ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Marzo/Aprile 2013


UN CADORINO A ROMA - UNA MANCIATA DI MOSTRE - PALAZZO DEI DIAMANTI SU GRANDE SCHERMO  - AMBARABA' SEI SUORINE STANNO LA' - UNA STORIA DEL CAVOLO - 'PICCOLE' MANIFESTAZIONI - UN ESILE PRETESTO (MANET, Ritorno a Venezia)
S'intitola semplicemente: TIZIANO, la mostra aperta al pubblico il 5 Marzo alle Scuderie del Quirinale di Roma, e che potra' essere visitata sino al 16 Giugno.
Curata da Giovanni C.F.Villa, e' un'esposizione, a modo suo, segreta, percorsa da fili sottili che legano uomini di potere, uomini di cultura, donne bellissime, dame di grande eleganza, pale d'altare movimentate e dalle luci sapienti.
La scelta del percorso espositivo gioca cinematograficamente sul flashback, infatti ci si trova di fronte il MARTIRIO DI S.LORENZO dalla Chiesa di S.Salvador di Venezia, appena rivisto restaurato all'Accademia di Venezia, appunto (una nota di demerito alla scelta di stampare una vecchia foto della pala in sito nella Chiesa dei Gesuiti, prima del restauro, fatto molto negativo, come alcune riproduzioni che cromaticamente gridano vendetta, in un catalogo, pur pregevole per molti versi ed edito da Silvana); accanto l'AUTORITRATTO del 1565-66 dal Prado.
Nella seconda sala la storia riprende il suo corso normale e le opere esposte sono quelle del lavoro legato alla bottega di grandi artisti come Giorgione e Bellini: il picccolo olio su tavola ORFEO ED EURIDICE del 1512 (Bergamo, Accademia Carrara) i cui  personaggi sono immersi in un ambiente silvano, lontano un importante campanile, il mare.
La mostra proviene, come ispirazione ed importanza, da quella veneziana del 1935, e successivamente dall'altra, sempre veneziana, di Palazzo Ducale del 1990.
Consta di circa quaranta opere certe, fra cui due di bottega ed un mosaico da un cartone tizianesco: RITRATTO DEL CARDINAL PIETRO BEMBO di Valerio Zuccato (1542) dal Museo del Bargello di Firenze.
E con questo si giunge alle personalita' del tempo, siano essi gli uomini di cultura come Giulio Romano, il cui ritratto proviene dal mantovano Palazzo Te', o quello di Benedetto Varchi dal Kunsthistoriches di Vienna, e poi ci sono i potenti come Francesco Maria I della Rovere, Duca di Urbino, dagli Uffizi di Firenze; il RITRATTO DI RANUCCIO FARNESE dalla National Gallery di Washington, giovanissimo, ma destinato a cOse importanti, il RITRATTO DI PAOLO III SENZA CAMAURO, con quella sua mano protesa sulla borsa, fino all'empireo imperiale con il RITRATTO DI CARLO V CON IL CANE, un vero doppio ritratto in cui il sovrano guarda alla sua destra, oltre la cornice, mentre la sua mano sinistra appoggia delicatamente a trattenere per il collare il cane che lo guarda adorante e del quale si sente e si vede il respiro caldo ed il naso umido.
La tela e' un prestito del Museo del Prado.
Ci sono poi le opere di ispirazione religiosa, come le due annunciazioni: quella della Scuola Grande di S.Rocco, del 1535, ma specialmente l'altra, dell'avanzata maturita' 1563-65 in cui l'annunciata sembra schiacciata dalla presenza nerboruta di Gabriele. prestante come il S.GIOVANNI BATTISTA NEL DESERTO del 1542, dall'Accademia di Venezia proprio per ribadire la profonda differezza stilistica e di tecnica pittorica. Non mancano, naturalmente le escursioni nel mito, cosÏ frequenti in una societa' molto ricca e colta quale quella del tempo, che si componeva di nobili e potenti che potevano cogliere con estrema facilita' ogni riferimento classico.
Ultimo mito presente quello della PUNIZIONE DI MARSIA DEL 1570-76 da Kromeriz, tela di sconvolgente crudelta', dalle luci livide, con il colore steso con un effetto che pare quasi sfocato, probabilmente con i polpastrelli. ed ancora piu' drammatico nei suoi effetti; accanto l' AUTORITRATTO del 1562 da Berlino, con cui il percorso si chiude.
Con quest'opera si conclude, in effetti il ciclo di esposizioni curate dal Professor Villa per le Scuderie del Quirinale, intorno alla pittura veneta nel suo massimo splendore; partendo da Antonello da Messina che ne fu l'ispiratore, per cosi' dire. e passando per Giovanni Bellini, Lorenzo Lotto, Jacopo Tintoretto e quest'ultimo Tiziano.


emilio campanella

I musei Civici Veneziani, nelle loro manifestazioni, vanno un po' come ad ondate e le loro proposte sono un poco come dei fuochi artificiali.
Ad esempio, in questi giorni aprono quattro 'piccole' manifestazioni particolarmente stimolanti.
La prima s'intitola I MESTIERI DELLA MODA e rientra nelle manifestazioni intorno all' 8 Marzo (DOVE, DONNE A VENEZIA), il sottotitolo e' 8 Marzo con Agatha Ruiz de la Prada, e sara' aperta sino al 5 Maggio.
Nel sontuoso Salone da Ballo del Museo Correr, sono ospitati trentuno abiti giocattolo di questa stilista che dire spiritosamente fantasiosa e' poco.
Di fronte, nella Sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale, sino al 22 Settembre: FORTEZZE VENEZIANE DEL MEDITERRANEO.
Si tratta di un'ampia scelta di opere cartografiche provenienti dagli archivi del Museo Correr che costituiscono uno studio dell'evoluzione delle fortificazione di alcuni punti strategici periferici della Serenissima attraverso piante e carte di altissima qualita' non solo tecnica, ma anche artistica.
BIROLLI, DE LUIGI, SANTOMASO, VEDOVA, Opere dalla Biennale di Venezia 1948, a Ca' Pesaro sino al 28 Aprile. Quattro opere storiche importanti scelte ed esposte separatamente in una saletta del primo piano del museo, presentate appunto nel '48, alla Biennale e prima affermazione nazionale ed internazionale del FRONTE NUOVO DELLE ARTI, nel caso di Vedova, la prima Biennale;  le quattro opere, acquisite dal museo che ancora le ospita sono: TRINITA' SUR MER di Renato Birolli, INTERNO N.3 di Giuseppe Santomaso, GUADO di Emilio Vedova e OMAGGIO A LUISELLA di Mario Deluigi.
Se Palazzo Fortuny, in maniera faraonica e sontuosa, si occupa di Wagner, La Casa di Carlo Goldoni, con discrezione salottiera fa un omaggio collaterale a Giuseppe Verdi con NON SOLO GIUSEPPE VERDI, Inediti e non di Francesco Maria Piave, aperta al pubblico sino al 14 Maggio.
Ambientata nelle sale abitazione del piccolo museo, presenta una scelta di magnifici bozzetti di scenografie di Giuseppe Bertoja per opere di cui Piave scrisse i libretti. Nella sala centrale si puo' seguire, su grande schermo il film televisivo del 1966 di Mario Lanfranchi: LA TRAVIATA con le coreografie di Gino Landi, la direzione di Patane', ed interpretato da Anna Moffo, Franco Bonsolli, Gino Bechi per i ruoli principali.
Molti i manoscritti esposti ed un'idea geniale: le ristampe anastatiche ingrandite, ed a disposizione del pubblico per la lettura e la consultazione, dei testi autografi di Francesco Maria Piave.
Questo lavoro continua una memorabile conferenza sul librettista, tenuta anni or sono, nel Salone da Ballo di Ca' Rezzonico, dal compianto Professor Pier Luigi Petrobelli. Nella sua vocazione di biblioteca e centro di studi, Casa Goldoni ha prodotto un piccolo, agile prezioso catalogo.
A conclusione di questo ex cursus tengo a citare il numero 7.2012 del Bollettino dei Musei Civici Veneziani, III serie, come sempre ricco di saggi interessantissimi come il primo dal titolo LE CERE NELLE COLLEZIONI DEI MUSEI CIVICI VENEZIANI. argomento che fu al centro di una bella mostra di Palazzo Fortuny della scorsa primavera, studi su tele di Carpaccio ' ritrovate' al Museo Correr ed altre meraviglie.


emilio campanella


A Ferrara, dal 10 Marzo al 9 Giugno, lo spazio dedicato alle esposizioni temporanee di Palazzo dei Diamanti ospita: Lo sguardo di MICHELANGELO - ANTONIONI e le Arti, un'ampia mostra riflessione-ricognizione intorno all'opera cinematografica, e non solo, del regista ferrarese, su quanto certe forme d'arte lo abbiano influenzato, e di riflesso quanto il suo cinema abbia influenzato l'arte dei suoi anni.
Nell'intenzione del curatore, Dominique Paini, gia' direttore della Cinémathèque Francaise - che si e' avvalso della collaborazione della Fondazione Ferrara Arte, delle Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara-Museo Michelangelo Antonioni, oltreche' di quella della Cineteca di Bologna - le prime due sale sono introduttive; infatti nella prima una parete riporta una collezione pressoche' sterminata di cartoline di divi del cinema, ed in una vetrina cartoline d'epoca, di Ferrara, ma anche documenti, disegni.
Nella seconda sala un grande schermo rimanda le immagini del sottofinale di PROFESSIONE REPORTER, e dopo quelle della proiezione di Daria in ZABRISKIE POINT; attorno alcune opere illuminanti: SENZA TITOLO del 1968 di Mark Rothko, WATERY PATHS del 1947 di Jackson Pollock, quattro MONTAGNE INCANTATE di Antonioni , TUTTI MORTI di Mario Schifano del 1970, quest'ultimo di collezione privata, il primo dalla Fondazione Orsi, il secondo dalla Galleria Nazionale d'Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Di seguito si comincia a seguire un ordine cronologico.
Si tratta di nove capitoli-sezione in cui si dividono i materiali di cui e' ricchissima la proposta ch' e' sempre un approfondimento trasversale, diagonale, incrociato di suggestioni e compenetrazioni ispirative.
Si parte de NEBBIE per continuare con DESERTI, REALTA', SCOMPARSE, I COLORI DEL MONDO E DEI SENTIMENTI, SIMULAZIONI, IDENTIFICAZIONE DI UN MAESTRO. 
Il criterio e' molto attento ed approfondito, ed il lavoro artistico poliedrico, analizzato da molteplici punti di vista.
Se accanto alle prime prove cinematografiche documentarie troviamo un De Pisis: PESCI NEL PAESAGGIO DI POMPOSA del 1928 dal Museo De Pisis di Ferrara, piu' avanti un De Chirico della fine degli anni '50: PIAZZA D'ITALIA CON FONTANA (I PIACERI DEL POETA) di collezione privata, come lo e' LA CADUTA o LA NOTTE di Mario Sironi del 1933-35, nella sala dedicata a LA NOTTE, pellicola del 1961.
Se prima c'era una celebrazione di Lucia Bose', anche presente al vernissage, qui ce n'e' una di Jeanne Moreau, e poco dopo Monica Vitti con alcuni provini; successivamente il capitolo su DESERTO ROSSO, prima straordinaria prova di cinema a colori del regista; nella stessa sala: ROSSO PLASTICA di Alberto Burri del 1961, da Citta' di Castello, ed e' poi la volta di BLOW UP e delle suggestioni della 'Swinging London' della fine degli anni sessanta.
Prima delle ultime due sale si attraversa il giardino, dove un'installazione ripropone l'ultima scena del film: in mezzo al grande prato un campo da tennis, il suono della pallina, il frinire delle cicale.... Ho fatto un ex cursus abbastanza sintetico anche perche' tutti i film vengono presi in esame, sino all'ultimo documentario citato nel titolo della mostra.
Ricchissima e' la quantita' di documenti, pubblicazioni, foto di scena, recensioni, premi ricevuti.
Ovviamente consiglio una visita ad ogni appassionato di cinema, ma non solo data l'ampiezza degli interessi che puo' suscitare una manifestazione di questo livello.
Ottimo il catalogo pubblicato da Ferrara Arte.


emilio campanella

Non e' uno scherzo, LA RESISTIBILE ASCESA DI ARTURO UI di Bertolt Brecht tratta proprio di questo e racconta la storia di un gangster che, fra Chicago e l'immaginaria citta' di Cicero, allunga i suoi tentacoli malavitosi per controllare il commercio degli ortaggi, ed in particolare, dei cavolfiori.
Siamo ancora negli Stati Uniti, come in MAHAGONNY, mentre per LOPERA DA TRE SOLDI si trattava di Londra (Strehler, nella sua seconda edizione sposto' l'azione negli U.S.A.), ma dagli appunti dell'autore sappiamo che si tratta di una trasposizione, peraltro piuttosto trasparente, della presa di potere di Adolf Hitler, diventato Cancelliere del III Reich nel 1933...
Cartelli a chiusura di ognuna delle diciassette scene (qui ridotte a quattordici) che compongono il dramma aiutano a cogliere il parallelismo.
Nello spettacolo visto al Teatro Goldoni di Venezia il 20 Marzo, i sopratitoli espletavano il compito.
Allestimento agile ed economico, detto nel senso migliore del termine, costituito da incastellature di cassette di plastica,  molti oggetti e mobili indispensabili (scene di Antal Csaba), sotto le luci attente di Paolo Pollo Rodighero.
Molti interpreti per lo stuolo di personaggi e tutti con diversi ruoli, bravissimi anche a cantare e danzare, suonare strumenti, in questa visione brechtiana dovuta alla regia di Claudio Longhi (dramaturgia Luca Micheletti), particolarmente dinamica in cui le tre ore di spettacolo scivolano veramente via.
Protagonista Umberto Orsini che interpreta anche il ruolo dell'attore.
Sottile, tagliente, insinuante, sempre dentro e fuori dal personaggio, unico veramente brechtiaano della pur buona compagnia, Il dramma scritto fra il 1941 ed il 1942 ha una struttura dichiaratamente shakespeariana,  d'après  di un chronicle play, Arturo Ui e' un efferato assassino che demanda agli altri i suoi delitti come altri tiranni da Macbeth a Riccardo III per fare solo due nomi. Orsini e', dunque, anche un attore che insegna il portamento la postura, la dizione al tiranno, e qui la regia attenta permette che l'interprete si sdoppi nei due personaggi, con cambiamenti di voce, di ritmo nel camminare, posizione delle spalle, uso delle mani (l'episodio ha una fonte storica poiche' pare che Hitler avesse domandato consiglio proprio ad un attore per migliorare la sua immagine pubblica), ed intanto una riflessione sul mestiere dell'attore come nel bardo.
C'e' una vedova che viene sedotta sulla bara del marito assassinato, anche qui, come nel caso di Lady Anna.
Colpisce come un temperamento saturnino riesca ad inscenare un simile tragico cabaret. Ora dico cio' che non ho amato: l'uso dei songs di Kurt Weil da L'opera da tre soldi, Le nozze piccolo borghesi ed altri testi, insieme ad una colonna sonora particolarmente infarcita; un certo schematismo generale che non mi ha convinto e la caratterizazione da vecchio varieta' del luogotenente di Ui: Ernesto Roma (uno scatenato e poliedrico Lino Guanciale) e del figlio di Dogsborough (Simone Francia, notevole anche come Bowl), come due checche sfrante, solo perche' Roma, in trasparenza e' Rohm...un po' facile e semplicistico, oltreche' con un sospetto di omofobia.
Tengo ora a nominare tutti gli attori per il loro impegno e le loro sfaccettate capacita': Nicola Bortolotti, Olimpia Greco, Diana Manea, Luca Micheletti, Michele Nani, Ivan Olivieri, Giorgio Sangati, Antonio Tintis.


emilio campanella

Questo freddo primo scorcio di primavera, aldila' delle seccature meteorologiche, offre, a Venezia alcune novita' culturali, piccole ma molto accurate, la prima: NAVI, SQUERI, TRAGHETTI da Jacopo de' Barbari, alla Fondazione Querini Stampalia dal 23 Marzo al 12 Maggio.
L'esposizione al quarto piano del palazzo di Campo Santa Maria Formosa costituisce un triplo pretesto.
Una copia di grande qualita' di stampa della notoria veduta a volo d'uccello della citta' di proprieta' della fondazione, appena restaurata; un corpus di materiali relativi all'Arsenale, dei depositi del medesimo museo, ed il volume che porta il medesimo titolo dell'espozizione, pubblicato dal Centro Internazionale della Grafica, e curato da Guglielmo Zanelli.
Valide motivazioni per costruire un percorso espositivo ben congegnato e suggestivo, grazie anche ad abili installazioni video. Prendendo le mosse dal volume che scandaglia, ingrandisce ed osserva la vita brulicante della citta', ne osserva il lavoro, le imbarcazioni, la struttura architettonica e ne rileva la straordinaria capacita' prospettica determinandone il punto di vista con sicurezza all'isola di S.Giorgio.
Attorno i materiali d'archivio cui accennavo sopra, che vanno dai documenti, alle incisioni, i volumi a stampa, tutti relativi all'attivita' dell'Arsenale, cosÏ come disegni ed incisioni di grande bellezza, di navi e di scafi.
Da ultimo, il ruolo della famiglia Querini, inizialmente di mercanti, poi di uomini di mare.
Praticamente nelle stesse date, quindi dal 22 Marzo al 12 Maggio,  Palazzo Loredan in Campo S.Stefano ed Palazzo Trevisan degli Ulivi a S.Agnese, sede dell'Ambasciata Svizzera in Italia, ospitano una doppia manifestazione dedicata all'importante fotografo svizzero Gotthard Schuh (1897-1969) organizzata dal Museo delle Culture di Lugano.
La prima s'intitola: L'ULTIMA VENEZIA ed e' tutta un'avventura a cercare, riconoscere, ritrovare, confrontare luoghi della citta' colta in momenti quotidiani, riflessi, gesti, movimenti di persone in uno straordinario bianco e nero, ed osservando con molta attenzione riti religiosi e manifestazioni della fede visti con occhio altro, cosÏ come il lato orientale dei paesaggi lagunari.
La seconda e' L'ISOLA DEGLI DEI, Bali 1938, anche qui i luoghi, i paesaggi, il mare, il lavoro dell'uomo, ma anche la bellezza femminile ed il grande interesse per il teatro locale, le danze, le scuole, la musica, ed i protagonisti di una straordinaria tradizione da poco scoperta anche da Antonin Artaud, e si, con l'occhio dell'occidentale estatico ed entusiasta, affascinato ed ammaliato, ma non solo, anche con uno scavo piu' profondo dei temi affrontati.
Un importante documentario su grande schermo scorre durante la visita, sulla parete di fondo del salone del piano nobile dov'e' allestita la mostra, che all'opposto ha la grande polifora che affaccia sul Canale della Giudeca.
Giunti ha pubblicato i bei cataloghi ricchi e dettagliati, delle due esposizioni.


emilio campanella

A Palazzo Ducale. a Venezia, dal 24 Aprile al 18 Agosto, la nuova mostra fiore all'occhiello della stagione primavera/estate dei Musei Civici Veneziani.
S'intiola MANET, Ritorno a Venezia, ed e' ospitata nei magnifici appartamenti dogali dove non si tenevano esposizioni temporanee dal 1999.
L'ultima fu I PERCORSI DEL GUSTO, intorno alle prime Biennali. Se lo scorso anno la manifestazione al cui centro era Gustav Klimt, nella sua tronfia monumentalita' e pessima illuminazione aveva un fragile legame con la citta' ospite, questa, sempre con la stessa caratteristica di macchina stacca-biglietti, ne ha uno ancora piu' evanescente.
Tutte le personalita' di cultura sono passate e passano per Venezia, da secoli: Tappa del Grand Tour, la laguna ha sempre esercitato fascinazioni ed avvelenamenti fisici e morali nei confronti di letterati, pittori, filosofi, comuni mortali... e quindi anche Edouard Manet vi ha il suo piccolo legame, riconducibile piu', in effetti ad un colto interesse piu' ampio per la cultura italiana in generale e per la sua pittura.
Dalla sua, questa, peraltro bella, occasione, ha una qualita' intima data dalla bellezza degli ambienti, dalla cura delle scelte espositive, anche grazie all'attentissima illuminazione.
In collaborazione con il parigino Musée d'Orsay che presta alcune opere notissime che dovrebbero far correre folle, per cui la, di solito lunga, coda dei visitatori in attesa, attraversera' tutta la Piazza, intersecandosi con quella per il Campanile, e l'altra, per la Basilica, assediando i bancarellai di sciocchezze finto autoctone denominate in citta' 'specialita' veneziane' neanche fossero manicaretti, e non pacottiglia probabilmente di materiali e coloranti pericolosi.
Ma noi ora entriamo nella morbida ed ovattata penombra delle sale espositive di quest'ampia rassegna di opere  e documenti, di schizzi, disegni, bozzetti ed incisioni.
Nove sezioni; la prima, discreta e popolata di studi dall'antico, ma dalla seconda, ecco il 'coup de théâtre' di cui tutti parleranno: l'accostamento scenotecnicamente efficace, per quanto facile  e schematico fra l' OLYMPIA che lascia per la prima volta la sua sede parigine, e la VENERE DI URBINO di Tiziano dagli Uffizi; anche questa, tela che si muove raramente, per fortuna.
Il viaggio artistico, poi continua seguendo gli avvenimenti e le correnti cui l'artista era molto sensibile.
L'ardito ed abile accostamento fra un antico ed un moderno pittore di societa' colpira' molti potendo vedere affiancati LE BALCON del 1868/69 con DUE DAME VENEZIANE di Vittore Carpaccio c.a 1495 dal Museo Correr, mentre io sono rimasto colpito, piuttosto, dall'interessantissimo BAL MASQUE' 'A L'OPERA del 1873/74 da Washington. Un poco piu' 'telefonato', l'avvicinare il RITRATTO DI GIOVANE GENTILUOMO NELLO STUDIO di Lorenzo Lotto dall'Accademia con il pur notevole e notissimo RITRATTO DI 'EMILE ZOLA del 1868, come importanti sono quello di Clemenceau (1879/80) e quello di Berthe Morisot (1872).
Se non si puo' non citare l'anche troppo famoso LE FIFRE del 1866, noto nell'ultima sala, quasi sulla Scala d'Oro da dove si scende, appena dopo il supermercato librario e di gadgets organizzato per l'occasione, LE GRAND CANAL 'A VENISE di collezione privata, del 1874, e mi lascio per la chiusura la bellissima edizione de IL CORVO/LE CORBEAU/THE RAVEN di Edgar Allan Poe, e le sue cinque magnifiche incisioni. dalla Bibliothèque National di Parigi.
Il terribile corvo di Poe gracchia urlando: 'NEVERMORE!NEVERMORE!' come molti anni fa avevamo sentito alte grida intonare degli ultimativi 'MAIPIU'! MAIPIU'' mostre negli appartamenti di Palazzo Ducale... ed eccoci, invece, di nuovo qui!


emilio campanella

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