Gish, Douglas Fairbanks e Mery Pickford, Gloria Swanson, Myrna Loy, Jean Harlow, Carole Lombard, Greta Garbo, Joan Crowford, Marlène Dietrich, Charles Chaplin.

Poi le foto di moda, la pubblicita', il colore ed ad un certo punto: Marylin Monroe; il pannello informativo ci educe sul fatto che ci sarebbe stato in 'love affair', che ha portato ad una magnifica serie di servizi fotografici...BENE! Un altro, altrettanto pettegolo, introduce alla serie dedicata a Frida Kahlo e Diego Rivera... non si sa se i colori di Frida abbiano influenzato quelli di Muray od il contrario...una compenetrazione artistica... sembrerebbe di cogliere... fra pennelli e gelatine... perche' no, dato il magnifico risultato, anche in questo caso!

Di ben altro segno le immagini straordinarie di Claude Monet a Giverny nel 1926. A conclusione Elizabeth Taylor ragazzina nel 1948 e DONNA IN CELLA CHE GIOCA A SOLITARIO del 1950 c.a .


emilio campanella


A Vicenza, un Dicembre d'oro scuro, facendo una specie di parafrasi da un notorio titolo cinematografico, fatto sta che le festivita' natalizie all'insegna di Marco Goldin, e non solo, nell'elegante cittadina palladiana per eccellenza brilleranno di eventi artistici preziosi e colti.

Oro scuro in omaggio alla mostra/monstre alla Basilica Palladiana, ma anche per lo schivo grande valore di Antonio Lopez Garcia presente con notevole rilievo a Palazzo Chiericati, nei cui sotterranei brillano in ombra altri quattro artisti.

Ma anche le luccicanze del nuovissimo Museo del Gioiello in Piazza dei Signori, senza dimenticare le esposizioni di Palazzo Thiene e di Palazzo Leoni Montanari. In effetti per chi voglia c'e' di che inzeppare un fine settimana senza un minuto libero!

Antonio Lopez Garcia e' un signore ormai avanti negli anni, pare, discreto, timido, serio, che coltiva amicizie pluridecennali e per lunghi anni dipinge alcune tele solo in certe ore ed in certe stagioni, con un effetto di studio della luce, particolarmente preciso.

La sua personale, la prima in italia, da molti anni, come la monografia edita da Linea d'Ombra e' la prima in assoluto in italiano, si potra' visitare sino all'otto marzo 2015. Si divide in due parti: dall'una e dall'altra dell'ingresso del palazzo, un po' una divisione temporale, ma anche tematica. IL SILENZIO DELLA REALTA'. LA REALTA' DEL SILENZIO, il sottotitolo; le opere esposte, dipinti, disegni, sculture vanno dagli anni sessanta ad oggi ad esempio: LA GRAN VIA, 1 agosto ore 7,30 (2009/2014, lavoro non finito) e LA GRAN VIA 1
Agosto ore 19,15 (1990/2014, lavoro non finito) con quella tecnica legata alla luce ed al tempo cui accennavo sopra e FINESTRA DI NOTTE. Ponente 2013/2014 (lavoro non finito) esposto egualmente per generosita', per cosi' dire, e testimonianza di continuita' professionale. Sono presenti doppi ritratti che traggono ispirazione dalla pittura romana, gli interni, gli oggetti, gli sfondamenti prospettici spaziali ed i paesaggi precisi ed affascinanti di cui ho accennato. Lo studio della figura,quelli di movimento, grafico, pittorico, tridimensionale, le teste di bimbi  in vari materiali, studi d'espressione di volumi in piccolo, come  molto grande, dimostrato dai due esempi esposti all'esterno di Palazzo Chiericati.

Nelle segrete, ch' erano in realta' cantine e cucine, quattro personali dedicate a: SILVIO LACASELLA, La notte e l'assenza, MATTEO MASSAGRANDE, Notti come piume, GIUSEPPE PUGLISI, La notte e la neve, PIERO ZUCCARO, La cattedrale e la notte. Risaliti dai sotterranei consiglio un altro giro al piano terra per rigodere del lavoro di Antonio Lopes Garcia; poi si esce, ci si immette su Corso Palladio e poco dopo si arriva a Piazza dei Signori dove TUTANKHAMON, CARAVAGGIO VAN, GOGH.

La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento, faraonica macchina espositiva partorita da Marco Goldin e' ospitata nella Basilica Palladiana. Notti e nebbie, notturni e segreti, brume e tramonti si susseguono con ineffabile coraggio. Molti prestiti, secondo i pettegoli, sono stati facilitati dalla chiusura momentanea di certi musei. Veroe' che se si spazia dall'Antico Regno Egiziano alla fine del Novecento. altrettanto si gira il mondo guardando ai musei prestatori. Peraltro ormai l'abbiamo capito, Goldin riuscirebbe a farsi prestare anche la Gioconda, se i francesi non temessero dei cavilli per la sua restituzione... a parte gli scherzi, questa capacita' fascinatorio-organizzativo-affabulatoria e' la sua cifra... si pensi che la presentazione alla stampa e' durata oltre due ore, di sala in sala, di tela in tela, di tema in tema, di salto temporale in volo pindarico, traversando, facendo diagonali, rimandi collegamenti ARDITISSIMI di fronte ad un uditorio affascinato... non tutto, certo, ma per una buona percentuale... che dire, e' difficile dare un parere decisamente positivo, ma neppure negativo per una simile operazione che presenta una messe di opere eccelse... ed alcune anche di Antonio Lopez Garcia: il suo DONNA ADDORMENTATA (IL SOGNO) del 1963, subito dopo la Sezione Egizia, si, perche' all'inizio si pensa ad un ordine cronologico, ma poi no, si saltabecca avanti ed indietro, fra provocazioni sornione e raffronti arditi... se consiglio questa mostra? Non saprei rispondere... certo si vedono moltissime belle cose, anche bellissime... puo' essere divertente, stimolante, anche MOLTO irritante...certo non lascia indifferenti, ed Ë gia' una bella qualita'! La mastodontica pubblicazione relativa e', ovviamente, pubblicata da Linea d'ombra. Piu' discrete ed intime le due occasioni offerte da Palazzo Thiene, sede della Banca Popolare di Vicenza: L'OTTOCENTO E IL PRIMO NOVECENTO NELLA COLLEZIONE DELLA BANCA, una bella scelta di opere ordinate in quattro sezioni coerentemente cronologiche e tematiche senza contrasto fra queste scelte e con nomi di tutto rispetto, oltreche' opere di notevole qualita' ed in ottimo stato di conservazione.

Nomi di rilievo in questo percorso: Alessandro Milesi, Teodoro Wolf Ferrari, Beppe e Guglielmo Ciardi, Natale Schiavoni, Vittorio (Matteo) Corcos, Umberto Brunelleschi, Luigi Nono, (Umberto) Primo Conti ed il suo magnifico IL NUOTATORE, Emilio Carlo Gaetano Burci, Galileo Chini, Ardengo Soffici, Mario Cavaglieri, Francesco Lojacono, fra gli altri.Palazzo Leoni Montanari, altro gioiello come il precedente propone, invece una ricognizione intitolata: IL COLORE COME FORMA PLASTICA, Percorso attraverso una forma di astrazione. Esposizione monografica. Cantiere del '900. Opere dalle collezioni Intesa Sanpaolo. I nomi sono anche: Carla Accardi, Rodolfo Arico', Giacomo Balla, Elio Marchegiani, Mario Nigro, Piero Dorazio, Tancredi, Giulio Turcato.


emilio campanella