ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Maggio 2009


DE PISIS AL MUSEO MORANDI - PRE-BIENNALE - GLUTS


Il Museo Morandi di Bologna, in collaborazione con il Museo di Arte Moderna di Bologna, Ferrara Arte ed il Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara, propongono, sino al 19 luglio, in due sale del museo in Palazzo d' Accursio 'Alla dolce patria': il ritorno in Italia di Filippo De Pisis: una trentina scarsa di opere dal 1939 al 1953 c.a, fra dipinti e disegni dell'ultimo periodo, il piu' drammatico della vita dell'artista.
La collaborazione fra le due citta' ha gia' portato alla mostra di grafica morandiana, ancora in corso a Palazzo dei Diamanti, ed ora questa piccola, attenta esposizione, curata con molta sensibilita' da Fabrizio D'Amico che l'ha allestita nelle due sale centrali (il cuore) del museo, come attorniata e protetta dalle opere di Morandi.
Il contrasto e' estremamente stimolante e profiquo, solo, attenzione, la visita potra' essere molto faticosa, poiche' si tratta di due notevolissime personalita' pittoriche intente a scavare nel profondo.
E' un nostos quello di De Pisis, il cui segno vediamo prosciugarsi, la tavolozza limitarsi  a pochi lancinanti colori in spazi che si dilatano, con bianchi che inondano sempre piu' le tele... si direbbero quadri come apparentemente dilavati, smunti, come lo sono certi volti emaciati, e  per cio' stesso, piu' espressivi ed intensi.
Il criterio della scelta espositiva e' stato guardando al livello qualitativo delle opere, il numero dei disegni e' limitato per motivi di spazio, ma e' certo che siamo a vette espressive e d'intensita' molto forti. Qualcuno ancora parla di De Pisis come pittore facile, semplice...
anche Mozart lo era, e' la 'semplice' facilita' dei geni!
Una mostra intima in un museo raccolto, per raccontarci le ultime dolorose peregrinazioni del 'marchesino pittore' : l'esilio volontario, il chiudersi sempre piu', sino alla permanenza alla Villa Fiorita di Brugherio. Guardate solo LE PERE del 1953! Un piccolo, agile catalogo della collana dei dossier del museo, accompagna la manifestazione, ed e' consigliabile specialmente per il testo del curatore.

emilio campanella


Siamo tutti in fibrillazione a Venezia:  fra poco piu' di una settimana verra' inaugurata la 53a Esposizione Internazionale d'Arte: FARE MONDI. La citta' si sta riempiendo di manifesti di mostre ed esposizioni. Gli amici che lavorano in Biennale sono emozionati, contenti, e soddisfatti, siccome tutto e' praticamente pronto.
Nel frattempo le caselle di posta s'intasano d'inviti ai vari e numerosissimi vernissages, ovviamente tutti affollati nelle stesse date e nelle stesse ore! Siccome non sono bravo poiche', mi dicono che, non studio, il mio corso di ubiquita' procede poco, e non so proprio come potro' fare!
Per fortuna la Fondazione Guggenheim ha deciso di presentare la sua ghiotta mostra di sculture di Raushemberg alla stampa italiana ed inaugurarla questa settimana, mentre la presentazione alla stampa straniera sara' nei giorni caldi (gia' questi non scherzano!) della Biennale e di tutto il resto, quindi, 4, 5, 6 Giugno, contemporaneamente alla mostre dei Musei Civici Veneziani che propongono novità praticamente in tutte le loro sedi, La Fondazione Cini:  Le Nozze di Cana di Paolo Veronese, una visione di Peter Greenaway, Hong Kong all'Arsenale, The Iceland Pavillion  a Castello etc. etc. etc. !
Nel frattempo abbiamo avuto una notizia curiosa, infatti, ieri doveva essere trasportata una casa americana, via Canale della Giudecca, all'Arsenale, dopo essere stata costruita a Marghera. L'opera dell'americano Mike Bouchet fa(ceva?) patre dell'esposizione d'arte, ma per un incidente tecnico (sara' scivolata dal pontone di trasporto?) e' finita in acqua e semi-affondata! Destino veneziano: talvolta in questa citta' (vedi il primo dicembre scorso) l'acqua entra nelle case, mentre questa casa e' entrata in acqua!

La festa comincia! Questa mattina e' stata presentata alla stampa italiana, la mostra dell'estate della Fondazione Peggy Guggenheim di Venezia: Robert Rauschenberg, GLUTS. L'esposizione a Palazzo Venier dei Leoni, le cui facciate sono state appena restaurate, che ospitera' le quaranta opere del grande artista americano sino al 20 settembre prossimo. Il rapporto di Rauschenberg con Venezia risale al 1964, quando ebbe il Gran Premio della Giuria della Biennale.
Successivamente le mostre a Ca' Pesaro nel 1974 e sull'isola di S.Lazzaro nel ' 95, ora questa, postuma, ad un anno dalla morte, di sculture quasi interamente metalliche e frutto di assemblaggi di materiali riciclati e reinventati con una geniale pazzia di forme, colori, incastri; la continua " divertita 'avventura' di una ricerca di visioni altre nel rispetto del mondo e dell' ambiente.
Pare che molto spesso questo tipo di lavoro sia nato in periodi di crisi economica, utilizzando oggetti dismessi, simbolo di un benessere ormai lontano... L'allestimento si snoda attraverso le undici sale degli spazi destinati alle manifestazioni temporanee, e le sculture sono messe in scena, e' proprio il caso di dirlo, dato lo stretto legame dell'artista, con il teatro -memorabili sono state le sue collaborazioni con Trisha Brown, come con Merce Cunningham e John Cage- ed attentissimo e' il lavoro di disposizione delle opere, come di illuminazione. Pare che prediligesse il teatro per la liberta' d'invenzione che gli concedeva, cosi' come aveva sempre grande interesse a creare eventi unici. Passeggiare per le sale e' molto  stimolante, e sembra di potersi voltare e cogliere l'occhio sornione di Duchamp che - fra i primi - ci ha insegnato a guardare le cose che ci circondano con uno sguardo diverso, mentre approva questo lavoro, per certi versi, non cosi' lontano dal suo.
Verso la fine del percorso mi sono innamorato di un oggetto, e' esposto in una saletta, tutto solo, ha anche una sua nicchia dove e' posato, si chiama MERCURY ZERO SUMMER GLUT, e' del 1967 ed appartiene ad una fortunata collezione privata!
E' un ventilatore tutto spiaccicato e sbertucciato, ma ancora ben fiero del suo nome: ZERO; ma ha anche un altro motivo, secondo me, che giustifica la sua fierezza: un'ala spiegata... appena avra' la seconda, spicchera' sicuramente il volo!
Nell'ultima sala, invece, sono rimasto colpito da BLIND ROSSO PORPORA GLUT (Neapolitan), 1987, Metallo assemblato e corda, The Darryl Pottorf Trust (una delle tre grandi collezioni da cui provengono le sculture). E' un'opera che troverei molto dura e drammatica. una veneziana rossa che mi fa pensare ad un letto d'ospedale, anche psichiatrico, però una cordicella lo lega ad un secchio con dei numeri... che forse, invece e' il suo giocattolo, ed allora la storia assume un aspetto completamente differente. L'ottimo catalogo e' pubblicato dalla fondazione.


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