ORSI ITALIANI


Le recensioni di Emilio Campanella

Giugno/Luglio 2014


DA CHE PARTE COMINCIARE - OLTRE LA BIENNALE - ORGOGLIO SERENISSIMO - UNA MOSTRA GRANDE, OD UNA GRANDE MOSTRA? - DOSSO DOSSI
Prime osservazioni e note sulla 14a Mostra Internazionale di Architettura: FUNDAMENTALS, biennale architettura 2014 direttore Rem Kolhaas. aperta al pubblico dal 7 Giugno all'23 Novembre 2014 negli spazi dei Giardini e dell'Arsenale di Venezia.

Gia', da che parte cominciare? Un quesito che mi ha preso una settimana, prima di decidermi ad iniziare con queste osservazioni. Non si trattava certo di un blocco momentaneo delle idee, ma molto peggio.

Il 4 Giugno si e' iniziato il terremoto giudiziario che ha coinvolto molte personalita' veneziane e che molto ha scandalizzato. In quella giornata la stampa internazionale del settore conveniva in laguna per il primo dei tre giorni di vernissage alla vigilia dell'inaugurazione della Biennale... una figuraccia planetaria!

Non la prima, certo, ma la prima veneziana, di tale entita'! Ammetto di essere stato di pessimo umore per tutta quella giornata... mi sentivo offeso, come tradito, sporcato, ma anche con un senso di disagio e di vergogna, come se fossi anche io colpevole di un progetto folle e disapprovato da moltissimi, ma che, tant'e', si e' scelto egualmente di realizzare!

Vivo a Venezia da oltre trent'anni, e' la mia 'zweite heimat', ma il mio istinto e' stato, se avessi potuto, di andarmene, di allontanarmi per un po' e fare il punto della situazione... questo non essendo possibile, ho sopportato il passare dei giorni, l'aumento delle temperature fino a questo momento in cui ho deciso di cercare di raccogliere un po' le idee intorno a questa stimolante manifestazione di architettura internazionale.

Premesso il coraggio, la sfida  ed il rischio di un piccolo successo di scandalo per aver affidato questi mesi di esposizione ad un architetto MOLTO discusso sul Canal Grande per il suo progetto di riutilizzo, trasformazione, riconversione, valorizzazione (?) con la mano MOLTO pesante, del FONTEGO DEI TEDESCHI, gia' quartier generale dei commerci germanici in laguna, alla cui decorazione contribuirono nientemeno che Giorgione e Tiziano, e che negli ultimi decenni fu sede delle Poste Italiane... bisogna ammettere che il lavoro di coordinamento compiuto dall' 'archistar' in questione, risulta molto stimolante, anche 'ruffiano', e' vero, ma proprio per questo accattivante, e probabilmente, capace di risvegliare l'interesse anche dei non addetti ai lavori.

Una novita' e' costituita dalla lunga durata della manifestazione che, per la prima volta, copre oltre cinque mesi di apertura al pubblico, come la Mostra d'Arte.

Si e' parlato si sperimentazione, di discussione, di riflessione, ed in effetti questo, stimola il percorso del Palazzo delle Esposizioni dei Giardini, con la sua introduzione attraverso un 'collage' cinematografico di frammenti di pellicole disposti, come dire, per argomento.

Ci si muove poi per il caotico edificio, alla scoperta degli argomenti proposti, esposti ed analizzati sotto il titolo: ELEMENTS OF ARCHITECTURE.

Alle Corderie dell'Arsenale, invece si entra in MONDITALIA attraverso una porta/facciata come di palazzo illuminato per una festa paesana sacra e pagana.

La lunga teoria di 'sale' divisa per la lunghezza da un velario che riproduce un'antica carta della penisola. Al di qua ed al di la', molte proposte di discussione e perche' no, di polemica su temi anche scottanti intorno al paesaggio, la sua conservazione, il rispetto degli edifici, delle persone, della loro vita.

Anche qui molto cinema proposto attraverso schermi che rimandano immagini di film italiani notissimi e di grande importanza. Uno stretto contatto e scambio, sono proposti fra tutti i Festival della Biennale.

Il Padiglione Italia, sempre all'Arsenale, sotto l'egida del Ministero dei Beni e delle Attivita' Culturali propone INNESTI/GRAFTING, anche e soprattutto un'approfondita ricognizione sugli ultimi cento anni di Milano ('laboratorio del moderno') e la sua trasformazione anche traumatica, causata dai bombardamenti, ma non solo,  in citta' moderna.


emilio campanella


Come ormai si sa, ogni volta che s'inaugura la Biennale Arte, Venezia fiorisce d'iniziative espositive in ogni angolo.

Quest'anno che la Biennale Architettura ha le stesse date e la medesima durata, ecco che accade lo stesso: tutti propongono qualcosa, generalmente di architettura, ma anche di arte... talvolta la distinzione e' ben difficile in maniera molto stimolante.

Proporro', dunque una sorta di itinerario fra alcune delle esposizioni piu' interessanti.

Iniziero' con Ca' Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano: dopo aver salito lo scalone con i magnifici putti simboleggianti i mesi, aver attraversato il sontuoso Salone da Ballo, nella prima sala si notano, contro le pareti, quattro vetrine a diversi ripiani dove sono esposte porcellane della collezione di un nobile veneziano, appassionato che veniva chiamato Conte Cichera a causa di questa sua 'perversione'.

LE PORCELLANE DI MARINO NANI MOCENIGO si potranno vedere sino al 30 Novembre prossimo, e sono state aperte al pubblico il 14 Giugno scorso.

Il bel catalogo, accurato, documentato, pubblicato da SCRIPTA EDIZIONI, oltre a saggi e schede ampie, porta tutta una sezione sulle marche.

Ovviamente, ogni pezzo merita di essere visto da vicino, con attenzione, per coglierne la qualita' di esecuzione, le forme, le qualita' cromatiche, siano esse tazze e piattini, caraffe, piatti, tabacchiere, figurine bianche o colorate, gruppi elegantissimi per forme colori e decorazioni di grande raffinatezza.

I pezzi sono della manifattura di Meissen, ma anche la veneziana Pozzi, la manifattura di Vienna con la staordinaria tazzina con piattino decorati con fili d'erba e fiori, di una modernita' sorprendente (1817).

Un magnifico cavaliere, sempre della manifattura di Vienna (1755), s'incontra nella terza sala; sempre la', su di una consolle (mentre il cavaliere e' su un tavolo centrale): IL BACIAMANO POLACCO, ancora Meissen (1743).

Da collezionista di porcellana bianca, sono rimasto molto colpito dal gruppo: SILENO ED I SATIRI, Cozzi (marca assente).

Poco piu' lontano, a Ca' Foscari si cambia completamente atmosfera, infatti la pittura di Mikhail Roginsky non e' certo di quella che lasci indifferenti: ossessiva, ripetitiva, ipnotica, sgranata, sfocata, sofferta, cupa, surreale, struggente, dolorosa... vale certamente una visita.

Molto interessante l'allestimento che trasforma completamente lo spazio espositivo, bello quanto difficile, in un grigio labirinto di stanze e stanzette claustrofobiche coerenti con le tele; la firma e' di Eugene Asse/asse architets. Il titolo dell'esposizione e': MIKHAIL ROGINSKY, BEYOND RED DOOR, e rimarra' aperta al pubblico sino al 28 Settembre.

Risalendo il Canal Grande si arriva a Ca' Corner della Regina, ora sede delle manifestazioni della Fondazione Prada; ci si puo' divertire molto visitando: ART OR SOUND (sino al 3 Novembre) che si snoda sui due piani nobili dell'edificio in un affollarsi di oggetti misteriosi: strumenti musicali riconoscibili, macchine curiose e provocatorie, irridenti ed inquietanti, ma anche magnifici strumenti 'tradizionali', od anche , a loro modo, modernissimi come l' INTONARUMORI di Luigi Russolo.

Cortesi e disponibili, ragazze e ragazzi guardasala, accolgono e coinvolgono il pubblico azionando, o stimolando a farlo, certe macchine veramente infernali che producono clangori e note contrastanti in un'anarchica cacofonia sotto lo sguardo perplesso di affreschi e figure decorative settecentesche, abituate a ben altre armonie!

Centotrentasette pezzi, opere, oggetti anche di grandi nomi come Carlo Bugatti, Giacomo Balla, Man Rey, Marcel Duchamp, Maurice Henri, Salvador DalÏ, Jonn Cage, Alexander Calder, Jean Tinguely, Tom Wasselman, Robert Rauschenberg, Nam June Paik, Jannis Kounellis, Arman, Rebecca Horn, Maurizio Cattelan, fra gli altri, tutti sotto l'egida di Germano Celant.

Poco lontano l'ultima tappa del nostro itinerario: Ca' Pesaro, sede dela Galleria Internazionale d'Arte Moderna che in una sala del primo piano nobile, propone una piccola personale del pittore croato Miroslav Kraljevic: UN AUTORITRATTO DI MIROSLAV KRALJEVIC, MODERNISTA CROATO, in collaborazione con la Moderna galerjia di Zagabria. Pittore, si direbbe, molto interessante, ma sfortunato, morto giovanissimo, appena la critica inizio' a notarlo, poco dopo la conclusione dei suoi studi; infatti le opere esposte vanno dal 1906 al 1912, e con una concentrazione sull'ultimo anno; olii, disegni, acquarelli chine.

Ottimo il piccolo catalogo trilingue edito dalla Fondazione Musei Civici Veneziani Al secondo piano nobile, una nuova ricognizione intorno alla Collezione Sonnanbend.


emilio campanella


L'ultima occasione era stata nel lontano 1997, quando il lunghissimo corteo si era snodato dalla stazione di S. Lucia, lungo Strada Nuova, e fino a S.Marco, attraverso le Mercerie, per arrivare alla Piazzetta ed alle colonne fra le quali venivano accesi i roghi, per ricevervi l'irrisione feroce ed inumana di alcuni gondolieri, veri maschi loro! Che pero' se la videro brutta e batterono in ritirata alla reazione indignata di centinaia di persone!

Dopo la sosta doverosa in ricordo degli uccisi, si continuo' sino a S. Margherita, anche con gli striscioni in testa, siccome piovigginava, ma con grande giovialita'.

Da allora Venezia e' rimasta a guardare, l'anno dopo fu la volta di Padova, e poi Verona, parlo sempre di Pride Nazionali, e poi Roma, spesso, Bologna due volte, Genova, indimenticabile!

Ed affettuosamente Milano, sovente con il mio compagno ORSODORATO Walter, con il quale ho festeggiato in Maggio il tredicesimo anno del notro legame... riusciremo ad ufficializzarlo? Mah!

Il 28 Giugno scorso, siccome, per le ragioni che sappiamo una manifestazione nazionale e' mancata, abbiamo deciso di partecipare a quella veneziana, per me, per una volta, a casa, e per lui, anche motivo di una piccola vacanza.

Che dire? Un gran bel colpo d'occhio, per quanto molto prospettico, questo snodarsi di persone coloratissime e sorridenti fra le calli e sotto monumenti sontuosi; un'atmosfera tranquilla e piacevole, molti sorrisi dai negozianti, e qualcuno alle finestre, al passaggio, si perche' qui le vetrine si sfiorano proprio, e le persone si abbracciano e si baciano: e' accaduto!

E' doveroso notare come la percentuale piu' alta fosse di donne e ragazze, direi il 75-78 %; un po' di fauna gaya tipica, qualche bel palestrato, alcuni tatuati, qualche bell'orsone... nessuna trans...!

Poco gioco e travestimento, non moltissimo divertimento in questo senso... tutto molto sobrio... forse troppo?

Solo un giovanotto in tutu a palloncino (!!!) inalberava un gigantesco cuore rosso metallizzato alla Jeff Koons.

Il percorso da S.Lucia  ed attraverso Strada Nuova, ha poi - a Campo S. Bartolomeo - preso il Ponte di Rialto per puntare, attraverso S.Aponal, verso Campo S.Polo, uno dei campi piu' grandi e piu' belli della citta', meta della manifestazione.

La temperatura ideale ed un sole 'garbato' hanno contribuito alla riuscita della festa.


emilio campanella

Venerdi 4 Luglio, alle 11, durante la conferenza stampa di presentazione di PAOLO VERONESE, L'illusione della realta' (aperta al pubblico dal 5 Luglio al 5 Ottobre, al Palazzo della Gran Guardia, in piazza Bra' a Verona), la direttrice del Museo di Castelvecchio, e curatrice della manifestazione, Dottoressa Paola Marini si e' posta e ci ha posto questo quesito importante... risponderei che sono vere entrambe le definizioni contemporaneamente.

Gli spazi monumentali dell'edificio permettono l'esposizione di grandi tele, e, giustamente non se ne e' persa l'occasione. A Londra, alla National Gallery, dal 19 Marzo al 15 Giugno scorsi era rimasta aperta la mostra: VERONESE: MAGNIFICENCE IN RENAISSANCE, VENICE; questa ne e' l'emanazione, con la differenza che le opere di Paolo Caliari qui presenti, sono di gran lunga piu' numerose.

Molti importanti prestiti da musei di tutto il mondo hanno permesso il concretizzarsi di un progetto di grande ambizione. Quattordici dal Louvre, tredici da Venezia, di cui sei dalle Gallerie dell'Accademia; sette da Londra, cinque dei quali dalla National Gallery... solo per fare alcuni esempi...

L'esposizione si divide in sei ampie sezioni che vanno dalla GIOVINEZZA, in cui e' messa in risalto l'influenza dell'ambiente artistico mantovano; IL RAPPORTO CON L'ARCHITETTURA, tanto per la determinante presenza di strutture architettoniche, per le quali non si rivolgeva a specialisti, nelle sue tele, quanto per le importantissime decorazioni a fresco nelle ville palladiane, e per un diretto rapporto di collaborazione con il grande architetto.

COMMITTENZA PUBBLICA E PRIVATA, la terza sezione che esplica i rapporti del grande pittore con il potere; MITO E ALLEGORIA con straordinari esempi dell'ispirazione coltissima e profonda di Paolo Caliari, per iniziare un ampio ed approfondito discorso di rivalutazione, qualora sia necessario, e talvolta, ancora lo e', di un artista di grandissimo e sfaccettato valore che si fece strada in una stagione culturale straordinaria, ed in presenza di personalita' molto ingombranti, quali Tiziano Vecellio e Jacopo Tintoretto.

Non solo, dunque, l'eleganza e la sorprendente sontuosa capacita' cromatica e l'indubitabile raffinatezza decorativa. RELIGIOSITA', la penultima sezione, importantissima, con esempi veramente emozionanti, sapendo i rischi corsi con il Tribunale di Sacra Inquisizione.

Cito il CONVITO IN CASA DI LEVI, enorme tela (509 per 984 cm), restaurata per l'occasione, ed in deposito al Museo di Castelvecchio, dalle Gallerie dell'Accademia di Venezia, e proveniente dalla Chiesa di S.Giacomo alla Giudecca (per intenderci: IL REDENTORE, di Andrea Palladio), a firma; Haeredes Pauli, 1588-90, e con questo ci colleghiamo all'ultima interessantissima sezione: LA BOTTEGA. Se trovo molto importante la mostra, ritengo discutibile l'allestimento che se ha dalla sua una sobrieta' cromatica, soffre, a mio avviso, della pesantezza delle strutture che occupano il centro delle sale ed ospitano i disegni, fruibili, e' vero, agevolmente, ed in corrispondenza con le opere finite, ma 'protetti' da sorta di arche con quattro colonne, edifici nell'edificio, che molto disturbano esteticamente, nella fuga prospettica delle porte...

Il catalogo e' edito da Electa. Questo , il primo appuntamento di un'ampia ed articolata manifestazione che coinvolgera' tutta la regione (SCOPRI IL VENETO DI VERONESE), ed una pubblicazione verra' edita per l'occasione.

Il 7 Settembre, al Museo degli Eremitani di Padova aprira': VERONESE E PADOVA, L'artista, la committenza e la sua fortuna; a Castelfranco Veneto, dal 12 Settembre: VERONESE NELLE TERRE DI GIORGIONE, al Museo Casa Giorgione; a Bassano, il 17 Settembre: VERONESE INCISO, Stampe da Veronese dal XVI al XIX secolo, al Museo della Stampa Remondini; Invece, poche ore dopo Verona, le luci veronesiane si accendevano a Vicenza, a Palazzo Barbaran da Porto, che nel suo prezioso MUSEO PALLADIO, ospita nelle medesime date: QUATTRO VERONESE VENUTI DA LONTANO, Le allegorie ritrovate.

Si tratta di quattro grandi tele, due delle quali, a lungo considerate di bottega, e che dopo un accurato restauro, le debite ripuliture, e degli esami rifelttografici si sono rivelate di Paolo Caliari stesso. Provengono dalla villa S.Remigio di Pallanza, e sono frutto di studi approfonditi e tenaci che hanno portato a questa bella scoperta ora esposta. Le opere sono, dunque, quattro:due di cui ho appena detto, ed altre due da Los Angeles, County Museum of art: ALLEGORIA CON LA BALESTRIGLIA ed ALLEGORIA CON L'ASTROLABIO PIANO; mentre quelle di Pallanza sono: ALLEGORIA DELLA SCULTURA ed ALLEGORIA CON LA SFERA ARMILLIARE.

La piccola esposizione ha un'introduzione relativa alla villa, il luogo, le sue collezioni. Un magnifico, piccolo, ma esauriente catalogo, e' stato edito da Officina Libraria, in collaborazione con Palladio Museum e La Venaria Reale


emilio campanella


DOSSO DOSSI, Rinascimenti eccentrici al Castello del Buonconsiglio. Cosi' si presenta l' iniziativa culturale trentina dell'anno.
Un'esposizione importante, stimolante, provocatoria, che sollevera', presumibilmente, molte discussioni fra gli addetti ai lavori, e che, venendo dopo quella memorabile del 1988 a Palazzo dei Diamanti di Ferrara (la prima in assoluto dedicata al pittore e la seconda, questa, che prende in esame il lavoro di entrambi i fratelli Dossi), costituira' una gioia per i visitatori del castello.

Aperta al pubblico il 12 Luglio, si potra' visitare sino al 2 Novembre. Si tratta di una collaborazione con Firenze, infatti rientra nel novero delle iniziative: LA CITTA' DEGLI UFFIZI,  ed il magnifico catalogo pubblicato da Silvana, rilegato e di formato maneggevole, porta il numero sedici della collana. Tengo a notare, proprio in apertura di queste mie note, come la manifestazione sia ambientata e legata al luogo che la ospita.

Oltre all'importante lavoro svolto da Dosso e Battista Dossi fra il 1531 ed il 1532. Il padre, Niccolo' Luteri nacque e visse a Trento, prima di trasferirsi a Mirandola. L'illuminato, coltissimo principe vescovo Bernardo Cles chiamo' il noto e celebrato Dosso, che si accompagnÚ al fratello, per decorare ed affrescare diciannove ambienti del Magno Palazzo.

Proprio qui si ambienta la mostra che occorre avventurosamente inseguire per fughe di sale, corridoi, logge, ballatoi splendidi, in un'avventura continua. Tutto e' ben indicato ed integrato nel percorso museale abituale ed e' una cosa molto importante, siccome gli edifici costruiti in diverse epoche successive e giustapposti hanno una loro qualita' avventurosamente labirintica, certo emozionante, ma in cui e' facile 'perdersi'.

Varie sezioni dividono gli argomenti dell'esposizione, conducendo per mano il viitatore fra le tele esposte nelle sale affrescate dall'artista, con la collaborazione del dotato fratello, (che lo sostituira', alla morte, alla corte estense) cosicche' occorre guardare con molta attenzione i quadri, le pareti, i soffitti costellati di capolavori.

Si segue la carriera del pittore dagli esordi e con le influenze iniziali guardando ai grandi del tempo, e sono i 'soliti' Giorgione, Tiziano, Raffaello, Michelangelo... ed era stimatissimo da tutti per la sua qualita' poliedrica di assorbire le esperienze e proteicamente trasformarsi facendole sue, ma mantenendo una cifra stilistica inconfondibile e particolarita' precipue che sono proprie della sua pittura: magnifici paesaggi in cui si ambientano le 'storie che narra', un'ironia di fondo, uno sguardo sornione  sempre, una giocosit‡ cortigiana coltissima e conscia di essere compresa dall'altrettanto colta committenza; una cifra onirica praticamente sempre presente.

Tra Venezia ed il nord, gli esordi, la prima sezione. Dosso e Battista a Trento, Stua della Fumea, la seconda nella sala che porta il nome appena citato e presenta lunette con le Arti Liberali, mentre il centro della volta e' dedicato al mecenate. Dosso la corte estense, la terza, ad illustrare l'importanza di Giovanni di Niccolo' Luteri- che poi e' sempre il nostro - nei suoi rapporti con il duca Alfonso I d'Este ed altri importanti committenti.

Da Venezia a Roma, la svolta classica. Nel segno di Michelangelo. La Camera del Duca. Tutti titoli delle sezioni in corrispondenza delle sale in cui lavorarono gli artisti, ed anche altre decorate da altri pittori che ricevettero la loro inconfondibile impronta. In questa citata, una serie di tele romboidali che ritraggono figure, espressioni, caratteri, direi, di grande interesse ed inconfondibili della maniera di Dosso, ne manca uno che arrivera' fra non molto dalla Galleria di Palazzo Cini di Venezia: LA ZUFFA, e fra questi c'e' anche il giocoso GIOVANE CON CANESTRA DI FIORI dalla Fondazione di Studi di Storia dell'Arte Roberto Longhi di Firenze.

Un'importante sezione di ritratti interessantissimi e raffrontati stilisticamente ad altri ritrattisti coevi, a rilevare la cifra speciale di Dosso. Dopo, i Condottieri Colonna, quattro ritratti di artista sconosciuto dell'Italia settentrionale molto influenzato da Dosso, e che solo grazie a studi recenti si sono potuti ascrivere alla medesima famiglia, si passa ad Umanisti e Cortigiani, con ritratti di NICOLO' LEONICENO di Dosso, qui in un esempio molto nordico del suo stile, dal Museo Civico di Como, un magnifico Amico Aspertini: RITRATTO DI ALESSANDRO ACHILLINI, dagli Uffizi.

Poi la storia continuera' con Garofalo, ma e', appunto un'altra storia, pur se e' la continuazione,  questa ed i semi vennero gettati da Dosso. Se n'era parlato a Ferrara nel 2008 alla mostra del Castello Estense. A conclusione, la biblioteca ed i pannelli lignei ritrovato e riposti in sito... quelli che si sono ritrovati, magnifici, e che saranno restaurati fra non molto, si spera, e nel frattempo confidando della buona ventura di fortunosi ritrovamenti che non si possono mai escludere!

La mostra e' finita e non resta che fare un altro giro per fissare nella memoria tante e tali meraviglie, oltreche' perdersi a caso per questo magnifico complesso edificio. Notevole il punto di vista fissato sui soggetti sacri, come su quelli profani del pittore, di altissimo livello, sempre, tutti. Concludo invitando alla riflessione a proposito di uno dei quadri piu' misteriosi della pittura rinascimentale, e forse quello maggiormente, in assoluto di Dosso Dossi: GIOVE PITTORE DI FARFALLE, MERCURIO E LA VIRTU', da Cracovia,Castello reale di Wawel.


emilio campanella


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