ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Giugno - Luglio - Agosto 2018


16.a BIENNALE DI ARCHITETTURA: FREESPACE - TRA ARSENALE E GIARDINI - VATICAN CHAPELS - ALTRI PALAZZI, ALTRE ESPOSIZIONI - SOLO PER UN MESE - EPOCA FIORUCCI - BIENNALE, DINTORNI E CONTORNI - CIAO LINDSAY, CI VEDIAMO IN PARADISO! - DA FORTE MARGHERA A PIAZZA SAN MARCO
Freespace, questo il titolo scelto dalle irlandesi, Yvonne Farrel e Shelley McNamara, per la loro mostra di quest'anno, la Sedicesima Mostra internazionale di Architettura, che rimarra' aperta al pubblico, all'Arsenale di Venezia ed ai Giardini di Castello, sino al 25 Novembre.

Note e premiate alle passate Biennali, le due signore lavorano abitualmente "a quattro mani" ed hanno organizzato lo spazio, gli spazi della loro esposizione, sul concetto del grande respiro, infatti basta vedere il colpo d'occhio delle Corderie, fruibili da cima a fondo, con la loro stupefacente fuga di colonne, per avere un'idea del concetto generale che sostiene l'impalcatura organizzativa della mostra.

Freespace, Espacio Libre, Spazio Libero, Libre Espace, in molte lingue, ed anche in caratteri cirillici, come pure orientali.

Moltissimi nomi, studi d'architettura, innumerevoli progetti, tutti ariosamente mostrati.

Non ci sono chiusure spaziali. La proposta e' amplissima e stimolantissima, ma sembra meno faticosa: si respira, ci si guarda intorno, non puo' sfuggire nulla che possa rimanere nascosto da stanze, pannelli, esclusioni.

E' così anche al Palazzo delle Esposizioni, il padiglione centrale dei Giardini.

Anche qui tutto e' aperto, non si rischia piu' di passare tre volte in un punto, e nessuna in un altro: e' un bel risultato; l'interesse  ne ee' stimolato.

L'edificio è valorizzato, pur nella sua struttura "difficile", è' stata riaperta la bella finestra ad otto (omaggio a Carlo Scarpa) che da' sul canale ed i padiglioni nazionali di S.Elena.

Anche questo e' un segnale di grande attenzione e di interesse profondo nei confronti della valorizzazione del luogo, del tentativo riuscito di comprenderne l'importanza e la storia, valorizzandolo con la giusta ed equilibrata organizzazione dei metri cubi, tantissimi, a disposizione.

Continuo queste note controllando i miei appunti ed occupandomi del Padiglione Italia, Tese delle Vergini all'Arsenale, accanto alle Gaggiandre, libere da ogni struttura od installazione, fruibili nella loro pura, forte bellezza architettonica.

Il titolo scelto dal Curatore Mario Cucinella, e': Arcipelago Italia, e pone vari accenti su luoghi e paesaggi italiani, per quanto suggestivi, abbandonati o trascurati, quanto meritevoli di attenzione e di cura.

Da ultimo il Padiglione Venezia a S.Elena, dal titolo: FOLLOW UP! venice shares knowlwdge spaces, un tentativo di mettere a disposizione di pubblico ed addetti ai lavori, una grande messe di dati riguardanti la citta'. Il prossimo articolo sarà sulle numerose partecipazioni nazionali.


emilio campanella

Sedicesima Mostra Internazionale di Architettura. Le partecipazioni nazionali fra l'Arsenale ed i Giardini di Castello.

Tutto e' da visitare con attenzione, anche per la bellezza dei luoghi espositivi, come si sa.

Mi limitero' a suggerire i padiglioni che maggiormente mi hanno colpito, come ad esempio, quello dell'Argentina con la sua natura sottovetro, un corridoio di prato su cui ci si affaccia e che grazie a specchi sembra quasi infinito, sotto un cielo incerto, con effetto di grande suggestione. Si tratta di Vértigo Horizontal.

Interessante l'Albania, con le sue antiche porte affascinanti e commoventi: Zero space.

Il Canada ed il suo passato, con Unceded, Voices of the Land. La Croazia e quelli che paiono alberi di plastica: Cloud Pergola/The Architecture of Hospitality.

La Repubblica Popolare Cinese: Building a Future Countryside; come sempre, molto elegante.

L'Indonesia: Sunyata: The Poetics of Emptiness, con i suoi ipnotici teli sospesi.  Questo, all'Arsenale, mentre ai Giardini consiglio di porre molta attenzione alle visite dei padiglioni dell'Australia che con: repair, presenta un grande giardino; l'Austria: Thought From Matter... uno specchio che pare uno stagno, un'alta scala che porta sul tetto, dei teli labirintici, per un insieme di grande suggestione.

Eurotopie in Belgio: un'agora' teatrale viola. Il Canada ricostruito, che con quello dell'Arsenale, ha due padiglioni.

La Gran Bretagna con Island, il suo suggestivo edificio vuoto e le scale esterne che portano sul tetto della costruzione, da dove si gode una vista superba, sul parco, fino al Lido e verso S.Pietro.

l lavoro ha ricevuto una menzione speciale dalla Giuria.

La Grecia, con il prospettico ed intrigante: The School of Athens. Israele: In Statu Quo: Structures of Negotiation, sulle problematiche dei luoghi di culto.

L'Olanda con la sua casa a sorpresa: Work, Body, Leisure. I Paesi Nordici (Finlandia, Norvegia, Svezia), le "bolle" di Another Generosity.

La Svizzera, Leone d'Oro come migliore partecipazione nazionale per il magnifico lavoro: Svizzera 240, House Tour: una casa elegante, ma anche un po' algida, per grandi e piccini.

L'Ungheria con Liberty Bridge-new Urban Horizons. Anche qui si sale sul tetto e si gode anche la bellezza delle tegole del magnifico edificio Liberty. Ci sono molte scale, e moltissimi specchi quest'anno, fateci caso!

emilio campanella

Vatican Chapels, Padiglione della Santa Sede, Holy See Pavilion, Sedicesima Mostra Internazionale di Architettura. La Biennale di Venezia 2018, mostra aperta sino al 25 novembre.

Terza partecipazione della Citta' del Vaticano, dopo le Biennali d'Arte del 2013 e 2015, e la prima, questa, a quella di Architettura.

Un'idea del Professor Francesco Dal Co che, prendendo le mosse dalla Cappella nel bosco di Gunnar Asplund, costruita nel 1920, per il Cimitero di Stoccolma, ha proposto a dieci architetti contemporanei, di affrontare lo stesso tema, quello di un piccolo edificio di culto, luogo di concentrazione, di meditazione, d'incontro. 

Il parco scelto per accogliere le costruzioni e' quello dell'Isola di San Giorgio, alla destra del Teatro Verde, fra le fronde degli alberi, il cielo e l'acqua della laguna.

Luogo di suggestione rara, e gia' vincente di suo, oltreche' adattissimo per la concentrazione e la meditazione, il contatto in comunione con la natura.

Qui dieci costruzioni sono attentamente disposte nelle radure, in mezzo ad alberi secolari, fra ombra e sole, riflessi dell'acqua, in un importante cammino  di conquista e di scoperta degli edifici.

Premetto un consiglio, siccome il percorso e' lungo e non vicino all'imbarcadero del battello (il numero due, ogni dodici minuti, nelle due direzioni), conviene scegliere una giornata non troppo calda, ed assolutamente non piovosa, e per non farsi arrosto nei prossimi mesi, e neppure inzupparsi senza pieta'.

Detto questo, la visita e' assolutente imperdibile.

Le cappelle sono firmate da Andrew Berman con Moretti, Terna; Francesco Cellini con Panariagroup; Javier Corvalàn con Simeon; Ricardo Flores, Eva Prat con Saint Gobain Italia; Norman Foster con Maeg, Tecno; Terunobu Fujimori con Barth Interni, LignoAlp; Sean Godsell con Maeg, Zintek; Carla JuaÁaba con Secco Sistemi; Smilijan Radic con Moretti, Saint Gobain Italia; Eduardo Souto de Moura con Laboratorio Morseletto; Francesca Magnani, Traudy Pelzel con Alpi.

Gli architetti provengono dagli Stati Uniti, dall'Italia, dal Paraguay, dalla Spagna, dal Regno Unito, dal Giappone, dall'Australia, dal Brasile, dal Cile e dal Portogallo. Catalogo Electaarchitettura.

emilio campanella

Altri Palazzi, Altre Esposizioni veneziane. Da Ca' Corner della Regina a Palazzo Mora; da Palazzo Bembo a Palazzo Cavalli Franchetti; da Palazzo Venier dei Leoni al Palazzo delle Zattere, e fino ai Magazzini del Sale.

La Fondazione Prada, quest'anno, con: Machines à penser, mostra aperta al pubblico sino al 25 novembre prossimo, ritenta il successo clamoroso dello scorso anno e snoda il suo percorso espositivo, quasi essenzialmente disposto al primo piano nobile, prendendo le mosse dalla ricostruzione di tre dimore rifugio cossispondenti ad altrettanti filosofi: Theodor Adorno, Martin Heidegger, Ludwig Wittgenstein.

Attorno a questi stimolanti spunti, un viaggio interiore di rimandi, suggestioni, riflessioni. A Palazzo Mora, in Strada Nuova ed a Palazzo Bembo, sul Canal Grande, di fronte all'imbarcadero di Rialto del battello n. 1, European Cultural Centre presenta la sua rassegna annuale, internazionale, densa e sfaccettata, ad anni alterni, di Arte o di Architettura, quest'anno in tema con l'argomento della Biennale.

Chiusura sempre il 25 novembre, mentre quella settimanale e' il martedi, contrariamente a quasi tutti gli altri luoghi espositivi in citta'.

A Ca' Foscari, le suggestive videoinstallazioni di Bill Fontana, dal titolo: Primal Sonic Vision, evento collaterale della Biennale, sino al 25 novembre, anche questo.

A Palazzo Cavalli Franchetti: Memphis-Plastic Fiels, curata da Jean Blanchaert e Adriano Berengo, divertente per chi desideri rivedere i folli oggetti della propria gioventu'. Sempre sino al 25 novembre.

Nel giardino, visibile dal Canal Grande, un'installzione di Ai Wei Wei. A Palazzo Venier dei Leoni, la Collezione Guggenheim offre due importanti esposizioni diversissime e felicemente concomitanti: Josef Albers in Messico (sino al 3 settembre) un'  ampia e suggestiva rassegna proveniente del Museo Solomon R. Guggenheim di New York, con opere da quella collezione e dalla Fondazione Annie e Josef Albers, che offre un approfondito raffronto fra la le opere astratte dell'artista e molte fotografie ed altrettanti affascinanti foto-collages di monumenti precolombiani dei siti messicani, che molto influenzarono il suo studio della forma.

Accanto, nelle Project Rooms, sino al 25 novembre: 1948: La Biennale di Peggy Guggenheim, a cura di Grazina Subelyte.

La mostra ricrea, a distanza di settant'anni, l'allestimento di Carlo Scarpa, della mostra di opere della collezione di Peggy Guggenheim, nel padiglione della Grecia, vuoto in quel momento, a causa della guerra civile in corso. Viene ricreato l'ambiente grazie ad un accuratissimo modello che riprende la struttura dell'edificio, l'allestimento e la disposizione delle opere.

Per l'occasione, l'una accanto all'altra, opere note della collezione e Composizione n. 113 (1939) di Friedrich Vordemberge-Gildewart e Composizione (1936) di Jean HÈlion che Peggy Guggenheim dono' al Museo di Tel Aviv da cui provengono, e che non ritornavano a Venezia dagli annni cinquanta del Novecento.

L'esposizione epocale del 1948 servi' per far conoscere in Europa le avanguardie artistiche piu' recenti e gli artisti newyorkesi che sarebbero poi stati di punta nel decennio successivo ed oltre. Al Palazzo delle Zattere,  la Fondazione V-A-C propone sino al 22 ottobre: The explorers Part I. Lynette Yaidom-Boakye e James Richard, curata da Iwana Blazwick.

Una scelta delle opere della collezione messe a confronto ed in opposizione, in un tentativo di reazione e connessione che bisognera' attendere per giudicare, quando verrà allestita la seconda parte la quale, forse ovviera' ad un certo senso di vacuità generale.

Si tratta di una ripresa delle quattro mostre allestite presso la Whitechapel Gallery di Londra, nel 2014-15. A conclusione di questo piccolo viaggio, la bellissima, imperdibile, emozionantissima mostra allestita al Museo Vedova ai Magazzini del Sale. Una collaborazione fra la Fondazione Emilio ed Annabianca Vedova, Studio Azzurro di Milano per la messa in scena, i progetti di Renzo Piano Building Workshop, dal titolo : Renzo Piano, Progetti d'Acqua, aperta sino al 25 novembre. Su otto schermi trasparenti, disposti a riproporre la creazione dello stesso Renzo Piano per il luogo espositivo in cui ci troviamo, vengono proposti e mostrati, progetti, disegni, immagini di realizzazioni dell'architetto genovese. In penombra, in un apparire e dissolversi pacato, evocativo ed un po' misterioso, di immagini di Venezia, di Genova, di Londra, Atene, Nuova Caledonia, Oslo, Amakusa, Amsterdam, Santander.

emilio campanella

Alle Gallerie dell'Accademia di Venezia, per un solo mese, dal 26 giugno 2018, la possibilita' di ammirare, fianco a fianco, nella sala XXIII, tre opere di Giorgione.

La data scelta non certo a caso, segna il bicentenario dell'apertura al pubblico, delle Gallerie stesse.

L'ampia celebrazione si ha con la mostra: Canova, Hayez, Cicognara.

L'ultima gloria di Venezia, che e' ancora possibile visitare, sino all'8 luglio prossimo, nelle sale  del piano terra. I tre quadri dell'artista di Castelfranco Veneto, sono: La vecchia, notissimo studio sull'eta' avanzata, che gia' in antico era considerato ritratto della madre del pittore, e che verra' sottoposto, al termine di questa manifestazione, ad un accurato restauro.

Accanto, il celeberrimo: La Tempesta, sul quale, motivatamente, si sono versati, come si dice, fiumi di inchiostro.

Quadro affascinantissimo e misterioso, la cui interpretazione ha stimolato metafore sacre, profane, ambientaliste ante litteram, pauperistiche, magiche od anche "solo" paesaggistiche.

Comunque si tratta di un'opera che cattura chiunque, se non altro per la profondita' spaziale  e la fitta episodica che la anima. Accanto, la nuova acquisizione, anche se solo in comodato per cinque anni: Il concerto, di collezione privata.

L'occasione della riunione delle tre opere e'specialmente importante siccome tutte, erano parte della collezione del patrizio Gabriele Viendramin.

Il detto  Concerto, la cui attribuzione controversa ed accidentata, si deve ad un saggio di Roberto Longhi del 1946 (Viatico per cinque secoli di pittura veneziana). Messa in discussione da Zampetti (1955) e Robertson, venne ribadita da Carlo Volpe (1963), Giulio Bora (1992), Alessandro Ballarin (1993), Mario Lucco (1994) e Giorgio Fossaluzza nel 2009, anno dell'esposizione di Castelfranco, dove il quadro fu esposto.

Il dipinto, ampiamente rimaneggiato, porto' a differenti e contrastanti interpretazioni, sopratutto dopo ripuliture ed analisi radiografiche.

I tre volti sono molto caratterizzati e scorciati prospetticamente.

La figura centrale viene definita come Davide cantore che allevia la malinconia di Saul.

Secondo alcuni un autoritratto del pittore, anche raffinato musicista. Naturalmente, l'esposizione rientra nel percorso del museo, insieme con la mostra storica citata, con un unico biglietto.

emilio campanella

Per un lasso di tempo molto prolungato, la quasi totalita' del secondo piano nobile di Ca' Pesaro, Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Venezia, sara' a disposizione del pubblico che potra' visitare sino al sei gennaio 2019, la curiosa mostra: Epoca Fiorucci.

Se una manifestazione sulla moda sarebbe piu' adatta al poco lontano Palazzo Mocenigo, Museo dedicato al costume ed ai profumi, gli spazi piu' neutri del secondo piano di Ca' Pesaro, sono maggiormente adatti ai colori rutilanti ed al glamour giovanilistico di alcuni decenni fa, inventato da Elio Fiorucci.

Entrando si rimane colpiti da un'esplosione, di colori, e nel salone principale, dall'effetto di un gigantesco show room reinventato (Progetto di allestimento: Studio Baldessari e Baldessari) con abiti esposti, appesi, mostrati, piu' o meno per decennio.

Qui il rigore scientifico, se voleva essercene uno, va un po' a farsi benedire, come si diceva una volta. Finestroni colorati, tinte sature, labirinto di vestitini, magliettine, jeans, costumini, tante immagini di pin ups notissime e reinventate all'epoca con uno sguardo al pop, agli artisti più in voga.

Si fanno i nomi di Warhol. Basquiat. Haring, che parteciparono all'avventura americana, ma anche a quella milanese.

Il problema e' che tutto risulta mescolato, accennato, suggerito, piu' che narrato con una logica di racconto cronologico che avrebbe indubbiamente giovato.Se voleva essere un capitolo di storia della moda e del costume italiano, e della sua presenza internazionale, che anche grazie ad Elio Fiorucci aveva conquistato un proprio indubbio spazio di interesse, l'occasione è decisamente mancata, anche a causa di un allestimento, si, firmatissimo, ma storicamente poco efficace.

Si voleva creare una seconda tappa della moda nel mondo dell'Arte Moderna, dopo la bella occasione di: Culture Chanel - La donna che legge - La femme qui lit, dedicata alla biblioteca di Coco Chanel, ospitata nel 2016, ma questo secondo capitolo non e' all'altezza del primo, proprio per il rigore che manca.

E' un vero peccato, un'occasione mancata per superficialita' e pressapochismo. Salvo l'audiovisivo, interessantissimo, relativo ai ritratti di Oliviero Toscani, degli invitati all'inaugurazione dello Studio 54 di New York nel 1977, vero spaccato di un'epoca, soprattutto considerando che Elio Fiorucci creo' l'evento.

Si parla un po' di architettura di interni, dell'opera di Keith Haring anche nel negozio milanese, un tavolone espone oggetti ed oggettini, fanciulline, angioletti, pupazzetti, cartoline ed etichette, borsette, spillette, valigette, magliette, placchette, trombette, lorgnette, scapette, bottigliette, borraccette, ma anche rossetti, belletti, corsetti, fiocchetti, tubetti... che ricordiamo tutti benissimo... ah niente per uomo, solo donna, ma si sa, va di più, e un po' di Fioruccino, una delle tante idee vincenti.

Al piano terra, la libreria, o book shop, come preferiscono dire taluni, pieno zeppo di parafernalia fiorucciani a prezzi importanti.

Anche il catalogo ponderoso, ha un prezzo importante, ma almeno, ricchissimo di immagini e saggi approfonditi, rende cio' che la mostra non riesce a proporre coerentemente.

emilio campanella

Come si sa, ogni anno, Venezia sboccia di mostre d'arte, o di architettura, a seconda delle annate.

E se i luoghi deputati sono i Giardini e l'Arsenale, molti altri, in tutta la citta', ospitano esposizioni, moltissime quando si tratta di arte, un po' meno quando e' l'architettura, ma sempre un bel numero, si tratti di Padiglioni Nazionali decentrati, come di Eventi Collaterali.

Se gli itinerari sono meno densi, per cosi' dire, non meno ampie sono le distanze, utili anche a riflettere su cio' che si e' visto, in attesa della successiva tappa.

Cerchero' di rendere possibile un itinerario, pur difficilmente percorribile in una sola giornata, ma agevolmente in due, e senza scapicollarsi.

Inizierei dai Cantieri Navali,  al numero 40 di Castello dove si puo' vedere: Sogno e Natura, Catalonia in Venice, affascinante e stimolante installazione-mostra-allestimento di grande suggestione ed interesse.

Il concentrativo padiglione Estone e' al Centro Santa Maria Ausiliatrice, vicino a via Garibaldi. Quello lituano, in via Garibaldi stessa; il lavoro s'intitola: Il Giardino Bianco Art Space. Unintended Architecture e Vertical Fabric: density in landscape, Hong Kong e Macao di fronte all'ingresso delle Corderie.

Al Centro Culturale Spiazzi, il suggestivo padiglione cipriota, poco lontano dalla Chiesa di San Martin. Living With the Sky, Water and Mountains: Making Places in Yilan, al Palazzo delle Prigioni.

Il padiglione del Portogallo e' a Palazzo Giustinian Lolin, vicino a S. Vidal. Poco lontano, a Palazzo Malipiero, il segreto padiglione del Montenegro.

A Ca' Asi, a pochi passi dalla Chiesa dei Miracoli: Young Architects in Latin America, interessantissima esposizione in un luogo da visitare assolutamente. Il Guatemala a Palazzo Albrizzi, e da ultimo, il padiglione rumeno a Palazzo Correr a Santa Fosca.

Prendendo il battello e scendendo a San Stae si raggiunge, Ca' Tron, sede della Facolta' di Urbanistica dove si puo' visitare: The community. The objects, spaces and rituals of the collective...mostra interessantissima.

Da ultimo, il padiglione di Antigua & Barbuda, che debutta quest'anno alla Biennale Architettura, al Centro Don Orione Artigianelli alle Zattere.

Tutte le esposizioni citate, sono sotto l'egida della Biennale, o come padiglioni nazionalo od Eventi Collaterali, e potranno essere visitati sino al 25 novembre. Gli eventi collaterali possono essere chiusi il lunedi, ma anche il martedi, le aperture possono slittare alle 11, e quindi alle 19, le chiusure. Tutte queste manifestazioni sono ad ingresso libero.

emilio campanella

Se n'è andato con la leggerezza di un elfo, Lindsay Kemp.

Silenziosamente, saggiamente, un po' misterosamente, questo guru folletto del teatro, anche importante interprete cinematografico con Derek Jarman e Ken Russel, ma non solo. In lui si mescolavano i tratti del fool e del saggio ispirato all'estremo oriente.

Mago del burlesque shakerato con il buto giapponese, cultura rock-pop e Shakespeare, Lorca e Genet, Lewis Carrol ed Oscar Wilde.

Indimenticabile ed indimenticato interprete di Divine, in Flowers, ispirato a Notre Dame des Fleurs di Jean Genet, in cui aveva saputo giocare con la sottigliezza espressiva e lo scandalo, la bellezza e l'orrore, l'amore più alto e la violenza piu' sanguinaria, anche evocando l'estetica di Cocteau.

Visto e rivisto al Teatro della Tosse di Genova, era stato un evento epocale nelle stagioni teatrali italiane di quei primi anni settanta.

Qualche anno dopo avemmo la fortuna di vedere Salome', da Wilde, con  l' Incredibile Orlando, come era soprannominato Jack Birkett, attore non vedente che impersonava una ferocissima Erodiade.

Poi Duende, su temi  da Garcia Lorca e nella stessa stagione: 77/78, Cruel Garden per il Ballet Rambert di Londra, sullo stesso tema e visto ai Parchi di Nervi.

Poco piu' tardi, al restaurato e riaperto dopo decenni, Teatro Ristori di Verona: Mister Punch Pantomime, farsa crudele ed esilarante che mescolava sapientemente comicita' alta e bassissima; battute alate con altre ben sotto la cintura, nella piu' pura tradizione britannica del bardo.

A proposito di Shakespeare, non si puo' dimenticare il suo Sogno di una notte di Mezza Estate, ed il suo Puck, in uno spettacolo divertentissimo e dissacrante che mescolava, ancora una volta, con grande sapienza, lacrime e risate sfrenate.

Come nei suoi stages di lavoro in cui sapeva trarre maieuticamente dagli allievi, il meglio ed il piu' profondo della loro anima segreta, ed ancora recentissimamente, benche' io parli degli anni ottanta, quando a Venezia si danzava ovunque ed in estate c'erano stages di Bèjart, di Malou Airaudo, di Lindsay Kemp, e di molti altri a pochi giorni l'uno dall'altro, e potevi lavorare con tutti! Un sogno.

Ora Lindsay incantera' e fara' sognare gli angeli, ovvero, li ritrovera' siccome lui era un angelo fra noi!

emilio campanella

In un sabato di fine agosto, dopo le piogge e con una temperatura sopportabile, da Piazzale Roma, ho preso il tram ed ho raggiunto, a Mestre, FORTE MARGHERA, luogo bellissimo e suggestivo che, pero', si sconsiglia sotto la pioggia ed il sole troppo forte.

In alcuni capannoni ottocenteschi, come tutto il forte militare, sono ospitate, in questo momento, alcune esposizioni: il Progetto Speciale Forte Marghera, a cura delle firmatarie di Freespace, Sedicesima Mostra Internazionale di Architettura, Yvonne Farrel e Shelley McNamara, che consiste di un'installazione lignea di fronte alla darsena, e che ospita manifestazioni in programma per l'intera stagione, firmata degli architetti Sami Rintala e Dagur Eggertsson.

Come il resto della Biennale Architettura, sino al 25 Novembre. Sino al 28 ottobre e', invece aperta al pubblico la curiosa mostra: Motocicletta, l'architettura della velocità.

La perplessità e' data solo dal fatto che si tratta di una manifestazione dei Musei Civici Veneziani.

Per il resto e' presentata ed illuminata benissimo ed espone alcune moto d'epoca per la gioia degli appassionati, ma anche Vespe e motorini che hanno segnato la loro epoca. Ulteriore attrattiva e' costituita dalla ghiotta iniziativa che permette, acquistando una simpatica borsa di tela al prezzo simbolico di tre euro (i), di poterla riempire con tre volumi a scelta a disposizione, fra quelli esposti: guide e cataloghi di mostre precedenti dei Musei Veneziani.

Una buona idea per mettere in mano al pubblico bei volumi d'arte quasi regalati e liberare magazzini presumibilmente intasati. Oltre a questo una bellissima sorpresa e' costituita dalla sezione di grafica della mostra: Spazialisti a Venezia, che si potra' visitare solo sino al sedici settembre, cosi' come le sedi di Piazza S.Marco e Palazzetto Tito a S.Barnaba.

Le esposizioni di Forte Marghera effettuano tutte, la chiusura il lunedi, e sono aperte nel pomeriggio. L'iniziativa importante della Fondazione Bevilacqua La Masa, ha nella Galleria di Piazza San Marco e nei suoi ampi due piani, una scelta importante di artisti ed una determinante presenza di opere di Lucio Fontana che, gia' dal manifesto e dalla copertina del catalogo edito in collaborazione con il Comune di Venezia, la Fondazione Forte Marghera e l'Accademia di Belle Arti di Venezia - stampato da Dario De Bastiani Editore - risulta messo in forte evidenza; infatti e' scritto con un tratto forte, mentre i nomi degli altri pittori sono più fini, benche' ben visibili sul fondo nero.

Un bel gioco grafico per ribadire la determinante influenza sul movimento, ma anche per attirare l'occhio del pubblico , giustamente.

La pubblicazione e' accurata, le riproduzioni, cromaticamente fedeli, il grande formato ne permette una buona fruizione, molti saggi, apparati ed un'impaginazione quasi da libro d'arte per ragazzi, ma tutt'altro che sgradevole. Il prezzo, equo.

Gli altri nomi sono: Deluigi, Tancredi, Morandis,  Gaspari, Rampin, Bacci, Licata, Vianello, Gasparini, Guidi, De Toffoli, Finzi. Tutti con le loro forti personalita' e la loro pittura di forme e colori esplosi nello spazio, ognuno a modo suo, con la propria potenza, le proprie inconfondibili scelte espressive.

Per parte mia amo talmente questo movimento che scriverei pagine su pagine.

Mi limito a Bruna Gasparini, moglie di Luciano Gaspari, maestro di un'amica pittrice troppo presto scomparsa: Anna Rossettini. Della Gasparini c'e' una sala in cui spicca: Ricerca Spaziale, del 1960.

L'altro che amo enormemente e' Edmondo Bacci, del gruppo dei piu'  'grandi'. infatti era del 1913, ed anche lui ha una sala indimenticabile di cui cito almeno: Avvenimento 356 del 1960. Gino Morandis era del 1915, ed anche di lui ci sono opere stupende. Amo meno il quotatissimo Guidi.

Comunque la manifestazione merita un viaggio a Venezia. Ricordo che la Galleria di Piazza San Marco chiude il Martedi e Palazzetto Tito, durante il fine settimana.

emilio campanella