Le recensioni di Emilio Campanella

Marzo 2007


LUCA CAMBIASO - MARIO CAVAGLIERI - IL SIMBOLISMO - IL MERAVIGLIOSO E LA GLORIA


LUCA CAMBIASO

Si e' inaugurata, il 2 marzo, a Genova, una grande mostra dedicata al maestro genovese del '500, la prima da 50 anni, che con accuratezza faccia il punto su un artista che ha avuto grande fama, prova ne sia l'ultima parte della sua carriera e dalla sua vita, conclusesi alla corte di Filippo II, e gli affreschi dell'Escorial, presenti in mostra, grazie ad accurate videoproiezioni.

Luca Cambiaso, un maestro del '500 europeo, sara' aperta sino all'8 luglio, a Palazzo Ducale ed a Palazzo Rosso dove e' quasi esclusiva la presenza di un corpus di disegni, raramente esposto in mole cosi' ampia, per un artista che nel disegno ha dato prove straordinarie, anche con l'intuizione della stilizzazione cubica delle figure. Interessantissimo e' un S.Lorenzo che riprende Tiziano. Nel gesto del braccio, ma visto da dietro, oppure un S.Sebastiano che risente di Hans Baldung Grien, ed una deposizione con lo stesso impianto della tela esposta nell'altra sede. Il catalogo edito da Silvana e' un utilissimo supporto. Sono, invece, critico sulla divisione della mostra che comporta due differenti biglietti; e' vero che Palazzo Rosso merita una visita attenta, ed un biglietto cumulativo permette di vedere gli altri palazzi di Strada Nuova (Via Garibaldi) con tutta la loro importanza storico-artistica, ma e' pur sempre una spezzatura poco chiara un problema fra i due enti?

Genova presenta il pittore dopo Austin, in Texas, ed in maniera ben piu' esaustiva, non fosse altro, per la possibilita' di visita a palazzi e chiese della citta', non ultima l'occasione, a date fisse di accedere a ponteggi di saloni di edifici, e poter vedere gli affreschi da vicino, con guide specializzate. Anche del Palazzo della Meridiana e della Villa Imperiale si possono vedere interessanti videoproiezioni, come accennato sopra; idea, invece, mancata alla mostra di Carracci a Bologna.

Il museo texano ha fatto di una recente acquisizione di opere dell'artista, il nucleo di partenza della propria mostra. Indubbiamente stimolante l'idea di una esposizione di pittura italiana del '500 nel cuore del West, fa cowboys e rodei! Agili sezioni e sale tematiche, ed allestita con cura e discrezione con pannelli verde scuro e grigio chiarissimo che fanno risaltare le tele illuminate con grande attenzione. Le opere provengono dai quattro angoli del mondo, molte sono restaurate per l'occasione, e si terra' un convegno nei prossimi mesi.

Si parte con un interessantissimo autoritratto dell'artista nell'atto di ritrarre il padre, suo maestro, e ci si addentra nell'ambiente dei pittori del tempo, con presenze notevoli, quali Beccafumi di cui, fra gli altri, sono presenti un autoritratto ed un S.Antonio Abate; Tibaldi; Pordenone, Perin del Vaga, Giove e Danae una grande tempera su carta costituita da differenti fogli (Louvre). L'avventura del Cambiaso e' definita con precisione attraverso temi puntuali, come l'intuizione della luce delle candele, la sua predilezione per la pittura su tavola, ed intanto si incontrano Semino, Calvi; c'e' una sala con molte maternita', una delle quali marmorea; i bambini sono sempre vivacissimi; Venere e Amore sul mare, della Galleria Borghese, opera magnifica per colore ed equilibrio della composizione in un pittore, bisogna dirlo, sempre molto attento al problema dell'impianto generale nelle sue rappresentazioni.

In questo senso e' interessante La cattura di Cristo di G.B. Castello, il bergamasco, da Palazzo Bianco, per la sua dinamica circolare. C'e' una sala di dee e ninfe ed una vanitas da New Orleans che risente molto della Danae di Tiziano, e poi, G.B. Paggi, il "piccolo Veronese" di Genova con la sua Venere che bacia Cupido da Londra. Magnifico Ester ed Assuero del Cambiaso, da Austin, cosi' come la Decollazione del Battista di Antonio Campi, da Milano; e verso la fine, la sala degli ecce homo, con presenze quali: Caravaggio, Tiziano, Paggi, Borzone, per un raffronto fra ispirazioni e proseguimenti delle tematiche in altri artisti, fino a Strozzi; nella Cappella Dogale, deposizione da raffrontare con il disegno esposto a Palazzo Rosso, citato sopra, dove sono da notare: L'annunciazione dello Spezzino (N.S. delle Vigne), e quanto ricorda quella di Tiziano in S.Salvador, a Venezia! Ed il Compianto sul Cristo morto di Cambiaso che fa pensare al Cristo pianto dall'angelo del Moretto, per la posizione delle figure.

Come si capira', una mostra non facile ed un pittore non facile per i suoi continui studî, esempio della capacita' dell'artista di esperimentare, e di confrontarsi in un momento di crisi, anche dovuto alle presenze di sommi artisti con cui era difficile rapportarsi, e nell'ultima parte della vita schiacciato da potere temporale, come non lo era stato, in Italia, da quello ecclesiastico; e che , comunque i due poteri siano mia stati, ne' siano ancora disgiunti, e' tutto da vedere.

emilio campanella


MARIO CAVAGLIERI

Per la sua seconda mostra, ed un anno dopo il restauro e la riapertura, il Palazzo Roverella di Rovigo cambia direzione, e dopo aver celebrato i fasti dell'arte antica delle zone circonvicine, allestisce (in maniera discutibile, e vedremo dopo, perche') un'esposizione dedicata a Mario Cavaglieri, pittore di nascita rodigina di non poco interesse, con oltre 150 opere. Inaugurata il dieci febbraio, rimarra' aperta sino al primo luglio. Perche' discutibile l'allestimento? Poiche' estendendosi su di un numero ampio di sale, su piu' piani dell'edificio, ed avendo indicazioni contraddittorie, rischia di far perdere l'orientamento al visitatore che puo' trovarsi varie volte nel medesimo punto, cosa anche divertente e che puo' far apprezzare maggiormente le scelte dei curatori, ma, - e cio' e', piu' grave -, saltare intere sezioni del percorso. E' un problema tipico dei palazzi antichi costruiti e ricostruiti in varie epoche e con criteri anche molto differenti, ma e' compito di chi espone, risolverlo.

Venendo all'argomento che ci interessa, bisogna riconoscere, il merito a chi ha avuto idea di presentare ai molti che lo conoscono punto o poco, questo artista ch'e' stato molto alla moda, ma non solo, e, per quanto mondano, ma chissa', piu' del mondanissimo Proust? Certo, in parte, come lui, attento illustratore di una societa', di mode, di modi, comportamenti, d'altr'onde, entrambi, come molti altri, rimproverati di esserlo "troppo", ma secondo me, conta il risultato, e se la' e' altissimo, qui, certo, non e' basso! C'e' sempre una sincerita' di fondo, in Cavaglieri, un interesse critico alla societa' che ritrae; non sono mai, i suoi, dei ritratti "ufficiali", ovvero, non solo; le persone sono inserite sempre in ambientazioni elaboratissimi, cariche; c'e' un'iperornamentazione, gli spazi sono pieni di decorazioni, e non solo negli anni '10 del '900, quando questo era il gusto detto dannunziano, in Italia, ma anche in altre epoche. Come si vedra' e' anche una scelta estetica, una cifra, quale quello dell'aspetto materico delle tele per l'abbondante uso di quantita' del colore. Sono quadri, quasi, da toccare in cui, talvolta, si riconosce l'uso diretto del tubetto.

Il percorso copre la lunga vita del pittore (1887-1969); il primissimo periodo, sembrerebbe preludere ad una avventura verso l'astrazione, ma poi la direzione diventa un'altra, ed il suo modo, piu' "tradizionale". Si sono fatti molti nomi, cui accostarlo, da Bonnard a Matisse, ma secondo me Peyloube're - la spiaggia del 1933 mi ha fatto pensare a Ce'zanne, mentre L'ora di the a Peyloube're del 1931 puo' far ricordare certe figure femminili di Delvaux, la' piu' ieratiche e misteriose, qui in una elegante ed ornatissima sala da pranzo decorata di piatti alle pareti, ed in conversazione cordiale con altri signori.

E', forse, l'ultimo periodo, quello piu' fragile, quando, gia' dagli anni '50, ripropone una pittura come si faceva alla fine del XIX secolo. Vero e' che Cavaglieri, anche quando ricorda altri, lo fa sempre attraverso un personalissimo filtro, ed una cifra inconfondibili. Che fosse un grande "cultore d'interni" si e' detto, e ne sono prova, ad esempio: Romanticismo del 1915, oppure I fidanzati riconciliati, 1916, tela interessantissima, che ritrae, agli estremi due signorine, e due giovani in abito da sera. Il quadro era stato diviso, come si puo' facilmente vedere, ed era agevolmente possibile, e poi, ricomposto, a causa di dissapori superati di una delle coppie.

Purtroppo il catalogo e' relativamente poco esauriente poiche' fa riferimento a quello ragionato del medesimo editore (Allemandi), per cui le schede sono poco piu' che didascalie.

Per tutta la vita ha ritratto una modella d'elezione: Giulietta, poi sposata, e successivamente vedova, ed a questo punto, non solo musa ispiratrice, ma anche moglie amatissima. E' difficile, il piu' delle volte, dire che cosa sia piu' importante, se il soggetto ritratto, piu' spesso eleganti e fascinose signore, oppure l'interno elaborato in cui le "mette in scena". Il cinema, come il teatro, sono sempre molto vicini, nella composizione dell'inquadratura, nell'illuminotecnica della scenografia.

Propongo una scelta: Ritratto di Luigi e Lidia Carminati, 1916, Ritratto di Wanda con levriero, 1917, stanza antica, vetri cattedrale ed un magnifico abito liberty; Ora tragica (La visita), 1917; Mimina Airoldi di Robbiate: come vedova di guerra, od infermiera di guerra, appunto, dallo sguardo forte; Partenza (La viaggiatrice) 1919, dallo sguardo febbrile; e, da ultimo La Venere di Peyloube're, 1917, magnifico impianto spaziale interno / esterno. Giulietta, bellissima, abbandonata e seminuda sulla terrazza arredata come una stanza e lo sfondo profondissimo del parco!

emilio campanella


IL SIMBOLISMO

Era sin dal 1969 a Torino, che in Italia non si faceva una mostra dedicata al Simbolismo, allora, Ferrara Arte ha giustamente colto l'occasione per colmare la lacuna con l'esposizione Il simbolismo, da Moreau a Gauguin a Klimt inaugurato il 17 febbraio a Palazzo dei Diamanti, e che rimarra aperta sino al 20 maggio, per poi spostarsi a Roma, dal 7 giugno al 16 settembre, alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna (di Roma) ch'e' parte integrante dell'organizzazione, e da cui proviene Le tre eta' della donna, 1905, di Gustav Klimt, logo della manifestazione.

Che si tratti di un percorso rischiosissimo, ci si accorge sin dall'inizio, dato il terreno acquitrinoso delle suggestioni, nella palude che questo "ismo" ospita; ed infatti, se l'excursus temporale non e' amplissimo, a parte i primissimi ispiratori, e gli ultimi esiti gia' ben nella secessione e lo jugendstil, concentrandosi, essenzialmente sul passaggio fra i due secoli, lo e', invece per la presenza degli artisti scelti ed, alcuni, ampiamente rappresentati, siccome, in quel momento, piu' o meno, i piu' grandi ed i piu' noti hanno avuto un periodo od un avvicinamento al simbolismo, che risulta sempre un po' misterioso ed inafferrabile; ed e' interessante che la mostra non si disperda, ma, piuttosto tenda, piu' che a proporre, e certo la fa, a suggerire, con le opere, scelte, delle aperture in determinate direzioni, che le suggestioni legate al mito, come alla fiaba, ed alle filosofie occidentali, come quelle orientali permettono.

C'era, allora (solo allora?) un bisogno di spiritualita' nell'arte, dopo il lungo periodo naturalista, ed alcuni giovani pittori (Pierre Puvis de Chavannes, Gustave Moreau, Fe'licien Rops ) cominciavano a scandagliare le profondita' dell'animo umano attraverso la letteratura antica, la teosofia, la religione, e prendendo spunto da Dante, Goethe (Faust II), Novalis, Baudelaire Wagner, ed anche mettendo insieme tutti questi elementi, con esiti, spesso, figurativamene affascinanti, preziosi, inquietanti, basti pensare alla cura del particolare in cui Moreau "ambienta" i suoi soggetti sempre intrisi di profonda spiritualita'; nell'ampia rappresentazione che lo riguarda, penso in particolare a L'apparizione del 1876 con una Salome' ieratica in primo piano e dietro Erodiade quasi santa rinascimentale, un'ancella che suona quello che sembra un sitar ed un Erode che ci pare un guru. Al centro di tutto, l'apparizione appunto della testa del Battista che piu' che cugino di Cristo, si direbbe suo gemello! L'episodio precedente (non esposto), dello stesso anno Salome' che danza davanti a Erode e' a Los Angeles e vede la danza ieratica con la stessa posa che si vede a Ferrara, i medesimi personaggi, Erode / guru al centro di quello che potrebbe benissimo essere non un palazzo reale, ma veramente un tempio, anche indiano! Consiglio, a chi non lo conosce, il suo studio, a Parigi, un luogo di altissimo interesse, oltreche' ricchissimo di opere.

Molti sono i lavori esposti anche di Böcklin, capace di rivisitare e ricreare miti lontani rendendoli vicinissimi a noi come in Sera di primavera, 1879, in cui Pan, assorto suona il suo flauto cosmico, mentre, piu' in la', fra gli alberi due driadi ascoltano con il profondo del loro essere; un mazzo di fiori al suolo, un orizzonte lontano di acqua e terra, la notte che si avvicina.

La scelta in generale e' piuttosto ben equilibrata fra presenze pittoriche e grafiche, autori maggiori e minori, opere eccelse o "solo" interessanti. Infatti non manca Beardsley, Tristano, Atto II, 1892-83, e lo straordinario Klinger (cui Ferrara Arte dedico', anni orsono, una importante mostra), come non mancano ne' Redon, ne' Kubin, tutti e tre con i loro terribili incubi. Non manca neppure un'attenta scelta di sculture fra cui un insospettato Rodin: La succube, 1889 e Gorge Minne, Il figliol prodigo, 1896, intensissimo. Fra i nordici, Munch, anche di lui, una notevole scelta, e Malinconia del 1892, che mi sarei portato subito a casa, mi hanno detto che non si puo'! Grande e forte la presenza di Khnopff, e giusta quella di Mondrian, Kolo Moser, Kupka, Hodler; E' gli inglesi? Rossetti e Burne Johns! e poi Segantini, Pellizza da Volpedo, Previati (male illuminato, bisogna ammetterlo, il suo Paolo e Francesca, 1909, gia' molto scuro!), e concludo con L'angelo ferito di Hugo Simberg del 1903 che amo molto e mi fa pensare a Swedenborg.

Si sara' capito che i prestiti provengono dai quattro angoli del mondo.

Due consigli finali: l'ottimo catalogo edito da Ferrara Arte, e l'esortazione a visitare la mostra con estrema calma per coglierne a pieno le suggestioni.

emilio campanella


IL MERAVIGLIOSO E LA GLORIA

A Bassano, inaugurata il sedici marzo, rimarra' aperta sino al dieci giugno, questa mostra ospitata a Palazzo Bonaguro e dal titolo che puo' suscitare non poche perplessita', ma che risulta motivato e giustificato in maniera molto precisa poiche' nasce come celebrazione per il quarto centenario della nascita (in realta' 1606) della beata Giovanna Maria Bonomo e prende le mosse dall'illuminazione spirituale degli scritti: la meraviglia, della nobildonna; del riconoscimento pubblico del suo percorso di perfezione: la gloria. L'organizzazione ha occupato due anni di lavoro per la preparazione ed il coinvolgimento, principalmente, di due musei: l'Ermitage ed i Musei Vaticani, con un cospicuo numero di opere, oltre a molti altri. La mostra e' costituita da sezioni che prendendo le mosse dalla vita spirituale della beata, di cui, le opere esposte, fungono da esemplificazione-illustrazione.

Pero', come cambiano i motivi ispirativi delle manifestazione qui, anni or sono: Bassano, il '500 veneto, Canova, ora, una beata! D'altr'onde visto che siamo in una temperie piu' o meno controriformistica non c'e' da meravigliarsi poi tanto!

Ci sono temi tipicamente secenteschi, chiaramente esemplificati, poiche', sotto un certo punto di vista, la spiritualita' e' tipica del secolo, e proprio per questa ragione si e' dato, per quanto possibile, attraverso bozzetti, ma di quale livello! (Algardi e Bernini, con gli altri), l'idea dell'importanza devozionale della figurativita' a tutto tondo.

I due musei, principali prestatori, vengono visti dai curatori, come simboli dell'avvicinamento delle due chiese sorelle (testuale!). Per certi versi una pittura costretta ad essere ipocrita, poiche' le estasi che ben conosciamo hanno ben altra sensualita' che quella esibita e tutta di testa del secolo precedente. Un'arte sacra pudibonda in un secolo che ha messo braghe alle figure michelangiolesche della Cappella Sistina.

Merito della mostra e' la precisione iconologia ed il coerente percorso tematico, pur negli spazî non certo felicissimi ed un allestimento dalle luci sparate veramente eccessive e la crisi energetica? Sono undici le sezioni: incipit con S.Ambrogio e S.Agostino, terrecotte del Bernini dall'Ermitage; santi fondatori; modelli; bambini santi e santi bambini con due Murillo dell'Ermitage e Barocci: Riposo durante la fuga in Egitto (Madonna delle ciliegie), tela di consolante solarita' dai Musei Vaticani, oltre al bel S.Giovanni di Piazzetta, da Rovigo; Devozione con Cairo, Cristo coronato di spine, dal museo locale, Maderno, Nicodemo con il corpo di Cristo, terracotta da San Pietroburgo: l'abbraccio forte di un uomo possente al corpo magnifico ed abbandonato, di uno piu' giovane; Donazione con Lazzaro Baldi: Incoronazione di S.Giovanni di Dio da Roma, in cui il movimento degli angeli, la leggerezza delle stoffe mosse dall'aria, contrasta con l'impianto ieratico delle figure principali creando un movimento circolare al centro del quale e' protagonista la natura morta floreale offerta al santo, ed Orazio Borgianni: S.Carlo dall'Ermitage, teatralmente efficacissimo, estasi con due terrecotte berniniane Beata Lodovica Albertoni, Ermitage ed Estasi di S.Maria Maddalena di Caravaggio (Coll.privata romana) esposta ovunque; stimmate, ancora Caravaggio: S.Francesco riceve le stimmate, da Udine: il santo e' un uomo giovane e molto bello, sostenuto dall'abbraccio amoroso di un angelo ragazzo, tutt'altro che asessuato; anche questa tela s'incontra dappertutto; angeli con un Angelo che sorregge Cristo morto di Fra Semplice da Verona (Vicenza), si direbbe, molto consapevole di Moretto; Madre dei poveri; gloria con un dinamicissimo Transito di S.Scolastica di Eregorio de Ferrari, da Genova, ed un movimentatissimo Rubens, che potrebbe essere un quadro enorme: Assunzione ed incoronazione della Madonna, Ermitage.

emilio campanella



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