Le recensioni di Emilio Campanella

Giugno 2004


FAVOLE di Paolo Poli a Venezia


FAVOLE di Paolo Poli a Venezia

Era un Paolo Poli fragile, quello che si e' presentato alla ribalta del Teatro Goldoni di Venezia, venerdi' 9 maggio, eppure, quando l'avevo incrociato a Mestre, una diecina di giorni prima, aveva la solita aria morbidamente distinta, dell'uomo maturo consapevole del proprio notevole charme: abito grigio impeccabilie e papillon blu cobalto intenso, perfetto ed elegante come sempre.

Quella sera, invece, aveva un'aria affaticata, denunciata poi da una battuta buttata a caso, relativa ad un raffreddamento. Ma non solo questo, anche qualche problema di concentrazione, pur fingendo un'aria svagata e pasticciona (cosi' lontana dalle sue abitudini) in modo da motivare le distrazioni e le "perdite di filo", un po' calcate per divertire, dipanando i racconti di "Favole", in coppia con un pianista di altissimo livello e raffinatezza come Antonio Ballista.

Uno "spettacolino" in punta di matita nel suo stile, e di quelli dei suoi che io preferisco decisamente: da camera, per voce e pianoforte, appunto.

I due anziani signori in abito da sera, smoking per il pianista, frac per il narratore. Una scelta di favole animate con pupazzi creati da Lele Luzzati, antico compagno di avventure fin dagli anni '50, alla Borsa di Arlecchino di Genova.

La scena e' occupata dal pianoforte e da un lungo tavolo ricoperto da una pesante stoffa rossa bordata d'oro che si affollera' di personaggi.

Il programma si compone di Bella Addormentata, Pollicino e Bella e la Bestia, le prime due di Perrault, la terza della Principessa di Beaumont, e tradotte da Collodi, le musiche di Ravel; poi Giulietta e Romeo di Bandello con frammenti dalla partitura del balletto di Prokofiev; e da ultimo dopo un breve intervallo: Babar di Jean de Brunhoff su musiche di Poulenc.

Sono di quelli che passerebbero ore ad ascoltare le affabulazioni di Poli, ed anche a vedere le sue follie in scena, questa volta ha accennato ai suoi piedi doloranti descritti come patate che germogliano, tanto da decidere di togliersi platealmente le scarpe in scena: come Cenerentola, la battuta d'accompagnamento, accolta da una risata affettuosa del pubblico comprensivo, per la maggior parte, della sua eta', e che seguendolo fedelmente, e' invecchiato con lui, e rimanere in eleganti calzini grigio ferro e l'impeccabile suddetto frac.

Finale, applausi, chiamate e fuori programma esilarante di Satie, musicista e letterato, sino ai racconti sadici di Struwwelpeter di Heinrich Hoffmann, ed anche un bis speciale di Ballista che ha proposto un chicca "zen" di Ligeti, e poi dopo un garbato, ma inequivocabile invito, tutti a casa! Il bello degli spettacoli di Paolo Poli e' che non si sa mai dove vanno a finire, ma, questo e' certo: sempre benissimo!

emilio campanella